- INDICE -
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L' ARCHITETTURA HIGH TECH
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pag. 2
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NORMAN FOSTER
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pag. 2
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OPERE REALIZZATE
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Hong Kong Bank
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pag. 3
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Grattacielo sede della Commerzbank
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pag. 3
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30 St. Mary Axe
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pag. 4
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Hearst Headquarters
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pag. 4
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Reichstag
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pag. 5
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British Library
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pag. 5
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Carrè d'Art
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pag. 5
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Sainsbury Centre for
Visual Arts
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pag. 6
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American Air Museum
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pag. 6
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Facoltà di legge
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pag. 7
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McLaren Technology Centre
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pag. 7
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Stansted Airport
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pag. 7
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Aeroporto Internazionale di Honk Kong
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pag. 8
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Metropolitana di Bilbao
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pag. 8
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Millenium Bridge
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pag. 8
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PROGETTI DA REALIZZARE
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Moscow City Tower
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pag. 9
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Stazione dell'Alta Velocità a Firenze
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pag. 9
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CONCLUSIONI
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pag. 10
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BIBLIOGRAFIA
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pag. 11
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L' ARCHITETTURA HIGH-TECH
Quando nella metà del 1700 in Francia venne
aperta l'école Polytechnique, che comprendeva l' cole
des ponts et chaussèes, si ebbe per la prima volta una scissione tra la
tecnica e l'arte, tra l'ingegneria e l'architettura. Questa scissione divenne
sempre più netta con l'avanzare dell'industrializzazione dando vita ad
un'atmosfera eclettica fin quando, a metà del 1800, il ferro poi la ghisa e
l'acciaio fecero la loro apparizione nelle grandi esposizioni.
"L'umanità deve creare
un'architettura totalmente nuova nata dal suo tempo, proprio nel momento in cui
si impiegano i nuovi sistemi creati dall'industria appena nata."
Con il Palazzo di Cristallo, costruito da
Joseph Paxton in occasione dell'esposizione di Londra del 1851, e con la Biblioteca Nazionale
a Parigi, costruita da Henri Labruste nel 1858, si ha una prima riunificazione
tra Architettura e Ingegneria grazie all'utilizzo del ferro e della ghisa. Per
la prima volta infatti gli elementi costruttivi non sono più nascosti
all'interno delle mura, ma sono essi stessi oggetto di espressione. Questo
legame venne però presto logorato, in particolare dall'Esposizione Univesale di
Chicago del 1893, che diede inizio a un lungo periodo di architettura neoclassica.
Ci volle quasi un secolo per riuscire a unificare nuovamente queste due discipline,
e ciò avvenne con la nascita dell'architettura high-tech, rappresentata dal Centre Pompidou, o Beaubourg,
costruito a Parigi da Renzo Piano e Richard Rogers nel 1971. Questo edificio
inquadra perfettamente le caratteristiche del nuovo linguaggio che è tutt'oggi
in pieno sviluppo; impianti e tecnologia sono stati utilizzati per comunicare
sia nel senso teorico che pratico del termine. L' high-tech ha così avviato un processo di esteriorizzazione di ciò
che generalmente aveva costituito la parte nascosta di una architettura; la
facciata dell'edificio è concepita come una membrana più o meno trasparente,
interagente con l'esterno, e luce e materia sono da considerare elementi
fondamentali in fase progettuale. Un'importante peculiarità dell'architettura high-tech è quindi la trasparenza
dell'involucro; nell'approccio tecnologico, infatti, si ritiene necessario
mostrare con chiarezza l'organizzazione costruttiva seguendo il concetto:
"è high-tech se si vede". Con
gli ulteriori sviluppi tecnologici degli ultimi anni, e quindi con
l'introduzione di sofisticati sistemi "intelligenti" supportati da tecnologie
eco-sostenibili, si sono notevolmente amplificate le possibilità di ricorrere
in architettura a integrazioni di tipo altamente tecnologico. Così con l'high-tech si abbandona uno dei principi che
caratterizza gli inizi dell'industrializzazione, secondo cui la produzione
meccanica rende gli edifici più economici
Molti progettisti, come
Norman Foster, Renzo Piano, Richard Rogers, Thomas Herzog, Françoise-Helene
Jourda e Gilles Perraudin hanno dato vita all'associazione "Read" per
riflettere sull'utilizzo delle energie rinnovabili in architettura.
Ufficialmente riconosciuta nel 1993, dopo la Conferenza
internazionale di Firenze sull'energia solare nell'architettura e
nell'urbanistica, questa associazione ha ricevuto il sostegno della Comunità
Europea. I simboli dell'eco-tech sono
la torre della Commerzbank a Francoforte sul Meno e la cupola del Parlamento
tedesco a Berlino nel rinnovato Reichstag, entrambi progetti di Norman Foster.
NORMAN FOSTER
Norman Foster nasce a Manchester (Gran Bretagna) nel
1935; studia architettura e urbanistica alla Manchester University, laureandosi
nel 1961. Nello stesso anno in cui si laurea, vince una borsa di studio della Henry
Fellowship che gli consente di ottene 757j97h re un Master in Architettura presso la Yale University
(USA), dove consegue il Master's Degree e incontra Richard Rogers, al tempo
studente, anch'egli destinato a diventare un importante protagonista
dell'architettura contemporanea e della corrente High-Tech. Foster e Rogers
avviano uno studio insieme a Sue Rogers e Wendy Foster, con il nome di Team 4 in Inghilterra nel 1963.
Insieme progettano alcuni edifici residenziali e industriali, tra cui la Reliance Controls
Factory a Swindon (Gran Bretagna 1967). Nel 1967, Norman e Wendy Foster
costituiscono lo studio Foster Associates, oggi Foster and Partners, con circa 500
dipendenti, sede a Londra e uffici a Berlino, Francoforte, Parigi, Hong Kong,
Singapore, Tokyo. Dall'inizio dell'attività, lo studio ha ricevuto più di 220
premi e riconoscimenti e ha vinto 50 concorsi nazionali e internazionali,
divenendo il punto focale di un'organizzazione responsabile di progetti in ogni
parte del mondo. Foster & Partners è, infatti, uno studio internazionale di
design e di architettura, condotto da Lord Norman Foster e da cinque soci:
Spencer de Grey, David Nelson, Ken Shuttleworth, Graham Phillips e Barry Cooke.
