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Sidney 2000 - La regina degli sport

educazione fisica






Sidney 2000

"Sono orgoglioso e felice di dichiarare che voi avete donato al mondo i migliori Giochi Olimpici della storia": con queste parole Juan Antonio Samaranch, presidente del comitato olimpico, ha celebrato la chiusura dei Giochi (svoltisi tra il 15 settembre e il primo ottobre) di fronte ai 100mila spettatori dell'Arena di Sidney e alle centinaia di milioni di persone collegate nel res 858c28i to del mondo.

Strutture sportive all'avanguardia, servizi eccellenti, perfetta copertura radio-televisiva e, per la prima volta in modo significativo, anche informatica: nulla è stato lasciato al caso. Uno straordinario successo sportivo e d'immagine, grazie anche alla scelta di non piegarsi con smaccata condiscendenza alle esigenze degli sponsor.



L'ottima ospitalità di Sidney e il clima di autentica festa hanno ridonato fiducia nella manifestazione, compromessa in seguito agli eccessi e alle polemiche velenose di Atlanta: i 6 milioni e 700 mila biglietti venduti a oltre un milione di visitatori non lasciano dubbi sull'interesse e l'entusiasmo della gente. Impresa straordinaria, tenendo conto delle enormi difficoltà di gestione di un evento di tale portata e contando anche che le Olimpiadi di Sidney possono vantare il primato della più alta partecipazione della storia dei Giochi: 10651 atleti (di cui 4069 donne e 6582 uomini) provenienti da 199 nazioni diverse, impegnati in 28 sport e 300 discipline. Le innovazioni sono state anche di carattere sportivo: prima volta per pedana elastica, taekwondo e tuffo sincronizzato; debutto anche per pentathlon, salto con l'asta, pallanuoto e sollevamento pesi femminili.

Le Olimpiadi di Sidney saranno anche ricordate però per le polemiche sul doping. I controlli rigidissimi e costanti (in totale 3600 test effettuati), se da una parte hanno assicurato la regolarità delle prestazioni degli atleti, d'altro canto hanno anche messo a nudo lo stato di malessere dello sport, con il ritiro di ben 5 medaglie per doping. Per la prima volta in una manifestazione olimpica, sono stati applicati test per rilevare l'EPO nel sangue. Il caso più clamoroso ha coinvolto Andreea Raducan, giovane atleta rumena squalificata e privata dell'oro a causa di una medicina per il raffreddore, classificata tra i prodotti vietati.

Al di là della cornice, il vero protagonista è stato lo sport, celebrato con gare di straordinaria intensità. Come da pronostico, mattatori del medagliere sono stati gli USA con 97 medaglie, di cui 39 d'oro, seguiti da Russia (88 medaglie, 32 d'oro) e Cina (59 e 28). Ottima la prova di Australia (58 medaglie, 16 d'oro) e Francia (13 ori); decisamente positiva anche la prestazione degli atleti azzurri, capaci di salire per ben 13 volte sul gradino più alto del podio. In flessione la Germania, con 57 medaglie (14 ori) conquistate. Preoccupante il crollo della Gran Bretagna: 28 medaglie di cui 11 ori, davvero poco per una nazione con una tradizione sportiva di tale livello.

La regina degli sport

Protagonista assoluta è stata l'atletica, che solo alle Olimpiadi trova la sua vera dimensione di regina dello sport. I 100 metri, disciplina che fissa nella leggenda l'uomo e la donna più veloci del mondo, hanno visto il dominio, previsto ma comunque spettacolare, dell'americano Maurice Greene (medaglia d'oro anche nella 4x100) con 9"87 e di Marion Jones con 10"75. Proprio la Jones è stata protagonista di un tentativo straordinario: la conquista di cinque medaglie d'oro nel corso di un'unica Olimpiade. L'impresa si è fermata a quota tre ori: impostasi anche nei 200 metri e nella staffetta 4x400, si è dovuta accontentare del bronzo nella staffetta 4x100 e nel salto in lungo, discipline vinte rispettivamente dalle Bahamas e dalla tedesca Heike Drechsler (argento per l'italiana Fiona May). I successi di Marion Jones le hanno ritagliato ugualmente un posto d'onore nella storia dell'atletica. Nei 200 metri maschili il greco Konstantinos Kenteris, con il tempo di 20"09, si è imposto sui favoriti Darren Campbell e Ato Bolton (alla sua seconda delusione, dopo l'argento nei 100 metri), spezzando il monopolio degli atleti di colore nelle gare veloci. Nei 400 metri la vittoria è andata a Michael Johnson (alla sua ultima gara olimpica), eroe ad Atlanta grazie allo strepitoso record nei 200 metri, e a Cathy Freeman, atleta australiana di sangue maori. La sua vittoria ha assunto la forza del simbolo dell'integrazione e dell'orgoglio razziale. Nel salto in lungo maschile il cubano Ivan Pedroso ha conquistato la medaglia d'oro con un salto di 8.55. Dominio assoluto, ma si tratta solo dell'ennesima conferma di una superiorità indiscussa, degli atleti africani nel fondo e mezzofondo: i keniani Noah Kiprono Ngenyi e Reuben Kosgei hanno vinto rispettivamente i 1500 piani e i 3000 siepi, gli etiopi Haile Gebreselassie e Millon Wolde i 10000 e i 5000. Non altrettanto solido il dominio delle atlete africane: se i 1500 sono andati all'algerina Nouria Benida Merah e i 10000 all'etiope Derartu Tulu, i 5000 sono stati conquistati dalla rumena Gabriela Szabo. Negli 800 femminili si è imposta la mozambicana Lurdes Mutola, salita sul podio insieme a due europee; nella gara maschile la vittoria ha arriso al tedesco Nils Schumann. Nelle gare a lunga percorrenza, vittoria dell'etiope Gezahng Abera e della giapponese Naoko Takahashi nella maratona, doppietta del polacco Robert Korzeniowski nella 20 e nella 50 chilometri di marcia. Ha deluso nel salto in alto Javier Sotomayor (Cuba), giunto alle Olimpiadi accompagnato da strascichi polemici e in uno stato di forma non ottimale; la vittoria è andata al russo Sergey Kliugin.



