Caricare documenti e articoli online 
INFtub.com è un sito progettato per cercare i documenti in vari tipi di file e il caricamento di articoli online.


 
Non ricordi la password?  ››  Iscriviti gratis
 

Corso di Storia Economica e del Pensiero Economico

economia



Università Commerciale Luigi Bocconi

Appunti delle lezioni del Professor Stefano Baia Curioni

Corso di Storia Economica e del Pensiero Economico - classe 17 - 2006/2007

a cura di Dario Pagnoni




Non è la struttura a determinare la sovrastruttura. E' attraverso il pensiero che si determinano i fondamenti dell'economia e della modernità, ed anche i loro limiti. Il nostro compito è quello di problematizzare le origini e il fondamento dello sviluppo. La scienza economica invece non discute il suo assunto teorico di partenza.




< lettura di un brano delle "Lettere Luterane" di Pasolini: siamo estranei, lo dicono le tazze da thè.> E' rilevante l'ambito del linguaggio delle cose.

Ogni qualche millennio avviene la fine del mondo; la natura cambia nella sua totalità.


Nei decenni scorsi l'artigianato è finito, e anche il suo spirito. E' avvenuto un cambiamento quantitativo nella produzione delle cose, il che ha portato a conseguenze di tipo educativo [cultura materiale].

Quella che si è verificata fra gli anni '50 e '70 in Italia è una trasformazione rara. Pasolini è una di quelle poche anime sensibili che indicano un luogo verso cui noi volgeremo lo sguardo.


Rivoluzione

Termine che sta a rappresentare un cambiamento che non è pacifico e progressivo, ma un drammatico strappo irreversibile. Quella di rivoluzione è un'idea tipicamente occidentale. Indica una scissione fra un prima e un poi, un cambiamento collettivo e radicale. E' affine ad un processo di emancipazione culturale e dell'immaginario e in tal senso porta libertà, conducendo alla conquista di un umanità più avanzata e più profonda. Ha quindi a che fare con la costruzione di umanità, spesso attraverso l'azione di professionisti dell'immaginario. E' una transazione improvvisa che produce umanità.

La parola "rivoluzione", come è ancora evidente in astronomia, sta ad indicare un ritorno alle origini. Rivoluzione è una parola antropogena. Il progresso è un'evoluzione lineare e al contempo un ritorno alle origini.

Si scontrano/incontrano qui le idee del tempo come linea e del tempo come cerchio. I grandi rivoluzionari sono profeti del ritorno. Vige l'idea che la storia finisca con uno stato edenico, con il ritrovamento di un equilibrio perduto, la conquista di una nuova umanità.

Ma nel momento in cui il progresso si instaura in modo irreversibile, nella rivoluzione permanente, delle voci mettono in dubbio che ci sia davvero un ritorno all'umanità originaria.

La rivoluzione è l'estrema instabilità che interrompe ogni instabilità.

(i) Non ci sono tracce di esistenzialismo prima dell'800; forse solo Pascoli.



Tratteremo una serie di rivoluzioni:

I. Rivoluzione "commerciale" (XI-XV) tramonto dell'età feudale

II. Rivoluzione religiosa (XVI) riforma luterana; catastrofe saguinaria che porta l'Europa sull'orlo del collasso.

III. Rivoluzione politica (XVII) dalla fronda all'assolutismo e dalla rivoluzione inglese alla monarchia costituzionale. La formazione dello Stato di Diritto e le rivoluzioni totalitarie.

IV. Rivoluzione industriale (XVIII-XIX) prima in Inghilterra, poi passaggio dall'imperialismo alla globalizzazione.

V. Rivoluzione scientifica (XVI)


Questo nido di rivoluzioni ospita progresso e sviluppo. La problematicità sta nella relazione fra l'umanità e questo percorso di rivoluzioni successive. La nostra sarà una riflessione su come la nascita della scienza economica sia uno dei risultati fondamentali di questo processo.





Quello che osserviamo è il cammino dell'umanità verso una più essenziale umanità. Lo sviluppo ha imposto una trasformazione che ha portato ad una rottura nella trama generazionale che ha la sua radice nel lavoro [tratto della poiesis]. Lo sviluppo è trasformazione dell'uomo e anche trasformazione del fare. La persona che fa contiene già tutto il compito della trasformazione del mondo dentro di se (possiede un sapere che si prolunga fino al senso.)


L'artigiano fa tutto il lavoro e conosce l'intero progetto, fino al senso finale di quello che fa. L'operaio, invece, conosce solo una piccola parte del processo e non possiede il senso. Fra queste due generazioni c'è una distinzione fondamentale, ontologica.


Il processo antropogeno si crea attraverso l'alienazione, che è desiderio di inclusione e di possesso, ma questo non consent 828h73i e all'uomo di conoscere se stesso. Per conoscere se stesso l'uomo deve impossessarsi del desiderio di un altro uomo. Nella contesa per il possesso di tale desiderio accade che c'è chi, davanti al rischio della morte, prova angoscia e accetta la schiavitù, rinunciando all'umanità. Tuttavia anche colui che sottomette il servo non ha risolto il problema. Il padrone, infatti, introietta un uomo non più umano. Il servo, sotto l'angoscia della morte, trasforma la natura attraverso il lavoro. Questa azione, il lavoro dell'uomo, è ciò che integralmente umanizza. Il servo va quindi verso l'emancipazione.


La rivoluzione industriale, andando a modificare radicalmente la produzione (il lavoro), porta quindi ad una trasformazione completa del senso della vita umana.


modernità-sviluppo-progresso-innovazione-rivoluzione-lavoro-moneta


Rivoluzione è la cifra con cui l'occidente percepisce il suo sviluppo.

C'è chi la interpreta come strappo angoscioso, chi invece come liberatoria rottura di catene (il più vero sviluppo dell'umanità). Questi sono due semi impliciti nella parola "rivoluzione".


Ogni rivoluzione ha dentro di se un istinto di ritorno e si progetta come un ritorno all'origine, come la fine dell'angoscia del cambiamento, la fine della storia"



Da dove veniamo? Quali sono le radici della nostra cultura?

Ci sono ceppi differenti, i quali confluiscono nel più originario ceppo indoeuropeo:

greco-romano; origine mitica della caduta di Cromo (portante per l'occidente).

cultura ellenistica (indoeuropea + cristiana)

pressione islamica

influenze barbariche

Tutte queste correnti sono in rapporto problematico con il Cristianesimo (derivazione semita)


Georges Dumézil (Parigi, 4 marzo 1898 - Parigi, 11 ottobre 1986) è stato un linguista e filologo francese. E' divenuto universalmente noto per le sue teorie sulla società e la religione degli antichi popoli indoeuropei, sviluppate comparando tra loro i miti di quei popoli e scoprendovi una struttura narrativa identica che per Dumézil rifletteva una stessa visione della società, divisa in tre funzioni: la funzione sacrale e giuridica, la funzione guerriera e la funzione produttiva. Oltre che nei miti, questa struttura si ritrova, secondo Dumézil, anche nell'organizzazione sociale di alcuni popoli indoeuropei, a cominciare dalle caste dell'India.

Dumezil sostiene la tesi del grande impianto indoeuropeo, anche se è contestato da alcune scuole linguistiche. L'Occidente nasce dalla deriva dell'unità mediterranea. Resta una forte plasmabilità degli scenari di provenienza e degli sviluppi futuri.


Aristotele, nell'Etica Nicomachea, fa una riflessione molto utile per metterci in rapporto con l'origine. Parla di scambio e di giustizia commutativa. L'economia è al contempo oiconomia in quanto gestione della casa, ma è anche scambio fra cittadini, e in tal senso è in relazione con la giustizia. Nello scambio, i beni stanno in una proporzione aritmetica legata al bisogno momentaneo degli scambianti.



Il problema della giustizia dello scambio non è solo la "giusta proporzione", ma anche il "giusto prezzo", considerando tutti i rapporti.

 


Lo scambio è giusto quando permette ai cittadini di trovarsi nel Tempio delle Grazie, ovvero nell'abbondanza con reciproca gratitudine. La società è viva quando lo scambio è giusto.


Moneta deriva da monisma: elemento di mediazione che consente il raggiungimento dell'equilibrio geometrico. A sua volta il termine viene da "nomos", che significa legge, ma non solo: è spazio tracciato sulla terra, la quale è ciò che accetta il solco facendo trovare una misura originaria. Nomos è anche principio, ciò che deriva la sua forza da un principio originario logos: tenere insieme l'eidaumenia; tenere insieme positivamente il rapporto con gli dei. Commisurazione di umano e divino. Sorgete della regola.


Logos (ragione) nomos (legge) monisma (misura) società viva (giustizia)


La società esiste viva e pulsante la dove esiste la giustizia che regge i rapporti sociali. La comunità si fonda su questo principio.


Nella plasmabilità è importante il principio trascendentale comune, che si identifica nell'impero. L'imperatore salva dall'apocalisse [fondamento trascendentale]. Le forme di rappresentazione dell'immaginario sono costituite dal senso.

La religione è "l'oppio dei popoli"? Dobbiamo ipotizzare che esista la questione del fondamento. Nella figura dell'imperatore è rinchiuso il legame carismatico originario. Esso è il rappresentante dell'unione tra umano e divino (Carisma: sovrabbondanza della grazia).

Nella modernità si ha il disincanto come ultima verità sull'uomo. Diviene centrale riflettere su come porci il problema dell'origine.




La comprensione della storia dell'economia richiede la ricerca di un luogo d'origine, un "prima" da cui tutto proviene (è in tal senso genealogia). All'idea di origine si collega quella di "paradiso perduto", suscitando quindi malinconia, rimpianto, nostalgia, ma anche complicità.

La questione economica è una parte della questione della giustizia e dell'equità. Tale dimensione non è, infatti, indipendente ma è immersa nella dimensione sociale. Essa deve garantire l'accesso al Tempio delle Grazie da parte di tutti i cittadini. L'accesso alla libertà è garantito dalla moneta. L'obiettivo è la riproduzione sociale, il perpetuarsi della reciproca gratitudine, della sovrabbondanza.


Dimensione orizzontale di scambio


Dimensione verticale trascendentale


se in equilibrio, è garantita la giustizia




I pensieri definiscono gli spazi.

 


La riproduzione sociale accade solo dove vige il tramite con la dimensione trascendentale (rapporto col divino).

Il mare è anomico (senza nomos): lì non vale l'equità, la legge, ma i rapporti di forza.


Medioevo feudale (XI-XV)

Secoli della riappropriazione del testo di Aristotele.

L'Europa è una fortezza assediata: a nord i normanni risalgono i fiumi ed esercitano pressioni fiscali su molte città europee; dall'oriente arrivano le tribù nomadi degli ungari; a sud, lungo tutte le coste del Mediterraneo ed in particolare in Spagna, è molto forte la pressione islamica.


Pressione esterna    incertezza su "chi è il padrone?"

Economie comunitarie    regressione delle economie in piccole comunità

Struttura di comunicazione: rete imperiale scambi merci/cultura/religione

Principio imperiale cristiano  Chiesa Romana  [teocrazia]


L'imperatore possiede il carisma (investitura divina), che lo porta al potere politico. Ha un potere divino trasmesso attraverso il tocco (tradizione tautologica). La presenza dell'imperatore è garanzia contro l'anticristo, contro l'apocalisse. Egli garantisce il mondo nella sua esistenza.


Nell'XI secolo diminuisce la pressione esterna. Gli ungari vengono bloccati, i normanni si fermano nel nord e nel Mediterraneo inizia una problematica pacificazione con l'Islam. Al diminuire della pressione esterna tornano ad aprirsi gli altri tre punti indicati (vedi sopra) ed il Mediterraneo torna ad essere denso di traffici commerciali.

