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Bacone

filosofia



Bacone

Per primo Bacone ha intravisto il potere che la scienza offre all'uomo sul mondo. Attraverso questa l'uomo può realizzare il totale dominio sulla natura. Egli voleva rendere la scienza attiva e operante al servizio dell'uomo e la concepì diretta alla costituzione di una tecnica che doveva dare all'uomo il dominio di ogni parte del mondo naturale.

La Nuova Atlantide vuole dare l'immagine di una città ideale, un paradiso della tecnica dove fossero portati a compimento le invenzioni e ritrovati di tutto il mondo.

Egli scrisse anche opere su argomenti non scientifici (analisi di vita morale e politica). Il progetto principale lo espresse ne "Sulla dignità e sull'accrescimento delle scienze", uno scritto che comprende le scienze che si fondano sulla memoria, sulla 838f55i fantasia e sulla ragione. Di questo progetto realizzò soltanto il Nuovo Organo che è una logica del procedimento tecnico-scientifico contrapposto alla logica arirtotelica. Con la logica aristotelica si espugna l'avversario , con la nuova logica la natura.

Per Bacone il fine della scienza è di trovare i veri principi e progetti e indicazioni di opere, quindi la scienza è posta al servizio dell'uomo.

La scienza e la potenza umana coincidono: l'ignoranza della causa rende impossibile conseguire l'effetto. Non si vince la natura se non obbedendole. Per penetrare la natura l'uomo deve ricorrere agli esperimenti, infatti i sensi non sono sufficienti .



Bacone oppone l'interpretazione della natura alle anticipazioni della natura, l'anticipazione prescinde dall'esperimento e passa immediatamente dalle cose particolari e sensibili ad assiomi generalissimi. L'interpretazione invece ascende per gradi dal senso, dalle cose particolari agli assiomi.

Bacone ritiene che il metodo per conoscere si divide in due parti: destruens e costruens

La parte destruens serve ad eliminare gli errori, ci libera infatti dalla logica aristotelica e dai pregiudizi. La perte costruens serve a realizzare la vera e propria conoscenza.

Si deve quindi partire dalla distruzione dei pregiudizi: gli idola. Questi si dividono in : tribus, specus fori , theatri.

Tribus: sono fondati sulla natura umana, sono comuni a tutti gli uomini. L'uomo vuole sempre procedere al di là di ciò che gli è dato e pretende che la natura si adatti alle sue esigenze.

Specus: dipendono dall'educazione, dalle abitudini e dai casi fortuiti in cui ciascuno viene a trovarsi. Ciascuno di noi ha una spelonca particolare in cui la luce della natura si disperde e si corrompe. Sono le attitudini e le propensioni verso qualcosa.

Fori: provengono dal di fuori, derivano dal linguaggio e sono di due specie: o sono nomi di cose che non esistono (fortuna, elemento del fuoco, orbite dei pianeti) o sono nomi di cose che esistono ma confusi e maldeterminati (generare, corrompere).

Theatri: derivano dalle dottrine filosofiche del passato o da dimostrazioni errate. Bacone le paragona a favole, per questo li chiama theatri. Filosofie errate sono per Bacone: sofistica, l'empiristica e la superstizione.

Fra le cause che ci impediscono di liberarci dagli idola abbiamo in primo luogo la riverenza per la sapienza antica. La verità è per Bacone figlia del tempo e si rivela all'uomo gradualmente.

Per quanto riguarda la parte costruens il procedimento da seguire è l'induzione. Per Bacone si devono cercare le sostanze e le forme. Mentre Galilei avrebbe cercato il processo del calore Bacone cerca la sua definizione. Per trovare la definizione Bacone si affida alle tabelle . Bisogna costruire tre tavole: presenza, assenza, gradi, esclusione.

Presenza: tutti i casi e le situazioni in cui posso trovare ciò che sto studiando (per es. calore)

Assenza: tutti i casi in cui lo stesso fenomeno non si presenta pur verificandosi condizioni e circostaze analoghe di quelle notate nelle tavole della presenza.

Dei gradi: sono quelle che raccolgono i casi in cui il fenomeno si presenta nei suoi gradi decrescenti.

Esclusive: si basano su quelle precedenti ed escludono il verificarsi del fenomeno.

Attraverso queste tavole si può formulare un'ipotesi  che si verifica attraverso esperimenti.

