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L'architettura gotica

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L'architettura gotica


La parola "gotico" è di origine rinascimentale e vuole significare genericamente "barbaro", selvaggio distruttore della tradizione classica; è dunque una parola spregiativa con la quale il rinascimento intende contrappore se stesso, presunto restauratore della grandezza antica, al medioevo. Storicamente l'arte gotica coincide con il costituirsi delle monarchie nazionali, che si contrappongono al potere della vecchia nobiltà feudale e si alleano alla borghesia cittadina, il cui potere economico è utile all'affermarsi del potere sovrano, così come quest'ultimo, dando assetto stabile e unità di legge, è utile alla crescita finanziaria della borghesia, come accade, in modo particolare, in Francia. Al tempo stesso entro l'ambito del regno, e spesso in lotta col sovrano, sopravvivono, come residui del sistema feudale, ducati, marchesati, contee, ossia zone territoriali affidate al governo di un "signore" che accentra in se il potere. Accanto a queste organizzazioni laiche vi sono le comunità religiose, i cui monasteri sono autentiche cittadelle autosufficienti e fortificate, rette dall'abate o dal priore. Il gotico dunque è l'arte dei mponarchi, dei "signori", dei monasteri, della borghesia ricca, non della borghesia popolare fondatrice del comune.




Da edifici con pareti portanti su cui si scaricava il peso della volta si passò ad edifici a scheletro portante, in cui il peso della volta poggia non sull'intera parete ma su punti determinati di essa, i pilastri, rinforzati per ricevere le spinte. Dal 818e47i pilastro cruciforme dell'architettura romanica, su cui poggiavano gli archi longitudinali e quelli trasversali, si passa al pilastro a fascio, cinto da colonnette che ricevono le spinte trasmesse dai costoloni delle volte. Altri elementi caratteristici dell'architettura gotica sono sono l'arco acuto, la volta a costoloni (o volta d'ogiva) e l'arco rampante. L'asrco acuto risulta dall'intersezione di due archi di cerchio, aventi uguale raggio ma centro diverso; data la maggiore altezza (detta freccia) rispetto all'arco a pieno centro, quello acuto scarica più rapidamente sui lati le due forze risultanti dalla divisione della forza di gravità. Facilitando lo scarico del peso delle volte si ottiene una maggior elevazione della navata centrale, accentuata dal confronto con quelle laterali e dall'effetto di verticalismo dato dai fasci di pilastri e dai costoloncini salienti al sommo delle crociere.



Il primo gotico: 1170-1195

La prima architettura gotica nella Francia settentrionale

Intorno al 1175 il quadro che si presenta in Francia, nella generazione successiva alle chiese di saint-Denis e di Sens, è poco omogeneo ed evidenzia un periodo di ampio sperimentalismo e una divergenza di scelte che riflette tradizioni e preferenze artistiche diverse. Una prima differenza riguarda gli schemi di pianta, compatti e privi di transetto (o con bracci appena sporgenti dal filo delle navate laterali) nella regione di Parigi e in genere nell' Ile-de-France; mentre a nord, in Piccardia, le planimetrie sono complesse, con corpi trasversali imponenti, organizzati in due varianti: con bracci a terminazione curvilinea che replcano la rotondità dell'abside (cattedrali di Noyon e Soissons), oppure con bracci rettangolari molto sviluppati che convergono verso l'incrocio coperto da una grande torre verticale (cattedrale di Laon). Carattere comune è invece quello la volontà di conferire all'edificio il massimo sviluppo in altezza, che negli esempi maggiori si concretizza in un alzato interno a quattro piani: una sequenza verticale di arcate, gallerie, triforio (una zona intermedia di aperture corrispondente al sottotetto delle tribune) e  finestre.


La Cattedrale di Sens è un modello importante nel settentrione francese. E' sede arcivescovile dalla quale dipendono Parigi e Chartres. La pianta priva di transetto, conferisce allo spazio unità ed omogeneità, come pure l'alzato, semplicemnte tripartito e senza tribune. La gerarchia tra le diverse parti della costruzione è suggerita dall'impiego di forme architettoniche diverse: uso di archi acuti nella navata centrale, archi tondi nelle collaterali.