Si occupa soprattutto di pianificazione per le città, progettazione delle
costruzioni, interior design, design, grafici e mostre. Come urbanista, Forster
si è occupato dei piani regolatori di King's Cross (Greenwich, Londra), Nimes,
Cannes, Berlino, Duisburg, Rotterdam. E' stato insignito, nel 1983, della
Medaglia d'Oro Reale per l'Architettura dalla RIBA, nel 1991 della Medaglia
d'Oro dall'Accademia di Francia e nel 1994 della Medaglia d'Oro dell'AIA. Nel
1990 è nominato baronetto. Nel 1999 è diventato il ventunesimo vincitore del
Premio Pritzker per l'Architettura (tra le motivazioni per l'assegnazione del
Premio, la giuria ha sottolineato il suo impegno nella difesa dell'ambiente) e
nello stesso anno ha avuto l'onore di essere insignito da Sua Maestà Britannica
del titolo di Lord.
OPERE REALIZZATE
Quando nel 1978 vinse il
concorso per la ricostruzione della vecchia sede della Hong Kong & Shanghai
Bank (oggi Hong Kong Bank), Foster era agli inizi della sua carriera: non
aveva mai progettato una banca, non aveva mai realizzato un grattacielo e non aveva
mai lavorato a Hong Kong; nonostante questo, realizzò uno dei più originali,
provocatori e costosi grattacieli mai costruiti fino ad allora, dando un
fondamentale impulso alla nascita dell'architettura high-tech. Il progetto non era semplice perché condizione tassativa
del concorso era quella di mantenere in funzione la vecchia sede mentre si
costruiva, sulla stessa area, quella nuova. Foster e i suoi collaboratori
studiarono perciò un sistema di "ristrutturazione progressiva" che prevedeva di
costruire una nuova struttura sopra il complesso precedente e poi,
eventualmente, di espanderla verso il basso sino a coprire l'intero lotto. Da
questa idea ingegnosa nacque un edificio che per certi versi assomigliava a una
serie di ponti sospesi l'uno sull'altro. La struttura portante principale è
costituita da otto 'antenne', disposte su due file di quattro elementi ognuna;
ogni antenna a sua volta è formata da quattro pilastri cilindrici in acciaio,
collegati da travi rettangolari; il tutto poggia su fondazioni spinte fino a
incontrare la vera roccia. Le antenne sono collegate, a intervalli regolari, da
caratteristiche travature reticolari 'a gruccia', alte due piani, così da formare
un'incastellatura stabile ma relativamente leggera; dalle travate a gruccia
pendono delle 'staffe' - cioè dei tubi d'acciaio a sezione circolare - a cui
sono sospese le solette dei vari piani; ogni soletta di piano è costituita da
due travi d'ambito fissate alle 'staffe' e collegate tra di loro da travetti,
reggenti un solaio formato da una lamiera grecata irrigidita da una caldana di 10 cm di calcestruzzo armato.
I servizi, le canalizzazioni e alcuni impianti, come quello dell'aria
condizionata, sono contenuti in moduli prefabbricati, posti sui lati della
torre. Nonostante il progetto iniziale si basasse proprio sulla flessibilità
costruttiva, con l'inconsueta idea di inglobare un vecchio edificio nel nuovo,
il consiglio di amministrazione scartò ogni ipotesi di mantenimento di questo
vecchio edificio; da questa decisione il piano terreno del complesso fu progettato
come una piazza coperta che si fonde con l'ambiente intorno, benché sia dotata
di vetrate a scomparsa per proteggerne l'interno durante i tifoni.
Forte identità plastica, attraverso una
complessa articolazione di volumi pieni alternati a grandi vuoti di particolare
suggestione, caratterizza invece il grattacielo
sede della Commerzbank (1991-1997), che si impone nello skyline di
Francoforte grazie a una matrice compositiva ottenuta attraverso blocchi
contrapposti di dodici piani ciascuno, saldamente ancorati al sistema di piloni
strutturali presente nei tre vertici dell'edificio. Ogni blocco dispone di propri
disimpegni verticali e il tutto è caratterizzato da una progressione di
giardini pensili, le cui essenze variano secondo l'orientamento dei tre lati e
delle diverse quote rispetto al piano strada. A esaltare la variegata
composizione concorre soprattutto l'impiego di pannellature di vetro laminato
che, oltre a fornire lucentezza all'edificio, hanno lo scopo di renderlo trasparente
ai radar, una specifica normativa delle autorità preposte alla sicurezza dei
trasporti aerei. Si è dunque fatta molta attenzione, oltre che alla
configurazione volumetrica, anche alle performance
della "pelle" dell'involucro architettonico, studiato per offrire un evoluto
sfruttamento delle energie naturali. Due strati sovrapposti, intervallati da
un'intercapedine aerata, assicurano un'adeguata protezione all'irraggiamento solare
e, grazie alla particolare inclinazione, fungono anche da barriere antivento e
impediscono il passaggio delle acque meteoriche. Il particolare sistema di
serramenti interni, realizzato con vetri termocamera, assicura un comfort di
grande qualità insieme a un notevole risparmio energetico: un valido contributo
per un'architettura sostenibile senza compromessi. Configurata come una torre
per uffici, la Commerzbank
è in realtà una struttura in cui convivono spazi privati e luoghi pubblici che
ben si inseriscono nell'immediato intorno. Il progetto, fra i vari aspetti
positivi, ha poi il merito di aver saputo ricostituire la continuità della
cortina stradale sul fronte della piazza storica antistante con una serie di
strutture di altezza analoga agli edifici esistenti, mentre il lato opposto è
caratterizzato da un'ampia gradinata che apre un varco verso l'entrata
principale e le varie funzioni di carattere commerciale, accolte all'interno della
base del complesso.
