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DEWEY JOHN - LO STRUMENTALISMO

pedagogia



DEWEY JOHN

Dewey John, filosofo e pedagogista statunitense. Sviluppò i presupposti del pragmatismo in una prospettiva originale, da lui denominata "strumentalismo".

Dopo aver insegnato nella scuola media superiore, conseguì il dottorato di filosofia presso l'università 252b16c di Baltimora, dove si dedicò allo studio del pensiero di Hegel. In seguito, si allontanò e approfondi i temi del pragmatismo. Dal 1894 insegno filosofia all'università di Chicago, dove rimase fino al pensionamento nel 1929.

Le sue numerose opere spaziano dal campo della psicologia a quello della pedagogia, dalla logica ai problemi della religione, dall'etica all'estetica. Si ricordano le principali: il mio credo pedagogico (1897), come pensiamo (1910), democrazia e educazione (1916), la ricerca della certezza (1929), etica (1908), arte come esperienza (1934), logica, teoria dell'indagine (1938) ed esperienza e educazione (1938). Ancora a novantenni, nel 1948, Dewey pubblicò Conoscenza e transazione.

LO STRUMENTALISMO

Dewey muove dall'esigenza di conseguire un punto di vista globale per la comprensione tanto della natura quanto del comportamento umano. Da un lato egli risente dell'influsso del pensiero di Hegel, che lo porta a considerare l'azione dell'uomo non isolatamente, ma nel suo contesto sociale e storico, dall'altro egli si ispira all'evoluzionismo biologico di Darwin. Da quest'ultimo Dewey riprende la concezione di una relazione fra organismo e ambiente. La conoscenza appare in questo modo come una risposta al presentarsi di situazioni problematiche, quali nascono nel contesto del rapporto pratico dell'uomo con il mondo. A questa concezione si collega un concetto nuovo di esperienza, non più limitato; l'esperienza comprende ora "ciò che gli uomini fanno e soffrono, ciò che ricercano, amano,credono e sopportano, e anche il modo in cui gli uomini agiscono e subiscono l'azione esterna, il modo in cui essi operano e soffrono, desiderano e godono, vedono, credono, immaginano".



ETICA ED ESTETICA

Sul piano etico Dewey afferma l'esigenza di superare la contrapposizione, fra ragione da un lato e istinto e abitudine dall'altro. Anche le abitudini concorrono infatti all'azione morale, intesa come frutto di una scelta razionale e volontaria.

Inoltre Dewey teorizza il carattere inscindibile del legame che sussiste fra mezzi e fini dell'azione.    Si tratta di una concezione che comporta il rifiuto di ogni dottrina che asserisca che "Il fine giustifica i mezzi", giustificando così anche azioni moralmente spregevoli.

Oltre che nell'etica, anche nell'estetica si realizza una compenetrazione tra fini e mezzi, nel senso di una convergenza dell'utile con il bello all'interno di un'attività, l'arte, che è anch'essa una forma dell'interazione dell'uomo con l'ambiente.

PEDAGOGIA

Laddove la pedagogia tradizionale era essenzialmente nozionistica e mnemonica, quella teorizzata da Dewey è fondata, coerentemente con le sue concezioni generali, sul carattere attivo dell'educazione e sul riconoscimento della sua rilevanza sociale. Ne nasce il programma di una "scuola attiva", che fa leva sugli interessi del fanciullo e lo educa senza trascurarli, che inoltre unifica  gioco e lavoro, sollecitando nell'alunno la verifica dei propri errori.

DEMOCRAZIA

Dewey è un convinto sostenitore della superiorità della democrazia su ogni altra forma di organizzazione sociale e politica: solo la democrazia garantisce pienamente la piena libertà di discussione, la partecipazione di tutti i cittadini alla formazione dei valori, delle regole e delle decisioni.






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