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Contesto storico culturale - Evoluzione delle strutture politiche

politica



Contesto storico culturale


La letteratura italiana (in volgare) compare agli inizi del '200, ma ha già alle proprie spalle numerosi modelli e punti di riferimento, quindi è già una produzione sofisticata e adulta.

MODELLI:

patrimonio culturale dell'antichità classica (testi dei grandi autori latini dalla seconda metà del I sec. a. C. al II d. C.. VIRGILIO, ORAZIO, LIVIO, CICERONE);

patrimonio dei testi cristiani in latino d'epoca medievale (dal V al X sec. d. C.). E' un latino meno controllato rispetto a quello classico e ricco di neologismi;

letterature straniere, soprattutto in volgare francese (lingua d'oïl d 959g68j ella Francia settentrionale "Canzoni di gesta". "Cortese cavalleresco" romanzo dell'XI - XII sec. _ Lingua d'oc della Francia meridionale produzione lirica provenzale del XII sec.).




Evoluzione delle strutture politiche


Durante il Medioevo (termine inizialmente usato con accezione negativa _ 476 - XV sec.), a partire dal V sec. si verifica un'accentuazione della crisi cominciata nel II sec. e si affermano i regni romano - germanici (a causa della totale disgregazione dell'Impero romano d'Occidente) nei quali vengono mantenuti elementi dell'antica struttura amministrativa romana (amministrazione e cultura affidate ai Romani, controllo politico e militare ai Germani). I popoli germanici però portano la loro mentalità, le loro leggi e costumi, quindi vi è una mescolanza tra elementi preesistenti e elementi apportati dai Germani. Una temporanea unificazione di questi regni si ha, ad opera di Carlo Magno, col Sacro Romano Impero (VIII sec.) in cui è ripreso l'universalismo dell'Impero Romano e dove inoltre è presente la componente religiosa (cattolicesimo). Con i suoi successori si determina una disgregazione del regno (inizialmente formato da Francia, Germania, parte dell'Italia e della Spagna). Il regno resta nelle mani dei Germani, mentre la Francia diventa indipendente. Dal IX all'XI sec. si afferma definitivamente il feudalesimo: è un periodo di grande frammentazione territoriale e politica a causa della mancanza di un potere centrale. I feudatari, soprattutto dopo la concessione dell'ereditarietà dei feudi (maggiori nel 977, minori nel 1037) acquistano sempre più potere e divengono come sovrani sulle loro terre. Il superamento del feudalesimo si ha con l'affermazione degli stati nazionali (a partire dal XIII sec.). L'autorità monarchica si consolida e attenua il potere dei feudatari. DA FRAMMENATZIONE CENTRIFUGA A CENTRALI DEL POTERE.

Dall'anno 1000 si assiste a un superamento della crisi dell'Alto Medioevo. Grazie ad un miglioramento delle condizioni di vita (dovuto ad un innalzamento della temperatura e ad una cessazione delle invasioni) si determina un incremento demografico che porta all'estensione delle aree coltivate e al passaggio, da un'economia di sopravvivenza, silvo - pastorale, ad un'economia di scambio. Le città si ripopolano e vedono lo sviluppo di attività artigianali e commerciali (comparsa della figura del BORGHESE, che col tempo acquista sempre più potere in campo prima solo economico poi anche politico-sociale). Successivamente le città acquisteranno autonomia, diventando COMUNI. Sempre a partire dall'anno 1000 si accentuano le tensioni tra chiesa e impero (a causa dell'intromissione dell'autorità imperiale negli affari della chiesa) che esplodono nella lotta per le investiture quando Gregorio VII vieta ai chierici di ricevere e ai laici di dare il titolo di vescovo e afferma la superiorità del potere spirituale su quello temporale. Si conclude nella prima metà del XII sec. (1122) con la separazione dei poteri papali e imperiali e quindi la "vittoria" della chiesa.