La questione del
risparmio energetico è un pensiero ricorrente in Foster e si trova in molte sue
opere, come ad esempio nell'edificio 30 St. Mary Axe (1997-2004); questo edificio
infatti è uno dei primi grattacieli eco-compatibili sorti nella Londra di
questi ultimi anni, grazie al notevole risparmio energetico sia nella concezione
progettuale che nella scelta dei materiali. La complessa configurazione della
sezione, concepita attraverso solette le cui superfici sono suddivise in
settori radiali, spiega come la rotazione a spirale dei piani crei un sistema
spaziale fortemente diversificato nella configurazione ed estremamente
funzionale per la circolazione dell'aria. Intercapedini in ogni piano, con sei
condotte, servono come sistema di ventilazione naturale per l'intero edificio
(anche se sono richiesti dei tagliafuoco ogni sei piani che interrompono i
"camini"). I condotti creano un gigantesco effetto di doppio vetro:
l'area è incanalata attraverso due strati di cristalli che isolano lo spazio
degli uffici all'interno. Le condotte estraggono l'aria calda dall'edificio
durante l'estate raffreddandolo, e lo riscaldano d'inverno usando un sistema di
condizionamento solare passivo. Inoltre, l'ampia superficie vetrata permette
alla luce solare di passare, rendendo l'ambiente di lavoro più piacevole e
mantenendo bassi i costi dell'illuminazione. L'edificio ha così un risparmio
energetico che gli consente di usare la metà dell'energia normalmente
necessaria per un grattacielo simile. Alto 40 piani, l'involucro architettonico
è composto da 5.500 pannelli di vetro triangolare a diamante, le cui dimensioni
variano a ogni livello. Nonostante la forma curvilinea, c'è solo un pezzo di
vetro curvato sull'edificio: una copertura a lente sulla sommità.
Sulla cima dell'edificio, al 40° piano, c'è un bar per gli affittuari e per i
loro ospiti, dove si può avere una ineguagliabile vista a 360° di Londra. Anche
se la maggior parte degli edifici ha alla sommità le ingombranti attrezzature
degli ascensori,
non era possibile usare questa soluzione per il 30 St. Mary Axe poiché al 40°
piano doveva trovarsi il bar. L' architetto risolse il problema facendo
raggiungere dall' ascensore principale solo il 34° piano, e poi inserendo un elevatore
a sollevamento dal basso verso il 39° piano. Una scalinata in marmo e un
ascensore per disabili permette l'accesso al bar della cupola.. Nonostante
l'aspetto inusuale, forma e funzione si integrano dando vita a una macchia
architettonica in grado di sopportare le sollecitazioni a cui è soggetta la
maggior parte degli edifici alti, la cui stabilità laterale è solitamente assicurata
da un pilone centrale, da una struttura perimetrale, o da una combinazione
delle due. Normalmente ciò significa che sono progettati per resistere ai venti
forti, ma sono troppo flessibili per garantire il comfort degli occupanti. Il
metodo principale per controllare le deviazioni del vento e per rendere la
struttura più stabile è aumentarne il peso con delle zavorre attive. Per questo
grattacielo è stato sviluppato un perimetro di strutture triangolari che
rendono l'edificio sufficientemente solido anche senza rinforzi extra e
contrappesi; inoltre la sua caratteristica forma a cono riduce le turbolenze intorno
ad esso.
Anche se nel caso della
Hong Kong Bank non fu apprezzato, l'dea di un unione tra "l'antico" e il moderno
fu portata avanti da Foster in altri progetti come nel caso del Hearst Headquarters (2000-2006), del Reichstag e della British Library; la nuova sede della Hearst Corporation
infatti si configura come un'ardita e sconcertante soprelevazione, di 40 piani,
di un edificio storico. L'International Magazine Building fu costruito tra il
1926 e il 1928 da Joseph Urban e dallo studio Gorge B. Post & Sons, per
William Hearst, uno dei maggiori editori americani, proprietario di una catena
di tabloid e riviste mensili ancor oggi pubblicate in tutto il mondo. L'intervento
realizzato da Foster svuota la costruzione esistente e riorganizza
l'accessibilità con due scale mobili che collegano l'atrio di ingresso, alla
quota della strada, con la quota principale della lobby, dove si trovano
caffetterie, auditorium e gli ascensori che servono gli uffici, ai piani
superiori della torre. Al momento della demolizione parziale della vecchia struttura,
furono conservati tutti i materiali con l'idea di riutilizzarli per il futuro
grattacielo. E così è stato. L'ossatura metallica della Hearst Tower è stata
infatti realizzata utilizzando ben l'85% di acciaio riciclato. La nuova
struttura si sviluppa su 46 piani per 182 metri di altezza e una superficie
complessiva di 67mila metri quadrati. La struttura triangolare delle travi in
acciaio, simile a quella del 30
St. Mary Axe che incornicia diagonalmente le grandi
porzioni di vetrata, disegna un modulo a forma di diamante. Non si tratta di
una mera scelta estetica. Le forme triangolari hanno infatti consentito un
risparmio di acciaio del 20% in meno rispetto alle quantità utilizzate per una
tradizionale struttura, pari a 2000 tonnellate di acciaio. La torre Hearst
consuma inoltre il 25% di energia in meno rispetto ai tradizionali grattacieli
newyorkesi. Un record in termini di risparmio energetico, che è stato premiato
con la certificazione LEED . Il vetro a bassa
emissione scelto per il rivestimento esterno consente la penetrazione della
luce naturale e protegge al tempo stesso l'edificio dall'eccessivo
riscaldamento. All'interno sono stati installati, su ogni piano, dei sensori
che regolano l'intensità della luce artificiale a seconda della quantità di luce
naturale che penetra dall'esterno. Il tetto del grattacielo è stato inoltre
progettato in modo che fosse in grado di raccogliere il 25% dell'acqua piovana.
