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Cartesio

filosofia



Cartesio


Per comprendere l'importanza di Cartesio bisogna rifarsi all'eredità lasciata al XVII secolo dal nuovo metodo scientifico di Bacone e Galilei. Nel 1500-600 la scienza non era in grado di procedere autonomamente: lo scienziato doveva sempre marciare in un sistema scientifico preciso. Ciò era necessario per dare unità alla ricerca scientifica, che altrimenti sarebbe stata troppo frammentaria. A quest'esigenza rispose Cartesio, che contribuisce a rendere più rigoroso il sapere scientifico del XVII secolo. La scienza, trovato questo principio unificatore, sentendosi soffocata, non tarderà a liberarsene.

Cartesio nasce nel 1596 in Francia da una famiglia della piccola nobiltà. Viene educato nel collegio gesuita di La Fleche, di cui criticherà l'educazione impartitagli, considerata chiusa e retrograda, incapace di dare alla sua filosofia un orientamento sicuro. Nel 1618 lascia gli studi e si allea alle lotte antispagnole nei Paesi Bassi. Qui consce un fisico molto stimato, Beckmann, esperto in dinamica e idrostatica. Questo incontro risveglia in Cartesio l'interesse per gli studi fisici, poiché nel collegio si era occupato solo di lettere classiche. Nel 1619, in uno degli stanziamenti militari, ha un sogno in cui intravede i fondamenti di una nuova scienza, e si rende conto del ruolo che in questa nuova società avrebbe avuto la scienza. Dopo essere stato in Boemia e in Ungheria, torna in Francia dove cerca di attivare il suo sogno. Tra il 1629 e il 1649 si ha il periodo più felice e fruttuoso della sua vita: in questo periodo si trova 414b17e in Olanda e compone alcune tra le sue maggiori opere filosofiche, tra cui Il discorso sul metodo. Nel 1649 viene invitato a Stoccolma dalla regina Cristina, che vuole che Cartesio le spieghi personalmente la sua nuova filosofia. Cartesio morirà un anno dopo.



La sua prima opera è il Regulae ad directionem ingenii, del 1628-29 che spiega il metodo da usare nell'osservazione della natura affinché venga analizzata con intelligenza. Viene pubblicata nel 1701 postuma, poiché Cartesio voleva ancora revisionarla.

Il suo capolavoro è Il mondo o Trattato sulla luce, che riscuote molto successo dopo la sua pubblicazione in Olanda. Il Trattato sulla luce analizza il fenomeno della luce: nel 1633 termina un'opera allo stesso argomento ma senza titolo.

Intanto giungono a Cartesio notizie riguardo le polemiche suscitate dall'opera di Galilei Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Per questa ragione decide di non pubblicare la sua opera: un atto di realismo poiché si accorge dell'impossibilità di trovare una conciliazione con la Chiesa. Cartesio è convinto della certezza delle proprie tesi e non vuole né essere costretto ad abiurare né lasciarsi invischiare in polemiche inutile che toglierebbero tempo alle sue ricerche. Quindi si chiude in isolamento e inizia a cercare delle prove per sostenere le sue teorie contro la Chiesa. Nel 1637 pubblica un trilogia di saggi scientifici: Meteore, Diottrica, Geometria. Questi tre saggi vengono preceduti da una prefazione (Il discorso sul metodo), che diventa addirittura la parte più importante in cui esplica il suo metodo. Nel 1644 pubblica i Principia Philosophici, e nel 1649 l'opera conclusiva, uno scritto di carattere etico morale: Tratto sulle passioni dell'anima.

Abbiamo inoltre un epistolario contenente le lettere indirizzate a Cristina di Svezia ed Elisabetta del Palatinato.

