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Regio
decreto 25 luglio 1904, n. 523
Testo unico sulle opere idrauliche
articoli da 1 a 11 (omissis)
art. 12
I lavori ai fiumi e torrenti che avessero per l'unico oggetto la conservazione di un ponte o di una strada pubblica, ordinaria o ferrata, si eseguiscono e si mantengono a spese esclusive di quella amministrazione a cui spetta la conservazione del ponte o della strada.
Se essi gioveranno anche ai terreni e ad altri beni pubblici e privati, i proprietari e possidenti potranno essere chiamati a concorrere in ragione dell'utile che ne risentiranno.
Sono ad esclusivo carico dei proprietari e possessori frontisti, le costruzioni delle opere di sola difesa dei loro beni contro i corsi d'acqua di qualsiasi natura non compresi nelle categorie precedenti. Essi possono però chiedere di essere costituiti in consorzio amministrativo col procedimento di cui all' articolo21 chiamando a concorrere gli eventuali proprietari, che dall'opera risentono beneficio.
Per la manutenzione di queste opere e per la sistemazione dell'alveo dei minori corsi d'acqua, distinti dai fiumi e torrenti con la denominazione di fossati, rivi e colatori pubblici quando concorra l'assenso degli interessati secondo l'articolo 21.
articoli da 13 a 19 (omissis)
art. 20
I comuni possono essere chiamati a far parte dei consorzi per argini e ripari sui fiumi e torrenti quando tali opere giovino alla difesa dei loro abitati, quando si tratti d'impedire i di disalveamenti, e finalmente quando i lavori possano coadiuvare alla conservazione del valore imponibil 747i89h e del rispettivo territorio.
art. 21
Ove non esista consorzio per la costruzione o conservazione dei ripari od argini, ne potrà a cura degli interessati essere promossa la costituzione, presentando al sindaco, ove si tratti di opera di un interesse concernente il loro territorio comunale, ed al prefetto in ogni altro caso, gli elementi sufficienti per riconoscere la necessità delle opere, la loro natura e la spesa presuntiva, non meno che l'elenco dei proprietari, i quali possono venir chiamati a concorso.
Il sindaco o rispettivamente il prefetto fa pubblicare la domanda nel comune o comuni in cui sono posti i beni che si vorrebbero soggetti a concorso, e decreta la convocazione di tutti gl'interessati dopo un congruo termine, non minore di quindici giorni dalla pubblicazione anzi accennata.
In seguito al voto espresso dagli interessati comparsi, il consiglio comunale o rispettivamente il consiglio provinciale, delibera sulla costituzione del proposto consorzio, statuendo sulle questioni e dissidenze che fossero insorte.
Questa deliberazione per divenire esecutiva deve essere omologata dal prefetto.
Del provvedimento prefettizio sarà data notizia mediante avviso all'albo pretorio del comune o dei comuni interessati.
articoli da 22 a 62 (omissis)
art. 63
Se i terreni manchino di scolo naturale, i proprietari dei terreni sottostanti non possono opporsi che in questi si aprano i canali e si formino gli argini ed altre opere indispensabili per procurare a quelli un sufficiente scolo artificiale.
In tali casi, salvo sempre l'effetto delle convenzioni, dei possessi e delle servitù legittimamente acquistate, i proprietari dei terreni sovrastanti, insieme agli obblighi generali imposti dalla legge per l'acquisto della servitù coattiva di acquedotto, avranno specialmente quello di formare e mantenere perpetuamente a loro spese i canali di scolo, di difendere i fondi attraverso dei quali essi passano, e di risarcire i danni che possano in ogni tempo derivarne.
Queste disposizioni sono anche applicabili alle occupazioni dei terreni per apertura, costruzione e manutenzione dei canali di disseccamento, dei fossi, degli argini ed altre opere necessarie all'eseguimento dei lavori di bonificamento dei terreni paludosi e vallivi, e per la innocuità di essi lavori, sia che i bonificamenti si facciano per asciugamento o per colmata.
art. 64
I lavori di acque aventi per unico oggetto gli scoli o i bonificamenti e migliorie dei terreni, sono a carico esclusivo dei proprietari.
articoli da 65 a 92 (omissis)
art. 93
Nessuno può fare opere nell'alveo dei fiumi, torrenti, rivi, scolatoi pubblici e canali di proprietà demaniale, cioè nello spazio compreso fra le sponde fisse dei medesimi, senza il permesso dell'autorità amministrativa.