Quest'ultima viene convogliata in una cisterna situata nel sottosuolo, in grado
di contenere fino a 53mila litri di acqua. Tale sistema consente di soddisfare
la metà del fabbisogno dell'intero edificio. La sua applicazione più
spettacolare trova spazio nell'atrio, dove una cascata di acqua riciclata di 8 metri umidifica
l'ambiente in inverno e lo rinfresca in estate.
Il progetto del Reichstag (1992-1999) nasce dalla
decisione di trasferire nuovamente il Parlamento tedesco nello storico edificio
costruito nel 1882, incendiato nel 1933
e parzialmente distrutto nel 1945.
Ha affermato Foster:
Ci trovammo di fronte un
edificio il cui simbolismo mutilato aveva poco significato per i Tedeschi
contemporanei. L'approccio più semplice sarebbe stato quello di sventrare il Reichstag
e inserire un moderno edificio al posto del tessuto esistente, risalente in parte
al XIX secolo e in parte agli anni '60. Ma più approfondivamo la conoscenza
dell'edificio, più ci rendevamo conto che la storia risuonava ancora in modo
potente al suo interno e che non potevamo eliminarlo.
La ricostruzione è stata
effettuata svuotando completamente il palazzo, come nel caso della Hearst Headquarters,
mantenendo solo i muri esterni, reintegrando le aperture, seguendo gli
allineamenti assiali delle finestre e dell'ingresso e facendo emergere la
struttura originale, avendo chiara la lettura dell'impianto del vecchio
Reichstag. Il vetro è stato usato estesamente: all'interno delle voluminose
masse preesistenti, la nuova costruzione è trasparente e tutte le relative
attività sono a vista. La complessità del progetto è ulteriormente sottolineata
dalla volontà di effettuare correzioni ambientali a posteriori. Ciò significava
disegnare un edificio che risultasse pienamente sufficiente e presentasse
qualità ambientali interne, come l'autoproduzione di calore ed energia e la
riduzione delle emissioni di combustione. La nuova cupola, caratteristica
peculiare dell'edificio, in acciaio e vetro, sorregge due rampe che salgono fino a un livello panoramico
senza mai incontrarsi; concepita come una "lanterna" nel vero senso del termine,
è il punto di partenza della ristrutturazione interna e apre il volume alla
luce naturale e agli sguardi esterni, ponendosi come una componente essenziale
di risparmio energetico e di illuminazione.
Il concorso per la
conversione dell'edificio della British
Library fu vinto da Foster nel 1993 con un progetto del valore di 150
milioni di dollari finanziato con i fondi della lotteria nazionale. Il British
Museum in origine presentava un cortile aperto al centro; tuttavia ben presto
l'espansione della collezione della biblioteca richiese aree supplementari di
magazzino e una sala per i lettori, quindi fra il 1854 e il 1857 si edificò uno
stabile circolare. L'opera di Foster, spesso volta a integrare realizzazioni architettoniche
innovative in aree inalterabili per la loro valenza storica (è suo, ad esempio,
il Carré d'Art, il moderno edificio che ospita la Biblioteca di Nîmes), ha
qui prodotto un risultato che pare mettere d'accordo architetti e pubblico. La Sala di lettura, perfettamente
conservata nella sua struttura, è stata inglobata nel ripristino della Grande Corte,
un grande cortile quadrato posto al centro del museo e rimasto inaccessibile al
pubblico per ben 150 anni. La
Sala è integrata negli altri spazi del Museo con una serie di
passerelle e scalinate esterne e si trova sotto una grandiosa cupola di acciaio
che sostiene 1.656 pannelli di vetro, tutti diversi per forma e dimensione; attualmente
è la più grande piazza coperta d'Europa Gli spazi della biblioteca, con il loro
carico di suggestioni storiche e simboliche, sono divenuti un oggetto
architettonico a sé stante, ma allo stesso tempo sono stati riempiti di una nuova
funzionalità legata all'entertainment.
Quest'area del museo ospiterà, infatti, bookshops e
ristoranti, oltre ad una serie di sale destinate a conferenze, spettacoli teatrali
e altre attività educative rivolte soprattutto ai visitatori più giovani.
Anche nel caso del Carrè d'Art (1984-1993), Foster mostra
come un edificio possa non solo far dialogare la moderna architettura con
quella classica ma anche essere un punto catalizzatore di incontro per la città;
il sito è posto a fianco al Maison Carre, un tempio romano perfettamente
mantenuto, e la sfida era quella di mettere in relazione l'antico al moderno ma
allo stesso tempo di creare un edificio che rappresentasse l'epoca attuale. In
questa mediateca c'è un'interazione tra 2 tipi di culture, quella delle arti
visive, e quella dell'informazione tecnologica. L'edificio è strutturato su 9
piani, di cui 5 sono interrati per mantenere un profilo basso che non si
scontri con gli edifici circostanti, e riprende la stessa serialità del tempio
classico che gli è di fronte, attraverso la creazione di un pronao e l'utilizzo
di linee rette, ma mantiene la sua modernità grazie, ad esempio, alla
leggerezza dei nuovi materiali della copertura che permettono la diffusione
della luce all'interno. Nei livelli più bassi alloggiano l'immagazzinaggio
dell'archivio e un cinematografo e i livelli superiori sono collegati da una
scala procedente in sequenza, collegante le gallerie protette dal
tetto-terrazzo che dà sulla nuova piazza pubblica. La creazione di questo
spazio urbano era una parte integrante del progetto. La geometria di questa
piazza segue la griglia romana di Nimes nella ricreazione delle vie; insieme a
questi interventi urbani, il Carrè d'Art mostra come un progetto di
costruzione, sostenuto da un'iniziativa politica dichiarata, può non solo ispirarsi
a un dialogo fra le architetture antiche e moderne ma può anche costituire un
catalizzatore potente per rinvigorire il tessuto sociale e fisico di una città.