Attraverso l'induzione Bacone stabilisce le cause, ossia le forme delle cose naturali. Egli accetta le 4 cause di Aristotele ma ne esclude la causa finale. La causa efficiente e quella materiale sono superficiali ed inutile. Rimane la forma. Per Bacone questa rivela l'unità della natura  e fa sì che si possa scoprire e produrre ciò che non è mai stato scoperto nè prodotto.

Il fallimento di Bacone sta nel non aver dato il giusto posto alla matematica. Il suo successo sta invece nell'aver riconosciuto la stretta connessione tra la scienza e la potenza umana.









































Cartesio (1596-1637)


La personalità di Cartesio segna la svolta decisiva dal Rinascimento all'età moderna. Egli è il fondatore del razionalismo, ossia di quella corrente della filosofia moderna che vede nella ragione il fondamentale organo di verità e lo strumento per elaborare una nuova visione complessiva del mondo.


Il metodo:

La tesi fondamentale di Cartesio è che bisogna trovare un metodo che    re il metodo stesso.

La filosofia di Cartesio si basa su tre momenti: 1) formulazione regole metodo, 2) fondazione di una ricerca  metafisica con valore assoluto ed universale, 3) dimostrazione della fecondità del metodo.

Il metodo si distingue in vari momenti: evidenza, analisi, sintesi, enumerazione e revisione.

Evidenza: un'idea per essere evidente deve essere chiara (presenti tutti i connotati) e distinta (si deve distinguere dalle altre idee.

Analisi: si prende un'idea e la si scompone nelle sue parti fondamentali

Sintesi: processo di ricomposizione non per tornare indietro ma perché ci si è resi conto di tutti gli elementi presenti.

Enumerazione e revisione: per controllare tutti i precedenti passaggi.

Adesso Cartesio deve giustificare le regole del suo metodo perché la ragione seguendolo è certa di ciò che fa, ma chi le dice che raggiungerà la verità? Cartesio dice  che se si pone in dubbio ogni cosa e non ci si fida né della ragione, né dell'evidenza, né dell'esperienza, l'unica cosa che rimane certa è il "cogito ergo sum", se dubito penso, se penso sono. Anche se ci fosse un genio maligno che mi inganna facendo apparire vero ciò che è falso non farebbe altro che confermare la mia esistenza.


Cartesio si pone poi il problema del rapporto tra idee e realtà. Infatti si è sicuri che le idee esistono nello spirito poiché fanno parte del soggetto pensante, ma non si è sicuri che queste corrispondano alla realtà. Cartesio divide le idee in tre categorie: innate, avventizie e fattizie.

Innate: quelle che sembrano essere nate da dentro

Avventizie: quelle che sembrano venute dal di fuori

Fattizie: quelle che sembrano trovate o formate dal soggetto pensante.

Per scoprire se a queste idee corrisponde una realtà esterna bisogna chiedersi la loro possibile causa.

Per quanto riguarda l'idea di dio, sostanza infinita, eterna , onnisciente, onnipotente e creatrice, è difficile supporre che l'abbia creata io stesso, infatti, io non sono perfetto come lo è quell'idea. La causa di questa idea deve essere una sostanza infinita la quale pertanto deve essere ammessa come esistente.

Inoltre possiamo provare l'esistenza di dio partendo dal fatto che la nostra natura è finita e imperfetta e che se ci fossimo creati da soli ci saremmo dati tutte quelle perfezioni che appartengono all'idea di dio. E' evidente quindi che è stato dio a crearci.

La terza prova dell'esistenza di dio, la prova ontologica ci dice che non è possibile concepire dio perfetto senza la sua esistenza poiché l'esistenza è una delle perfezioni necessarie.

Una volta provata l'esistenza di dio è impossibile credere che possa ingannarci, quindi tutto quello che ci appare chiaro ed evidente deve essere vero. Dio è quindi il mediatore tra realtà ed idee.




L'errore è causato dall'intelletto e dalla volontà. Dall'intelletto in quanto è limitato e dalla volontà in quanto è libera di fare scelte. Essa può negare o affermare ciò che l'intelletto non riesce a percepire chiaramente. Qui risiede la possibilità dell'errore. L'errore si può solo evitare attenendosi all'evidenza.


La sostanza:

Cartesio distingue tre tipi di sostanza: divina, pensante, estesa.