Formano parte degli alvei i rami o canali, o diversivi dei fiumi, torrenti, rivi e scolatoi pubblici, ancorché in alcuni tempi dell'anno rimangono asciutti.
art. 94
Nel caso di alvei a sponde variabili od incerte, la linea, o le linee, fino alle quali dovrà intendersi estesa la proibizione di che nell'articolo precedente, saranno determinate anche in caso di contestazione dal prefetto, sentiti gli interessati.
art. 95
Il diritto dei proprietari frontisti di munire le loro sponde nei casi previsti dall'art. 58, è subordinato alla condizione che le opere o le piantagioni non arrechino né alterazione al corso ordinario delle acque, né impedimento alla sua libertà, né danno alle proprietà altrui, pubbliche o private, alla navigazione, alle derivazioni ed agli opifici legittimamente stabiliti, ed in generale ai diritti dei terzi.
L'accertamento di queste condizioni è nelle attribuzioni del prefetto.
art. 96 (art. 168, legge 20 marzo 1985, n. 2248, allegato F).
Sono lavori ed atti vietati in modo assoluto sulle acque pubbliche, loro alvei, sponde e difese i seguenti:
a) La
formazione di pescaie, chiuse, petraie ed altre opere per l'esercizio della
pesca, con le quali si alterasse il corso naturale delle acque.
Sono eccettuate da questa disposizione le consuetudini per l'esercizio di
legittime ed innocue concessioni della pesca, quando in esse si osservino le
cautele od imposte negli atti delle dette concessioni, o già prescritte
dall'autorità competente, o che questa potesse trovare conveniente di
prescrivere;
b) Le piantagioni che s'inoltrino dentro gli alvei dei fiumi, torrenti, rivi e
canali, a costringerne la sezione normale e necessaria al libero deflusso delle
acque;
c) Lo sradicamento o l'abbruciamento dei ceppi degli alberi che sostengono le
ripe dei fiumi e dei torrenti per una distanza orizzontale non minore di nove
metri dalla linea a cui arrivano le acque ordinarie.
Per i rivi, canali e scolatori pubblici la stessa proibizione è limitata ai
pianta menti aderenti alle sponde;
d) La piantagione sulle alluvioni delle sponde dei fiumi e torrenti e loro isole
a distanza dalla opposta sponda minore di quella nelle rispettive località
stabilita, o determinata dal prefetto, sentite le amministrazioni dei comuni
interessati e l'ufficio del genio civile;
e) Le piantagioni di qualunque sorta di alberi ed arbusti sul piano e sulle
scarpe degli argini, loro banche e sotto banche lungo i fiumi, torrenti e
canali navigabili;
f) Le piantagioni di alberi e siepi, le fabbriche, gli scavi e lo smovimento
del terreno a distanza dal piede degli argini e loro accessori come sopra,
minore di quella stabilita dalle discipline vigenti nelle diverse località, ed
in mancanza di tali discipline a distanza minore di metri quattro per le
piantagioni e smovimento del terreno e di metri dieci per le fabbriche e per
gli scavi;
g). Qualunque opera o fatto che possa alterare lo stato, la forma, le
dimensioni, la resistenza e la convenienza all'uso, a cui sono destinati gli
argini e loro accessori come sopra, e manufatti attinenti;
h) Le variazioni ed alterazioni ai ripari di difesa delle sponde dei fiumi,
torrenti, rivi, canali e scolatori pubblici tanto arginati come non arginati, e
ad ogni altra sorta di manufatti attinenti;
i) Il pascolo e la permanenza dei bestiami sui ripari, sugli argini e loro
dipendenze, nonché sulle sponde, scarpe e banchine dei pubblici canali e loro
accessori;
k) L'apertura di cavi, fontanili e simili a distanza dai fiumi, torrenti e
canali pubblici minore di quella voluta dai regolamenti e consuetudini locali,
o di quella che dall'autorità amministrativa provinciale sia riconosciuta
necessaria per evita re il pericolo di diversioni e indebite sottrazioni di
acque;
l) Qualunque opera nell'alveo o contro le sponde dei fiumi o canali navigabili,
o sulle vie alzaie, che possa nuocere alla libertà ed alla sicurezza della
navigazione ed all'esercizio dei porti natanti e ponti di barche;
m) I lavori od atti non autorizzati con cui si venissero a ritardare od
impedire le operazioni del trasporto dei legnami a galla ai legittimi
concessionari.