Struttura sociale


Nell'ALTO MEDIOEVO è una struttura statica, ferma, gerarchizzata, che vede la presenza di tre ordini. In vetta c'è il clero (o oratores _ che controlla religione e cultura), al livello inferiore si trova l'aristocrazia militare (bellatores _ che gestiscono guerra e armi), al livello più basso ci sono i contadini che lavorano per fornire il sostentamento alle altre classi sociali (laboratores). Si tratta di classi pressoché impermeabili. I membri di ogni classe danno il loro contributo per il buon funzionamento della società. Questo ordinamento sociale è considerato sacrale. Uno dei primi teorizzatori di questa società tripartita è Sant'Agostino (V sec. _ col trattato "De trinitate") che paragona la società alla trinità divina, ma il più famoso è il vescovo Adalberone di Laon (XI sec.). La società diseguale tra gli individui è considerata legittima con i suoi rapporti di subordinazione, nessuno la considera ingiusta.

(QUESTO TIPO DI MENTALITÀ NOI LA CONSIDERIAMO INGIUSTA MA PER COMPRENDERE UN'EPOCA BISOGNEREBBE ASSUMERNE LE PROSPETTIVE CULTURALI).


Istituzioni intelletuali, culturali pubbliche


La Chiesa, durante l'Alto Medioevo è l'unico punto di riferimento culturale, l'unica detentrice della cultura, visto che dopo la frammentazione del Regno Romano d'Occidente, l'istruzione statale scompare. Sono presenti scuole annesse alla sede vescovile, nelle chiese di campagna (poche) e all'interno dei monasteri (*)(che svolgono un ruolo primario nella conservazione del patrimonio culturale).

(*)Il monachesimo orientale è caratterizzato dall'isolamento mentre quello occidentale dà il suo contributo alla vita circostante (soprattutto i benedettini che si occupano sia di cultura, ricopiando testi, che di artigianato)

L'insegnamento all'interno delle scuole è impostato sulle sette arti liberali.


DIALETTICA (arte di argomentare)


TRIVIO RETORICA (arte di parlare e scrivere elegantemente) GRAMMATICA

ARTI LIBERALI 

ALGEBRA


QUADRIVIO GEOMETRIA

MUSICA

ASTRONOMIA

Gli intellettuali sono quasi esclusivamente chierici, sono gli unici a conoscere la littera (lingua latina). La trasmissione della cultura (quella cristiana che consiste nei valori cristiani e nei contenuti di fede) in linea verticale (tra classi diverse) avviene oralmente, attraverso la comunicazione orale o le immagini (affreschi, mosaici e sculture delle chiese). Invece la trasmissione della cultura orizzontalmente (tra colti) è ristretta e limitata, coinvolge sempre e solo chierici e avviene anche mediante testi rigorosamente in latino.






Il rapporto tra intellettuali cristiani e testi del passato e la mentalità allegorico - figurale


Inizialmente gli intellettuali (medievali) cristiani rifiutano la produzione pagana del passato. Per esempio Tertulliano (II-III sec. d.C.), intellettuale cristiano, apologista (ovvero che difende il cristianesimo dalle accuse pagane) sostiene che i testi pagani del passato debbano essere rifiutati, non presi in considerazione, perché veicolo di istigazione al peccato e perché conterrebbero valori contrari a quelli del cristianesimo. Col passare del tempo tale rifiuto scomparve, in particolare con Sant'Agostino (laico convertito al cattolicesimo) che invita ad operare una selezione, una ricerca di quei testi antichi che possano essere interpretati in modo allegorico, ovvero che contengano concetti che possono essere assorbiti e inglobati dal cristianesimo (immortalità dell'anima, senso della giustizia).Si tratta della teoria del "sacro furto", che implica una lettura strumentale dei testi, che si traduce in una lettura allegorica (allegoria = dire altro), ovvero si cercano altri significati, concetti astratti, che in realtà in quei testi non c'erano, al di là di quelli letterali, che riguardino le verità della dottrina cristiana. A quel tempo un esempio può essere Fulgenzio (intellettuale cristiano del XI sec.) che, nell'opera "sui contenuti dell'opera virgiliana" riprende l'"Eneide" di Virgilio (che affronta le vicissitudini di Enea) e ne dà un'interpretazione: i viaggi e le difficoltà che Enea deve affrontare per giungere alle coste del Lazio rappresentano i vari ostacoli che l'anima deve affrontare per conseguire la salvezza eterna.