Si sviluppano pellegrinaggi religiosi (sia interni che esterni) e i mercati. Da ciò derivano le crociate e l'emergere della mercatura. Si forma una rete mercantile famigliare in tutto il mediterraneo fatta da reti di fondaci (succursali).

In ogni comunità vive il modello di Aristotele. L'ultima parola la ha chi è investito dal carisma. Il signore è arbitro di un sistema di scambi allargato.


L'economia comunitaria era un'economia di sussistenza, basata su agricoltura ed artigianato locale. Vi erano quindi delle capacità tecniche specifiche tipiche.

La necessità di protezione dalle crisi e dai momenti di debolezza porta alla pratica dell'accumulazione di grano. Era in vigore l'annona, la quale risaliva alla tradizione romana della gestione politica del prezzo.

Il sistema di scambi si basava sul "dono contro dono" (reciprocità), senza alcuna moneta ma in una forma che non ha nulla a che fare col baratto (il concetto di baratto ha a che fare con il periodo della moneta): lo scambio totale. Tale sistema è immerso nel sistema sociale e va a generare armonia e giustizia. L'onore è parte dello scambio, così come il principio di solidarietà.


E' necessario constatare la singolare congiunzione che vige fra la dimensione economica e quella culturale. Lo scambio di oggetti corrisponde anche allo scambio di "parti di se". Lo scambio materiale è una relazione sociale. La nozione del rapporto fra oggetto e spirito è molto particolare.


Noi tendiamo ad immaginare la struttura feudale come una struttura gerarchica, una piramide con al vertice il signore ed alla base i servi della gleba. Ma questa è un'immagine  costruita in seguito al cambiamento!

Il legame vassallatico si produce attraverso il contatto fisico (tocchi di mano e baci sulla bocca). La trasmissione del legame vassallatico va a costituire un regime di fiducia: il bacio è restituito con il servizio delle armi. I vassalli sono investiti dal carisma che consente di reggere lo scambio sociale. La proprietà privata non esiste: su ogni striscia di terreno rivendicano diritti i contadini, il signore, l'imperatore, ecc.

L'epoca da noi comunemente rappresentata con una struttura verticale è in realtà molto orizzontale. Utilità e sfruttamento non erano il cardine della convivenza!




Nella società medioevale così strutturata diviene fondamentale il lignaggio, il quale va a costituire l'unità giuridica elementare. La familiarità, la consanguineità sono il legame identitario fondamentale in quanto vanno a costituire il sistema di protezione. Questa struttura prevede il diritto di faida: se viene offeso un membro della famiglia, la famiglia allargata ha il diritto di ferire in qualsiasi momento un membro della famiglia di colui che ha offeso. La politica evolutiva è fondata sul matrimonio (il matrimonio d'amore è un'invenzione del tardo Settecento). Il matrimonio rappresenta un'alleanza fra lignaggi ed è la base della circolazione di flussi ereditari; in tal senso il matrimonio è un atto cruciale. Ci sono sia strutture matrilineari che patrilineari (ad esempio, in Oriente il marito compra la moglie con la dote mentre in Occidente accade il contrario). Il signore presiede a tutte le alleanze matrimoniali (mito del "ius primae noctis").


In che senso la struttura sociale era orizzontale? Il legame vassallatico non è dominio verticale. Il contadino non è costretto a cedere le sue cose, semplicemente perché nessuno possiede le cose. E' si una società di diseguali, ma è una società solidale, un cosmo stabile. Non ci sono tensioni poiché la disuguaglianza non viene discussa. La disuguaglianza si coniuga con un'attenzione spasmodica alla sopravvivenza collettiva, all'armonia. La collocazione nel mondo è vista come una designazione soprannaturale; oscilla tra spirituale e mistico. Non c'è alcuna ideologia, nessun pensiero in riferimento al quale si struttura il mondo. Quello che per noi è un paradosso per loro è il mastice della società.

La vita, per la mentalità medioevale, è una valle di lacrime e non era concepito alcun diritto alla felicità. Il mondo corporeo è solo un simbolo; a dominare sono le energie magiche.

Significativa è l'esperienza del Carnevale, momento del mondo all'inverso nel quale la società si rappresenta al contrario, evidenziando la frontiera della follia.

La società è in grado di mediare le contraddizioni dell'esistenza con rituali molto precisi.





Come dicevamo, per comprendere la trasformazione e la contemporaneità dobbiamo interrogarci sulla questione dell'origine.

Abbiamo visto che in relazione all'origine percepiamo perdita, caduta e al contempo complicità, eredità. In due parole, distanza e prossimità.


Henry Miller (New York, 26 dicembre 1891 - Pacific Palisades, 7 giugno 1980) fu uno scrittore statunitense. Nel libro "Il colosso di Marussi" Miller racconta di un viaggio in Grecia nel quale incontra l'origine perduta.


<< ..nel Peloponneso.. non attraversi la natura, ma partecipi ad una disfatta.. La pace non è il contrario della guerra, così come la morte non è il contrario della vita.. la pace del cuore è eterna, basata su una resa volontaria.. >>


Il regno umano è visto come l'anello fra naturale e divino. Sono messi in luce i rituali ottenebranti della nostra società scientifica.



L'esperienza feudale è un'esperienza di frontiera. "Risorgimento" è una parola che può essere attribuita allo storico francese Jules Michelet che ne fece uso nel 1855 per definire la "scoperta del mondo e dell'uomo" che ebbe luogo nel XVI secolo. Nella parola stessa si percepiscono le origini della modernità.

La storiografia nega una partizione verticale fra il medioevo e l'età moderna, e parla invece di sovrapposizione di diversi strati.


Scambio totale da Aristotele: l'economico è immerso nella dimensione sociale. Rispetto all'origine, l'idea di uomo, umanità, società, economia che abbiamo oggi sono completamente diverse. Il mondo era organizzato attorno ad un modo diverso di concepire la realtà; era un altro cosmo ormai perduto. Per avvicinarci a questo cosmo si possono considerare diversi elementi:

plasticità del diritto

società organizzata attorno al principio della disuguaglianza e della solidarietà; ogni persona è in quanto "figlio di"; lignaggio come unità identitaria di riferimento matrimonio come elemento decisivo delle politiche sociali (politica fortemente endogamica)


La possibilità che vi possa essere un cambiamento dipende dalla possibilità della vicinanza alla fonte del carisma.

E' quindi la virtù eccelsa, nel campo delle armi (carisma politico dell'imperatore - legame feudale) o della religione (carisma ecclesiastico della Chiesa), che può condurre al cambiamento, grazie ad un'interazione carismatica superiore. La virtù si fonda su un'idea di qualità che è data dal grado di carisma.

C'è quindi disuguaglianza, ma è proprio su questa che si fonda la giustizia!


localismo: forte responsabilità delle comunità sociali per la sopravvivenza. accumuli per la sopravvivenza della comunità;

proprietà come diritto d'uso stratificato e sovrapposto

uso collettivo dei campi

regime delle corvee prestazioni reciproche [dono e controdono]


Il riflesso di questa strutturazione è un diritto molto plastico. Un diritto consuetudinario, non scritto, ed è basato sugli usi locali [localismo]. Questo porta ad una società plastica, malleabile, capace nella sua debolezza di includere l'ignoto per continuare a sopravvivere. Vi è quindi fede, magia, superstizione, indistinzione fra dimensione materiale e dimensione spirituale. La fonte della verità è la rivelazione.

Il Medioevo è attento alla plausibilità fra naturale e spirituale, alla possibilità del miracolo della creazione. L'immaginario collettivo è popolato da mostruosità (vedi Bosh). L'ambiente culturale era coeso fra popolo e nobili, ed è per questo che valeva la solidarietà nella disuguaglianza.


Il Carnevale, con la manifestazione della frontiera della follia (mondo al contrario), è il segnale concreto del rapporto con la mostruosità circostante. (i) L'idea del purgatorio nasce con la feudalità.

La maschera carnevalesca è l'esorcismo, il rito per la salvezza. Un esempio è il personaggio di Arlecchino (da Hellequin). Questa tipologia di personaggi sono legati tra loro dalla ritualità rurale e, attraverso i suoi miti legati alla sfera ctonia, da elementari passioni che si potrebbe definire più bestiali che umane.

Già durante il medioevo, del resto, un certo aspetto di comicità appare con demoni che si aggiravano sulle scene delle sacre rappresentazioni: questo era da un lato probabilmente un tentativo di esorcizzare le paure del soprannaturale, ma anche di mettere in burla il potere dei demoni pagani della terra che erano ancora molto presenti nell'immaginario popolare, soprattutto nelle campagne, ed esercitavano ancora un grosso potere che l'ascesa del cristianesimo non era riuscita a sradicare.


Altro esempio sono le immagini di Bosh, le quali riprendono illustrazioni provenienti dall'Oriente e sono utilizzate per rappresentare il nemico. Esse sono un tentativo di comprendere questo particolare ambiente culturale.



Contemporaneamente a tutto questo ed in contrapposizione, inizia lo sviluppo di un'attività economica volta ad uno scambio ingiusto. Inizia il dominio dell'individualismo mercantile; si ha la codificazione del diritto; comincia a crearsi un'identità comune, in particolare nella forma di ideologia identitaria comune contro un nemico (islam). Il collante di questi processi è la fede (teologia, filosofia scolastica). La presenza contemporanea di irrazionalismo e incredibile razionalismo rende i secoli in questione un epoca problematica, in quanto contiene sia "l'altro" che il "noi".La fede continua a costituire l'equilibrio: l'alternativa è la dissoluzione del mondo.


E' da questo scenario che dovremo tirare i fili fino ad arrivare alla contemporaneità.





Punti toccati nelle scorse lezioni:


Disuguaglianza/solidarietà

Stabilità sociale

Società "ascrittiva" (uno è in quanto "figlio di")

Plasticità del diritto (consuetudinario)

Cultura sincretica (mette assieme ceppi differenti)

Fede, sensibilità trascendentale (ma anche credulità)

Statualità ieratica (collegata alla trascendenza)


Simultaneamente, dal XI-XII secolo operano anche forze di natura opposta. Si sviluppa il diritto scritto. La mercatura diventa autonoma e va a costituire strutture commerciali mercantili, con regole molto diverse da quelle delle comunità non mercantili. Sempre in ambito commerciale aumenta quindi l'individualismo e l'antagonismo. Le famiglie mercantili, accumulando ricchezze a grande velocità, spaccano la società ascrittiva a vantaggio di una società acquisitiva, nella quale ciascuno è per quello che sa fare. All'interno della mercatura si costituiscono delle scuole che allontanano dalla cultura di sintesi.


La cultura "modificata" si diffonde con le Crociate, da un lato, e con la mercatura (che si basa sul calcolo), dall'altro. Segue quindi le rotte mercantili.

Nei racconti dei mercanti non ci sono le mostruosità che erano invece presenti nei racconti di viaggio! C'è solo calcolo e misura, un mondo normalizzato.

L'articolazione del rapporto tra fede e ragione si fa problematico, come è evidente dallo scontro tra Domenicani e Francescani.


La mercatura va ad impattare anche contro la struttura ieratica spingendo nella direzione dell'oligarchia, con fondamento pragmatico città Stato (autonomia). Emblematiche sono le esperienze di Venezia, Genova, Firenze, Pisa,. Il potere imperiale è misconosciuto e l'ascesa sociale di grandi mercanti porta ad una società verticale. Viene recuperato il concetto dell'agorà greca. Nel nord-est francese, nei pressi di Lione e in alcune zone del nord Italia vengono ripristinate zone franche (fiere temporanee) soggette solo alle leggi mercantili, non sottoposte all'autorità imperiale. Si definiscono lentamente anche le città Stato.