A Noyon il triforio, rappresentato nel coro da arcature cieche, si approfondisce in corrispondenza della navata in un autentico passaggio murario; nelle testate curve dei transetti l'effetto di alleggerimento della parete si integra con la ricerca di un aumento della luminosità dal basso verso l'alto, ottenuto avanzando progressivamente dall'esterno all'interno il piano delle vetrate. Sulla superficie interna è evidente l'impiego di una griglia di elementi lineari costituiti da fasci di colonnette che si innalzano fino all'imposta delle volte, dalle cornici orizzontali, dalle arcatelle delle gallerie e dei trifori, dalle articolazioni delle finestre.


Il problema di dare una facciata alla chiesa era stato risolto dai costruttori della Francia settentrionale assumendo la tipologia a due torri (la cosiddetta "facciata armonica", già impiegata già dall'XI secolo negli edifici normanni, come Saint-Etienne di Caen). Questo modello comporta la difficoltà di mantenere alla parte centrale del prospetto, coorispondente alla navata maggiore, la preminenza necessaria per esprimere la figura dello spazio interno. Le esperienze protogotiche da Saint-Denis alla cattedrale di Senlis, si muovono in questa direzione, raggiungendo una soluzione convincente nel transetto settentrionale della Cattedrale di Laon dove un'enorme rosa diventa il fulcro dell'intera composizione. L'architetto della facciata occidentale va oltre perché dispone le superfici della fronte su tre diversi piani principali, anteponendo alla zona dei portali un portico profondo, e viceversa arretrando i piani liberi delle torri, in modo da attribuire al prospetto un'autonoma spazialità, che annulla qualsiasi residuo senso di parete di chiusura.


A Laon si ritrova la griglia lineare di Noyon. L'immagine dell'interno è omogenea e molto segnata (le linee verticali sono decise e marcate). Ha una torre lanterna e quattro torri. Il coro è rettangolare esenza cappelle radiali. Le campate sono molto ampie. Nelle testate del transetto e nelle cappelle laterali, al piano delle tribune, davanti alle finestre articolate su due livelli, corre una specie di passaggio aereo sospeso, retto da sotili colonnette. La facciata ha tre portali molto profondi, un rosone, due finestre riccamente decorate e due torri laterali a due piani.


A Parigi, nella chiesa di Notre-Dame, conclusi i lavori del Coro, si iniziò la costruzione della navata, e venne deciso di provvedere al contraffortamento delle volte con archi rampanti (non si trattava di una novità assoluta perché archi rampanti nascosti entro il volume dei sottotetti erano stati adottati in precedenza, ma qui furono collocati opportunamente ad una quota più elevata). Per conseguenza gli archi rampanti della navata vennero collocati in vista al di sopra dei tetti.

Ha pianta a cinque navate, coro a duplice deambulacro, transetto allineato con le navatelle non sporgente e privo di torri. Le pareti della navata centrale a tre piani recano: in basso ampie arcate sostenute da colonne con eleganti capitelli,; nel secondo piano il matroneo con trifore inquadrate in un arco di rinforzo; nel terzo piano ampie finestre formate da due ogive con un rosone. All'incrocio del transetto con il braccio longitudinale s'innalza una guglia ricostruita nel XIX sec. da Viollet-le-Duc. L'abside, costituita da un muroi circolare su cui si aprono finestre cuspidate, si impone soprattutto per la struttura degli archi rampanti, cui è affidata la funzione di controspinta. Con un salto di 15 metri e senza sostegno essi travalicano le volte delle cappelle e dei deambulatori e si appoggiano ai pilastri che ciostituiscono la struttura dell'edificio.

