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Plotino e il neoplatonismo - La filosofia plotiniana

filosofia



Plotino e il neoplatonismo


A partire dalla seconda meta del I sec. a.C. l'accademia platonica era entrata in crisi e si era dissolta. Non per questo venne meno la tradizione platonica, che si mescolo ad altre tendenze, dal pitagorismo alle tradizioni misteriche orientali, dando vita ad una filosofia nuova e originale: il neoplatonismo.


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Le idee e l'uno

La filosofia plotiniana realizza una sintesi mirabile tra le nuove tendenze del tardo platonismo e la precedente grande speculazione greca.

Punto di partenza di questa filosofia e l'idea, Plotino pero radicalizza questo concetto pensando l'insieme delle idee come una perfetta unita colta dall' intelletto con un solo sguardo.

Al disopra dell'intelletto bisogna pero mettere l'uno, realtà assoluta assolutamente perfetta. Come tale non desidera nulla al di fuori di se, tuttavia, per la sua sovrabbondanza, genera fuori di se l'intelletto. Le ragioni di tale generazione non possono essere spiegate ma solo espresse metaforicamente come emanazione, irradiazione o processione di cui si puo solo dire che e spontanea. Tutta la molteplicità deriva allora dall'uno, e la molteplicità del mondo sensibile, inoltre non va spiegata ricorrendo alla materia, poiche essa e semplice non essere, oscurità nella quale il mondo della luce (le idee) si riflette e si rende visibile. In plotino si attua cosi una sorta di incontro del pensiero platonico, secondo cui esiste una separazione tra mondo ideale e mondo sensibile, e pensiero aristotelico, secondo cui tutta la realtà e orientata finalisticamente verso dio (l'uno), motore immobile, a differenza di questi ultimi pero plotino non cade nel dualismo, ricorrendo all'emanazionismo.




Discesa e ascesi

Per Plotino la realtà si dispiega in vari livelli dell'essere, chiamati ipostasi, secondo una processione discendente che conduce dall'uno al mondo sensibile. Tale processo discensivo puo essere considerato come una contemplazione, e piu precisamente, un autocontemplazione, mediante la quale, l'Uno, senza sminuire se stesso, darà luogo a una prima duplicazione: l'intelletto, e questa analogamente genererà una nuova ipostasi, l'Anima. Quest'ultima, è in particolare mediatrice tra il mondo delle idee e il mondo sensibile:  al di sotto delle tre ipostasi sta, infatti, il mondo sensibile. La materia è l'estremo limite della processione: essa è concepita come assoluta indeterminazione, privazione di essere e di bene, oscurità in cui termina la luce dell'intellegibile.

L'anima quindi arriva nel corpo attraverso una "caduta", che segna il distacco dal tutto. Occorre, quindi, che essa compia una cammino a ritroso e che risalga dal sensibile alle idee e da queste all'Uno. Strumento indispensabile per questa elevazione sono sicuramente le virtù: liberato dalle passioni l'uomo puo rivolgersi al soprasensibile passando attraverso la musica e l'amore, poi attraverso la scienza e quindi alla contemplazione, con cui l'anima diventa intelletto acquisendo una visione completa delle idee. Vertice e termine della contemplazione è l'estasi, il ritorno assoluto all'unità, in cui cessa il sapere stesso e l'anima e rapita da Dio.



La Patristica


La patristica è la filosofia cristiana dei primi secoli, che consiste nell'elaborazione filosofica delle dottrine del cristianesimo e nella loro difesa contro le critiche dei pagani e contro le eresie. Punti fondamentali della patristica sono i problemi teologico, antropologico e storico, nell'affrontarli essa giungerà a fare i conti con l'intera cultura pagana, e dopo aver tentato di giustificare la propria dignita di fronte all'egemonia di quella, cercherà di presentarsi come l'erede piu adeguata agli stessi contenuti della filosofia greca.