Come possono convivere polarità cosi differenti nello stesso sistema? Questo è possibile grazie alla straordinaria plasticità della struttura feudale.

Lentamente ci si porta, tuttavia, verso la radicalizzazione della struttura mercantile. Resta comunque da tener ben presente che non tutto il risultato della modernità deriva dall'azione dei mercanti. Non è una strategia, anzi, il singolo mercante poteva anche essere un credulone dedito a pratiche magiche.



I sistemi di solidarietà si sviluppano in territorialità ristrette.


Qui vige la reciprocità del "dono e controdono". All'interno di questo spazio c'è il nomos, fuori vi è il nomos più astratto dell'imperatore. Questo vale fin che si è sulla terra. Il mare è invece a-nomico, non acetta confini. Li non può essere definito alcuno spazio chiuso, alcun limite; vige quindi un registro di scambio differente.


La mercatura ha quindi la possibilità di svilupparsi sulle lunghe distanze e sul mare. Il Mediterraneo funge da bacino ideale per ampliare lo spazio disponibile alla mercatura e permettere una fitta rete di scambi.

Per via dell'ampliamento geografico diviene necessario un codice comprensibile a tutti, basato su modi e pratiche comuni. Si sviluppano i servizi lungo le rotte commerciali. Si assiste alla diaspora delle famiglie, i membri delle quali vengono distribuiti nei porti cruciali (la funzione dei famigliari sarà poi sostituita da funzionari). Si creano delle regole del gioco degli scambi mercantili.



Anche nelle città Medioevali c'erano mercati, ma erano regolati dal principio della trasparenza. La piazza del mercato è controllata, vigilata, senza vincoli di monopolio. Nel tipo di mercato appena descritto la circolazione delle merci avviene nella forma Merce - Denaro - Merce. Obiettivo del commerciante che scambia è semplicemente lo scambio delle merci, mentre il denaro resta nel mercato.

Parallelamente a questa struttura si sviluppano dei fenomeni differenti. Si creano botteghe che permettono l'accumulazione, il che porta alla pratica dell'anticipazione di grosse somme di denaro. Le merci acquistate ed accumulate vengono poi vendute al fine di un ritorno economico con bilancio positivo. La forma di circolazione diviene quindi D-M-D'. A sostenere questo tipo di circolazione è la necessità di grossi investimenti per i viaggi mercantili, i quali erano molto rischiosi. Tale meccanismo ha un senso e un contenuto soltanto se al termine dell'operazione il capitale mercantile è aumentato. L'asse fondamentale dello scambio non è più la relazione sociale (con le merci) ma diventa la relazione con il denaro.


 



Ma come è possibile che D' sia maggiore di D? Dove si genera il denaro in più?

Deve necessariamente esserci uno scambio antagonista, non solidale, che sfrutta tutti i differenziali di potere, le debolezze dell'avversario. Si cerca di creare una situazione di oligopolio per sfruttare il vantaggio conquistato. Senza disuguaglianza non può esserci profitto!

Il fatto che il denaro al termine del ciclo sia aumentato è un'ipotesi necessaria perché il rischio venga affrontato. L'estorsione di una quantità in sovrappiù di denaro è basata su un rapporto di forza, anche se magari tale rapporto è immerso nell'onore.


Il mercato ha il problema di produrre un sistema di regole che includa e sia in grado di reggere l'urto della tensione al rapporto di forza, all'accumulazione. Tali regole sono necessariamente diverse da quelle della comunità territoriale.





Fernand Braudel (24 agosto 1902 - 28 novembre 1985) è stato uno storico francese appartenente alla cosiddetta scuola delle Annales, famosa per lo spostamento dello studio della storia verso l'evoluzione delle strutture, nata con l'intento di irrobustire la conoscenza sull'uomo per reggere la sfida della modernità. Braudel è uno degli ultimi grandi di tale scuola, ed ha inoltro contribuito alla realizzazione del CLEACC.

La storia viene osservata, da tale scuola, attraverso un congiungimento di tutte le scienze sociali. La storia è ciò che regge queste conoscenze.


Dopo la seconda guerra mondiale la corrente di studio ottenne un riconoscimento istituzionale con l'assegnazione della 6° sezione della École Pratique des Hautes Etudes (dal 1975 École Pratique des Hautes Etudes en Sciences Sociales) di Parigi che Lucien Febvre diresse fino alla sua morte, avvenuta nel 1956, il suo successore fu Fernand Braudel. Negli anni successivi divenne una delle correnti di studio della storia più influenti. La terza e attuale generazione è capeggiata da Le Goff e Furet.


Braudel pone uno sguardo completo sull'uomo, al di là delle singole discipline (tentativo di sintesi - guardare l'uomo senza frammentarlo). In contrapposizione alla posizione marxiana, secondo la quale il cambiamento dipende dai modi di produzione, il concetto di civiltà materiale di Braudel interpreta diversamente la natura dei cambiamenti dell'umanità.

La civiltà materiale è base contemporaneamente materiale e simbolica, nel mondo di oggetti quotidiani, di tutto il divenire dell'esperienza umana. Quest'ultima è infatti suddivisa nel dualismo oggetti / immaginario. Seguendo questa linea di pensiero gli sconvolgimenti rivoluzionari, come ad esempio quelli della rivoluzione industriale, non sono riconducibili ad un'unica causa, ma ad una molteplicità di fini. Per capire la natura del cambiamento è necessario uno sguardo multidisciplinare che guardi alla natura umana nella sua completezza.

Quella che veniva chiamata "rivoluzione industriale" ed era temporalmente collocata in un breve intervallo nel XVIII secolo è in realtà, secondo la visione di Braudel, un mutamento molto più lungo che ha la sua origine nel XII-XIII secolo. L'analisi storiografica per la comprensione del cambiamento va in oltre estesa al di la del modo di produzione.

L'impressione che abbiamo è di un non cambiamento, o che il tempo della politica sia il tempo del cambiamento effettivo, ma in realtà ci sono vari strati in cui il tempo cambia a diversa velocità. La struttura non è il rapporto di produzione, ma questo insieme di strati e sovrapposizioni.


Prima dell'avvento dell'industria, nella civiltà materiale la moneta non è accumulata. La maggior parte delle attività umane pratica lo scambio secondo la circolazione semplice delle merci e vige il principio di equità e di reciprocità. Vi è solo un piccolo strato di mercati semplici che pratica lo scambio di surplus, ma non ancora in ottica di profitto. Fra questi due gruppi c'è una sorta di "pellicola osmotica" che permette la riallocazione, senza il principio di accumulazione del capitale.


Gradualmente i mercati diventano sempre più complessi, in particolare per l'utilizzo dei titoli di credito. Si moltiplica il numero degli operatori che lavorano nella logica capitalistica D-M-D'. Quella che era lo scambio di surplus nell'ottica orizzontale dello scambio equo diviene la base della struttura verticale del sistema di credito.

Rimangono quindi contemporaneamente presenti due logiche: lo scambio solidale e lo scambio antagonista.


La strutturaione del sistema di credito come anticipo di denaro, e quindi come accumulazione, si basa sul commercio di lunghe distanze. Tale commercio sfrutta le disugualianze. L'aumento del capitale di un mercato avviene a spese del resto del sistema. Scatta quindi la competizione fra le città - Stato per gli accessi, le informazioni, le rotte, le opportunità commerciali.


In tale processo tutto diventa lecito, compreso l'uso d'armi d'ogni tipo. (i) Le crociate sono vettori per l'espansione mercantile nel Mediterraneo.

Il gioco competitivo è azionato; si crea una zona di integrazione commerciale dalla Spagna alla Cina. Inizia una crescita autoalimentata dallo sfruttamento del differenziale di potere: il vincitore vincerà sempre di più. Inizia un circuito senza fine. Il mercante si arricchisce, acquista importanza politica, influisce sulle scelte militari ed infine domina le altre città.

Lo spazio viene gerarchizzato: al centro l'Europa forma un asse dominante, che va dalle fiandre al nord Italia, circondato da zone sempre più periferiche passando da centri secondari sino ad alle zone dominate, le quali sono meri luoghi di servizio da cui estrarre le risorse. La strutturazione della piramide del sistema di credito crea questa distribuzione gerarchica dello spazio, portando alla formazione di poli di riferimento che dominano i processi di accumulazione. Questi nuclei sono luoghi di garanzia del credito e di finanziamento del circuito mercantile (es. Venezia nel XIV secolo).


Il mercato del credito si fa sempre più sofisticato. Mediante sottili operazioni finanziarie di anticipazioni si arriva all'assicurazione, ad investimenti che permettono di annullare il rischio. Il mercato finanziario crea una fitta trama di operazioni che si compensa in pochi baricentri. Tale struttura è molto delicata perché, se un mercato crolla, l'intero sistema può crollare. Diventa necessaria la possibilità di istituire delle garanzie.


Questi poli finanziari inizialmente sono le fiere (es. Champagne), luoghi che possono essere extraterritoriali in quanto riguardano inizialmente solo un sistema di nicchia. Questa dinamica è molto sottile e, in un primo momento, non è conoscibile nella civiltà materiale. Rimane un sistema interno al mondo mercantile e non va ad intaccare il tesoro delle entità sovraterritoriali.

Lo sviluppo delle città - Stato consente strutturazioni egemoniche che concentrano il mercantile, il militare, le capacità politiche e gli strumenti finanziari.


E' da notare che l'avvento del capitalismo è una trasformazione che deriva non dal modo di produrre, ma dal modo di vendere. Secondo Braudel il capitalismo si insedia nel XII-XIII secolo, mediante la creazione di un ambiente formato sul calcolo, un ambiente instabile, sottile e dinamico. E' da qui che ha inizio la Rivoluzione commerciale. Il sistema capitalistico si afferma sul mondo perché il dominio europeo si afferma sul mondo.


La cultura mercantile è tuttavia una cultura d'elite. Le famiglie mercantili si alleano a quelle nobiliari (unione denaro + spada). Vi è un graduale annobiliamento che porta la cultura mercantile verso l'egemonia. Nel Rinascimento si ha quindi l'affermazione della cultura mercantile all'interno della cultura egemonica. In contrapposizione all'idea medioevale della Terra come valle di lacrime, diviene comune la visione dell'uomo come artefice della propria fortuna, del nobile capace di conquistare e dominare la realtà.






Sistema feudale


Sistema "moderno"

Economia

solidarietà locale

Rivoluzione Commerciale

antagonismo, orientamento all'oligopolio, extraprofitti (DMD'), sistema di credito

Amministrazione

decentramento

accentramento, gerarchia

Politica

carisma/regalità (ierocrazia)

autonomie (zone franche), legami non ieratici, assemblee di pari, cittadini doviziosi

Società

disuguaglianza, stabilità, ascrizione

rottura degli equilibri, società acquisitiva, capacità individuali di cambiare status

Cultura

fede, compresenza di materiale e spirituale

orientamento al calcolo come criterio di azione, bilancio, contabilità, efficacia, disciplina

Altre caratteristiche

plasticità

Disciplina 



Bisogna considerare che la cultura mercantile non irrompe dall'esterno contro la cultura medioevale, ma bensì "si infila" lentamente in essa. La ricchezza mercantile si mantiene separata da quella imperiale, mantenendo un circuito finanziario inizialmente indipendente da quello politico.