La fronte rielabora il modello adottato a Laon, ma non ha precisi rapporti con lo sviluppo spaziale interno, perché antepone ai cinque vani longitudinali tre soli ingressi. In basso i tre portali di differente altezza, fortemente strombati e separati da pilastri, sono sormontati da una galleria; nell'ordine superiore due ampie finestre fiancheggiano il rosone; nel terzo ordine una galleria di sottili colonne sostiene una possente cornice oltre la quale si innalzano due torri quadrate che dovevano sostenere guglie mai realizzate. Questa articolazione in fascie orizzontali non coincide con le quote dei volumi retrostanti, ma permette ai costruttori di assegnare alla facciata forme, proporzioni e ritmi propri e giganteschi.



L'esplosione del gotico: 1195-1225

Una nuova dimensione: Bourges e Chartes

La pianta di Bourges (il cantiere si apre nel 1195) ripete quella di Notre-Dame a Parigi, a cinque navate e coro a duplice deambulacro, ma il transetto, a Parigi allineato con le navatelle, qui manca del tutto. Per alcuni aspetti Buorges sembra attardarsi su soluzioni conservative: impiego in tutta la navata di volte esapartite, volumetria gradonata con le navate laterali più basse di quella centrale, trattamento delle superfici esterne con archeggiature continue cieche o aperte. L'assenza del transetto, che consente di configurare le doppie navate laterali come due corpi gradonati che avvolgono l'abside, e la regolare successione degli archi rampanti, sono i mezzi che realizzano un volume esterno unitario e compatto. Questo risultato trova una corrispondenza esatta nel grande vano interno che costituisce la grande novità. L'abolizione delle gallerie ha consentito di elevare arcate altissime attraverso le quali la navata centrale si apre completamente sulle laterali. Il coro di Bourges va assai oltre tutte le realizzazioni della fine del XII sec. nell'insistenza sull'impiego di elementi linearistici: gli alti pilastri sono fasciati da otto colonnette. Dunque, la maggiore libertà consentita dal contraffortamento delle volte grazie all'impiego degli archi rampanti, con la conseguente abolizione delle tribune, ha permesso di reinterpretare in modo originale la spazialità interna della navata.


Notre-Dame di Chartes, ricostruita dopo l'incendio del 1119, ha nell'alzato a tre piani un equilibrio classico. La rinuncia alle tribume, necessaria per dare ampiezza alle finestre, trova giustificazione, sul piano formale, nella volontà semplificatrice espressa anche nella decorazione, e nell'esigenza  di partecipazione visiva alla celebrazione del sacrificio, da parte dei fedeli, che richiede che siano raccolti tutti insieme nella navata con lo sguardo rivolto all'abside. Un'altra novità qui è data dalle campate, che assumono forma rettangolare e sono coperte da volte a crociera quadripartite anziché esapartite, per cui viene a mancare la necessità dell'alternanza dei pilastri; l'altrenanza però viene mantenuta, forse per timore di un'eccessiva monotonia, per i sostegni delle arcate, uno rotondo con colonnette poligonali e il successivo poligonale con colonnette rotonde (il cosìdetto pilastro incantonato). Consegue a tutto ciò un ritmo della navata serrato e possente che esalta (come a Bourges) l'effetto di verticalismo della navata centrale (eccentuato dal confronto con le navate laterali) ma anche il forte risalto dato alle membrature, dai pilastri ai fasci di colonnette e ai costoloni. La dimensione gigantesca delle finestre, di altezza pari ai rosoni delle facciate, ha come presupposto che la navata centrale sovrasti nettamente quelle laterali: la soluzione, resa possibile dall'uso degli archi rampanti, comporta l'abbandono del profilo esterno gradonato, caratteristico della sezione delle chiese con tribune, in favore di un alzato a due soli livelli. Il sintetismo dei volumi è ribadito nella sequenza dei massicci contrafforti, che trasferiscono all'esterno il ritmo interno delle campate. Per le testate dei transetti si adottò un nuovo disegno caratterizzato dalla presenza di un atrio aggettante al di sopra del quale una serie di cinque lancette, corrispondenti ai piani del triforio, si collega ai rosoni creando una straordinaria superficie luminosa.


