Il transistor bipolare a giunzione, noto
anche con l'acronimo BJT (Bipolar Junction Transistor), è un dispositivo
elettronico a semiconduttore a tre terminali il cui nome evidenzia le
caratteristiche fondamentali di quest'elemento: il termine Bipolar indica che
la conduzione è dovuta al contributo dei due portatori di carica elettrica
(elettroni e lacune), Junction che è realizzato attraverso la connessione in
serie di due giunzioni di tipo p-n. All'inizio questi dispositivi erano
utilizzati come convertitori d'impedenza da cui il nome transistor (= transfer
resister), oggi invece nascono come amplificatori di corrente ma sono più
spesso usati, come negli amplificatori operazionali, con la funzione di
amplificatori di tensione. I BJT trovano inoltre applicazione nei circuiti sia
discreti che integrati, sia analogici che digitali. In quest'ultimo caso essi
sono utilizzati come interruttori (switch) impiegati nei modi di funzionamento
di saturazione ed interdizione. I BJT possono essere di due tipi:
npn, in cui la
conduzione è dovuta soprattutto ad elettroni pnp, in cui la
conduzione è dovuta soprattutto ad elettroni in banda di valenza cioè lacune.
oREALIZZAZIONE FISICA E ANALISI DEL TRANSITOR
NPN
Polarizziamo direttamente una giunzione pn in
cui la regione negativa è fortemente drogata ed ha dimensioni maggiori rispetto
alla zona positiva in modo tale che il flusso di elettroni dalla zona drogata
di tipo N a quella di tipo P sarà nettamente prevalente rispetto al flusso di
lacune che arriva in senso opposto (fig. 1).
Fig.1 - Polarizzazione diretta di una
giunzione pn
La polarizzazione diretta BE (VBE>0)
genera un flusso di elettroni diretto dalla regione N+ alla regione
P e le zone di svuotamento assumono dimensioni diverse a causa della differente
concentrazione di cariche. Aggiungiamo ora una regione N e polarizziamo
inversamente il nuovo diodo, come in fig. 2.
Fig.2 - Polarizzazione di una doppia
giunzione del tipo npn
La funzione della polarizzazione inversa BC
(VBC<0) è quella di 'risucchiare' gli elettroni provenienti dalla regione P
e di inviarli, attraverso la regione N, in direzione del Collettore
(dall'inglese collection= raccolta (di elettroni)); la fase di 'risucchio' è
tanto più rapida quanto più è stretta la regione P, o regione di Base, per cui tale
regione è progettata di dimensioni inferiori al micron. Se così non fosse si
verificherebbe una ricombinazione di elettroni e lacune in base con conseguente
impedimento della conduzione. La scelta opportuna delle dimensioni della
regione di Base non può comunque evitare che una ridotta frazione del flusso di
elettroni (circa l'1%) si ricombini nell 242e48c a regione di Base anziché dirigersi
verso il Collettore (fig. 3).
Fig.3 - Flusso di elettroni attraverso la
doppia giunzione
Ora che abbiamo introdotto la struttura
dell'npn, possiamo caratterizzarlo analiticamente dando le seguenti
definizioni:
IB
= corrente d'ingresso
IC = corrente di uscita
ed introducendo due parametri caratteristici
del transistor:
b = IC/IB
(guadagno di corrente)
a = IC/IE
(rendimento di corrente)
Si ha:
IC @ a*IE
dove a = 0.98 ¸ 0.99
La (4.3) esprime il concetto che una frazione
di IE non raggiunge il collettore ma si ricombina in base. Questa equazione
però è incompleta in quanto non tiene conto del contributo dato alla conduzione
dalle lacune; l'equazione corretta è la seguente:
IC = a*IE + ICBo
dove ICBo è la corrente dovuta alle lacune e
che fluisce dal collettore C verso la base B;
con IC >> ICBo
Dalla (4.4), considerando la (4.5), otteniamo
l'espressione di a già vista nella (4.2); per le considerazioni svolte possiamo
schematizzare quindi il transistor come un nodo di Kirchoff (per le correnti
continue).
Fig. 4 (a) Simbolo del transistor - Fig. 4
(b) Il transistor come nodo di Kirchoff
Dalla fig.4 (b), si ha: IE = IC +IB
IC @ a*IE = a*( IC + IB )
IC*( 1-aa*IB
Dall'ultima equazione, ricordando la (4.1), otteniamo le espressioni che legano
a e btra di loro: baa
abb
oCARATTERISTICHE DEI TRANSISTOR BIPOLARI
-Caratteristica d'ingresso
La caratteristica di ingresso di un
transistor npn è la stessa di un diodo polarizzato direttamente in cui sugli
assi troviamo in ascissa la tensione VBE e in ordinata la corrente di ingresso
Ib.