Leon Battista Alberti (1'404 - 1'472) è un esempio del nuovo modello di uomo artefice della sua fortuna. Egli cerca di compendiare la dimensione mercantile della sua famiglia con la dimensione umanistica. Egli sconsiglia infatti la pura mercatura perché è un mestiere disequilibrato. L'uomo-contabile è come un ragno nella tela che serve a tenere sotto controllo il mondo.


Con l'avvio della Rivoluzione Commerciale inizia anche una notevole crescita demografica nell'area Occidentale, interrotta solo dalla peste nera del 1'340. Si amplia il dominio del Mediterraneo ed inizia l'espansione verso Oriente.

La zona del centro Europa che va dalle Fiandre al nord Italia, passando dalla zona del Reno, è l'asse egemonico su cui si regge la costruzione di un'economia-mondo. L'Europa diviene il baricentro dell'economia mondiale occidentale.



Rivoluzione Politica

Dalla Pace di Cateau-Cambrésis (1559) alla Pace di Westfalia (1648)


Carlo V (1'500-1'558) si trova a capo di un impero estremamente ampio, minacciato da due pressioni: le incursioni turche nel Mediterraneo e nei Balani e la guerra dinastica coi francesi. Questo porta ad una molteplicità di fronti bellici che impegnano duramente le finanze imperiali.


Improvvisamente si apre anche un terzo fronte: nel 1'517 la pubblicazione delle Tesi Luterane da inizio alla Riforma protestante, la quale tocca il principio del fondamento ieratico del potere. La frattura nella Chiesa che ne deriva porta alla possibilità di un'alternativa all'investitura imperiale. La diffusione delle riforme nei paesi di lingua tedesca influenza i principi che hanno diritti a legittimare l'Impero, Impero che è fortemente animato dall'investitura cattolica.


Possedimenti di Carlo V


Eredità di Borgogna

Eredità d'Aragona

Eredità di Castiglia

Eredità d'Asburgo

 


Le risorse del tesoro vengono dall'oro americano molto più che dalle tasse, ma anche l'ingente flusso di metalli preziosi dal nuovo continente non è sufficiente ad evitare il fallimento dell'Impero. Dal 1'517 una guerra religiosa e, in parte, politica investe l'Europa. I Turchi arrivano fino alle porte di Vienna. L'Europa rischia la dissoluzione. Oltre alla guerra tra Asburgo e Francia c'è guerra civile fra cristiani e protestanti e fra cattolici e ugonotti.

Le strutture statuali basate sul principio ieratico vanno in crisi, implodono.


Le due paci del 1'559 e del 1'648 sono particolarmente significative perché l'Europa cerca di darsi una forma.  Secondo una clausola degli accordi di Cateau-Cambrésis veniva ristabilita l'organizzazione spaziale del mondo. Mentre prima i regni europei si dividevano il mondo in una prospettiva di evangelizzazione, da quel momento si sovrappone la prospettiva del dominio commerciale. Viene definita una amity line che delimita una zona interna da una zona esterna. Lo Stato assume il monopolio della guerra. Nella zona interna vige un diritto bellico per cui solo gli Stati riconosciuti come tali possono dichiarare guerra ed essere nemici di guerra. Gli Stati hanno il diritto alla tempificazione delle guerre, il diritto sui prigionieri ed il diritto a stabilire la pace. Dentro l'amity line vale il principio della guerra limitata per cui guerra e pace sono strumenti politici per le relazioni fra gli Stati.


Fuori dalla amity line vige l'anomia, l'assenza di diritto, la guerra di tutti contro tutti. Il resto del mondo è un territorio perennemente al servizio della potenza. I grandi navigatori sono commercianti all'interno dei confini definiti, pirati al di fuori di essi.


Questa clausola presente già nella pace di Cateau-Cambrésis non viene subito applicata, ma si rende manifesta a seguito del declino quasi inarrestabile della guerra dei trent'anni. Con il trattato di Westfalia si inaugurò un nuovo ordine internazionale, un sistema in cui gli Stati si riconoscono tra loro proprio e solo in quanto Stati, al di là della fede dei vari sovrani. Nasce quindi la comunità internazionale più vicina a come la si intende oggi: laica ed aconfessionale, in cui assume importanza il concetto di sovranità dello Stato Nazionale Territoriale [Stato moderno].

A partire dalla più violenta crisi europea si produce un cambiamento nell'organizzazione politica.


Leggendo fra le righe, è evidente che il principio di potenza vale anche all'interno. Ma mentre l'esterno è territorio a disposizione del dispiegamento della potenza, all'interno vige l'equilibrio di potenza. Lo Stato si regge sulla mobilitazione, sulla capacità di mobilitare le risorse, sull'economia politica. Per questo l'economia diventa centrale per lo Stato.






Riforma protestante Destabilizzazione del potere ieratico Rivoluzione politica



Mancano i riferimenti per esercitare la giustizia


Se vengono a mancare i riferimenti che rendono possibile la convivenza, le civiltà possono estinguersi! Con la rottura dell'ultimo principio di convivenza si possono creare fenomeni di implosione.

Il sovrapporsi di una guerra religiosa e di quella politica ha portato ad una guerra civile che ha avuto il suo apice nella guerra dei trent'anni. Questa guerra accompagna una drammatica trasformazione delle coscienze e delle culture Rivoluzione scientifica.


Nel 1618 L'aristocrazia boema era in rivolta a seguito dell'elezione di Ferdinando II, duca di Stiria e cattolico zelota, a sovrano del Sacro Romano Impero, che comprendeva la Boemia. Al castello di Hrad any - noto anche come Prazský hrad (ovvero "Castello di Praga"), il 23 maggio 1618, alcuni rappresentanti dell'aristocrazia presero due governatori imperiali e uno scrivano e li lanciarono fuori dalle finestre del castello. Praga resta autonoma dal dominio imperiale e si sviluppa così l'ipotesi di un regno protestante in alternativa a quello cattolico.


Da una parte ci sono l'Impero Cattolico e gli Asburgo, dall'altra l'Impero Protestante sostenuto dall'Inghilterra. Secondo il mito dell'alleanza fra Inghilterra, Boemia, Praga e protestanti, il sovrano cattolico da la figlia in sposa all'elettore Palatino Federico V. Egli, chiamato dalla Praga insorta, sposò Elisabetta, figlia di Giacomo I d'Inghilterra. Nel 1619, accettò la corona del Regno di Boemia. Venne presto sconfitto dall'Imperatore Ferdinando II nella battaglia della Montagna Bianca nel 1620, e il palatinato fu occupato dalle truppe spagnole. Fu soprannominato il "Re d'Inverno", perché il suo regno si limitò al periodo invernale di quell'anno. E' così che crolla il sogno del protestantesimo ed inizia la guerra dei trent'anni, nella quale rientra anche la Francia perché aveva assunto posizioni ambigue nel tentativo di depotenziare gli Asburgo.


La Guerra si svolge principalmente sul territorio tedesco. Gli eserciti sono una carovana di appestati che contagia tutta l'Europa devastando ogni cosa. La suddivisione dell'Europa in Stati Nazionali Territoriali fa fatica ad affermarsi perché prevale ancora l'idea dell'Impero, ma ormai il processo è stato innestato e non si può tornare indietro. La Praga magica resta sul confine fra magia e scienza.


Molte persone costrette ad emigrare da Praga vanno in Olanda e in Inghilterra. Alcuni di questi contribuiscono a fondare la Royal Society a Londra. I luoghi e le istituzioni da cui passano i chimici-alchimisti emigrati da Praga segnano la Rivoluzione Scientifica. (i) Fra i soldati della Battaglia della Montagna Bianca c'è Cartesio che elabora la sua filosofia. E' lui a distinguere materiale e spirituale, facendo si che la natura sia tutta calcolabile. Il suo pensiero è esattamente l'opposto della cultura neoplatonica e magica.

Il pensatore che elabora la calcolabilità del mondo partecipa alla battaglia che distrugge la spiritualità (non calcolabilità) del mondo.

La fede diventa un'opzione, una sottocultura. Si apre una crisi di coscienza gigantesca su scala europea.



Successivamente si verificano continui tentativi di congiungere quello che Cartesio ha separato. Sia da parte cattolica che protestante si cerca di ricostruire il principio ieratico di derivazione del potere dalla sacralità. Ma ciò non è più possibile poiché gli stati ora si fondano sulla logica della potenza, per cui è la potenza stessa a generare altra potenza.

Si estingue l'idea di un fondamento religioso del potere a favore di una forma nuova (es. leviatano).


Poiché all'interno delle amity lines vige l'equilibrio di potenza il disegno imperiale può sprigionarsi soltanto sul resto del mondo. La potenza si configura quindi come potenza militare, e va ad includere logistica, regolamentazione, coercizione, mobilitazione, economia,.

Lo stato viene a basarsi sulla capacità di estrarre risorse ( fiscalità) e di riallocarle; in tal senso è promotore industriale. La moneta diventa cruciale perché è il segnale della capacità di mobilitazione di potenza. L'economia diventa la base della politica (nasce l'economia politica), e gli Stati cominciano a competere sulla moneta con il debito pubblico. Fonte del finanziamento statale non è infatti il prelievo fiscale, ma piuttosto l'emissione di debito pubblico, cioè la richiesta di prestiti garantiti dalla robustezza dell'economia statale. Guadagna i finanziamenti lo Stato che emette debito pubblico al tasso di interesse più basso, ma il costo del debito dipende da quanto lo stato è ritenuto solido (solvente o insolvente).


La solidità della finanza dello Stato è definita dai mercati finanziari. E' così che l'economia mercantile si unisce allo Stato. Lo stato istituzionalizza i mercati finanziari che diventano borse. Cerca poi di regolarle, e per far ciò necessità di una banca centrale che regoli la quantità di moneta. La Banca Centrale lavora contemporaneamente sul debito pubblico e sulla quantità di moneta dell'impresa.


~ Lo Stato Nazionale Territoriale inglese, il più potente in questo periodo, si propone come uno stato di diritto.







Rivoluzione Politica Stato Nazionale Territoriale.

1'648: definizione del nuovo principio di organizzazione europea, basato sul principio di potenza equilibrio competitivo di potenza fra stati: continuo stato di guerra o pace (che è pausa controllata fra due guerre) per mantenere lo stato di potenza L'economia come strumento di mobilitazione diviene un problema politico, poiché è necessaria per gestire la potenza necessità di risorse pubbliche: Stato come operatore economico centrale concentrazione della capacità coercitiva (fiscalità, amministrazione, polizia, esercito) strutturazione della burocrazia in maniera indipendente dai ceti.


Tutto questo processo porta alla continua emissione di debito pubblico. Si formano un mercato primario, che fissa le condizioni dell'obbligazione, ed un mercato secondario, che si determina successivamente al cambiamento dei tassi. I mercati finanziari diventano l'arena competitiva fra gli Stati e la necessità di controllarli porta gli Stati alla creazione di una Banca Centrale, necessaria per gestire la moneta. E' in questo modo che avviene la saldatura fra Stato e capitalismo.


Iniziano a verificarsi i primi fenomeni di bolle speculative e crisi finanziarie. Gli Stati evono tentare di gestire questi fenomeni. Ognuno di essi, per avere un vantaggio in tale competizione, ha interesse a che il proprio debito sia migliore di quello degli altri.


Esempio I, caso Fouquet.

