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Seminario sulle "Due nutrici volgari di Dante" del 16/11/2005

letteratura italiana



Seminario sulle "Due nutrici volgari di Dante" del 16/11/2005


Il De Vulgari Eloquentia 424i82e è fondamentale per la conoscenza di Dante e del suo pensiero.

Petrocchi, Contini e Baldelli sono stati fondamentali per lo studio del poeta fiorentino poiché hanno evidenziato la necessità di studiare l'opera reinserendola nel tempo durante il quale è stata redatta.

Nel De Vulgari Eloquentia 424i82e Dante suddivide le sue riflessioni linguistiche dalle considerazioni di tipo stilistico che argomenta portando ad esempio il componimento "Donne che avete intelletto d'amore" (Cap. XIX della Vita Nuova

Baldelli sottolinea l'importanza della cerchia dei letterati fiorentini degli anni 1260-1280, la generazione precedente a Dante, in quanto influenzati dalla poesia provenzale e da quella della scuola siciliana presso la corte di Federico II già attiva tra il 1230 e il 1250. La cerchia dei fiorentini arricchirà il lessico dantesco di provenzalismi e di sicilianismi che confluiranno nelle sue prime opere e poi nella Commedia.



La prima influenza poetica sarà quella che Dante percepirà attraverso la lettura delle poesia di Guittone D'Arezzo, del quale però non condividerà mai la ricerca formale estremamente complessa e difficile da interpretare.

Secondo Baldelli l'importanza di Brunetto Latini nella formazione giovanile di Dante concerne nell'insegnamento dell'ars retorica (anche attraverso la lettura del suo "Tesoretto"), intesa non come abbellimento del testo finalizzato al convincimento, ma per aumentare, tramite le figure retoriche, il significato del testo.

Baldelli riconosce nella formazione dantesca due linee fondamentali che definisce "le due nutrici volgari di Dante":

Quella stilnovistica

Quella realista che risale alla poetica di Rustico di Filippo, letterato appartenente alla cerchia fiorentina degli anni 1260-1280, che compose rime di irrisione e caricaturali dal realismo vivace e spregiudicato. La linea realista si esprime in primis in Dante con la "Tenzone con Forese Donati".

Nel De Vulgari Eloquentia l'autore parla solo della prima nutrice tralasciando la seconda che però è già presente nelle Rime ed in particolare nelle Petrose; nel trattato caratterizza la linea stilnovistica attraverso alcuni fattori che fanno dello stile poetico un nuovo stile:

Profondità di pensiero;

Magnificenza di versi;

Elevatezza di costrutti (e quindi di sintassi)

Lessico che deve essere adeguato e quindi stilnovista, diventando così un codice, un insieme di termini tecnici, riferito alla cerchia fiorentina che esprime una precisa ricerca di eccellenza dei vocaboli.


Tra Dante e Cavalcanti, già prima dello Stilnovismo, si forma un'idea differente, infatti Cavalcanti non segue Dante nell'attribuzione metafisica e teologica alla donna.

La conclusione della Vita Nuova ci fa capire che Dante era già fuori dallo Stilnovismo e che ricompare nella Commedia non più come poetica totalizzante, bensì come strumento stilistico come vediamo nel Canto V dell'Inferno della Commedia, nel quale Dante fa parlare Francesca con un linguaggio stilnovista.





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