Nel Discorso sul metodo Cartesio dimostra i caratteri fondamentali del suo metodo. L'opera si divide in due momenti:

- pars destruens  : Cartesio è insoddisfatto dell'educazione ricevuta per otto anni nel collegio gesuita, disapprovando l'educazione del tempo fondata sulla cultura umanistica, considerata antiquata: Cartesio crede che questa non corrisponde più ai nuovi progressi matematici e fisici. Lo studio delle lingue antiche è necessario come lo studio della storia, fondato su un'analisi critica. Ma l'uomo non deve vivere troppo nel passato, perché così sarebbe chiuso ai problemi del suo tempo. Inoltre o studio del passato così come gli era stato imposto è puramente mnemonico. Cartesio critica anche la matematica classica, poiché non era riuscita a trovare un metodo rigoroso di ricerca scientifica e non poteva pervenire ad altre verità. Cartesio è molto legato al ragionamento e alle dimostrazioni logiche, rifiutando tutto ciò come se si trattasse di un'intuizione fantastica. Il suo obiettivo è di riprendere la matematica ed estendere il metodo matematico a tutte le scienze: solo così le idee della mente umana acquisteranno assoluta certezza e chiarezza;

pars costruens  : in questa parte indica le varie tappe che lo hanno portato a raggiungere il suo obiettivo: vuole mostrare all'uomo il suo cammino, lo vuole proporre come modello, lasciando però l'uomo libero di scegliere il proprio. La verità si raggiunge solo attraverso l'analisi personale: proprio l'indagine degli antichi era limitata perché era impersonale.

Il metodo di Cartesio è matematico: si basa su alcune regole che devono essere rigorosamente rispettate:

Evidenza   : prescrive di non accettare nulla per vero senza averlo provato e averlo riconosciuto come tale. La mente deve accettare solo le conoscenze che si presentano chiare e distinte;

Analisi   : prescrive di analizzare idee complesse scomparendole nelle parti più semplici (come smontare una macchina per analizzarne i pezzi);

Sintesi   : stabilisce di unire, con un procedimento opposto all'analisi, le idee semplici, e di risalire a quelle complesse (ricomponendo una macchina se ne comprende meglio il funzionamento). Questa duplicità, di scomposizione e ricomposizione, può sembrare inutile, poiché si ritorna al composto di partenza. In realtà è diverso, perché all'inizio era oscuro, alla fine è illuminato dal pensiero e così arricchisce la conoscenza;

Enumerazione e revisione : esige che analisi e sintesi siano compiute in modo ordinato con l'enumerazione e la revisione. L'enumerazione serve a controllare l'analisi, la revisione è una verifica della sintesi.

Cartesio ricava queste quattro regole dalla matematica; queste parte dai postulato che vengono intuiti immediatamente nella loro evidenza, e sopra vi costruisce delle dimostrazioni, deducendole l'una dall'altra con un metodo logico. L'intuizione e la deduzione sono le basi della matematica. Cartesio, con queste regole, vuole rinnovare tutta la scienza, compresa la matematica, ed è convinto che con le sue regole sia possibile arrivare alla certezza e costruire tutto il sapere. Il metodo di Cartesio è uno strumento che funge da stimolo per ricercare la verità che è una conquista che l'uomo deve fare con la propria ragione. Il metodo ha un momento negativo, perché se noi accettiamo solo ciò che è evidente, si devono rifiutare tutte le conoscenze che non sono chiare e distinte, quindi abbandonare la fretta di giudicare e tutti i pregiudizi.

Cartesio rifiuta le sensazione poiché sono illusorie. A volte anche la ragione è fallace, perché risolvendo un calcolo o un problema possiamo sbagliare, allora possiamo sbagliare sempre. La mente umana è influenzata da un demone maligno che si prende gioco dell'uomo, perché gli fa apparire vero ciò che non lo è e lo devia nei giudizi. Cartesio dubita di tutto e il suo è un dubbio radicale, definito iperbolico, condotto all'estremo. Questo ci premette di accostarlo agli scettici, ma mentre il loro dubbio era definitivo, il suo è un dubbio provvisorio, tanto che è esteso anche allo stesso dubbio. Ma cogito ergo sum, non posso dubitare della mia esistenza. Questa è una verità che l'uomo coglie mentre dubita. Non si tratta di un sillogismo, ma di un'intuizione luminosa, che si impone all'uomo come certezza inconfutabile e che gli rivela la sua natura d'essere pensante. L'uomo, nel dubitare, intuisce di esistere e identifica il suo essere con il pensiero: si riconosce sostanza pensante.