Le sorprese del nuoto

Il nuoto ha dato vita a gare di elevata intensità, grazie alle straordinarie prestazioni di Ian Torphe, Inge De Bruijn, Pieter van den Hoogenband e, per la prima volta, anche degli italiani. Nei 100 metri stile libero vittoria a sorpresa proprio di Pieter van den Hoogenband (Olanda), capace di lasciare indietro sia il grande Alexander Popov (vittorioso nei 100 e nei 50 ad Atlanta) che Gary Hall Jr. Ancora Pieter van den Hoogenband si è aggiudicato i 200 stile libero, infilando così una strepitosa doppietta; sul podio sono saliti anche Ian Thorpe (Australia) e un ottimo Massimiliano Rosolino (bronzo). Nei 50 metri stile libero, la gara di nuoto più veloce in assoluto, doppio oro per gli Stati Uniti grazie al tempo identico di Anthony Ervin e Gary Hall Jr. Ian Thorpe si è imposto nei 400 stile libero, seguito da Massimiliano Rosolino, capace invece di vincere nei 200 misti. Sempre Ian Thorpe, alla testa della squadra della staffetta 4x100, ha aggiunto un altro oro nel ricco paniere dell'Australia. Nei 400 misti vittoria per Tom Dolan (USA). Strepitosa la doppietta di Domenico Fioravanti nei 100 e 200 rana, frutto di una superiorità indiscussa nella disciplina; da ricordare anche il prezioso bronzo nei 200 rana ottenuto da Davide Rummolo. Nel settore femminile, protagonista assoluta è stata l'olandese Inge De Bruijn, vincitrice nei 100 metri stile libero, nei 100 farfalla e nei 50 stile libero. Due vittorie per l'americana Brooke Bennet, nei 400 e 800 stile libero, e due ori, ma nelle prove di squadra della staffetta, anche per la connazionale Dara Torres, sul podio in molte altre gare (due argenti, un bronzo). Nel computo totale del medagliere del nuoto, nonostante l'ascesa di Olanda, Italia e Australia, il dominio degli Stati Uniti resta comunque indiscusso.

Vince la tradizione

Nella gare di ginnastica ha trovato conferma l'impressione già provata ad Atlanta, ovvero quella della mancanza di un fuoriclasse capace di concentrare attenzione ed entusiasmo su di sé. La ginnastica è diventata uno sport di specializzazione estrema, dominato dagli atleti di Cina, Russia e Romania, allenati con cura maniacale per imporsi in una singola esibizione. La vittoria di squadra è andata appunto alla Cina per gli uomini e alla Romania per le donne, nonostante il caso di doping scoppiato intorno ad Andreea Raducan; vincitore generale della categoria maschile è stato Alexei Nemov, forse l'atleta più completo nelle diverse specialità.