Diffusione del gotico e sviluppi locali agli inizi del XIII secolo in Francia

L'architettura normanna affondava le sue radici in una solida tradizione costruttiva e dunque accettava solo parzialmente i modelli dell'Ile-de-France. Le chiese normanne iniziate o ricostruite nell'ultimo decennio del XII sec. riprendono lo schema con tribune impiegatonegli stessi anni nella Francia settentrionale, ma non abbandonano la tecnica costruttiva del "muro spesso", con la conseguenza di conservare un carattere pesante all'intero sistema strutturale.


La Cattedrale di Rouen ha pianta a tre navate con ampio transetto e coro deambulato. La navata maggiore è a quattro piani: sopra le grandi arcate, impostate su pilastri a fascio, corre un finto matroneo ad ogive, sovrastato da una galleria e da una fila di finestroni. La facciata, che per la ricchezza dei suoi elementi architettonici e decorativi è stata definita una grandiosa "pagina di pietra", è affiancata da due torri. In basso si aprono tre portali, di cui quello centrale s'inarca fra due pilastri ed è sormontato da un'acuta cuspoide e da una galleria. Statue e guglie popolano la zona superiore percorsa da una galleria e adorna di un rosone centrale e di arcate laterali.


Resistenze e ritardi: l'area italiana

Durante i primi tre o quattro decenni del XIII sec. la presenza di forme e tecniche gotiche nell'area italiana è ridottissima; l'assenza di un unico centro di potere interessato a imporre o a diffondere le proprie scelte nella prospettiva della formazione di uno Stato unitario, ed insieme la forte persistenza di tradizioni costruttive locali, contribuyiscono alla limitata e ritardata accettazione del nuovo linguaggio.


Dopo Chartres e Bourges

La diffusione della formula chartiana investe tutti i principali centri intorno a a Parigi, ma è soprattutto a nord (Beauvais, Amiens) e ad est (Reims, Soissons) che il nuovo tipo dell'alzato, a tre piani con grandi finestre, si impone nel maggior numero di costruzioni e viene fatto proprio da maestri locali, i quali ne sviluppano una serie di varianti, con l'obiettivo in genere di disegnare strutture più leggere e linearistiche.


A Soissons gli architetti rinunciano al pilastro incantonato, anteponendo una sola colonnetta fino all'abaco dei capitelli delle arcate. La moltiplicazione delle finestre riconducono la parete ad una griglia strutturale su uno sfondo completamente luminoso.


Nella Cattedrale di Reims si adotta il modello dell'alzato e il pilastro di Chartres, ma sparisce l'alternanza di forme rotonde e poligonali. L'interno a tre navate con transetto colpisce per la sua regolarità e simmetria. L'ampia navata centrale è divisa inn campate ricoperte da volte quadripartite a costoloni che ricadono sui fasci di colonnette uscenti dai pilastri. Il coro, con un solo ambulacro, presenta cinque cappelle serrate l'una all'altra, delle quali quella assiale è più profonda. Il disegno delle aperture va oltre lo schema di Chartes, unificando le due monofore, l'oculo soprastante e i quattro residui triangoli curvilinei in un'unica finestra archiacuta, aperta da montante a montante. Vi è una rigorosa corrispindenza fra interno ed esterno e nello stesso tempo chiarezza ed unità espressiva: i contrafforti sono ritmicamente disposti lungo tutto il perimetro a ribadire la divisione interna delle campate e le facciate del transetto con la loro divisione in piani ribattono la tripartizione ell'alzato in arcate, triforio e finestre. La facciata, suddivisa verticalmente in tre parti da pilastri adorni di pinnacoli e statue, si sviluppa orizontalmente in tre ordini: quello inferiore con i portali, quello centrale con il rosone e guello superiore con la galleria. Al di sopra si slanciano le masse eleganti delle due torri.