Da questa verità deriva solo questa certezza, il resto è ancora incerto.

Molte critiche sono state rivolte alla teoria di Cartesio. Marino Marsenne e Pietro Gassendi lo accusano di considerare l'uomo esclusivamente com'essere pensante e di non spiegare cosa significhi quest'attributo. Inoltre l'uomo è anche natura corporea e il pensiero potrebbe derivare proprio dall'attività del corpo.

Con il cogito la ragione è sicura della propria esistenza, ma per il resto è ancora tutto all'oscuro. Cartesio deve dimostrare che la ragione umana non è influenzata dal demone, ma che è una creatura di Dio, che è infinitamente buono e vero: quindi la ragione non può essere soggetta all'inganno. Cartesio deve trovare al di là della coscienza del soggetto un principio valido oggettivamente e universalmente, che permette di superare il soggettivismo. Questo principio è Dio. Come S. Agostino, Cartesio usa tre prove per dimostrare la sua esistenza, una a priori e due a posteriori:

Dio come causa dell'idea di perfezione che c'è nell'uomo 

A posteriori perché parte da una considerazione reale: l'uomo è imperfetto. L'uomo dubita ed è soggetto ad errore: è imperfetto e ne è consapevole, perché solo chi è perfetto non ha dubbi. L'uomo non potrebbe giudicarsi imperfetto se non avesse in sé l'idea di perfezione cui si paragona. Questa idea non proviene da lui, perché è imperfetto, né da cose materiale, né dal nulla perché non esiste. Deriva da un essere perfetto che ha un grado di perfezione di cui l'uomo ha l'idea: Dio;

Dio come causa dell'esistenza umana

A posteriori perché parte dalla considerazione che l'uomo, in quanto imperfetto, si riconosce come dipendente da un essere autonomo che lo sostiene. L'uomo non può essere autore di se stesso, perché se avesse potuto crearsi da sé sarebbe stato perfetto. Non può derivare dalle cose che hanno un minor grado di perfezione. È quindi creatura di un essere perfetto, Dio, che gli ha dato l'esistenza e lo mantiene in vita.

Dimostra l'esistenza di Dio deducendola dalla stessa idea di Dio

A priori perché non è ricavata dalla realtà concreta, ma dal concetto stesso di Dio. È come l'argomento ontologico di S. Anselmo. L'idea di Dio, cioè di essere perfetto, implica necessariamente la sua esistenza, perché non può esistere l'idea di Dio come essere perfetto se non esistesse, altrimenti gli verrebbe a mancare l'attributo dell'esistenza e non sarebbe più perfetto.

Diversi critici mossero accuse a queste prove. Cartesio viene accusato di essere incorso in un circolo vizioso: ammette che le idee chiare e distinte sono vere perché esiste Dio, che non può ingannare l'uomo, e che Dio esiste perché la mente dell'uomo ha di lui un'idea chiara e distinta. Cartesio risponde che sia alla base della ragione umana che dell'esistenza di Dio c'è la certezza indubitabile dell'esistenza dell'io pensante: questo rende vere entrambi gli altri due concetti. La scoperta di Dio diventa assoluta garanzia di veridicità della scienza. Dio esiste, non può ingannare l'uomo perché perfetto, non può permettere che l'uomo venga ingannato dal demone: la ragione umana, in quanto creata da Dio, non può essere portata all'errore. La ragione, di per sé, è portata verso il vero: sbaglia quando l'anima si distacca da Dio. Quindi Cartesio supera il dubbio iperbolico, capovolge la sua posizione iniziale sulla ragione proclamando l'infallibilità della ragione e della scienza.

Nel 1641 Cartesio pubblica Sei meditazioni filosofiche: nell'ultima di queste fa notare che l'uomo ha un'idea chiara e distinta di sé come essere pensante (res cogitans [RC]) e ha un'idea distinta e chiara del proprio corpo (res extensa [RE]). I corpi derivano dalla distinzione tra RE e RC. L'uomo si accorge di poter pensare, muoversi e ricevere passivamente delle sensazione. È certo che questi movimenti non avvengono nell'anima, ma in una realtà corporea, quindi l'uomo è portato a credere all'esistenza del corpo. La caratteristica principale del corpo è di occupare uno spazio: il mondo materiale è prima di tutto estensione. I suo attributi sono qualità, forma, grandezza, peso, movimento.