Fig. 5 - Caratteristica di ingresso del
transistor
(simulazione PSPICE)
IB = IcBo*[exp(VBE/VT) - 1]
dove VT = kT/q è la tensione termica. Di
conseguenza:
IC = b*IB = b*IcBo [exp(VBE/VT) -
1]
Definendo
bIcBo=IS (corrente di saturazione inversa)
e approssimando la (4.12), si ottiene
un'espressione simile a quella vista per i diodi, cioè:
IC IS exp(VBE/VT)
da cui si ricava: VBE = VT*ln (IC/IS)
Al crescere della temperatura T, la
conduzione è facilitata e quindi la caratteristica d'ingresso cresce (vedi fig.
6), per VBE inferiori ad un valore soggettivo per ogni transistor e detto
valore di soglia, la caratteristica di ingresso è praticamente nulla.
Fig. 6 - Caratteristica di ingresso del
transistor per tre
differenti valori della temperatura
(simulazione PSPICE)
-Caratteristica di uscita
La caratteristica di uscita di un transistor
bipolare npn è descritta in fig.7. Si individuano tre zone di funzionamento: A,
S ed I.
A - zona attiva: è la zona più importante di
funzionamento quando il transistor lavora come amplificatore. In questa regione
il diodo BE è polarizzato direttamente (BE-PD), il diodo BC è polarizzato
inversamente (BC-PI);
S - zona di saturazione: è una zona di
funzionamento utilizzata per il transistor soprattutto nelle applicazioni
digitali. I diodi BE e BC sono entrambi polarizzati direttamente (BE,BC-PD) per
cui non si verifica l'effetto "risucchio", il dispositivo quindi è
costituito da due diodi (di schiena) che non concorrono all'effetto voluto;
I - zona d'interdizione: è la zona di non
funzionamento corrispondente all' 'off ' digitale. I diodi BE e BC sono
entrambi polarizzati inversamente (BE,BC-PI) quindi IB ed IC sono nulli.
Fig. 7 - Caratteristica di uscita del
transistor (simulazione PSPICE)
oEFFETTO EARLY
Fig. 8 - Caratteristica di uscita del BJT che
evidenzia l'effetto Early
Nella zona attiva le
curve caratteristiche hanno una pendenza non nulla; infatti, se vengono
prolungate per tensioni negative, si ottiene un'unica intersezione in VCE =
-VA. VA si definisce tensione di Early (vale all'incirca -50V) ed è un
parametro proprio del particolare BJT. Per VBE fissata, al crescere di Vce
avviene un aumento della tensione di polarizzazione inversa e un conseguente
restringimento della larghezza effettiva di base W. Poiché IS è inversamente
proporzionale a W, IS aumenta e per la (4.14) aumenta anche IC. Questo fenomeno
è detto effetto Early. La pendenza non nulla delle curve caratteristiche indica
che la resistenza di uscita, vista guardando dal Collettore, non è infinita ma
vale ro = [(dIC /d VCE )|VBE=cost ]-1
oIL TRANSISTOR COME AMPLIFICATORE DI TENSIONE
-
Polarizzazione del transistor
Per funzionare come amplificatore di
tensione, il transistor deve essere polarizzato in zona attiva. Se s'impongono
piccoli segnali in ingresso è opportuno dunque che il punto di lavoro sia al
centro di tale zona, in modo che il segnale di uscita abbia un'escursione
ragionevole. Polarizziamo il transistor in zona attiva.
Fig.9 - Polarizzazione del BJT
Le equazioni di Kirchoff alle due maglie sono
le seguenti
VBB = RB* IB + VBE
VCC = RC *IC + VCE
VBE è nota poiché è circa pari alla tensione
di soglia Vg; VBB, VCC, RB e RC sono anch'essi noti poiché stabiliti in fase di
progetto; IB, IC e VCE sono i valori che devono essere determinati. Procediamo
graficamente. Tracciamo la retta di carico e dall'equazione (4.18) ricaviamo le
intersezioni con gli assi.
Fig.10 - Caratteristica di ingresso del BJT e
retta di carico
Come è evidente dalla fig. 10, siamo in grado
di determinare graficamente la IB relativa al punto di lavoro P. Si procede
analogamente per la caratteristica di uscita (vedi fig. 11).
