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Giordano Bruno - Da Napoli a Parigi

filosofia



Giordano Bruno


Giordano Bruno esprime, con la sua vita errante, le tensioni e i drammi del suo tempo. All'interno del suo pensiero prende forma un radicale rinnovamento filosofico, che rispecchia la sua fede in un'imminente rivoluzione universale che darà inizio a un mondo del tutto nuovo.



Premessa

Raramente, in un pensatore, storia biografica e speculazione si corrispondono come in Giordano Bruno, per drammaticità e tensione esistenziale; sia come uomo che come pensatore esprime appieno la crisi del suo tempo: un'età lacerata dai conflitti religiosi, dove gli ultimi spasmi del rinascimento si mes 515i81f colano alle prime avvisaglie dell'età moderna; un'età in cui l'utopia di una rigenerazione del mondo è frammista al crudo realismo dello Stato moderno, e l'apice del neoplatonismo è anche l'estremo congedo della metafisica classica dalla scena filosofica. Queste vicende attraversano la vita di Bruno, "filosofo errante" per scelta e necessità, il cui nomadismo annuncia una nuova universalità del sapere: "al filosofo ogni terreno è patria". Un testimone lo dipinge come un impostore dal cervello in perenne movimento, che confonde moto delle idee e movimento del mondo: attraverso questo continuo scambio tra il movimento del filosofo in un mondo in rapida evoluzione e la produzione di idee nella geniale mente del Nolano possiamo ripercorrere il pensiero del maggiore filosofo del Cinquecento.




Da Napoli a Parigi

Napoletano di nascita, nel primo periodo della sua vita - segnato dall'apprendistato in filosofia e dall'ingresso nei domenicani -Bruno matura alcuni punti fermi del suo pensiero. Il primo è il distacco dalla teologia, manifesto nella vicinanza al cristocentrismo di Erasmo e dall'adesione all'eresia antitrinitaria di Ario, ma anche nella propensione a prendere sempre le parti della ragione contro i dogmi della fede. A rafforzare questo atteggiamento, la consapevolezza della crisi in cui è caduta la Chiesa, retta da "asini e ignoranti": da cui la convinzione che il presente abbia in gestazione una radicale riforma politico-religiosa. Il presentimento di un'imminente renovatio universale ha un ruolo-chiave per capire l'importanza che Bruno attribuisce alla ricerca di una cattedra universitaria, da cui poter svolgere un ruolo attivo in vista dell'imminente rivolgimento.

La radicalità di queste idee, che Bruno poco si preoccupa di nascondere, non sfugge alle autorità ecclesiastiche: sospetto di eresia, Bruno deve lasciare l'Italia per Ginevra, dove aderisce al calvinismo. Ma Bruno non riesce a conciliare le proprie idee neanche con i riformati: scomunicato, prende la via della Francia. Nella Parigi di Enrico III, Bruno pubblica il Candelaio e il Cantus circaeus; i suoi testi descrivono un mondo in decadenza, in preda all'universale vicissitudine che sconvolge gli ordini e scambia di posto i folli con i savi. Ma Bruno pubblica soprattutto il De umbris idearum, dove espone i capisaldi della sua metafisica: l'eclettismo metodologico, il carattere "umbratile" dell'esistenza, vista all'interno di una dialettica fra ombra (mondo) e luce (idee), e il rapporto fra metafisica e ars memoriae.


A Londra

Nel 1583 Bruno è in Inghilterra, e invano cerca di ottenere una cattedra a Oxford. A dispetto di quest'insuccesso, quello inglese è il periodo più fertile della sua produzione filosofica: la "nova filosofia" di Bruno matura in un ambiente dove l'italiano è la lingua filosofica per eccellenza.

Nelle opere metafisiche, Bruno porta a estremo compimento la rivoluzione copernicana, sotto forma di un panteismo che concepisce l'unità del tutto come complicazione e armonia delle differenze e dei contrasti: il mondo è dunque infinito e increato (tesi derivata dalla filosofia araba), poiché nella sua infinità si esprime quella di Dio.

Non meno radicali gli scritti morali, dove la visione "vicissitudinale" del Candelaio è superata da un attivismo etico che impone al filosofo di "inchiodare" la "fortuna traditora" e di farsi condottiero del rinnovamento morale prossimo venturo. In questo immediato rovesciamento della conoscenza delle cose in azione morale Bruno recupera i valori delle civiltà precristiane (la filosofia civile di Roma e la conoscenza "naturale" degli egizi), mentre il carattere anticristiano del suo pensiero tocca una violenza senza pari nell'ironica dissertazione sulla doppia natura del centauro Chirone (ossia, oltre la velata allusione, sulla natura umana e divina del Cristo).


In Germania

Lasciata l'Inghilterra, Bruno soggiorna a lungo in Germania, dove tra Wittenberg, Praga, Helmstedt e Francoforte la sua filosofia si arricchisce di nuovi temi; la sua cosmologia si mescola così con la tradizione magico-ermetica, all'interno di una filosofia della storia imperniata sulla riforma dei saperi. Ma, al tempo stesso, Bruno si confronta con l'antico atomismo, portando a un elevato livello di raffinatezza certe intuizioni matematiche e metafisiche presenti nei testi londinesi. Vengono a sigillare questo periodo i tre poemi latini; negli stessi giorni il nobile Mocenigo lo invita a Venezia, affinché lo educhi alla filosofia: Bruno, sempre in cerca di una patria, accetta.


Processo, condanna, martirio

L'ospitalità di Mocenigo si trasforma presto in una trappola. Segregato in casa, Bruno è infine denunziato all'Inquisizione e trasferito nelle carceri romane del Sant'Uffizio, dove ingaggia per otto anni una lunga battaglia con i suoi inquisitori (primo tra questi, Roberto Bellarmino). Tra interrogatori, anche sotto tortura, memorie difensive, promesse di pentimento e sottili disquisizioni filosofiche, Bruno si difende dall'accusa di eresia, avvalendosi della distinzione tra verità filosofica e verità di fede. Una battaglia che cessa quando Bruno apprende che i suoi torturatori sono a conoscenza dello Spaccio, la cui lettura non può lasciare dubbi sulla portata delle sue idee.

Il 17 febbraio del 1600, Giordano Bruno, condannato per eresia, è condotto al rogo e bruciato vivo in Campo de' Fiori: fino all'ultimo mantiene con dignità la fede nelle proprie idee.


Bibliografia essenziale

G. Bruno, Un'autobiografia, a cura di M. Ciliberto, Napoli, Procaccini, 1994.

M. Ciliberto, Introduzione a Bruno, Bari, Laterza, 1996.

G.W.F. Hegel, "Bruno", in Lezioni di storia della filosofia, Firenze, Nuova Italia, 1964, vol. III-1, pp. 212-229.

E. Bloch, Vorlesungen zur Philosophie der Renaissance, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1977 (trad. it. Filosofia del rinascimento, a cura di R. Bodei, Bologna, Il Mulino, 1981).




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