Per quanto riguarda
l'ambito dei musei, però, l'opera più importante di Foster è senza dubbio il Sainsbury Centre for Visual Arts, realizzato
molti anni prima, nel 1974-1978. Sin dai tempi della donazione dei coniugi
Sainsbury alla University of East Anglia, i quali avevano l'intento di
realizzare un importante luogo di aggregazione oltre che a un centro di
attività artistica, l'edificio fu concepito come un grande ambiente nel quale
lo spazio dedicato alla tradizionale fruizione delle opere d'arte si integrasse
e interagisse con ambienti nei quali dare vita ad attività di vario tipo. L'edifico è strutturato come un grande volume
semplice in cui la copertura a doppio strato, composta da travi reticolari, si
piega andando a formare 2 lati del parallelepipedo; i restanti 2 lati sono
completamente vetrati così che il paesaggio
faccia da sfondo alla mostra e alle zone di ristoro. Lo spazio dedicato alla
galleria principale, grande abbastanza per contenere la straordinaria
collezione dei Sainsbury, è concepito per essere intimo e accogliente, tanto da
riprodurre l'atmosfera domestica della collocazione originale della collezione.
Ulteriori donazioni da parte dei coniugi permisero nel 1988 un ampliamento
dell'edificio sviluppato sotto terra così da far emergere ancora di più il
museo dalla collina. Nuovi negozi e caffetterie sono previste nell'ulteriore
intervento iniziato nel 2004.
L'American Air Museum di Duxford, vicino a Cambridge è stato
progettato con l'obiettivo di realizzare un edificio in grado di contenere una
collezione di aerei che va dalla seconda guerra mondiale a quella del Golfo. Il
problema progettuale affrontato da Foster si presentava di difficile approccio,
date le inusuali dimensioni degli oggetti: una collezione di 21 aerei tra cui
il famoso B-52, che presenta un'apertura alare di 62 m ed un'altezza di 16 m. Il risultato ottenuto è
estremamente interessante. Colpisce per la sua essenzialità e la purezza delle
forme e dei toni e, in breve, è un mirabile 'gioco' tra forma e tecnologia. La
forma è stata ottenuta a partire da una figura geometrica toroidale, con raggio
maggiore di 277m e raggio minore di 63m. La soluzione formale così ottenuta nasconde
le grandi dimensioni dell'edificio, specialmente se osservato da una certa distanza,
rendendo leggero ciò che sarebbe pesante, e proporzionato ciò che sarebbe enorme.
La facciata, totalmente smontabile per poter cambiare rapidamente le esposizioni,
consiste in un settore circolare di 63 m di raggio, 90 m di larghezza ed 18 m di altezza massima, ed ha
una modularità che camuffa i punti di riferimento e fa si che ci si accorga
delle sue dimensioni solamente quando si è nelle vicinanze. La copertura,
sormontata nella parte inferiore da uno strato d'erba, smaterializza
l'edificio, specialmente in alcune condizioni d'illuminazione, creando
l'illusione di un legame tra cielo e terra. Dal punto di vista costruttivo, la
facciata è composta da una struttura portante in acciaio alla quale è fissato
un reticolo in alluminio che contiene i vetri chiari da 19 mm di spessore. La
struttura portante è costituita da montanti formati da due piatti in acciaio da
25 mm di
spessore, distanziati ed uniti mediante bulloni. Il taglio dei montanti è
sagomato secondo il diagramma del momento flettente a cui sono sottoposti.
Essendo i montanti di altezza diversa, ognuno ha una propria sagomatura;
incernierati alla base, sono collegati fra loro da traversi di acciaio a
sezione tubolare a giunto rigido, a formare una struttura reticolare tipo
'Virendeel'. Alla sommità presentano un particolare sistema di fissaggio che
consente di assorbire movimenti della copertura fino a 20 cm sull'asse verticale e ±
5 su quello orizzontale. Il reticolo di alluminio consente l'alloggiamento dei vetri
e il loro bloccaggio alla struttura portante in acciaio. Le rilevanti
dimensioni della modularità (3 x 5,5
m) hanno richiesto particolari accorgimenti per
assorbire le diverse dilatazioni termiche dei vari materiali (acciaio,
alluminio, vetro) pur mantenendo i necessari requisiti di tenuta all'aria e
all'acqua. E' stato necessario progettare anche particolari attrezzature di
cantiere, in relazione alle dimensioni e
al peso delle vetrate (circa 800
kg cadauna). Particolare interesse riveste la vetrata
toroidale, con larghezza variabile da 3 m a 0,5 m, a chiusura dell'asola che taglia il
tetto dell'edificio e illumina la rampa interna. La realizzazione di questa
vetrata è stata possibile grazie alla progettazione mediante sofisticati programmi
di disegno tridimensionali.
Nel 1990 Foster vinse un
concorso a partecipazione limitata indetto dall'università di Cambridge per la
costruzione della nuova facoltà di legge
e dell'istituto di Criminologia, un luogo legato alle tradizioni, ma nello
stesso tempo proiettato verso il futuro. In un'area relativamente piccola,
Foster ha concepito due edifici a forma di L da costruire in due fasi per
rispondere alle esigenze dell'università. Situato nel Campus di Sidwick, il
complesso si trova di fronte alla facoltà di storia di James Stirling. Poiché
era di fondamentale importanza conservare la vegetazione esistente, il progetto
prevedeva edifici piuttosto bassi al fine di preservare gli alberi più
importanti. Gli edifici terminano con una forma a cuneo e tra di essi è
collocata un'area verde con, al centro, un antico acero. Nonostante il suo inserimento poco
invasivo nell'ambiente, il corpo dell'edificio ha una forte espressività che lo
ha trasformato in un punto di riferimento visivo del campus. Il complesso
comprende 5 auditori, stanze per i seminari, sale riunione, un'area con gli
uffici amministrativi e una vasta biblioteca, di circa 9000 mq, distribuita su
6 piani di cui 2 sotterranei. L'ingresso dall'angolo sud-est penetra nel volume
a forma di cuneo e sbocca in un'alta sala; questa dà accesso a tutti i piani ed
è illuminata dall'ampia apertura che corre attraverso le sale di riunione per
gli studenti. I servizi e gli uffici amministrativi sono situati nella facciata
sud, mentre la grande vetrata incurvata della facciata nord offre la veduta del
giardino. Dal punto di vista tecnico, per la facciata sono stati utilizzati
pannelli di vetro fissati con silicone strutturale, sostituiti da pannelli di acciaio
inossidabile sul tetto al fine di evitare l'eccesso di radiazioni solari. Per quanto
riguarda la struttura, i piani sono indipendenti dal tetto curvo, per il quale
è stato impiegato un reticolato triangolare tridimensionale. Gli ancoraggi
della facciata curva sono formati raggruppando a sei a sei le sbarre della
struttura metallica che sorregge la facciata. I pannelli di vetro sigillati sono
inseriti in cornici di alluminio industriale che sottolineano il modo in cui è
tagliata la facciata.