Nella Cattedrale di Amiens il progetto delle navate sviluppa il modello di Chartres, accentuandone ulteriormente l'altezza. L'architetto tornò al modello del pilastro chartiano, con il capitello delle arcate articolato a produrre una sorta di snodo figurativo, ma se la colonnetta anteriore esalta la verticalità, una fascia continua corre sotto il triforio, dividendo idealmente l'alzato in due piani. Il disegno delle finestre è rinnovato, sostituendo alla coppia di monofore sottostanti la rosa due bifore, sicchè si crea una finestra quadripartita. Il disegno della facciata riprende quello di Parigi ed assume, come principi compositivi, la collocazione del rosone tangente internamente alla chiave della volta maggiore e la presenza, come nei transetti di Reims, di una fascia di archeggiature esterne in corrispondenza del triforio. Ma le proporzioni della navata alta e stretta (rapporto 1:3) impongono al rosone una posizione troppo elevata. Inoltre, coerentemente con la ricerca di massima leggerezza della struttura, l'architetto decide di diminuire lo spessore della facciata, che perciò a differenza di quelle di Chartes e Reims non si estende, in pianta, su un'intera campata; di conseguenza è costretto ad anteporre alle torri enormi contrafforti molto sporgenti, entro i quali si sviluppano le imbotti dei portali: il risultato è che la fronte appare troppo articolata , sovraccaricata da una molteplicità di elementi e piani diversi, in contrasto con la severa semplicità delle superfici interne.


A differenza dell'ampia diffusione della formula chartiana, il tipo di Bourges trova solo un seguito limitato e in aree periferiche rispetto al nucleo di formazione principale dell'architettura gotica.

La filiazione più significativa è il coro a doppio ambulacro della Cattedrale di Le Mans. Da Bourges deriva il sistema con arcate altissime dietro le quali si proietta la parete della navatella interna, a tre piani, con archi, triforio e finestre; ma sopra le arcate non ripete, come a Bourges, lo stesso schema, e presenta, dietro una leggera balaustra traforata, solo un unico ordine di finestre, alte fino alla sommità delle volte. Da Chartres riprende il vivace motivo delle cappelle del coro, che sporgono ben oltre il limite dei contrafforti (rispetto al modello le cappelle sono accresciute nel numero e nella profondità, con un nuovissimo effetto di espamsione centrifuga, al quale concorre la disposizione degli archi rampanti che raggiungono un'altezza straordinaria e che tra il primo e il secondo ambulacro si biforcano).



Il "rayonnant": 1225-1275

Il maestro di Saint-Denis

Il primo edificio nel quale le nuove concezioni figurali, suggerite da Amiens, trovano forma, viene indicato nella ricostruzione dell'abbaziale di Saint-Denis. Il nuovo tipo di pilastro è costituito da un nucleo cruciforme allungato, fasciato da una fitta serie di colonnette, che trasformano la struttura plastica dei sostegni in un immenso gioco puramente grafico: l'intero disegno della navata si riassume ormai in un intreccio di linee sottili. Anche più importante è il nuovo disegno del triforio e delle finestre, uniti come ad Amiens in un unico, enorme pannello. L'idea di trasformare la parete superiore in una superficie luminosa ebbe un immediato successo, ma la decisione di illuminare il triforio impose la rinuncia ai consueti tetti spioventi delle navate laterali, con il ricorso a soluzioni artificiose (qui si risolse con una copertura piana). La pianta ha coro deambulato su cui si aprono nove cappelle a raggio, l'una accanto all'altra, senza divisioni illuminate da vetrate molto basse e articolate su tutta l'abside. L'architetto contrappose all'effetto di filigrana della navata un trattamento più semplice dei volumi esteriori, cadenzati da robusti contrafforti e caratterizzati da larghe superfici murarie. La facciata, di struttura massiccia, col frontone merlato a mo' di castello, è divisa verticalmente mediante lesene in tre distinti blocchi. Tre porte fortemente strombate immattono all'interno; quella mediana, più alta delle altre, è sovrastata da una finestra affiancata da archeggiature che poi continuano, a livello più basso, sui lati.