Siamo tra la fine della fronda e l'inizio dell'assolutismo (1648-1649), al termine di una guerra interna che ha causato due milioni di morti su una popolazioni di venti milioni di persone. Il cardinale Mazarino (1602-1661) aiuta il Re nella ricostruzione della Francia; Fouquet di occupa del debito dello Stato piazzando i vari debiti e stabilendo le condizioni. Alla morte di Mazarino c'erano due grandi finanzieri, Fouquet e Colbert (1619-1683). Il primo viene fatto arrestare per tradimento e passa il resto della sua vita in prigione. Colbert era il curatore testamentario di Mazarino, l'unico ad avere il diritto di vedere il documento segreto lasciato dal cardinale. Colbert è molto vicino al Re. Quest'ultimo, leggendo il testamento, scopre che Mazarino aveva accumulato la più grande fortuna liquida personale esistente, in un periodo in cui la Francia era devastata. Attraverso la gestione dello Stato il cardinale aveva potuto accumulare la più grande ricchezza in maniera completamente opaca.

Per non far ricadere le colpe sullo Stato andando ad alimentare il movimento di fronda, Colbert ed il Re Sole organizzano un controscandalo: viene incolpato di tutto Foquet. Colbert diviene potentissimo e riorganizza l'intera potenza francese.

Chi gestisce lo Stato gestisce la finanza, chi gestisce la finanza gestisce lo Stato


Esempio II, caso John Law

l sistema di Law, o sistema del Mississippi, è un sistema monetario e finanziario realizzato in Francia durante la Reggenza del duca Filippo II d'Orléans (1674 - 1723) da John Law, economista e finanziere di origini scozzesi stabilitosi in Francia. Il sistema durerà dal 1716 al 1720 terminando con un tracollo.

La Francia si trova in una profonda crisi monetaria (scarsità di moneta) e finanziaria (debito pubblico insostenibile provocato dalle numerose guerre condotte da Luigi XIV) e le idee di Law sembrano suggerire una geniale soluzione. Law cercherà al contempo di risanare le finanze pubbliche francesi e di favorire l'offerta monetaria attraverso l'introduzione della carta-moneta. In questo modo Law trasforma l'insostenibile debito a breve periodo in debito a lungo periodo.

Il progetto si divide in quatro fasi:


1) Istituzione nel 1716 della Banque Générale, banca commerciale privata che diventerà in seguito una sorta di banca centrale, la cui funzione principale è di emettere biglietti bancari (moneta cartacea) in sostituzione della moneta metallica in circolazione. Fatto importante: questi biglietti bancari sono riconosciuti dallo Stato in pagamento delle imposte, il cui sistema di raccolta viene razionalizzato da Law.


2) Centralizzazione delle compagnie coloniali commerciali francesi sotto un'unica società: la Compagnia d'Occidente, che diventerà più tardi la Compagnia delle Indie, nota come Compagnia del Mississippi. La Compagnia detiene il diritto esclusivo di sfruttare le potenziali risorse minerarie e agricole della Louisiana, colonia francese. La Compagnia viene implicata nella gestione del debito pubblico: i detentori di titoli di Stato possono infatti convertirli in azioni della stessa. Ciò permette di ristrutturare il debito pubblico allungandone la scadenza e riducendo il tasso di interesse. Le aspettative legate al potenziale sfruttamento delle risorse in Louisiana stanno perciò a fondamento di questa ristrutturazione ed incentivano gli investitori a cedere titoli pubblici contro queste azioni.


3) Interazione fra politica monetaria e operazioni di gestione del debito pubblico attraverso l'avvicinamento delle operazioni svolte dalla Banca con quelle della Compagnia (le due società saranno riunite nel 1720). Law utilizza la Banca per accrescere la massa monetaria: la liquidità che ne risulta viene utilizzata per acquistare azioni della Compagnia, il cui valore è al rialzo e viene sostenuto dall'incremento della massa monetaria. Fra il 1718 ed il 1720, vengono continuamente emesse nuove serie di azioni (madre, figlia, nipote,.), costantemente sostenute dall'incremento della massa monetaria. Il valore delle azioni della Compagnia passa rapidamente da 500 lire tornesi a 10.000 lire tornesi.


4) Utilizzo del tasso di cambio interno per incentivare i detentori di monete metalliche a sostituirle con i biglietti bancari. Il sistema si alimenta con l'interazione fra le aspettative di crescita legate al potenziale economico della Louisiana, con la disponibilità crescente di biglietti monetari e con l'utilizzo di questi per acquistare azioni della Compagnia ad un valore sempre crescente. Il sistema funziona finché l'incremento della massa monetaria si riversa nell'acquisto di azioni (circuito moneta-azioni). É quanto accade nel periodo 1718 - 1720 con il valore delle azioni in forte e continua crescita. Nel momento in cui gli investitori abbandonassero il circuito moneta-azioni utilizzando i biglietti monetari per acquistare beni o monete metalliche, il sistema crollerebbe sotto l'esplosione dell'inflazione e la scarsità di monete metalliche. Law adotta così varie misure per scongiurare questi comportamenti.


Le precauzioni non sono tuttavia sufficienti. La rivalutazione interna della lira francese e l'aumento della massa di biglietti monetari sono in contraddizione. Il sistema di Law entra così in un vicolo cieco, essendo l'obiettivo di mantenere un tasso di interesse basso attraverso l'incremento della massa monetaria incompatibile con la necessità di rivalutare i biglietti monetari rispetto alle monete metalliche.

Il 21 maggio 1720 Law cerca di risolvere il dilemma mediante un decreto che impone la riduzione programmata del valore dei biglietti monetari e delle azioni. Il pubblico, che era stato indotto a credere in un continuo aumento del valore dei biglietti e delle azioni, si sente tradito e perde la fiducia nel sistema. Il decreto viene revocato, ma la fiducia non è più recuperata e gli investitori abbandonano il circuito moneta-azioni. Ne segue un tracollo nel valore dei biglietti e delle azioni che determina il fallimento dell'intero sistema.

La principale conseguenza del fallimento del "Sistema di Law" sta nella diffidenza che la Francia manterrà verso la carta-moneta per tutto il XVIII secolo, ritardando così l'innovazione finanziaria necessaria allo sviluppo economico.

L'iniziale successo del "Sistema di Law" indusse anche l'Inghilterra, che prima di Law aveva già costituito una Banca d'Inghilterra e Compagnie commerciali con le colonie, a riprendere i principi adottati in Francia. Nel 1720 si assisté in Inghilterra ad un crollo borsistico analogo: il South Sea Bubble.


E' a partire dalla sconfitta clamorosa della Francia, costretta ad uscire dalla scena internazionale, che si arriverà alla Rivoluzione Francese.






Stati Nazionali Territoriali regole del gioco equilibrio di potenza mobilitazione delle risorse economia politica (finanziaria e monetaria): borse, debito, moneta.

E' cambiato il rapporto fra la componente mercantile e quella statuale (alleanza mercato - politica).


Rivoluzione Agraria

L'asse centrale per il formarsi dell'economia-mondo nel '400 (Fiandre, Reno, Nord Italia) diviene centro, nel 1530/1540, di un cambiamento dell'organizzazione della produzione agraria. Tale cambiamento si distingue principalmente in tre ambiti:

Tecnologico. Cambia il regime di rotazione dei terreni (da grano/maggese a piante azotate), il che porta ad un incremento della produttività della terra.

Organizzativo. Aumenta l'uso del capitale fisso in una logica di ritorno economico (affermarsi del ciclo DMD'). La gestione della terra diventa un elemento del sistema capitalistico, ovvero è orientata al mercato.

Istituzionale. Istanza a ridurre i livelli di co-proprietà. Approccio individualistico (proprietà privata). Le terre comuni, da serbatoio della comunità, vengono privatizzate e rese allodiali (es. enclosures).

Tutto questo porta alla rottura degli equilibri solidaristici. La reditribuzione delle risorse non si basa più sulla solidarietà, ma sul mercato. Si creano un mercato della terra ed un mercato del lavoro; terra e lavoro vengono, per la prima volta, pensati come merce. Al posto della mezzadria si passa al pagamento salariale.


Con la Rivoluzione Agraria vengono fondate le condizioni per la diffusione del modello mercantile a tutte le altre parti sociali. Inizia una diffusione "virale" che produce modernizzazione.

La rivoluzione agraria, più che raddoppiando la produttività, pone le basi per la Rivoluzione Demografica.


Rivoluzione Demografica

L = limite del livello di popolazione sostenibile.


Fino alla seconda metà del XVII secolo vi era forte fragilità demografica. Si assisteva all'intera dissoluzione di nuclei famigliari per l'intrinseca fragilità della vita. Questa precarietà aveva un forte impatto esistenziale.

 


Ad un certo punto inizia un nuovo aumento della popolazione, ma questa volta irreversibile. Scompare il regime della fragilità demografica. Aumenta la speranza di vita, anche grazie all'aumento delle informazioni, delle ricerche e all'adozione di prassi igieniche. Tutto questo è alimentato dall'aumento della produttività in agricoltura.


Le trasformazioni agraria e demografica avvengono nello stesso periodo in cui si delineano gli Stati Nazionali Territoriali. Tutti questi mutamenti avvengono principalmente all'interno dell'asse centrale europeo, area dove i mercati sono più forti.

Nel '600, a partire da un territorio europeo omogeneo, si avvia un processo di differenziazione molto radicale. Inizia lo sviluppo dell'asse portante ed il declino relativo delle aree periferiche e semiperiferiche. Eccezioni semiperiferiche sono la Padania (zona a più alta produttività del continente europeo) e l'Olanda. Gli spazi diventano funzioni. La periferia diventa funzione del centro e si avvia una divisione internazionale del lavoro.

Da un'economia mondo mercantile si passa ad un'economia mondo capitalistica.


Il baricentro dell'economia si sposta di città in città. Dal 1480 Venezia è capitale egemone dell'economia mercantile, ma successivamente guadagna il ruolo centrale Anversa, importante perché interna all'Impero Asburgico. Si susseguono poi le guerra di indipendenza che portano alla formazione dell'Olanda, e comincia ad arrivare in grande quantità l'oro dalle americhe. Il baricentro si sposta a Genova/Milano, polo finanziario che ancora segue una logica mercantile. Dal 1620 il centro si sposta su Amsterdam, fina a quando cederà tale ruolo a Londra nel 1720 in conseguenza di una guerra commerciale violenta fra Inghilterra ed Olanda. Nel 1920 assume il ruolo di guida dell'economia mondiale New York, ruolo mantenuto sino al processo di depolarizzazione conseguente al 1989 che porta alla formazione di più poli in cooperazione/competizione.

Tutte le regioni che hanno partecipato alla prima polarizzazione mercantile sono anche le zone in cui l'Europa ha posto le basi per il suo sviluppo economico.





Dobbiamo cercare di comprendere le questioni di fondo dello sviluppo economico e della modernizzazione (N.B. non sono sinonimi!).


La crescita economica è definita come un aumento sostenuto del volume totale di beni e di servizi prodotti da una data società. Negli ultimi anni questo volume totale è stato misurato come Prodotto Interno Lordo (PIL).

Lo sviluppo economico significa crescita economica accompagnata da un sostanziale cambiamento strutturale ed organizzativo dell'economia.

La sequenza causale fra crescita e sviluppo è invertibile e a volte può essere concomitante e dipendente da altri cambiamenti interni o esterni all'economia. La crescita è un processo reversibile, e logicamente lo sarebbe anche lo sviluppo. In realtà dal punto di vista dello viluppo si verifica piuttosto un regresso, ma mai il ritorno a strutture economiche identiche alle precedenti.


Reddito, consumi, investimenti, domanda, offerta, produttività, capitali fissi, quantità di moneta. Guardando a questi fattori abbiamo individuato varie fasi di crescita (dal XII al XIV secolo e dal XV al XVII secolo) e fasi di decrescita, ma queste fasi sono sempre state reversibili, in termini di dinamica economica [pulsazioni].