Il McLaren Technology Centre, progettato per ospitare il centro di
produzione, ricerca e servizi della casa automobilistica inglese impegnata nel
circuito della Formula 1, è localizzato in un'area di circa 50 ettari nella campagna
del Surrey. La planimetria del complesso rievoca il simbolo del Taoismo, con le
due spirali che disegnano i due principi opposti e complementari - yin e yang -
su cui si fonda l'ordine dell'universo. Nelle intenzioni dell'architetto il
richiamo alla religione orientale ha un carattere fondativo per la
rappresentazione dell'unità tra natura e architettura. Infatti, nel recinto
circolare che racchiude tutto il centro, da una parte troviamo un lago e
dall'altra un edificio che si eleva dal suolo di appena 11m. La caratteristica
linea curva che unisce le due parti è costituita da una grande parete vetrata,
affacciata sullo specchio d'acqua, sostenuta da una struttura quasi invisibile
realizzata con sottili lame triangolari di alluminio di 12 m, che assorbono i carichi orizzontali,
agganciate alle colonne interne attraverso una corona radiale; i carichi
verticali, invece, poggiano su una serie di cavi in acciaio a sezione ellittica
di 5 mm
dello stesso tipo di quelli utilizzati per le automobili da corsa. Il corridoio
lungo la parete vetrata distribuisce i percorsi all'interno dell'edificio, su
un doppio livello, verso una serie di "strade" che separano le gallerie, larghe
18 m,
dove trovano posto gli uffici e le linee di montaggio delle automobili. L'acqua del lago è
funzionale all'impianto di refrigerazione dell'edificio ed è spinta da una
serie di scambiatori di calore. In particolare, l'acqua serve a raffreddare
l'enorme ventilatore, di 4 m
di diametro, che immette l'aria all'interno della "galleria del vento", lunga 145 m, costruita sotto
l'edificio per studiare e mettere a punto l'aerodinamica dei veicoli.
Lo Stansted Airport sorge nel distretto dell'Uttlesford della regione
inglese dell'Essex a circa 48
km di distanza da Londra. E' un vasto aeroporto
passeggeri dotato di una singola pista e costituisce un centro di traffico
delle maggiori compagnie europee di voli low-cost. La struttura, continuamente
sottoposta ad ampliamenti, nasce dal piano approvato nel 1984 dal governo
britannico per espandere ulteriormente Stansted per arrivare a farle
supportare un traffico prima di 8, e poi di 15 milioni di passeggeri l'anno. La
costruzione del terminal attuale comincia nel 1986 per essere completata nel
1991. La progettazione del nuovo terminal all'aeroporto di Stansted è stata
influenzata da due fattori importanti. Il primo è stato costituito
dall'obiettivo di riconsiderare la configurazione dello stesso secondo le
caratteristiche dei primi aeroporti moderni; il secondo è il rapporto tra la
costruzione e i dintorni. L'atrio, con la sua planimetria quasi quadrata, è
completamente illuminato a giorno per mezzo di una rete regolare di punti luce,
che dal soffitto forniscono luce diffusa, riducendo notevolmente i carichi di
illuminazione. La struttura dello Stansted Airport consente il sostegno di un
tetto leggero che lascia entrare liberamente la luce anche nei giorni più
nuvolosi. L'edificio è
complessivamente molto ben isolato, e prelevando l'eccesso di aria calda dalle
zone più densamente frequentate dai passeggeri, l'aeroporto si autoriscalda per
gran parte del periodo invernale. Gli spostamenti dei viaggiatori attraverso la
costruzione sono estremamente semplici perchè Stansted non ha cambiamenti di
livello da cui derivino quei problemi di orientamento tipici della maggior
parte degli aeroporti attuali.