Parigi

A Parigi, grande centro di rielaborazione del linguaggio rayonnant, verso la metà del XIII secolo, si costruì la Saint-Chapelle, per ospitare la corona di spine ed altre reliquie. In quanto cappella privata di palazzo,  si eleva alla quota degli appartamenti residenziali, ma ha un succorpo (cappella inferiore) aperto al culto. Qui la limitata altezza (6,60 m) ha costretto a dividere il vano in tre navate, per dare spazio alle volte, che comunque restano impostate su archi ribasati, e quindi molto spingenti; il problema statico che ne deriva è stato risolto con archi rampanti interni, disegnati come un traforo, che collegano la volta centrale ai contrafforti perimetrali. L'effetto di leggerezza del vano superiore, esaltato dal confronto con il succorpo, è reso possibile sia dalla solidità dei contraforti esterni, sia dal ricorso ad artifici tecnici (catene metalliche annegate nella muratura o rese indistinguibili tra le armature delle enormi vetrate, tiranti collocati al di sopra delle volte, grappe di ferro che legano i conci di pietra).





Verso il tardogotico: 1275-1300

Il nuovo senso dello spazio: Catalogna e Francia meridionale

La tendenza è quella di configurare il vano dell'edificio come spazio unitario. Il contributo degli ordini mendicanti fu senza dubbio decisivo: i frati adottano schemi semplici, svincolati da formule stabilite, spesso mediati dall'edilizia non chiesastica.

Nelle nuove costruzioni si rinuncia alla successione serrata degli spazi ed alla chiara individuazione della campata, come elemento ripetitivo che produce l'illusione dell'infinito, alla base della concezione spaziale altogotica, adottando preferibilmente la tipologia a nave unica o riducendo il numero dei pilastri e degli elementi divisori, in modo da ottenere la massima unità dei volumi interni, ricondotti ad una forma semplice definita da superfci murarie. Le superfici murarie si propongono come limite, ma o dissolvono nel colore la propria consistenza materica o traducono il paino perimetrale, mediante nicchie e cappelle, in superficie vibrante e ombrosa. Si avevrte un disinteresse verso il tema della struttura portante: i pilastri si semplificano e sono privi delle articolazioni finalizzate ad acogliere archivolti e nervature delle volte, che fuoriescono direttamente dal corpo del sostegno verticale.


Nella Cattedrale di Sainte-Cécile di Albi, a navata unica e senza transetto, per una totale unificazione spaziale, vennero adottate un tipo di cappelle con soprastanti tribune realizzate tra i muri divisori (che perciò consentono di assorbire la spinta delle volte, senza ricorso a visibili archi rampanti): i doppi vani laterali si affacciano sull'enorme navata unica, senza transetto. All'esterno la Cattedrale, serrata e compatta, alta su un basamento quasi privo di aperture, cinta da un camminamento di ronda continuo, sormontata dalla poderosa torre di facciata, produce l'effetto di una fortezza. L'altezza dell'edificio è accentuata dall'ininterrotta sequenza di semicolonne che accompagnano esternamente le fiancate e l'abside e che sono, in realtà, le sezioni esterne, arrotondate, dei contrafforti incorporati nei muri perimetrali, fungenti all'interno da elementi divisori delle cappelle.



Il tardogotico nel pieno Quatrocento e nel Cinquecento

La chiesa di Saint-Etienne-du-Mont di Parigi è un vero e proprio palinsesto stilistico. Ciò è ben evidenziato sul fronte con il susseguirsi verso l'alto di tre diversi prospetti: al primo livello uno schema a prospetto templare classicistico con semicolonne di ordine rustico, capitelli compositi, trabeazione e frontone triangolare (il tutto arricchito con decorazioni scultoree); la secondo livello la parte terminale di una chiesa manieristica (con frontone incurvato e trabeazione spezzata da un rosone medioevalistico); infine una terminazione cuspidata in cui si inserisce una finestra con timpano curvilineo spezzato. Sui fianchi sono in vista le strutture che contraffortano le volte della navata principale. L'interno presenta soluzioni ancor più sorprendenti: a tre navate, con transetto, coro e deambulatorio, la navata principale è interrotta da un altissimo e scenografico jubé. Riccamente decorato il piano superiore, a galleria con balaustra, è raggiungibile con due altrettanto scenografiche scale a vista precedute da portali rinascimentali. Lungo la navata principale le alte colonne cilindriche sono collegate fra loro da una galleria a balaustra sopra le arcate.





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