Mentre la crescita è reversibile, lo sviluppo è stabile. Nello sviluppo, la mobilitazione delle risorse non torna mai indietro. L'incrementazione si mantiene e continua ad incrementarsi nel tempo.


Qual è il punto di rottura che ha dato inizio alla crescita illimitata? Quali sono le differenze e quali sono gli elementi di continuità? Quali sono gli elementi che le pulsioni hanno generato e sedimentato sul fondo?

Dalle pulsazioni precedenti è nato il capitalismo mercantile che ha portato alla formazione dell'economia mondo [poli competitivi]. Ciò ha permesso l'accumulazione di capitale e la nascita dei mercati finanziari, inizialmente autonomi dalla politica e poi sempre meno. Si sono delineati gli Stati Nazionali Territoriali che hanno affermato la mobilitazione e la potenza contro la prospettiva ieratica e stabile.

In questa interazione fra crescita e sviluppo consiste la modernizzazione.


Lo sviluppo economico non è un fatto meramente economico. L'istanza della mobilitazione del lavoro diventa l'istanza fondativa delle relazioni sociali. La modernizzazione detta le condizioni del passaggio da una fase di crescita economica ad una fase di sviluppo economico irreversibile; facilita questo passaggio, lo prepara.

Il tentativo di creare ricchezza in Africa, ad esempio, fallisce con la sola immissione di capitale perché mancano le pre-condizioni di modernizzazione [razionalità; prima bisogna scacciare gli gnomi dalle miniere e i folletti dagli alberi].

Credendo che questo cambiamento decisivo sia solo di natura economica si cade nel riduzionismo, ed il rischio di congiungere troppo strettamente il percorso crescita modernizzazione sviluppo è quello di credere che il modello Occidentale sia l'unico modello possibile, cosa che di fatto è avvenuta. Il modello Occidentale contiene in se il germe dell'espansionismo illimitato, per cui la convivenza si struttura in nome della mobilitazione. Nel punto di rottura vanno fatte rientrare anche la rivoluzione agricola e quella demografica: è un cambiamento di natura sociale oltre che economica.

In cosa consiste la discontinuità?


Rivoluzione Industriale

Secondo la storiografia tradizionale la rivoluzione industriale si svolge fra il 1780 ed il 1830 (periodizzazione stretta) in Inghilterra ed è contraddistinta dall'introduzione del sistema di fabbrica. Questa porta ad un'impressionante e veloce riconversione del sistema produttivo (rapporto capitale/lavoro) che sconvolge i modi di produzione e i rapporti sociali.


Una seconda interpretazione vede invece, come caratteristica del processo di industrializzazione, l'accumulazione finanziaria e quindi l'affermazione del sistema capitalistico. Geograficamente tale processo viene collocato all'interno di un ampia dinamica che si svolge a partire dall'asse centrale europeo fino a giungere in Inghilterra. La collocazione temporale viene fatta risalire alla metà del '600 (fine dell'ultima pulsazione), momento in cui il processo viene messo in opera dagli elementi che compongono la dinamica del capitalismo su scala internazionale.

Secondo questa interpretazione esiste si una "differenza inglese", ma il passaggio inglese è incluso nel percorso più ampio di modernizzazione.


Il dibattito fra queste due interpretazioni riguarda la volontà di circoscrivere la rivoluzione ad un breve periodo, o di guardare ad un grande processo inscindibile.

I interpretazione: il cambiamento è dovuto a variabili tecniche, che determinano il cambiamento culturale. La diffusione del sistema di fabbrica genera modernizzazione.

II interpretazione: il cambiamento tecnico è sottoinsieme di un cambiamento culturale molto più ampio. Perché ci possa essere sviluppo deve prima esserci la modernizzazione, o forse è possibile una via completamente diversa.

La scelta fra queste due interpretazioni porta ad un diverso modo di vedere l'economia ed il suo rapporto con la cultura, con l'arte, ecc.


Il paradigma ideologico della modernità è il raggiungimento della più autentica umanità in un ottica di progresso (insieme di accorgimenti che massimizzano la felicità collettiva) e mobilitazione. L'ambiguità è che ricchezza, potenza e felicità si sviluppino assieme. Se seguiamo la prima interpretazione possiamo credere che ci siano limitazioni tecniche al male dello sviluppo. Se invece seguiamo la seconda vediamo che i limiti non sono fissabili, che non si può fermare la mobilitazione perché la convivenza umana è basata su questa istanza. Nessun governo tecnico può dare garanzie.





La modernizzazione prepara il terreno allo sviluppo attraverso la vicenda degli Stati Nazionali Territoriali. La discontinuità che si verifica è di tipo qualitativo. In cosa consiste questa discontinuità qualitativa sistemica? A livello di sistema cambia la disciplina della convivenza sociale (cittadino = lavoratore).


Un fabbrica è un luogo dove si concentrano importanti volumi di tecnologie. Esse necessitano di molta energia, che deve essere concentrata, regolare, sostenuta e pianificabile, e di operai, i quali devono svolgere un lavoro continuo e ripetitivo che non richiede alcuna specializzazione. Anche la quantità di lavoro deve essere prevedibile  e pianificabile. La tecnologia comanda il lavoro nelle fabbriche. I lavoratori restano senza tempo per altri lavori e sussistono semplicemente.


Com'è allora che i lavoratori si avviano gioiosamente verso le fabbriche?

La domanda di lavoratori salariati è diventata quantitativamente importante, in maniera trasversale ad ogni mercato. Ciò è dovuto all'aumento vertiginoso della domanda dei beni di consumo che porta a prodotti standardizzati, tendenzialmente omogenei. Aumenta anche il ruolo del capitale, sia fisso (tecnologie, macchine, muri) che circolante. Diventa quindi centrale anche il sistema di trasporto, nonché il sistema distributivo. Sempre più centrale è anche il ruolo del credito. Il sistema bancario nasce come pezzo del sistema finanziario, garante dell'allocazione delle risorse finanziarie la dove i ritorni sono più promettenti, per non far "crollare il castello" (NB Per le Banche c'è differenza tra finanziare capitale fisso (rischio elevato) o capitale variabile (rischio ridotto)).


L'elevata domanda si esprime in termini monetari. Occorre quindi che vi sia una liquidità diffusa nel sistema. Perché la quantità di moneta sia elevata occorre moneta fiduciaria forte. Occorre un sistema finanziario competitivamente vincente rispetto a quelli degli altri Stati. Fattore determinante per tale supremazia è la capacità di controllare il debito pubblico e di attrarre risorse internazionali. Il motore innescato per vincere la battaglia fra Stati è ciò che garantisce tutte le condizioni per l'imposizione del sistema di fabbrica.


Secondo l'interpretazione tradizionale la discontinuità è costituita dall'invenzione, o meglio da un grappolo di invenzioni che si susseguono a partire dal 1780 [macchina a vapore, telaio meccanico, ferrovia, tecnologie per la fusione del ferro; in tre parole energia, tecnologia, distribuzione]. Si prospetta quindi un cambiamento drammatico, radicale, istantaneo.


Dentro al sistema degli Stati Nazionali Territoriali si creano le condizioni per questo sviluppo (proprietà privata, individualismo). Viene predisposto un contesto istituzionale "positivo". Per la seconda interpretazione che abbiamo visto è centrale il processo di accumulazione. La legge che regola il grappolo di innovazioni, la tensione al miglioramento, è un botta e risposta, un'invenzione che parte dal basso e poi si diffonde (gli inventori inglesi erano artigiani o al massimo imprenditori, non scienziati). Questa struttura di botta e risposta  è riconducibile alla crescita della domanda che incentiva la gente a cambiare, a migliorare, poiché immersa in un contesto competitivo. La domanda a sua volta deriva dalla crescita demografica, quindi dalla rivoluzione agraria che libera reddito per acquisti ulteriori al sostentamento, e dall'evoluzione del sistema finanziario che libera moneta. Lo scenario competitivo si estende sino alla competizione fra Stati. Il lasso temporale proprio del cambiamento che ha portato alla modernità è, dunque, quello che va dal 1650 al 1830, poiché è in questa fase che si stabiliscono tutte le condizioni per il sistema di fabbrica.





Il nucleo fondamentale della rivoluzione industriale è la trasformazione del lavoro, che si manifesta nel sistema di fabbrica.


Il sistema di fabbrica non è solo una questione tecnologica, ma cambia invece la natura del lavoro. Si ricerca la massima produttività, attraverso lo sfruttamento estremo del processo tecnologico in tutte le sue potenzialità implicite. Questo è incoraggiato dall'innovazione, la quale sposta sempre più in avanti i limiti della tecnologia, eliminando via via i colli di bottiglia. Il sistema di fabbrica rappresenta un cambiamento progressivo mosso da un'istanza di potenza. Ne risulta uno spezzettamento del lavoro che coopera al raggiungimento di efficacia ed efficienza. L'imprenditore mira a dominare l'implementazione di produttività con l'innovazione continua [la tecnologia non è più un dato, diviene una variabile]. Ma è la volontà dell'uomo che domina la tecnologia?


Se in un primo momento è un processo di dominio sulla tecnica da parte dell'uomo, successivamente è la tecnica a dettare le condizioni del lavoro! Entra in opera il principio di potenza, lo stesso che si è manifestato nella formazione degli Stati Nazionali Territoriali. Il cortocircuito tra innovazione e tecnologie trasforma la vita materiale. Il principio della globalizzazione è inscritto nel sistema di fabbrica.


La vera discontinuità è la manifestazione del sistema di potenza.


La storiografia tradizionale si è interrogata sulla natura della trasformazione industriale, mossa dall'idea di ricreare questo processo altrove secondo una logica "push". In questa logica la Teoria degli Stadi di W.W. Rostow (approccio macroeconomico allo sviluppo) sostiene che la modernizzazione economica si afferma principalmente tramite cinque stadi: società tradizionale, precondizioni per il decollo industriale,decollo industriale, maturità e società dei consumi di massa. La teoria prevede che un'accumulazione agricola primaria sia sufficiente a liberare capitale e lavoro per l'insediamento del sistema di fabbrica. A tale approccio è stato criticato che non bastano capitale e lavoro, ma serve anche un susseguirsi di innovazioni in una dinamica competitiva.

I tentativi di portare allo sviluppo paesi poveri attraverso l'immissione di capitale e la costruzione di infrastrutture ha portato a colossali fallimenti.


Altra teoria è quella della centralità della tutela della proprietà intellettuale, il che ha favorito in Inghilterra lo stimolo necessario ad un sistema orientato di innovazioni. E' questa la teoria istituzionalista, che fa riferimento allo Stato di diritto.


Da un'analisi accurata risulta che la rivoluzione agricola non ha determinato realmente un grande trasferimento di capitale dall'agricoltura all'industria. Il capitale che etra nel sistema di fabbrica è nuovo, ed è relativamente poco; è sufficiente quello proveniente dal sistema finanziario inglese. Si nota che neanche il trasferimento di forza lavoro è stato poi così vistoso, anzi, la maggior parte dei lavoratori sono serviti alla stessa rivoluzione agricola. La rivoluzione agricola sostiene la rivoluzione demografica, la quale produce si lavoro ma soprattutto fa aumentare la domanda!


E' la domanda aggregata crescente che fa si che l'innovazione sia conveniente. In Inghilterra vi erano inoltre condizioni sociali che fanno si che il cambiamento avvenga li e non altrove, come ad esempio il maggiorascato, il sistema di distribuzione dei redditi, l'omogeneità dei consumi, il funzionamento dei mercati. E' questa la teoria di Landes, che deve però affrontare il problema del perché il processo di industrializzazione si è poi diffuso negli altri paesi.