Il nuovo Aeroporto Internazionale di Honk Kong (1992-1998)
si trova sull'isola di Chek Lap Kok, appena fuori a nord dell'isola di Lantau ed
è uno di più grandi aeroporti del mondo. Sorge su un'isola artificiale a circa 35 km di distanza dal centro
di Hong Kong ottenuta attraverso lo sbancamento di due isole preesistenti e materiale aggiuntivo. Per collegare
l'aeroporto si è resa necessaria la realizzazione di imponenti infrastrutture,
fra cui una massicciata per un'autostrada e due linee di ferrovia urbana, un
grande ponte a funi di sospensione e un ponte sospeso. Quest'ultimo è stato concepito
per resistere a tifoni con raffiche di vento fino a 300 km/h. Completato nel
1998 come unica aerostazione di Hong Kong con l'obiettivo di poter gestire nel
2004 ottanta milioni di passeggeri l'anno (lo stesso numero degli aeroporti di
Heathrow a Londra e del JFK di New York insieme) rappresenta uno tra i più
ambiziosi progetti di costruzioni dei tempi moderni. Con un importante programma
di recupero, il picco dell'originaria isola montagnosa di 100 metri è stato ridotto
a 7 metri
sopra il livello del mare e l'isola è stata espansa per quattro volte la
relativa area d'origine. La costruzione del terminal realizza un concetto cui ha fatto da
apristrada l'esperienza dell'aeroporto di Stansted: essa è caratterizzata da un
tetto leggero, esente dalle installazioni di servizio, da un'illuminazione
naturale e dall'integrazione, sotto l'atrio principale, della movimentazione
bagagli. Con i suoi ampi spazi, immersi nella luce, esso forma uno spettacolare
ingresso alla città. Ugualmente importante per la chiarezza dello spazio è
l'accentuazione dei punti naturali di orientamento, sia all'interno della
costruzione che al di fuori di essa: i passeggeri in partenza si accorgono
della terra e dell'acqua e possono vedere il velivolo. Similmente, il tetto a
volta dell' aeroporto fornisce un costante punto di riferimento, sia che si
arrivi o si parta. La direzione delle volte rimane costante in tutta la costruzione,
senza riguardo ai sensi divergenti che i poli prendono; i passeggeri in
partenza attraversano il corridoio orientale (East Hall), il più grande shop
aeroportuale nel mondo; se un aeroporto su questa scala può essere pensato come
una città in microcosmo, allora questa è la piazza del suo mercato. La gente
può raggiungere l'aeroporto di Hong Kong sia con le principali arterie stradali
sia con i collegamenti ferroviari, i quali attraversano due nuovi ponticelli e
una strada rialzata per Lantau verso sud, arrivando così al Ground
Transportation Centre nel punto estremo del terminal. L'intero percorso fra la
città e l'aeroporto può essere completato in soli venti minuti. Secondo il
Guinness World Records, il Chek Lap Kok Airport è il progetto
aeroportuale più costoso al mondo. La sua costruzione è stata votata al
congresso di ConExpo del 1999, come uno dei 10 principali successi nelle
costruzioni del ventesimo secolo. E' durata sei anni ed è costata 20 miliardi
di dollari statunitensi. L'Aeroporto è stato votato dai viaggiatori come il
migliore aeroporto del mondo per cinque anni consecutivi, dal 2001 al 2005. Nel
2000, ha
inoltre vinto un premio come "aeroporto principale di Asia/Pacifico"
al "7th World Travel Awards".
Bilbao
è una città che ha sofferto non poco, dal punto di vista ambientale, per la
forte concentrazione di industrie sul suo territorio. Foster ha fatto in modo
che all'interno della metropolitana
il cittadino si sentisse davvero sotto terra, consapevole di trovarsi in un
luogo insolito. Non a caso, il tunnel è il tema principale del progetto utilizzando
strutture tipicamente ingegneristiche, ma con le finiture raffinate ed
estremamente curate caratteristiche delle sue opere. I tunnel, larghi 16 m e alti 8, sono concepiti
come un luogo di grande bellezza nel cuore della terra, e la sua forma organica
viene esaltata grazie all'uso dell'illuminazione. I materiali utilizzati sono
3: pannelli prefabbricati di cemento, acciaio inossidabile e vetro, in un'unica
tonalità. La ricerca della semplicità e la riduzione ai minimi termini degli
elementi di piccole dimensioni consente all'utente di avere una visione
complessiva dell'opera. Le tettoie alle imboccature della metropolitana,
realizzate in una struttura di vetro e acciaio inossidabile, riprendono il
simbolismo dell'intero progetto, creando uno spazio chiuso ma leggero e
trasparente che si trasforma in enormi lampioni che illuminano la città di
notte. La prima fase dell'esecuzione del progetto si concentrò
sull'eliminazione dei dislivelli, la ristrutturazione di alcune stazioni
preesistenti, la bonifica dei fiumi e il recupero delle rive dell'estuario e dei
passaggi sotto il fiume. L'opera più significativa è il tratto tra Elorrieta e
la città vecchia. In futuro la linea HL risolverà il problema del collegamento
di altri quartieri densamente popolati.
Nel
1996 Foster vinse il concorso per la costruzione del Millenium Bridge a Londra proponendo un elemento di collegamento
poco invasivo dal punto di vista ambientale, frutto della dialettica tra arte,
architettura e ingegneria. Il ponte è un simbolo della rinascita della zona
meridionale della città, con il Tate Modern e il Globe Theatre da un lato, e
della rivitalizzazione del nord, con la cattedrale di St. Paul dall'altro. Il
ponte ha una luce complessiva di 325
m, ed è il primo attraversamento pedonale del Tamigi
costruito nel centro di Londra da oltre un secolo. Sin dalle sue origini, esso
voleva essere uno spazio urbano dal quale ammirare la città. Tuttavia, a
partire dalla costruzione della Tate Modern è diventato uno dei luoghi più
vitali sul Tamigi, ed è vietato alla circolazione automobilistica. Il progetto
adotta una concezione modulare, reiterando gruppi di moduli al fine di
facilitare la costruzione e di semplificarne la manutenzione. L'uso di cavi ha
permesso di alleggerire il peso della struttura; l'impalcato in alluminio,
largo 4 m,
è fiancheggiato da ringhiere di acciaio inossidabile e sostenuto da cavi che si
fermano a metà altezza per non ostacolare la veduta della città.
PROGETTI DA REALIZZARE
Norman Foster si
appresta ora a costruire il grattacielo più alto d'Europa, la Moscow
City Tower, centinaia
di metri più alta del Cremlino. Il progetto è stato approvato dal sindaco di
Mosca ma i lavori non sono ancora partiti e la data di inaugurazione è imprecisabile.