Professionisti e non

Gli sport di squadra invece hanno riservato sorprese e vittorie sul filo dl rasoio. Il Dream Team americano, sebbene ancora in grado di conquistare la medaglia d'oro nella pallacanestro, non ha saputo dominare il torneo come suo solito, tanto da rischiare la clamorosa eliminazione in semifinale contro la fortissima nazionale lituana. Molto incerto è stato anche il torneo di pallavolo, vinto dalla Jugoslavia nella finale contro la Russia; il terzo posto ottenuto dalla formazione azzurra ha lasciato una grande delusione per l'occasione mancata. Nella pallavolo femminile l'oro è andato alla nazionale cubana. Nel calcio la talentuosa squadra del Camerun ha saputo imporsi sulla Spagna in una finale elettrizzante e combattuta, conclusa ai rigori in seguito al 2-2 dei tempi regolamentari. Dopo la vittoria della Nigeria ad Atlanta, il successo del Camerun nelle Olimpiadi del 2000 è il sigillo che impone il calcio africano ai vertici mondiali. Nel baseball, storica vittoria degli Stati Uniti sulla nazionale cubana, da sempre l'avversaria più agguerrita dei campioni statunitensi e capace già ad Atlanta di sconfiggere in finale i padroni di casa. Rocambolesco a dir poco è stato il successo degli USA nel softball, strappato con continue rimonte e vittorie al rotto della cuffia. Il tennis, dall'apertura alla partecipazione olimpica anche per i professionisti, è terreno di caccia dei campioni ATP: il singolare maschile ha dato l'oro a Eugueni Kafelnikov, quello femminile a Venus Williams. Se il pugilato cubano rimane competitivo e vincente, come dimostra la conquista di quattro ori (da ricordare almeno la vittoria di Felix Savon nella categoria 91 chilogrammi), si sono affermate in netta fase di crescita la boxe russa e quella kazaka. Il professionista Jan Ullrich (Germania) ha vinto la medaglia d'oro della gara di ciclismo su pista; nelle competizioni tradizionali in bicicletta gli azzurri hanno ottenuto risultati mediocri. L'unico acuto è stato quello di Paola Pezzo, per la seconda volta consecutiva medaglia d'oro nella mountain bike.



La spedizione italiana: gioie e delusioni

L'Italia ha dovuto affrontare la realtà di uno sport nazionale (calcio escluso) in crisi economica e organizzativa, rivelatosi incapace di dare buoni esiti in molte delle specialità sportive solitamente fruttifere di successi, quali la pallavolo, la pallanuoto, il ciclismo. Ma i timori per una spedizione olimpica fallimentare sono stati presto superati dalla sorprendente realtà dei fatti: 13 ori, 8 argenti, 13 bronzi, un bottino di tutto rispetto, in linea con gli ottimi risultati del 1996. Ciò anche grazie al boom di atleti giovanissimi e all'altezza degli avversari più quotati. Il nuoto, come già visto, è stato ricco di vittorie, grazie a Fioravanti e Rosolino; il judo (un oro e tre bronzi) ha messo in luce il talento e la tecnica di Giuseppe Maddaloni, capace di vincere per ippon anche in finale. Il ciclismo, nonostante le aspettative deluse da Silvio Martinello (bronzo) e ancora di più da tutto il resto del settore maschile, ha comunque portato un oro per la corsa a punti, con Antonella Bellutti, e uno per il cross con Paola Pezzo. Anche la vela, che solitamente non vede atleti italiani tra i protagonisti, ha dato grandi soddisfazioni grazie al successo di Alessandra Sensini nella categoria Mistral. Se il tiro al bersaglio ha segnato il passo (un argento e un bronzo, dopo i due ori di Atlanta), la scherma non ha tradito le attese: Valentina Vezzali ha dominato il fioretto individuale e si è ripetuta con le compagne Trillini e Bianchedi nel fioretto di squadra; Mazzoni, Milanoli, Randazzo e Rota hanno invece strappato la medaglia d'oro ad una Francia agguerritissima, dopo aver vinto in rimonta la semifinale al cardiopalma con la Corea. Oltre agli ori, la scherma ha fruttato anche due bronzi. Eccellenti anche i risultati degli sport su acqua, con il successo di Rossi e Bonomi nel 1000 metri k2 e di Josefa Idem nel 500 metri k1 femminile; sul gradino più alto del podio anche il 4 di coppia del canottaggio composto da Sartori, Galtarossa, Raineri e Abbagnale, erede e continuatore della straordinaria storia sportiva della sua famiglia. L'argento di Fiona May nel salto in lungo non può invece che rientrare nelle delusioni: dopo aver sfiorato l'oro già ad Atlanta ed averlo perso per una difficile e discussa decisione dei giudici, il secondo argento consecutivo ha assunto il sapore amaro della beffa. L'atletica azzurra è stata comunque pressoché inesistente, rinunciataria e dimessa: sintomo di una situazione deficitaria e dell'incapacità di allenare atleti competitivi. Altrettanto deludente è stata la spedizione delle squadre di pallavolo maschile (bronzo), pallanuoto e calcio, sbarcate in Australia per fare bottino pieno. Disastrosa la prova dei calciatori azzurri campioni d'Europa, eliminati dalla Spagna poi giunta seconda.






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