Cristianesimo: cultura ebraica e cultura pagana


La prima patristica inizialmente non dovette confrontarsi solo con la cultura classica ma anche con quella ebraica. Gia nelle lettere paoline, il cristianesimo si venne a confrontare con essa. Paolo  

Lettere paoline  sosteneva una certa continuità tra vecchio e nuovo testamento, sottolineando pero alcuni aspetti di novità. Il messaggio paolino fu pero inizialmente fortemente travisato dai giudei, mettendo in luce solo il primo polo del discorso di Paolo, quello della continuità, tralasciando cosi evidentemente l'aspetto della novità: essi ritenevano, infatti, condizione necessaria per la conversione al cristianesimo l'adesione ai riti della tradizione giudaica. Nonostante queste difficoltà, la visione paolina, riusci a prevalere, almeno sul piano teologico. Fu cosi possibile, partendo da essa giungere alla posizione di clemente alessandrino, il quale giunse a considerare

Clemente Alessandrino legge giudaica e filosofia greca come propedeutiche al cristianesimo. I rapporti tra cultura ebraica e nascente cultura cristiana trovarono il loro veicolo fondamentale in Filone l'Ebreo. Egli tentò una sintesi tra cultura ebraica e filosofia greca, giungendo ad affermare Filone l'Ebreo che vi è verità, non solo nel testo sacro, ma anche nella filosofia greca, poichè Dio si è anche manifestato ai filosofi greci. Il problema di filosofia e teologia era quindi ormai posto, ma con esso anche quello di rivelazione e interpretazione. Nel suo commento al pentateuco Filone giunge ad affermare che dietro al significato puramente letterale delle sacre scritture, risiede un significato del tutto nascosto, da interpretare, allegorico.




Bibbia e filosofia: rivelazione e interpretazione


Un'analisi del rapporto tra Bibbia e filosofia si giustifica, anzi si impone, perché l'avvento del cristianesimo segnò una svolta nella cultura occidentale, e in essa anche nella filosofia.

La bibbia e secondo la tradizione giudaico-cristiana il testo in cui ci è comunicata da Dio la Verità. Esso e considerato sacro e deve parlare in modi diversi a tutti gli uomini e in tutti i tempi: in cio e implicato un nesso di rivelazione - testo - interpretazione. La bibbia è innanzitutto un testo composito, una raccolta di libri di origine, destinazione, carattere diversi. Hanno ora una carattere storico (anche se si parla di una storia sui generis, poiche le vicende uman si intrecciano a quelle divine) ora prescrittivi, ora sono preghiere, ora manifestazioni della volontà divina. A tal proposito si è parlato di vari sensi della bibbia, se ne distinguono quattro:

  • Storico o letterale
  • Spirituale: articolato in: Allegorico concernente i misteri di cristo

Anagogico concernente i misteri escatologici

  • Tropologico: il senso morale

Proprio perche fornito di una molteplicità di significati ma, insieme, di una pretesa assoluta si verità il testo sacro esige un'interpretazione, con tutti i problemi di procedura e legittimità che esso comporta. Fu soprattutto la riforma protestante a dare un impulso decisivo alle teorie ermeneutiche: sia elaborando tecniche interpretative, sia definendo il criterio di autonormatività del testo, secondo cui la bibbia avrebbe in se la sua norma di interpretazione.

Al di la di ciò si pone cosi il problema di una verità che si affida alla precarietà della parola con le sue ambiguità e incompiutezze. A tal proposito è emblematico un brano dell'antico testamento, la prefazione al siracide, che ci è conservato solo nella sua traduzione greca fatta dal nipote dell'autore. Costui si scusa di non essere riuscito "ad esprimere il pensiero con assoluta chiarezza" aggiungendo " come e possibile trovare traducendo le espressioni esattamente uguali all'originale ebraico?". Questo sorprendente passo risulta essere la confessione di una sorta di precarietà del testo sacro. Un testo che, soggetto alle vicende della storia, è un risultato di un secolare lavoro redazionale, che dovette lamentare delle perdite, che si servì di traduzioni che soppiantano l'originale, un testo che, quindi, risulta essere, nonostante tutto, tutt'altro che privo di incertezze e dubbi.













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