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Politica Nazista negli anni '40

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Politica Nazista negli anni '40


Nel luglio 1941 il numero due del Reich, Hermann Göring, inviò una direttiva al capo dei servizi di sicurezza, Reinhard Heydrich, incaricandolo di organizzare una "soluzione finale" della question 646h75g e ebraica in tutta l'Europa occupata o controllata dalla Germania. A partire dal settembre 1941 gli ebrei tedeschi furono costretti a portare ben visibile, cucita sugli indumenti o su una fascia da tenere al braccio, una stella gialla; nei mesi seguenti decine di migliaia di ebrei furono deportate nei ghetti in Polonia e nelle città sovietiche occupate.

Fu poi la volta delle deportazioni nei campi di concentramento (Lager), alcuni già esistenti prima della guerra, altri appositamente costruiti a partire dal 1941, soprattutto in Polonia, e adibiti alla funzione di campi di sterminio. Vi confluirono gli ebrei provenienti non solo dai ghetti vicini (300.000 dal solo ghetto di Varsavia), ma anche da tutti i paesi europei occupati dai nazisti. Bambini, vecchi e tutti gli inabili al lavoro venivano condotti direttamente nelle camere a gas; gli altri invece erano costretti a lavorare in officine private o interne ai campi e, una volta divenuti inadatti alla produzione per le terribili fatiche e privazioni subite, venivano eliminati.


La maggior parte delle deportazioni ebbe luogo tra l'estate e l'autunno del 1942, dopo che nel gennaio dello stesso anno erano stati precisati (nella conferenza di Wannsee, presso Berlino) i termini della soluzione finale. I casi di resistenza alle deportazioni furono rarissimi. Nell'aprile del 1943 gli ultimi 65.000 ebrei di Varsavia tentarono di opporsi alla polizia, entrata nel ghetto per la retata finale, ma vennero massacrati nel corso degli scontri, che si protrassero per tre settimane.




Campi di concentramento e di sterminio Negli anni Trenta e Quaranta i nazisti organizzarono numerosi lager dove, oltre agli ebrei, furono reclusi zingari, omosessuali, comunisti, slavi e altri individui considerati indesiderabili. Alla fine della seconda guerra mondiale le vittime furono più di 11 milioni, di cui oltre 6 milioni di ebrei. La cartina mostra l'ubicazione dei principali campi in Germania e in Polonia.© Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati. 


Benché le deportazioni creassero problemi di ordine politico, amministrativo e logistico in tutta l'Europa, anche nei paesi governati da regimi collaborazionisti, come la Slovacchia e la Croazia, si procedette al rastrellamento degli ebrei da deportare nei campi di sterminio. Il governo collaborazionista francese di Vichy emanò direttive antisemite ancor prima che vi fosse una richiesta tedesca in tal senso. Una certa riluttanza a collaborare con i nazisti nella soluzione finale fu dimostrata dal governo ungherese e da quello rumeno, sino a quando godettero di un margine di autonomia (1944). La Bulgaria si rifiutò di consegnare i propri cittadini ebrei ai tedeschi. Nella Danimarca occupata, la popolazione si impegnò per mettere in salvo i compatrioti ebrei, imbarcandoli verso la neutrale Svezia e sottraendoli così alla morte.


In Italia il governo fascista, che pure aveva spontaneamente introdotto leggi "a difesa della razza", rifiutò di collaborare con l'alleato nazista fino al 1943, quando, dopo l'armistizio dell'8 settembre nell'Italia centrale e settentrionale occupata dai tedeschi, si instaurò il governo della Repubblica sociale italiana. Molti ebrei italiani furono internati in centri di raccolta, come quello di Fòssoli, vicino a Carpi, e poi avviati ai campi di sterminio: frequenti ma isolati furono gli episodi di resistenza civile o militare che ostacolarono l'attuazione delle direttive governative.

I beni dei deportati (conti bancari, proprietà immobiliari, mobili, oggetti personali) vennero sistematicamente confiscati dal governo tedesco.


Fossa comune a Bergen-Belsen Questa foto rappresenta una drammatica testimonianza dei crimini perpetrati dai nazisti durante la seconda guerra mondiale; ritrae una fossa comune del campo di sterminio di Bergen-Belsen, in cui sono stati impietosamente gettati i cadaveri di centinaia di prigionieri. Il campo di Bergen-Belsen venne istituito nel 1943, inizialmente allo scopo di raccogliervi persone destinate allo scambio con soldati tedeschi prigionieri degli Alleati.

Nel marzo del 1944 il campo, amministrato dalle SS, divenne parte integrante del sistema di sterminio concepito e realizzato dai nazisti e in pochi mesi vi trovarono la morte decine di migliaia di persone, tra cui Anna Frank.


Prigionieri ad Auschwitz Al loro arrivo nei campi nazisti, i prigionieri venivano suddivisi in due gruppi, che comprendevano gli idonei e i non idonei al lavoro. Questi ultimi venivano direttamente convogliati verso le camere a gas. Ad Auschwitz i nazisti uccisero migliaia di persone, fra cui ebrei, zingari, omosessuali e prigionieri politici.


Il trasferimento nei campi di sterminio avveniva generalmente in treno. La polizia pagava alle ferrovie di stato un biglietto di sola andata di terza classe per ciascun deportato: se il carico superava le 1000 persone, veniva applicata una tariffa collettiva pari alla metà di quella normale. I treni, composti da vagoni merci sprovvisti di tutto, persino di buglioli e prese d'aria, viaggiavano lentamente verso la destinazione e molti deportati morivano lungo il tragitto. Le destinazioni più tristemente famose, fra le tante, furono Buchenwald, Dachau, Bergen-Belsen, Flossenbürg (in Germania), Mauthausen (in Austria), Treblinka, Auschwitz-Birkenau (in Polonia). Quest'ultimo era il più grande tra i campi di sterminio; vi trovarono la morte oltre un milione di ebrei, molti dei quali furono prima usati come cavie umane in esperimenti di ogni tipo. Per una rapida eliminazione dei cadaveri, nel campo vennero costruiti grandi forni crematori. Nel 1944 il campo fu fotografato da aerei da ricognizione alleati a caccia di obiettivi industriali; i successivi bombardamenti eliminarono le officine, ma non le camere a gas.


Children's Memorial, Yad Vashem Yad Vashem, il Memoriale dei martiri e degli eroi della Shoah, fu istituito a Gerusalemme nel 1953 per commemorare i sei milioni di ebrei sterminati dal nazismo durante la seconda guerra mondiale. Tra i monumenti, musei, biblioteche, archivi, spazi per mostre documentarie, nel vasto complesso è compreso anche il Children's Memorial, dedicato al milione e mezzo di bambini scomparsi nella Shoah.


Al termine della guerra, si poté calcolare che nei campi di sterminio avevano trovato la morte più di sei milioni di ebrei, oltre a slavi, zingari, omosessuali, testimoni di Geova e comunisti. Nel dopoguerra il ricordo della Shoah ebbe un peso essenziale nella formazione di un ampio consenso, attorno al progetto di costituire in Palestina uno stato ebraico che potesse accogliere i sopravvissuti alla tragedia: il futuro stato di Israele.




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