n) Lo stabilimento di molini natanti.
art. 97
Sono opere ed atti che non si possono eseguire se non con speciale permesso del prefetto e sotto l'osservanza delle condizioni dal medesimo imposte, i seguenti:
a) la
formazione di pennelli, chiuse ed altre simili opere nell'alveo dei fiumi e
torrenti per facilitare l'accesso e l'esercizio dei porti natanti e ponti di
barche;
b) la formazione di ripari a difesa delle sponde che si avanzano entro gli
alvei oltre le linee che fissano la loro larghezza normale;
c) i dissodamenti dei terreni boscati e cespugliati laterali ai fiumi e
torrenti a distanza minore di metri cento dalla linea a cui giungono le acque
ordinarie, ferme le disposizioni di cui all'art. 95, lettera c);
d) le piantagioni delle alluvioni a qualsivoglia distanza dalla opposta sponda,
quando si trovino di fronte di un abitato minacciato da corrosione, ovvero di
un territorio esposto al pericolo di disalveamenti;
e) la formazione di rilevati di salita o discesa dal corpo degli argini per lo
stabilimento di comunicazione ai beni, agli abbeveratoi, ai guadi ed ai passi
dei fiumi e torrenti;
f-g-h-i) (lettere abrogate dall'articolo 224, numero 19, del R.D. n.
1775 del 1933)
k) la ricostruzione, tuttoché senza variazioni di posizione e forma, delle
chiuse stabili ed incili delle derivazioni, di ponti, ponti canali, botti
sotterranee e simili esistenti negli alvei dei fiumi, torrenti, rivi, scolatoi
pubblici e canali demaniali;
(lettera parzialmente abrogata dall'articolo 224, numero 19, del
R.D. n. 1775 del 1933)
l) il trasporto in altra posizione dei molini natanti stabiliti sia con chiuse,
sia senza chiuse, fermo l'obbligo dell'intiera estirpazione delle chiuse
abbandonate;
m) l'estrazione di ciottoli, ghiaia, sabbia ed altre materie dal letto dei
fiumi, torrenti e canali pubblici, eccettuate quelle località ove, per invalsa
consuetudine si suole praticare senza speciale autorizzazione per usi pubblici
e privati. Anche per queste località però l'autorità amministrativa limita o
proibisce tali estrazioni ogniqualvolta riconosca poterne il regime delle acque
e gl'interessi pubblici o privati esserne lesi;
n) l'occupazione delle spiagge dei laghi con opere stabili, gli scavamenti
lungh'esse che possano promuovere il deperimento o recar pregiudizio alle vie
alzaie ove esistono, e finalmente la estrazione di ciottoli, ghiaie o sabbie,
fatta eccezione, quanto a detta estrazione, per quelle località ove per
consuetudine invalsa suolsi praticare senza speciale autorizzazione.
art. 98
Non si possono
eseguire, se non con speciale autorizzazione del ministero dei lavori pubblici,
e sotto la osservanza delle condizioni dal medesimo imposte, le opere che
seguono:
a-b-c) (lettere abrogate dall'articolo 224, numero 19, del R.D. n.
1775 del 1933 in relazione all'articolo 217 dello stesso)
d) le nuove costruzioni nell'alveo dei fiumi, torrenti, rivi, scolatoi pubblici
o canali demaniali, di chiuse, ed altra opera stabile per le derivazioni di
ponti, ponti canali e botti sotterranee, non che le innovazioni intorno alle
opere di questo genere già esistenti ;
(lettera parzialmente abrogata dall'articolo 224, numero 19, del
R.D. n. 1775 del 1933 in relazione all'articolo 217 dello stesso)
e) la costruzione di nuove chiaviche di scolo a traverso gli argini e
l'annullamento delle esistenti,
f) (omissis)
art. 99
Le opere indicate nell'articolo precedente sono autorizzate dai prefetti, quando debbono eseguirsi in corsi di acqua non navigabili e non compresi fra quelli iscritti negli elenchi delle opere idrauliche di seconda categoria.
art. 100
I fatti ed attentati criminosi di tagli o rotture di argini o ripari, saranno puniti ai termini delle vigenti leggi penali.
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