Per natura, la materia è inerte, priva di impulsi. Dio ha impresso alla materia un moto meccanico dal quale avvengono tutti gli eventi fisici. A questo moto sono soggetti anche i vegetali, gli animali e l'uomo. L'universo è concepito come una grande macchina, e tutti gli esseri, che sono formati da RC e RE, hanno la possibilità di conoscerlo e di controllarlo in qualche modo. Tutte le altre qualità che riconosciamo nelle cose attraverso i sensi non appartengono agli oggetti, ma sono solo modificazione della coscienza del soggetto che le percepisce.

Cartesio riprende Galilei e la sua distinzione tra qualità primarie e secondarie:

qualità primarie : derivano dall'estensione, sono proprietà geometrico-matematiche, appartengono all'oggetto e ne costituiscono l'esistenza;

qualità secondarie  : dipendono dal modo in cui il soggetto percepisce gli elementi quantitativi e arrivano al corpo attraverso i sensi e non sono essenziali.

Cartesio chiama sostanza tutto ciò che esiste di per sé, che è causa di se stesso, tutto ciò che è autonomo e riceve l'esistenza da se stesso: l'unica sostanza è Dio, detto sostanza prima. Cartesio ritiene che gli uomini sono insieme spirito e materia, pur essendo prodotti da Dio. Possono essere considerati sostanza perché, per esistere, hanno bisogno di Dio solo. Una volta creati e ordinato, diventano autosufficienti (vivono senza nessun'altro intervento divino): sono esseri finiti detti sostanze seconde. La realtà unitaria dell'uomo è costituita da anima e corpo. Le due sostanze sono diverse, poiché l'anima è rivolta al finalismo mentre il corpo è sottoposto al destino, soggetto al principio di causalità. Queste differenze rendono difficile spiegare quale relazione esista tra le due sostanze e quel sia l'influenza di una sull'altra.

La conoscenza ha origine sia da un'azione della RE sulla RC, sia dal processo inverso. L'uomo si forma l'idea di un oggetto attraverso il pensiero: ciò avviene quando riceve un'impressione sensibile da una cosa, cioè da una RE. L'uomo mette in pratica una soluzione (RE) dopo che l'ha deciso con la volontà (RC). Cartesio ritiene che l'anima risiede nella ghiandola pineale (epifisi). Attraverso questa ghiandola si ha il contatto tra anima e corpo.

Cartesio affida il suo pensiero scientifico a tre opere, in cui sono contenuti i risultati delle sue ricerche ma dove non ci sono leggi, le regole e i principi da cui sono stati dedotti: Diottrica, meteore, geometria. Cartesio scopre le leggi della rifrazione, calcola il valore dell'arco dell'arcobaleno, scopre i rapporti tra luoghi geometrici e le equazioni che le traducono. In questi saggi non dimostra delle leggi riguardanti i vari fenomeni, ma le deduce a priori da alcuni principi. Introduce solo delle ipotesi esplicative di carattere sussidiario. Il suo metodo è diverso da quello di Galilei e Bacone: per questi un'ipotesi diventa legge solo se il ripetersi di una serie di fenomeni ne garantisce la certezza. In Cartesio la veridicità di un principio si basa su ipotesi sussidiarie che devono avvicinarsi al fenomeno e dimostrarsi valide. Cartesio utilizza un metodo analitico-deduttivo, basato su ipotesi esplicative, la cui validità dipende dalla capacità di anticipare il fenomeno. Per Cartesio il metodo di Galilei aveva un valore scientifico, ma a volte si arrivava a dei risultati per caso: per evitare questa casualità bisogna indicare bene la natura e il valore delle leggi scientifiche. Per Cartesio ci sono due fattori che garantiscono l'autenticità di una legge:

Coincidenza tra mondo del concetto e dell'esperienza, in modo che le nostre idee evidenti ci permettono di avere questo sguardo sul mondo;

Criterio dell'evidenza, deve essere esteso generalizzando il metodo matematico a tutte le altre discipline. Questo è più difficile in biologia e fisica, perché non è sempre possibile tradurre tutte le relazioni in equazioni matematiche. In questo caso, Cartesio ammette il ricorso a paragoni, analogie e similitudini.