Tutta la realtà terrena viene vista in quel periodo in modo simbolico, ogni elemento, ogni cosa, rimanda a un ulteriore significato morale o religioso. L'universo (secondo la concezione medievale) è un cosmo in cui ogni elemento ha una collocazione e una funzione specifica, e si carica di ulteriori sensi, significati ulteriori. Ogni animale allude a un cero significato: il leone ha il significato della fierezza e della violenza, l'unicorno della purezza. Esistono vere e proprie opere in cui si specifica di ogni cosa il suo valore religioso e morale.

In epoca medievale la storia è interpretata in modo figurale. La figura una sorta di allegoria in cui il primo elemento è un fatto reale e anche il secondo, che dal primo viene richiamato, è un fatto reale. Il primo è una prefigurazione, un'anticipazione, il secondo lo recupera, ne esplicita completamente i significato e lo porta a compimento.

FIGURA = 1° ELEMENTO = SIGNIFICANTE

COMPIMENTO = 2° ELEMENTO = SIGNIFICATO (sempre di carattere religioso)

Esempi:

Mosè che libera gli ebrei dall'Egitto anticipa un altro fatto: la liberazione dal peccato originale degli uomini da parte di Cristo che si sacrifica sulla croce.

In Dante il Virgilio in terra è il significante e il suo completamento avviene nella dimensione ultraterrena (in cui sono recuperate le qualità più eminenti e il completamento si ha anche con la dimensione ultraterrena in quanto eterna). 


Nell'allegoria il primo dei due elementi può essere reale o no, ma il secondo è sicuramente astratto, mentre nella figura entrambi gli elementi sono considerati reali.

Sia figura che allegoria sono diffuse nel Medioevo per la mentalità medievale che cerca sempre qualcosa al di là di ciò che è visibile.


OrigInalità creativa In epoca altomedievale il criterio dell'originalità creativa, non esiste il concetto di autore: spesso si fa confusione tra chi copia, chi trascrive un testo, chi lo correda di glosse (note a margine di commento o interpretazione) e chi elabora il testo, perché non si valorizza chi lo produce, infatti fare cultura significa riprodurre ciò che è già stato prodotto senza scarti originali, recuperare la tradizione. E per riprendere la tradizione ci si rifà agli AUCTORES (da augeo = crescere) ovvero a dei modelli a cui ci si appoggia e ci si ispira e che danno veridicità ai propri scritti. I più importanti sono le sacre scritture e le alte personalità (cristiane _ i padri della chiesa o pagane _ autori classici) che hanno accresciuto il patrimonio culturale.

Per questo motivo molti dei testi medievali sono anonimi (non importava il produttore ma il prodotto).


COMPONENTE DOGMATICA La verità è già stata data e si ritrova negli auctores e quindi conoscere significa conoscere e adeguarsi a quella verità e non è mettere in discussione ciò che è dato, non esiste dubbio, critica, voglia di modificare la cultura precedente. Ci sono limiti alla conoscenza umana oltre a cui non si può andare.

Esempio: Ulisse desideroso di andare oltre la conoscenza già acquisita dall'uomo è considerato folle, superbo.


SAPERE ENCICLOPEDICO La persona dotta deve essere esperta di ogni settore del sapere (no approfondimento su uno specifico settore).


LA VITA TERRENA E' CONSIDERATA UNA DIMENSIONE PASSEGGERA E IMPERFETTA Dio sommo e perfetto si colloca in una dimensione metafisica a cui l'uomo deve arrivare, deve tendere. Ciò porta ad una svalutazione di ciò che è mondano, terreno, materiale, anche il corpo è considerato materiale. Infatti spesso si ricorre a pratiche di mortificazione del corpo (digiuni, .) e si ricorre alla meditazione per distaccarsi dalla dimensione terrena. In questo senso è molto diffuso l'ASCETISMO ovvero l'esercizio di rinuncia al corpo, ai beni materiali, per sviluppare la spiritualità e avvicinarsi a Dio. Sempre coneguente alla ricerca di distaccamento dai beni terreni, viene praticato il misticismo: superare i beni materiali, dimenticare l'io per inabissarsi nella contemplazione di Dio (l'ascetismo risulta utile alle pratiche del misticismo).

