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SCUOLA BOLOGNESE DEI GLOSSATORI

giurisprudenza



SCUOLA BOLOGNESE DEI GLOSSATORI

La scuola bolognese dei glossatori si estende dagli ultimi anni del secolo XI alla seconda metà del XIII.

Nasce come centro di cultura "laica": il diritto cessa di essere una cultura di appendice, ma acquista una certa autonomia. Inoltre, cessa la concezione secondo cui la norma, come precetto di vita, è soprattutto una norma etica: per i glossatori la norma si pone autonomamente come giurid 444e42e ica.

I maestri più importanti sono:

  • IRNERIO = fondatore.
  • BULGARO, MARTINO, Ugo e Jacopo = discepoli di Irnerio.

Gli strumenti di lavoro dei glossatori sono diversi, ma il più importante è la GLOSSA, cioè un elementare ed immediato chiarimento che il professore apporta alla LITERA del testo, durante la LECTURA di esso agli studenti. Consiste in una postilla volta a chiarire, con una parola, un'espressione ritenuta oscura. A seconda della posizione in cui il doctor colloca tale postilla nel testo, ci sono GLOSSE MARGINALI

GLOSSE INTERLINEARI



Queste annotazioni, in genere, non sono anonime, ma sono seguite da una sigla che ne indica la paternità: ad esempio, Y. o Ir. = Irnerio; M. = Martino; B. = Bulgaro; ecc.

E' nella glossa che trovano la loro embrionale base di sviluppo gli altri generi letterari utilizzati dai glossatori, che sono:

  • SUMMAE = è l'espressione più tipica del lavoro sintetico e sistematico dei giuristi bolognesi. Si tratta di opere in cui viene condensata l'intera sostanza del diritto.
  • BROCARDA = racchiudono in una sintetica ed incisiva proposizione regole, principi e dogmi giuridici fondamentali. Di solito sono riuniti in raccolte.
  • DISTINCTIONES = scomposizione analitica del punto di diritto esaminato in una serie articolata di sottoproposizioni speciali e autonome, ciascuna delle quali riflette un distinto aspetto sotto cui quel punto può essere considerato.
  • CASUS = inizialmente erano raffigurazioni di fattispecie pratiche, con cui la norma può essere applicata: successivamente diventa un metodo per la costruzione di complesse configurazioni teoriche-interpretative.
  • REPETITIO = approfondimento di una norma giustinianea che viene messa in combinazione con altre norme giustinianee e si fanno una serie di argomentazioni valide. Può essere NECESSARIA (=il docente è obbligato a farla almeno una volta l'anno) o VOLONTARIA (=il docente la fa a piacere).

La prima attività svolta dai glossatori consiste nella riscoperta del diritto giustinianeo.

Vediamo che nell'alto medioevo della compilazioni giustinianea c'erano le institutiones, le forme riassunte del codex e delle novelle: per quanto riguarda i digesta, erano presenti solo tre volumi, nei quali erano stati raccolti tutti i 50 libri.

Quindi, l'operazione fatta da Irnerio consiste:

  1. DIGESTUM VETUS (il digesto più antico) = sono i primi 24 libri.
  2. DIGESTUM NOVUM = sono i libri dal 38 al 50.

Poi Irnerio scopre il secondo libro del digesto, perciò

INFORTIATUM = sono i libri dal 24 al 38.

  1. CODEX = solo i primi 9 libri.
  2. VOLUMEN PARVUM che comprende: 4 libri delle institutiones; gli ultimi 3 libri del codex; AUTHENTICUM che comprende 134 novelle, di cui però solo 97 sono state accolte dai glossatori e divise, poi, in 9 COLLATIONES. =

= Alle 9 collationes raggruppanti le novelle giustinianee si è aggiunta una decima COLLATIO, contenente alcune disposizioni degli imperatori romano germanici, tra cui il trattato di Costanza e i LIBER FEUDORUM (=importante raccolta di consuetudini feudali, il cui nucleo originario appartiene alla metà del XII secolo). Questo successivo inserimento nel corpus iuris del diritto feudale trasforma i libri feudorum in fonte di diritto comune.


La seconda operazione svolta dai glossatori consiste nella legittimazione ufficiale della legge giustinianea come diritto imperiale, cioè come diritto immediatamente vigente.



Nelle università venivano studiati il diritto romano (e canonico) in tutte le parti della legislazione giustinianea: il Digesto, il Codice, le Istituzioni e le Novelle. Gli allievi iniziavano i loro studi sulla copia delle leggi possedute dal maestro, il quale leggeva su essa.

Durante la lettura, non tutti i passi erano oggetto della stessa attenzione: il maestro si soffermava più a lungo su quelli che destavano maggiori problemi dottrinali.

Il maestro studiava e commentava le singole norme nell'ordine legale seguito dai testi antichi e il suo insegnamento veniva raccolto dagli allievi che ne riassumevano l'opinione annotando delle brevi frasi interpretative (=glosse) ai margini del codice o fra linea e linea, a seconda che si trattasse di interpretazioni giuridiche o grammaticali.

Appunto per questo strumento di studio, cioè la glossa, i giuristi bolognesi furono detti GLOSSATORI.

Il metodo seguito dal maestro durante la lezione consisteva nella preliminare lettura di un titolo del Digesto, che veniva poi riassunto in una sintesi (summa).

Si procedeva, quindi, all'analisi della norma e alla presentazione di casi pratici a titolo esemplificativo.

Successivamente, il maestro prospettava le diverse soluzioni proposte in merito ai temi di discussione e riassumeva con opportuni proverbi giuridici (brocarda) i principi di diritto (quaestiones) che davano luogo a dispute.


I glossatori considerarono i testi giustinianei quali testi dotati di intrinseco valore etico-giuridico e di indiscutibile autorevolezza.

Il corpus iuris era la BIBBIA DEL DIRITTO, cioè lo scrigno di verità autoevidenti che non potevano essere messe in discussione.



Con i glossatori si afferma l'idea che il diritto è cosa da giuristi e che per occuparsi di diritto bisogna studiare.

Sempre a Bologna emergono due grandi glossatori, rivali tra di loro, che sono ACCURSIO e ODOFREDO.

Accursio fece un'opera che acquistò un'importanza fondamentale, cioè la MAGNA GLOSSA (o glossa accursiana). Questo tipo di glossa si presenta in questo modo: al centro vi è il testo della norma giustinianea e tutto intorno vi è il complesso delle annotazioni alla parole della legge. In altre parole, si ha un APPARATUS = insieme di glosse dove la centralità della compilazioni giustinianea è sempre presente.

Attraverso l'opera di Accursio si coglie il senso collettivo e complessivo del lavoro di tutta una scuola e delle varie generazioni di giuristi che vi sono succedute.

Possiamo dire che la glossa accursiana è un cardine del diritto comune e si avvia ad essere oggetto di recezione nei più diversi paesi europei, come vera e propria fonte di cognizione di esso.

Di minore importanza, ma merita di essere ricordato, è ODOFREDO: questi usa il metodo della LETTURA. In pratica, nelle sue opere scompare il testo giustinianeo e ci sono tutte le glosse ricopiate su due colonne: queste due colonne non sono altro che la lettura al corpus iuris.

In conclusione, con l'opera accursiana la scuola dei glossatori pare aver dato un grande contributo: il corpus iuris è completamente chiuso entro una fittissima intelaiatura esegetica che costituisce un importante strumento applicativo nella prassi.





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