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Il Foro Romano

architettura



Il Foro Romano


La valle del Foro, tra Campidoglio e Palatino, è il risultato dell'erosione provocata dal fiume Velabro.

L'utilizzazione della necropoli del Foro ha inizio nel X sec. a.C. Le tombe più antiche sono quelle presso l'Arco di Augusto, più tarde sono quelle presso il tempio di Antonio e Faustina. Da ciò si riconosce una tendenza all'ampliamento dell'abitato da ovest verso est. Il sepolcreto del Foro è utilizzato fino alla fine del IX sec. a.C., in seguito si utilizza quello dell' 444b11e Esquilino. Ciò è indizio di un ampliamento dell'abitato del palatino: le necropoli si spostano così al di là di questi nuovi limiti.

Verso la fine del VII sec. a.C. viene realizzata la prima pavimentazione del Foro, che quindi ha cessato si essere un'area esterna ai nuclei abitati ed è entrato a far parte di un unico centro definibile come urbano. Infatti alla fine del VII sec. ebbe inizio la dinastia etrusca dei Tarquini, che realizzarono una serie di opere pubbliche, in particolare un sistema di fognature destinato a drenare il fondo paludoso delle valli (la Cloaca Maxima, canale del diametro di 5 metri in pietra senza malta, coperto con volta a botte in piperino alla fine del II sec. a.C., canalizzò il corso d'acqua del Velabro, rendendo meglio utilizzabile la pianura).



L'urbanizzazione della valle presuppone l'occupazione del contrapposto complesso Campidoglio-Quirinale, anch'esso realizzato dei re etruschi.

Nel VI sec. a.C. dovette allora determinarsi la suddivisione dell'area in due parti: ai piedi dell'Arx (la sommità settentrionale del Campidoglio) il Comizio, destinato all'attività politica; a sud di questo, il Foro vero e proprio, con funzioni di mercato.

Nella prima metà del V sec a.C. la cacciata dei Tarquini e l'inizio della Repubblica (509 a.C.) non costituiscono una rottura nello sviluppo della città. Ciò appare dalla costruzione nei primi anni della repubblica di due importanti santuari: quello di Saturno e quello di Castore e Polluce (si tratta dell'evidente importazione di un culto greco).

La seconda metà del V sec. a.C. costituisce un periodo oscuro per la storia del Foro. E' di questo periodo la creazione di un corpo di leggi scritte (le celebri "dodici tavole") inciso su tavole bronzee affisse ai Rostri, nel Comizio.

Per ritrovare un'attività edilizia degna di nota dobbiamo arrivare al IV sec. a.C. Intorno al 390 a.C. ebbero luogo il saccheggio e l'incendio della città da parte dei Galli. Al vincitore dei Galli, Camillo, è attribuita la costruzione del tempio della Concordia, ai piedi del Campidoglio.

Al III sec. a.C. appartiene il più antico mercato, il Macellum, sorto a nord della piazza.

Il grande sviluppo edilizio del Foro si ebbe nel II sec. a.C., dopo la fine delle guerre puniche (che avevano dato a Roma il dominio incontrastato del mediterraneo occidentale. Poi con le guerre contro gli stati ellenistici allarga il suo dominio anche al settore orientale). In pochi decenni si trasformò l'aspetto del Foro. Sorsero quattro basiliche (la Porcia, l'Emilia, la Sempronia e l'Opimia) e vennero ricostruiti interamente i templi della Concordia e dei Castori. Le basiliche Sempronia ed Emilia regolarizzarono i lati meridionale e settentrionale della piazza, creando le premesse per una sistemazione organica generale. La Basilica Emilia è un'aula a tre navate su colonne policrome con matronei ed aveva in facciata un portico dorico a due ordini di arcate marmoree.

All'inizio del I sec. a.C. la ricostruzione sillana del campidoglio fornì alla piazza un fondale monumentale, il Tabularium (ha una sottostruttura in opus caementicium rivestito di tufo che incorpora un corridoio longitudinale a volte a crociera, illuminato da aperture rettangolari; su questa piattaforma una facciata di pietra con una doppia galleria costruita con conci di tufo, con volte a padiglione di calcestruzzo, su pilastri con semicolonne doriche addossate con capitelli e architravi in travertino; fungeva da sostruzione alle pendici del Campidoglio e funzionava da archivio).

Alla fine della Repubblica, quando Roma è ormai la capitale di un impero che sai estende dalla Gallia alla Siria, l'antico Foro repubblicano appare ormai insufficiente alle funzioni di centro amministrativo e di rappresentanza.

Giulio Cesare è il primo a dare inizio alla costruzione di un nuovo complesso monumentale. Gli interventi del dittatore nell'antica piazza sono radicali: scompare il Comizio, sostituito in parte dal nuovo Foro; la Giulia (rifacimento assai più imponente dell'antica Sempronia) e il rifacimento della Basilica Emilia concludono la ristrutturazione integrale dei lati lunghi della piazza.

La politica edilizia di Augusto non può non tener conto di questa rivoluzione: il secondo lato corto della piazza, verso est, viene occupato dal tempio del dittatore divinizzato (Tempio del Divo Giulio). Le necessità propagandistiche e dinastiche condizioneranno i successivi interventi: un arco dedicato ai nipoti del principe, Gaio e Lucio Cesari, fu addossato al lato nord del Tempio del Divo Giulio, contrapposto all'Arco di Augusto. Con Augusto la piazza del Foro, ormai privata della sua funzione originaria, si trasforma in uno sfondo di rappresentanza, destinato ad esaltare il prestigio della dinastia.

La struttura conferita al foro da Augusto restò a lungo immutata: i nuovi edifici, come il tempio di Vespasiano e quello di Antonio e Faustina, obbedirono in pieno a questa logica.

Solo Domiziano, in coincidenza con la sua politica marcatamente monarchica, osò per primo inserire un elemento di rottura: la sua gigantesca statua equestre.








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