Fig.11 - Caratteristica di uscita del BJT e
retta di carico
Dal momento che IB è nota, sappiamo su quale
curva dovrà trovarsi P e quindi, dalla (4.18) e dalla caratteristica del
transistor scelto, possiamo determinare IC e VCE . A questo punto bisogna fare
un' osservazione.
Fig.12 - circuito di autopolarizzazione
In fig.12 è riportato il reale circuito di
polarizzazione di un BJT detto circuito di autopolarizzazione. Il precedente
circuito in fig. 9 è uno schema equivalente più semplice da studiare ma non
viene implementato poiché contiene due batterie. Nella pratica si preferisce
evitare l'impiego di un'ulteriore batteria oltre quella di alimentazione; le
equazioni di passaggio dal circuito reale a quello equivalente sono le
seguenti:
VBB = VCC* R2 / (R2 +
R1)
RB = R1 // R2
In figura 13 è riportato lo schema equivalente del circuito di
autopolarizzazione, trasformato secondo il teorema di Thevenin.
Fig.13 - Schema equivalente per il circuito
di autopolarizzazione
oSTABILITA' TERMICA
Dalle relazioni (4.4), (4.6) e (4.8)
otteniamo
IC = b*IB + (b +1)*IcBo
Poiché i parametri ICBo, VBE e b risentono
particolarmente delle variazioni di temperatura, anche IC ne risentirà; ciò può
compromettere il comportamento del transistor utilizzato come amplificatore in
quanto esso può "uscire" dalla zona attiva di funzionamento; per
ovviare a quest'inconveniente inseriamo RE tra l'Emettitore e massa. Questa
resistenza di retroazione stabilizza il transistor rispetto alle variazioni
della temperatura. Le equazioni di Kirchoff alle due maglie del circuito di
figura 13 sono le seguenti:
VBB = RB *IB + VBE + RE *IE
VCC = RC *IC + VCE + RE *IE
Se definiamo il parametro di stabilità S (che
idealmente deve valere 1) come segue:
S = IC/IcBo
S assume i seguenti valori:
S = b+1 se RE = 0
S = (b +1) (1 + RB/RE) / (b + 1 + RB/RE)
se RE
Dalla (4.27) appare chiaro che se RB/RE0, allora S1. Per
realizzare RB/RE0 si può imporre RB0 oppure RE. Nei due casi questo
provoca alcuni svantaggi. In particolare:
a.RB0 significa
che o R1 o R2 o entrambe tendono a zero.
- Se R1 e R2 sono entrambe piccole, allora la corrente che scorre sul ramo di
R1, R2 è elevata, e ne consegue una dissipazione di potenza non trascurabile;
- se il rapporto R1/R2 è grande poiché R1 è grande, si può ottenere VB>VC e
dunque il transistor può andare in saturazione;
- se il rapporto R1/R2 è grande in quanto R2 è piccola, si può ottenere VB
b.RE
-Se RE è elevata allora la caduta di potenziale VE=RE*IE è molto alta quindi
resta limitata la dinamica di uscita; inoltre diminuisce il guadagno a medie
frequenze.
In conclusione il rapporto RB/RE può essere
ridotto, purché si tenga conto delle limitazioni che ne derivano.
oMODELLO EQUIVALENTE PER PICCOLI SEGNALI
D'INGRESSO
Una volta che il transistor bipolare è
polarizzato in zona attiva, esso è in grado di funzionare come amplificatore di
segnale. In particolare, il transistor vede muovere il proprio punto di lavoro
intorno a quello statico. In queste condizioni è garantita la linearità del sistema
e al transistor stesso può essere sostituito un circuito equivalente lineare
che ne simula con buona approssimazione il comportamento. Questo circuito
cambia a seconda della frequenza del segnale di ingresso.
-
Modello equivalente a parametri ibridi per le basse e medie frequenze
Fig.14 - Modello equivalente a parametri
ibridi
Dallo schema di fig. 14 è immediato dedurre
che:
VBE = hie*IB + hre*VCE
IC = hfe*IB + hoe*VCE
I parametri hie, hre, hfe e hoe sono definiti
ibridi poiché sono dimensionalmente diversi e i pedici hanno il seguente
significato:
- i input
- r
reverse
- f
forward
- o
output.
Ad esempio osserviamo che:
hfe = [IC/IB]|VCE=0 è simile a b ma non
identico poiché è un parametro differenziale calcolato nell'intorno del punto
di lavoro quando VCE=0. I parametri hre e hoe sono molto piccoli; nel caso in
cui vengano trascurati si ottiene il modello semplificato di fig. 15:
Fig.15 - Modello equivalente a parametri
ibridi semplificato
da cui si ottengono le seguenti relazioni:
VBE = hie*IB
IC = hfe*IB
oCONFIGURAZIONI BASE DEL TRANSISTOR BIPOLARE
Facciamo riferimento al modello semplificato
alle medie frequenze nel caso di piccoli segnali, consideriamo le
configurazioni principali: Emettitore Comune e Collettore Comune.