Ciò porta ad un tipo di religiosità che vede il mondo e la vita terrena negativamente. Ma esiste anche un tipo di religiosità che li vede in modo positivo (benedettini, francescani).


I chierici vaganti


Durante il Medioevo, compare un altro tipo di intellettuale (XI sec.): il CLERICUS VAGANS (chierico vagante). Sono o studenti falliti o monaci che hanno rinunciato al monastero (che hanno abbandonato la chiesa ufficiale). Sono persone colte la cui produzione era in latino, si spostano di luogo in luogo, perché hanno bisogno di finanziamenti per la loro produzione (i maggiori finanziatori sono i signori ecclesiastici). E' una produzione dissacratoria dei valori imperanti all'epoca. Irridono i valori religiosi e valorizzano la dimensione della materialità, della fisicità spesso diventando scurrili e volgari. Nelle loro opere si trova l'esaltazione dell'amore fisico,  della vita gaudente, del vino, del gioco e sono volutamente critici della produzione letteraria ufficiale.

Accanto ad una produzione colta ne esiste anche una ad essa parallela dissacratoria e parodistica.













Dal latino al volgare


La lingua utilizzata ufficialmente nella produzione letteraria è il latino. Il volgare in ambito letterario compare all'inizio del XIII sec. in Italia e nell'XI in Francia.

Nei secoli dell'antichità latina classica esistevano due varietà di latino:

quello colto, utilizzato alivello letterario e ufficiale;

quello parlato quotidianamente dalle persone non colte (SERMO VULGARIS = lingua del popolo).

Nel processo espansionistico della Roma imperiale si diffonde il secondo tipo di latino. Qesto sermo vulgaris, a contatto coi popoli conquistati (mescolanza tra sermo vulgaris e le lingue di sostrato), si trasforma, ma, nonostante le diversità che si creano, rimane una base comune, grazie ad una diffusione capillare del latino dovuta a intensi traffici commerciali, all'opera degli eserciti, della scuola e ad un'amministrazione piuttosto ramificata.

Quando si assiste alla frammenatzione dell'Impero Romano (V sec.) si determina anche una frammentazione linguistica perché vengono meno gli elementi che avevano impedito tale frammentazione. Da quel momento si determina una trasformazione linguistica (a livello di lingua parlata) attraverso cui si approda a delle lingue che non sembrano avere più niente a che fare col latino anche se da esso derivano. Si tratte delle lingue parlate nelle aree un tempo soggette alla dominazione romana (francese, provenzale, diversi volgari italiani, rumeno, ladino, srdo, portoghese, spagnolo e catalano). A livello di lingua e comunicazione scritta vige ancora il latino.

Il primo documento che attesta l'incapacità di comprensioen del latino da parte delle diverse popolazioni, è un documento redatto durante il Concilio di Tours (voluto da Carlo Magno_IX sec.) in cui si esortano i vescovi a pronunciare l'omelia in lingua romana rustica (volgare).

Il primo documento in cui compare una parte in volgare è il trattato del giuramento fatto a Strasburgo da Ludovico il Germanico (che controlla la Baviera) e Carlo il Calvo (IX sec.). Si giurano fedeltà e alleanza di fronte ai loro eserciti e pronunciarono il giuramento nella loro lingua poi in quella dell'altro (e fu così trascritto dallo storico Nitardo).

In Italia, uno tra i primi documenti in volgare è un indovinello in veronese (VIII-IX sec.):


se pareba boves

alba pratalia araba

et albo versorio teneba (arava bianchi prati)

et negro semen seminaba


che allude all'arte dello scrivere.

Un altro documento è il Placito (sentenza di tribunale) di Capua (960 d.C.) emesso dal giudice Arechisi. La causa è intentata da un privato contro una persona del monastero di Monte Cassino, per appropriarsi di parte delle sue terre e viene persa dal privato. La sentenza è redatta in latino, ma una delle testimonianze è riportata in lingua volgare.

A livello letterario i primi testi in volgare compaiono in Francia nell'XI sec.






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