Riassumendo:

Prima teoria (marxiana): centralità del capitale

Seconda teoria (liberale): centralità del brevetto

Terza teoria (contingente - complessa): domanda + contesto distribuzione del reddito


Passiamo ora ad una quarta teoria (evoluzione di quella di Landes).

La rivoluzione industriale è un fenomeno regionale, e non nazionale. Quella che avviene è una riconfigurazione dei sistemi di dominanza territoriale. In alcuni posti c'è più capacità di resistenza al cambiamento. Questi posti sono le zone in cui i capifamiglia vivono in una situazione di benessere e rifiutano quindi di andare a lavorare in fabbrica. Si verificano quindi fenomeni di resistenza la cui natura appartiene al sistema del capitale sociale, i quali non assecondano la tecnologia. In altri posti invece, li dove c'è povertà, le resistenze vengono sradicate e si installa l'industrializzazione. I primi a cedere sono quindi le donne e i bambini, categorie socialmente non protette e professionalmente non qualificate. E' lì che il tessuto cede e le categorie deboli vengono assoggettate ad un registro produttivo terrificante. La centralità di questa quarta teoria è quindi l'attenzione al capitale sociale. Vi è una profonda scompaginazione della struttura sociale che si manifesta, ad esempio, in un comportamento sessuale promiscuo. Si rompono i sistemi di controllo sociale. La trasformazione che è avvenuta è una trasformazione molto profonda che ha prodotto una nuova cultura, che si espande a tutti i popoli toccati dall'Occidente.





Dal 1720 al 1920 Londra è il centro internazionale della grande liquidità per via della sua egemonia commerciale finanziaria. E' dunque il luogo verso cui convergono gli Stati immersi nella competizione per la potenza, per poter emettere debito pubblico vantaggioso. Attorno al 1814, con la fine delle guerre napoleoniche, l'egemonia inglese è totale. Dal 1820 vige la pax britannica in Europa.


Come mai la situazione inglese diviene la condizione verso cui tendono le energie di tutti gli altri Stati, fino a diventare una trasformazione che riguarda l'intero pianeta? Perché si diffonde il capitalismo?


~ Asse tecnologico

Inizialmente la causa è "tecnologica", ovvero consistente in una contaminazione spontanea dovuta a fenomeni emulativi legati alla competizione. Da qui la diffusione spontanea a "macchie di leopardo", tra il 1820 e il 1860, situata in distretti dell'asse centrale europeo (Francia del Nord, Belgio, Svizzera, Nord Italia). L'attenzione si concentra sul settore tessile e su quello dell'estrazione energetica, settori che inizialmente prevedono una bassa soglia tecnologica e basse economie di scale.


Una seconda fare, tra il 1845 ed il 1880, vede una diffusione indotta, forzata da parte degli Stati che sono costretti ad armarsi e quindi ad avere un approccio strategico allo sviluppo industriale. I settori strategici di questa fase sono l'energia, i trasporti, la siderurgia, la cantieristica e la fabbricazione di armamenti (settori pesanti). Poiché i singoli imprenditori non possono competere da soli diventano decisive le politiche di potenza degli Stati. L'ambiguità della pax britannica è appunto che vige sempre uno stato di guerra latente. I due grandi settori di intervento statale sono la rete ferroviaria e la siderurgia (industrie private ma con commesse pubbliche).


Guardando alla situazione economica a partire dall'800 possiamo osservare delle fasi cicliche cinquantennali. Nel 1820-30 inizia la prima rivoluzione industriale, caratterizzata dalla liberazione di capacità produttiva ma anche di domanda (mercato), che corrisponde ad una diffusione spontanea nei settori leggeri. Dal 1870 al 1892 si ha una crisi deflazionistica per eccesso di capacità produttiva, il che mette in luce gli effetti della diffusione forzata che causa sovrainvestimenti. L'eccesso di capacità produttiva porta alla competizione fra Stati, i quali necessitano di spazi di sviluppo per nuovi mercati. Nel 1892 iniziara una nuova crescita (II rivoluzione industriale) che culminerà nella crisi del '29.

Questo asse di natura tecnologica si innesta su un asse di natura politica.


~ Asse politico

A seguito della formazione di Stati Nazionali Territoriali (anche in Italia e Germania) il conflitto fra Stati si sviluppa fuori dall'Euroa, in imprese imperialistiche. Si passa dal colonialismo all'imperialismo. Le colonie, mentre inizialmente si costituivano come forma nazionali meticcie, nella logica imperialistica diventano oggetto di sfruttamento per lo sviluppo industriale e per la potenza. Mentre gli Stati europei sono Stati di diritto, nelle colonie non c'è diritto ma solamente potenza. Si instaura un'evoluzione competitiva su scala internazionale per le materie prime e per i mercati di sbocco, al fine di alimentare la potenza della grande industrializzazione. Le nazioni conquistate sono sottoposte al dominio economico e le loro economie vengono sradicate.


~ Asse scientifico

Nel 1892 inizia un nuovo ciclo di crescita, ovvero la II rivoluzione industriale. Settori determinanti di questa fase sono l'elettricità e la chimica (organica, farmaceutica, gomma-plastica). Invenzioni determinanti sono il motore a scoppio ed il telegrafo (poi telefono). Nascono molti settori legati alla scienza che prima non esistevano. Si susseguono immense innovazioni che salvano dal declino assegnando le leve dello sviluppo all'Europa (+USA e Giappone). In Inghilterra, dopo tanti anni di egemonia, c'è irrigidimento e resistenza rispetto al cambiamento. Nuovi Stati guadagnano lo sfruttamento delle recenti innovazioni.

La tensione competitiva sfonda in Europa con la I Guerra Mondiale perché non ci può più essere una pax britannica, in quanto la potenza inglese non è più tale. La I Guerra Mondiale è generata dal crollo dell'area debole dell'Europa, cioè quella balcanica - asburgica. La Grande Guerra diventa terribile perché le potenze non hanno coscienza delle innovazioni portate dalla II rivoluzione industriale.

La rivoluzione industriale impatta sulla struttura politica e impatta sull'equilibrio di potenza fra Stati in Europa. Per la prima volta dopo il 1610 si ha nuovamente una guerra illimitata sul territorio Europeo.




1830: I rivoluzione industriale 1892/94: II rivoluzione industriale; nasce dalla giuntura fra scienza e industria.


I) Diffusione spontanea a "macchia di leopardo" nei settori leggeri. Bassa soglia tecnologica e no economie di scala ( non diminuisce il costo unitario di produzione).

II) Cambiamento indotto dallo Stato nei settori pesanti. Formazione di banche miste, che forniscono prestiti a breve, come le banche commerciali, e prestiti a lungo termine, come le banche di investimento, le quali sono in relazione con lo Stato per introiettare garanzie pubbliche, al fine di compensare lo squilibrio di portafoglio.

Nella logica della potenza lo Stato si dota della potenza per poter competere.


In questo contesto l'Europa arriva a controllare direttamente l'80% del globo. Tuttavia l'eccesso di capacità produttiva guadagnato in questo modo porta alla grande depressione del 1870. Per rispondere alla crisi si passa dal colonialismo all'imperialismo, rendendo le colonie dipendenti dal mercato europeo. Nel 1870 c'è anche un aumento dei conflitti fra Stati che porta da una fase liberista ad un ritorno al protezionismo (barriere doganali). La Francia, in competizione con l'Inghilterra, crolla perché sconfitta nella guerra franco-prussiana e anche perché gli investimenti fatti per la rete ferroviaria non danno i ritorni previsti.

Dal 1870 gli Stati Uniti accelerano drammaticamente il loro sviluppo e vanno a sfidare l'Inghilterra, la quale è successivamente minacciata anche da Germania e Giappone.

In che termini la II rivoluzione industriale impatta su questa dinamica competitiva? come è collegata con le guerre mondiali?


La II rivoluzione industriale produce il fenomeno della grande impresa, nuova creatura istituzionale fondata per gestire lo sfruttamento di tecnologie che producono grandi economie di scala. Le innovazioni della II rivoluzione industriale richiedono, infatti, grandi impianti per poter essere sfruttate; dimensione ed efficienza entrano in stretta relazione. Per stare sul mercato è necessario raggiungere le dimensioni minime di efficienza. Serve quindi guadagnare velocità di flusso con energia, logistica, integrazioni a monte e a valle capillarità dei sistemi distributivi e controllo dei mercati. L'intero sistema di sfruttamento deve essere orientato alla massimizzazione dell'efficienza.

Per poter controllare l'intero processo si crea una gerarchia manageriale. E' attorno alla costruzione della grande impresa che si inventa il management.Per tenere sotto controllo l'innovazione nascono anche i dipartimenti di Ricerca e Sviluppo. Nasce anche la necessità di controllare la variabile politica, il che porta alla creazione di multinazionali che sfuggono al controllo dei singoli Stati.

La grande impresa, in nome dello sviluppo tecnologico, accentra una potenza di dimensioni prima completamente sconosciute.


Stati Uniti e Germania incorporano il sistema della grande impresa, mentre la Gran Bretagna oppone resistenze. Il modello statunitense è liberale, orientato al mercato, mentre quello tedesco è più orientato alla cooperazione, e in tal senso di stampo socialista. Qualunque sia la tendenza resta comunque decisiva la presenza di una gerarchia manageriale basata sul merito, che deve separarsi dagli assetti proprietari. Questo non avviene in Gran Bretagna ed è proprio ciò che contribuirà al suo declino relativo. Gli Stati Uniti sono invece una società aperta, già con una struttura meritocratica e che tollera la mobilità sociale. D'altro canto, la Germania ha una struttura sociale fortemente disciplinata per cui ognuno accetta i compiti del suo posizionamento sociale.

Queste caratteristiche fanno si che negli Stati Uniti ed in Germania ci sia la possibilità per introdurre il meccanismo della grande impresa. Poiché la Gran Bretagna non riesce ad accogliere il modello della grande impresa, USA e Germania entrano in competizione per il dominio del mercato finanziario e del territorio.





La seconda rivoluzione industriale, attraverso il cambiamento del processo innovativo, porta all'apertura di nuovi settori e quindi di nuovi mercati. I nuovi mercati e le nuove tecnologie, caratterizzate da economie di scale, portano alla nascita della grande impresa. Come nella I rivoluzione industriale le tecnologie facevano nascere spinte innovative "bottom - up" a macchia di leopardo, anche nella II ci sono zone un cui il cambiamento attecchisce ed è più veloce, cioè i luoghi in cui la società è più debole e si appiattisce alle tecnologie.


La II rivoluzione industriale è caratterizzata da economie di velocità (economie di scala), le quali prevedono una soglia minima di efficienza. Questo porta ad una rincorsa competitiva fra aziende che mirano ad un continuo potenziamento (aumento di dimensioni, tecnologie, capitali). Si seguono principalmente tre linee di investimento: tecnologia/innovazione (controllo processi di ricerca), distribuzione/marketing (controllo del mercato), risorse/materie prime (controllo territoriale, es. petrolio). Questo triplice investimento è mirato al controllo, e proprio per la finalità di fronteggiarlo nasce la grande impresa. Oltre e in correlazione con le dimensioni evidenziate nasce la necessità del controllo della dimensione politica, il che porta al tentativo d'indipendenza dallo Stato (creazione di multinazionali).