I 118 piani dell'edificio, progettato da Foster per ospitare 25 mila persone,
disterà cinque chilometri e mezzo dalla Piazza Rossa, ma sarà ben connesso al
metrò e dotato di un ampio parcheggio sotterraneo. Se la torre di Calatrava a
Malmoe si attorciglia creando qualche problema, questa - che sarà a uso misto,
uffici e residenza - si stringe andando verso l'alto come una ziggurat del XXI
secolo. La struttura in acciaio rinforzato con colonne in calcestruzzo viene
definita dal progettista una architettura sostenibile, ovvero compatibile con
l'ambiente. Struttura geometrica, materiali, tagli sono stati studiati per
riciclare energia tutto l'anno; i pavimenti sono lastre fra le più leggere al
mondo per facilitare la ventilazione e la presa di luce, e un particolare
sistema, dato anche dalla forma piramidale, raccoglie dall'alto pioggia e neve e
le fa confluire in una struttura che le depura e ricicla per il 30%. Sarà una
città, con hotel, boutique, luoghi di svago all'interno (come già nei
grattacieli di Dubai) e abitazioni con giardini privati a ogni piano (un po'
come la Trump Tower
a New York), perché percorsa da una colonna verticale tutta formata da giardini
d'inverno. In sommità avrà un belvedere pubblico. Una città verticale, come nel
sogno di tanti architetti-utopisti, dai futuristi alla Sant'Elia ai maestri
dell'International style. A piano terra, l'ingresso si appoggia in una piramide
capovolta che ospita una vasta superficie per la vendita al dettaglio e una
pista pubblica di pattinaggio sul ghiaccio. Il volume triangolare della torre è
scavato nei tre lati per creare bracci indipendenti con sottili piani. Questo
distinto diagramma massimizza la penetrazione della luce del sole e la vista,
fornendo uffici larghi, funzionali, flessibili. I piani più alti che contengono
la zona residenziale e l'hotel sono concepiti come unità modulari che possono
essere configurate individualmente. Gli appartamenti possono essere a doppia o
tripla altezza.
La stazione dell'Alta Velocità sarà la prima grande opera di
architettura realizzata a Firenze
dopo molti anni e segnerà l'ingresso nel capoluogo toscano della più importante
infrastruttura pubblica oggi in costruzione in Italia. La stazione costerà
circa 240 milioni di Euro, si svilupperà su una superficie di oltre 45.000 mq
ed è destinata a diventare il principale nodo di interscambio cittadino; mediante
una nuova linea tramviaria e i treni metropolitani di superficie, sarà connessa
all'attuale stazione di Santa Maria Novella e al centro storico. L'architetto
Foster ha risposto alle impegnative domande poste dal luogo e dal programma del
concorso con una stazione funzionalmente perfetta, sintetizzandone l'immagine
in una grande copertura vetrata sorretta da un'esile struttura in acciaio, che
riporta alla memoria la tradizione delle imponenti gallerie dei treni,
sicuramente tra i più begli esempi di architettura ereditati dall'Ottocento. Ma
la copertura di Foster ha contenuti nuovi, attraverso lo studio di un sistema
multilayer dove ciascuna componente assolve a funzioni diverse; la copertura è
articolata in diaframmi, la cui struttura variabile garantisce il controllo
ambientale e acustico, l'illuminazione naturale, il ricambio dell'aria e
l'evacuazione dei fumi. Qui come nei suoi più recenti edifici, Foster ha
adottato soluzioni tecnologiche che fanno ricorso a risorse rinnovabili,
riducono il fabbisogno di energia e l'emissione di sostanze inquinanti. Quella
di Firenze è una tipologia di stazione completamente nuova per l'Italia; si
tratta infatti di una stazione a distribuzione verticale, più simile a una
grande fermata della metropolitana che a una stazione ferroviaria. Il progetto
affronta il tema della nuova tipologia aprendo lo spazio interno della stazione
a tutta altezza, rendendo così visibili i treni e le banchine fin dalla
superficie, facilitando l'orientamento e con esso il migliore utilizzo delle
diverse funzioni ospitate nella stazione. Dai treni, mediante scale mobili e
tapis-roulants inclinati, attraverso percorsi segnati da diverse gradazioni di
luce naturale e artificiale, i viaggiatori potranno passare nel massimo comfort
dal piano delle banchine, ubicato a quasi 25 metri sotto il livello
della città, al piano terra, dove sono concentrati tutti i servizi di stazione
- biglietterie, negozi, ristoranti, agenzie di viaggio - e le uscite verso il
terminal degli autobus, la fermata del tram, i taxi, i parcheggi e la fermata
dei treni regionali. Il progetto consegna a Firenze una grande opera
architettonica funzionale e moderna, a servizio non solo dell'utenza
ferroviaria ma della città, per la quale fornisce anche importanti indicazioni
progettuali per la riqualificazione dell'intera area degli ex Macelli, da viale
Belfiore a via Circondaria.
CONCLUSIONE
Da tutte le opere descritte in precedenza
appare chiaro quanto l'operato di Foster sia incentrato sulla tecnologia, non
solo dal punto di vista strutturale ma anche e soprattutto dal punto di vista
espressivo, in pieno accordo con l'ideologia high-tech. Indifferentemente dal tipo di edificio costruito, egli
fa ricorso a volumi semplici (esempi lampanti sono il Sainsbury Centre for
Visual Arts e il 30 St.
Mary Axe); difficilmente nelle sue opere si trova una composizione di forme
come nel caso dell'edificio decostruttivista Rosental Centre for Contemporary
Art di Zaha Hadid, o una fluidità delle superfici come in quelli espressionisti
di Frank Owen Ghery. Negli edifici di Foster il compito dell'espressione è affidato
alla struttura, non più nascosta e in secondo piano ma resa visibile attraverso
la trasparenza dell'involucro. Non è certo se inizialmente siano state le
grandi superfici vetrate e le potenzialità dell' high-tech a dare a Foster
l'idea di un'architettura eco-sostenibile o se viceversa la scelta legata
all'ecologia abbia imposto una trasparenza dell'involucro in accordo con le
ideologie high-tech, ma certamente è grazie alla combinazione di questi due
aspetti che Foster ha da sempre costruito nel pieno rispetto dell'ambiente e
del risparmio energetico, indipendentemente da forma, funzione o dimensione
dell'edificio proposto, ancor prima che il tema fosse di così grande attualità.
Bibliografia
essenziale:
Atlante di
Architettura Contemporanea, Edizioni Gribaudo, 2003
Architettura Oggi, Francisco Asensio, Electa,
2006
Grattacieli, David Bennett,
De Agostini, 1996
Arc Vision, n°12 anno
2005; n°13 anno 2005
Casabella, n°749 anno
2006
https://www.fosterandpartners.com
https://www.archimagazine.com
Per
un elenco aggiornato delle opere visitare il sito:
https://www.fosterandpartners.com/Projects/Chronological/Default.aspx