Sostanza significa ciò che sta per sé e ciò che si sostiene da sé. Quindi l'unica vera sostanza è dio. Le altre due le assumiamo come sostanza perché sono chiuse in sé. Nell'uomo si trovano le due nature, anima e corpo. Come si può spiegare il dualismo  dell'essere umano? La questione è quella di stabilire se l'anima e il corpo sono uniti o separati. Cartesio in base alla sua filosofia doveva pensare che fossero separati, però ci sono delle situazioni in cui sembrano influenzarsi. Allora per Cartesio nell'uomo c'è un punto particolare in cui l'uno richiamo l'altro: la ghiandola pineale o ipofisi. Il pensiero e la natura sono autonomi però c'è un'interdipendenza. Con questa soluzione Cartesio rompe il meccanicismo con il quel aveva spiegato tutto.



Morale provvisoria:

Durante la formulazione del metodo Cartesio si dà una morale che chiama provvisoria ma che resterà l'unica da lui formulata. Si compone di tre regole.

Bisogna obbedire alle leggi del proprio paese rispettando le leggi dei potenti.

Una volta presa una decisione bisogna restare fermi e risoluti nel seguirla.

Bisogna cercare di adattare se stessi al mondo piuttosto che il mondo a noi.

Alla morale provvisoria non seguirà mai quella definitiva, però, Cartesio scrive "Le passioni dell'anima"  nella quale opera sono presenti spunti di etica. Cartesio distingue nell'anima le azioni (che dipendono dalla volontà) e le affezioni (involontarie e sono costituite da percezioni, sentimenti ed emozioni). La forza dell'anima consiste nel vincere le emozioni, mentre la sua debolezza nel farsi dominare da queste. Le emozioni non sono essenzialmente nocive in quanto incitano l'anima ad acconsentire alle azioni che conservano il corpo e lo rendono perfetto. Le emozioni fondamentali sono la gioia e la tristezza. L'uomo deve lasciarsi guidare dall'esperienza e dalla ragione e questa è la sua saggezza.
















Hobbes

Vissuto nel 1600 si trova coinvolto nelle rivoluzioni inglesi. La monarchia non voleva essere influenzata dal parlamento in quanto riteneva di discendere da dio, invece il parlamento riteneva di esprimere la volontà del popolo e quindi il re doveva chiedere la sua approvazione. In questo periodo i filosofi dibattono sull'origine del potere. I sostenitori della monarchia erano convinti dell'origine divina, i sostenitori del parlamento credevano invece che il potere derivi dalla rappresentanza. Hobbes riprende il giusnaturalismo di Grozio (visione contrattualistica dello stato) e dice che si ha uno stato di natura ma in questo stato l'uomo sta male in quanto è per sua natura violento e si viene così a creare la guerra di tutti contro tutti. Due sono infatti i postulati certissimi della natura umana: 1) la bramosia naturale per la quale ognuno pretende di godere da solo dei beni comuni 2) ognuno rifugge dalla morte violenta come dal peggiore dei mali naturali. Hobbes nega l'esistenza di un amore naturale dell'uomo verso il suo simile. Egli dice che ogni associazione spontanea nasce o dal bisogno reciproco o dall'ambizione, mai dall'amore o dalla benevolenza verso gli altri. La guerra di tutti contro tutti rischia di paralizzare qualsiasi attività. Se l'uomo fosse privo di ragione, la condizione di guerra totale sarebbe insormontabile, porterebbe alla distruzione della specie umana. Ma la ragione è la capacità di prevedere e di provvedere alle esigenze dell'uomo. E' quindi proprio la ragione che suggerisce all'uomo la norma o il principio generale da cui discendono le leggi naturali del vivere civile che impediscono all'uomo l'autodistruzione. La prima norma da seguire è quella di cercare la pace, la seconda, non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, bisogna stare ai patti. Dallo stato di natura possiamo uscire con il contrattualismo, gli uomini stessi danno il loro potere in mano al re nel rispetto del contratto. Il contratto non è più eliminabile poiché si tornerebbe allo stato di natura. Il potere sovrano è anche indivisibile nel senso che non può essere distribuito tra poteri diversi che si limitino a vicenda.

Ma anche lo Stato ha dei limiti infatti il suddito è libero in ciò che il sovrano ha omesso di regolare con leggi. Lo stato è invece sempre libero ed è una specie di anima della comunità che, come tale, ingloba in sé anche l'autorità religiosa.

La sua soluzione contrasta i difensori della monarchia per la sua origine divina ma è sostenitore di questa per la legittimità del potere. Hobbes quindi approva l'assolutismo non per la sua natura divina, ma a causa della natura dell'uomo.






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