Per la gestione di tutte queste dimensioni diviene centrale la gerarchia manageriale, la quale costituisce la struttura organizzativa moderna (polifunzionale, multidivisionale, multinazionale). La crescita sociale va a basarsi sulle competenze tecnico/manageriali; si crea così una catena d'ascesa sociale diversa dal sistema sociale circostante. Il sistema sociale interno alla grande impresa, basato sul principio di competenza, entra in conflitto col sistema famigliare. Il sistema della grande fabbrica sfida quindi i sistemi sociali, e non tutti sono in grado di accoglierli. Fra quelli in grado ci sono gli Stati Uniti, che hanno grandi business school che riproducono il sistema di fabbrica, e la Germania, che vanta la presenza di grandi scuole tecniche. Anche la società Giapponese accoglie il nuovo sistema per via della sua spiccata tendenza alla disciplina. L'Inghilterra, invece, si rivela meno capace di sfruttare la deriva di crescita della II rivoluzione industriale, anche per via di un sistema scolastico chiuso e l'assenza di business school.


Nei sistemi aperti sono favorite le aggregazioni anche se portano a forme di mercato non competitivo. Lo Stato da valore legale al trust industriale, ma la legge americana difende il mercato dai monopoli. Le aziende si quotano in borsa. La struttura dell'impresa corrisponde alla natura dello Stato americano. In Germania le grandi imprese si occupano del sistema sociale "dalla culla alla bara" [modello cooperativo].


Il capitalismo statunitense e quello tedesco battono quello inglese, ma è l'Inghilterra, o meglio la sua banca, a garantire il gold standard internazionale, sistema che imbroglia l'instabilità del sistema. E' il sistema di banche centrali che ha il suo baricentro in Inghilterra a sostenere l'intero sistema capitalistico.


Gli Stati Uniti assorbono molto oro, ma mantengono una politica isolazionista senza adottare un modello imperiale. La Germania compete con l'Inghilterra sui mercati europei, ed inizia a covare un progetto di espansione balcanica. Da queste ed altre tensioni si scatena la I Guerra Mondiale, che manda in crisi gli accordi di Westfalia. La Grande Guerra si configura come una guerra totale, senza diritti, senza eticità, puro sprigionamento di potenza tecnologica. Agli sconvolgimenti che ne derivano non si riesce a porre rimedio neanche con la pace di Versailles, che in sostanza è una "finta pace".

Il gold standard crolla assieme al sistema finanziario internazionale. L'Inghilterra cerca di tornare al centro del sistema, ma l'equilibrio prebellico è ormai definitivamente perso. La crisi del '29 dimostra proprio che non è possibile riconciliare l'equilibrio di potenza secondo il vecchio modello.


Lo Stato di diritto, che da Westfalia pareva evidente fosse il modello adatto per ottenere ricchezza, felicità e prosperità, manifesta la sua crisi e la sua incapacità di essere in armonia con l'equilibrio di potenza. Dalla crisi dello Stato di diritto nascono gli Stati totalitari. La rivoluzione che era in ombra in Europa si manifesta in Russia con la Rivoluzione d'Ottobre (1917). Dimostrando apparentemente che è vera la teoria Marxiana della rivoluzione proletaria, la Russia causa un fortissimo shock nella strutturazione degli stati di diritto. La rivoluzione ha inizialmente un grande spirito internazionalistico che manda in crisi gli Stati crollati sotto la Guerra Mondiale. Si scatenano così antitesi massimaliste per ricostruire la stabilità ed evitare il dilagarsi della rivoluzione.

La crisi del '29 è dovuta alla mancata assunzione della responsabilità di sostenere il sistema finanziario internazionale da parte degli Stati Uniti. Con la Seconda Guerra Mondiale, la crisi è stata congelata in due macroblocchi.

Il 1989 riapre completamente i sistemi di ridefinizione degli equilibri finanziari che si aprirono con la Prima Guerra Mondiale. La sfida contemporanea è quella di risistemare il sistema politico e monetario internazionale.


La conferenza di Bretton Woods, che si tenne dal 1° al 22 luglio 1944, stabilì regole per le relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. Gli accordi di Bretton Woods furono il primo esempio nella storia del mondo di un ordine monetario totalmente concordato, pensato per governare i rapporti monetari fra stati nazionali indipendenti. Mentre ancora non si era spento il secondo conflitto mondiale, si preparò la ricostruzione del capitalismo globale, riunendo 730 delegati provenienti dalle 44 nazioni alleate per la conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite (United Nations Monetary and Financial Conference) al Mount Washington Hotel, nella città di Bretton Woods (New Hampshire). Dopo un acceso dibattito, durato tre settimane, i delegati firmarono gli Accordi di Bretton Woods. Gli accordi erano un sistema di regole e procedure per regolare la politica monetaria internazionale. Le caratteristiche principali di Bretton Woods erano due; la prima, l'obbligo per ogni paese di adottare una politica monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio ad un valore fisso rispetto al dollaro, che veniva così eletto a valuta principale, consentendo solo delle lievi oscillazioni delle altre valute; la seconda, il compito di equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti internazionali, assegnato al Fondo Monetario Internazionale (o FMI). Il piano istituì sia il FMI che la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (detta anche Banca mondiale o World Bank). Queste istituzioni sarebbero diventate operative solo quando un numero sufficiente di paesi avesse ratificato l'accordo. Ciò avvenne nel 1946.




Con l'avvento della grande impresa diventa sempre più difficile scaricare la tensione internazionale. La Prima Guerra Mondiale sconvolge per il suo carattere totale. Essa rompe completamente gli equilibri di Westfalia in quanto non è più una guerra limitata, non è più controllabile dalle potenze.


Con la pace di Versailles si cerca di tenere soggiogata l'area germanica. Questo porta la Germania ad una drammatica crisi economica e, quindi, alla frammentazione degli spazi politici e ad un terribile sconvolgimento sociale. La Francia pretende la restituzione dei danni da parte dello Stato tedesco, ledendo in un certo senso la pace che si era stabilita. L'Inghilterra egemone era tenuta a mantenere l'equilibrio, ma non ha più sufficiente potenza per farlo. Il gold standard salta perché non riesce più a garantire il processo di accumulazione.


I meccanismi speculativi traducono in moneta ogni attività umana, sono cruciali, rischiosi e generano molta instabilità, liquidità, volatilità. All'attività speculativa delle borse è strutturale l'instabilità. Il problema del capitalismo internazionale è gestire tale inevitabile stabilità, sino a renderla tollerabile. Il gold standard, legando ad un valore stabile la convertibilità di ogni moneta, era un modo per contenere l'instabilità. Per questo motivo la Banca d'Inghilterra era il centro della rete di Banche centrali internazionali.



Come si costituiscono le grandi imprese? Negli Stati Uniti emettono azioni, in Germania si indebitano invece con le banche. Il sistema di banche centrali fa da prestatore di ultima istanza, salvando il sistema in caso di crisi. Durante la I Guerra Mondiale gli Stati si sono finanziati emettendo moneta, metodo che crea un grande potenziale inflattivo. Con l'iperinflazione si dissolvono i risparmi di una vita di tanti risparmiatori.


Al termine della guerra è cambiato sostanzialmente il mercato del lavoro; sono infatti entrate in massa anche le donne. Ci sono problemi di disoccupazione, disorientamento sia dei consumatori che dei capitalisti, manca una struttura finanziaria internazionale. Inoltre non si riesce a fare la pace e c'è la minaccia della rivoluzione sovietica, che ha tendenze ad internazionalizzarsi. Si susseguono dei tentativi per ristabilire l'ordine. L'inghilterra, che non ammette di aver perso l'egemonia se non quella industriale, tenta una contromossa: crea il gold exchange standard, adottando una deflazione interna molto forte ed una politica di bilancio molto restrittiva per ristabilizzarsi (disciplina finanziaria feroce). Questa soluzione avrebbe potuto funzionare se tutti i paesi l'avessero seguita. L'inghilterra chiede a Francia e Italia di adattare gli stessi provvedimenti, ma il sistema non può funzionare, in particolare per gli squilibri tra Francia e Germania.


Quest'ultima ha il problema di dover restituire i risarcimenti a Inghilterra, Francia e Italia, che a loro volta sono indebitate con gli Stati Uniti. Gli Usa non vogliono soldi dalla Germania, ma fanno comunque pressioni sulle altre tre nazioni. Scatta così, d aparte della Francia, l'occupazione della Ruhr. Tutti gli operai tedeschi della regione, supportati dal governo, entrano in sciopero mentre la Repubblica di Weimar è cotretta a continuare ad emettere moneta, causando un'iperinflazione (il Marco si dissolve).


Nel 1924, attraverso il piano Dawes, gli Stati Uniti finanziano la Germania consentendo al sistema tedesco di ripartire. Tuttavia questa "toppa" non è sufficiente a fermare il meccanismo che aveva messo in moto i movimenti totalitari. Dal '24 al '29 una fase espansiva porta il mondo ad illudersi di essere tornato alla fase prebellica. La speculazione per la ripresa si manifesta in particolare a New York, iniziando a lavorare al rialzo. Ad un certo punto gli insider iniziano a vendere, provocando lo scoppio della bolla speculativa. La delusione fa perdere liquidità e destabilizza il sistema. In tali momenti di crisi il compito della Banca Centrale è proprio quello di immettere liquidità, abbassando il tasso di interesse e ristabilizzando il sistema. Nel momento dell'esplosione della bolla del '29, invece, la federal reserve crede che la crisi sia per un eccesso di moneta e, quindi, "chiude il rubinetto" alzando i tassi di interesse. Poiché tutto il sistema europeo dipendeva dal capitale statunitense, il blocco americano chiude l'afflusso di capitale verso l'Europa. Questo porta a deflazione e quindi ad una crisi dei consumi e del sistema. Gli Stati Uniti, sconvolti dal disastro economico, chiedono indietro i soldi dalle nazioni europee. Salta così l'intero sistema internazionale (solo Mussolini resta colpito solo di striscio, grazie all'autarchia).


Da questo gigantesco collasso si creano le condizioni per Nazismo, Stalinismo e II Guerra Mondiale, fino ad arrivare poi al bipolarismo mondiale. Successivamente, con l'attenuazione del bipolarismo, anche il dollar standard (da Bretton Woods) andrà attenundosi a favore della compresenza di diverse aree in competizione.



Cos'è la trasformazione di cui parlava Pasolini all'inizio del nostro corso?


Abbiamo visto che si sono verificate alcune rivoluzioni cruciali. La prima, fra il XVI ed il XVII secolo, ha portato alla formazione degli Stati Nazionali Territoriali. Da quel momeno fino al 1918 abbiamo visto come la prospettiva della potenza abbia convissuto con un'ideologia del progresso.


Fra il 1919 e il 1929 abbiamo visto l'estremizzazione della modernità. L'ipermodernità del '900 rompe le regole del gioco e lascia emergere la potenza.


Oggi noi ci dobbiamo misurare con una trasformazione simile a quella che c'è stata fra '500 e '600; sintomo di ciò è il fatto che il sistema che si era creato prima non regge più. Potrebbe essere la trasformazione in cui il principio di potenza trova una misura. Potrebbe manifestarsi l'alba di un principio diverso. Sta a noi vedere, e misurarci con qusto cambiamento.
































Per approfondimenti e chiarimenti riguardo agli appunti e/o al corso in genere, nonché per consigli su come affrontare il professore in sede d'esame, contattatemi: d.pagnoni@hotmail.com


Ho inoltre a disposizione una versione "completa" di questi appunti, nel senso che questa versione è stata privata di alcune immagini e grafici relativamente secondari, al fine di rientrare nel limite di 500 Kb imposto per l'upload in Studenti.it




Privacy




Articolo informazione


Hits: 3715
Apprezzato: scheda appunto

Commentare questo articolo:

Non sei registrato
Devi essere registrato per commentare

ISCRIVITI



Copiare il codice

nella pagina web del tuo sito.


Copyright InfTub.com 2024