Il fondamento della fisica di Cartesio è la distinzione tra sostanza pensante e sostanza estesa, distinzione che porta con sé anche la divisione tra un mondo della natura esteso e un mondo dello spirito non esteso. Tutti i fenomeni fisici si riferiranno al mondo della natura e quindi alla RE. Il metodo di Cartesio per le indagini fisiche è quello di costruire prima dei modelli teorici tramite meccanica e geometra, poi far ricorso ad una fattiva collaborazione tra ragione e fantasia, quindi ricostruire ipoteticamente la natura per arrivare infine alla costruzione della ricerca scientifica. La fisica è di stampo meccanicistico e si basa su due leggi: inesistenza del vuoto, costanza della quantità di moto.

La convinzione che il vuoto non esiste è una diretta conseguenza della concezione dell'estensione come attributo di ogni corpo, per cui l'estensione non può esistere senza un corpo su cui fondarsi. Ciò significa che deve necessariamente esistere una sostanza corporea che funga da supporto all'estensione e se questa materia esiste, non può esistere il vuoto che renderebbe impossibile per i corpi l'essere estesi.

Secondo Cartesio tutti i fenomeni si spiegano per mezzo del movimento e in tutte le trasformazioni che avvengono nell'universo la quantità di moto sarebbe costante. Dio, infatti, nel momento della creazione, ha impresso all'universo una quantità di moto destinata ad essere costante nel tempo; esiste quindi una regola fondamentale di equilibrio tra quantità di moto e i movimenti specifici e singoli di ogni corpo. Dio è la garanzia di quest'equilibrio. Cartesio crede, inoltre, che tutti i corpi funzionino come macchine.

Cartesio non ha mai trattato la morale in modo sistematico, limitandosi a tracciare alcune regole provvisorie e generali di carattere etico. Per Cartesio la morale rappresenta il grado supremo della grandezza e quindi deve presupporre tutte le altre scienze. Non è possibile costruire la morale senza prima avere elaborato tute le altre scienze. Per cui delinea alcune regole di morale provvisoria che devono servire ad indirizzare l'uomo verso la felicità, fin tanto che non abbia elaborato tutte le altre scienze e non possa quindi pervenire ad una morale definitiva. Le regole di questa morale sono contenute nel terzo libro del Discorso sul metodo e sono essenzialmente tre:

conformarsi alle usanze e ai costumi del proprio paese, adeguarsi alla religione nativa e fuggire gli estremismi;

comportarsi sempre come se le nostre opinioni fossero dotate di assoluta chiarezza ed evidenza;

abituarsi a cambiari i nostri desideri e non la struttura dell'universo.

Si aggiunge a queste un auspicio: coltivare sempre la propria ragione trasformandola in un principio di verità. Proprio in questa funzione (guida della ragione nell'ambito dell'attività umana) sta l'elemento nuovo e caratteristico della morale di Cartesio, che ritorna sempre su queste regole ne Il trattato sulle passioni dell'anima, dove insiste nell'affermare che le passioni vanno frenate e razionalizzate per impedire che esse minaccino l'uso della ragione. Il ruolo guida della ragione ed il corretto uso dei sentimenti costituiscono i cardini della saggezza.

Per Cartesio, solo elevando la ragione a criterio di vita è possibile raggiungere la saggezza e la nuova scienza, per questo si parla di razionalismo cartesiano. Se da una pare è vero che Cristo rappresenta il più strenuo difensore della ragione, è anche vero che inserisce questo razionalismo nell'ambito di una concezione molto concreta dell'agire e dell'operare umano. Non si può negare né il razionalismo né l'impegno attivistico di Cartesio. Il suo razionalismo è finalizzato alla creazione di una nuova scienza che non domini, ma che divenga un tutt'unico con l'uomo e uno strumento dell'uomo stesso per abbattere la metafisica aristotelica.




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