-
Emettitore Comune (EC)
In fig. 16 è riportato il circuito
dell'emettitore comune ed il relativo modello equivalente, che utilizza il
circuito a parametri ibridi semplificato.
Fig. 16 - Transistor nella configurazione ad
emettitore comune
Determiniamo il guadagno di tensione Av = Vu/Vs. Dalla figura 16 è facile
dedurre che:
AV = RC*IL / IB*(RB + hie) = RC*(-IC) / IB*(RB + hie) = RC*(-hfe IB) / IB*(RB +
hie) da cui
AV = RC*(-hfe) / (RB +
hie)
Possiamo approssimare l'espressione di Av
considerando che hie>>RB, ottenendo:
AV -RC*hfe / hie
Determiniamo ora una differente espressione
per Av. Poiché: hfe*IB = gm*VBE , allora:
hfe / gm = VBE / IB = hie , da cui
hfe / hie = gm e quindi:
AV - gm*RC
La configurazione EC fornisce un
amplificatore invertente di tensione. Affinché il circuito sia stabile dal
punto di vista termico, cioè non vari il punto di lavoro fissato dalla
polarizzazione (tensione continua), aggiungiamo una resistenza RE realizzando
così un amplificatore di tensione degenere.
Possiamo approssimare AV considerando che hfe
= 100 200 >> 1 e hie>> RB , ottenendo:
AV -RC*hfe / (hie + RE hfe)
considerando inoltre che hie << hfe*RE
, si ottiene:
AV -RC / RE
che rappresenta il guadagno di tensione per
l'amplificatore degenere. Confrontando la (4.38) con la (4.42) si può notare
che:
AV (non stabilizzato) - gm*RC > AV
(stabilizzato) -RC / RE
Deduciamo quindi che la stabilizzazione,
ottenuta attraverso l'inserimento di RE, comporta una diminuzione del guadagno.
Questo inconveniente può essere risolto inserendo una capacità CE , detta di
by-pass, in parallelo ad RE , in modo che la stabilità resti garantita alle
basse frequenze e quindi anche per la continua, mentre alle medie frequenze CE
risulta cortocircuitata dalla resistenza RE, evitando così la riduzione non
desiderata del guadagno.
Fig. 18 - Introduzione della capacità di
by-pass
Alle basse frequenze dunque CE è un circuito
aperto e il guadagno continua a essere quello del caso stabilizzato (4.42);
alle medie frequenze, CE è un corto circuito quindi il guadagno torna al valore
della (4.38). Concludiamo che l'inserimento di CE è vantaggioso poiché fa sì
che alle basse frequenze sia presente l'effetto retroattivo stabilizzatore di
RE, mentre alle alte frequenze il circuito mantiene il guadagno ad anello
aperto. Tuttavia l'introduzione di CE riduce l'intervallo di frequenze in cui
il circuito si comporta come amplificatore.
Fig. 19 - Guadagno dell'emettitore degenere
alle basse frequenze
Alle alte frequenze non è più valido il
modello a parametri ibridi del transistor a causa della dipendenza dei
parametri hie ed hfe dalla frequenza. Si ricorre quindi ad un altro modello del
BJT denominato circuito equivalente a P o
di Giacoletto
di seguito riportato:
Fig. 20 - Configurazione equivalente di un
BJT alle alte frequenze, modello di Giacoletto
In questo caso i parametri sono resistivi ed
indipendenti dalla frequenza, inoltre variano in funzione del punto di lavoro
e, in misura minore, dalla temperatura. La resistenza rbb' del circuito di
base, di valore tipicamente compreso tra 10 e 200 W, rappresenta la
resistenza del cristallo di semiconduttore costituente la regione di base; rb'e
e cb'e sono rispettivamente la resistenza e la capacità della giunzione
base-emettitore. Il gruppo rb'c e Cb'c fra collettore e base tiene conto
dell'accoppiamento tra
i
circuiti di ingresso e di uscita.
Trascurando rb'c e applicando il teorema di
Miller alla capacità Cb'c , si arriva al seguente schema equivalente:
Fig. 21 - Configurazione equivalente di un
BJT
alle alte frequenze semplificato con il
teorema di Miller
Alle alte frequenze, i gruppi RC del circuito
equivalente semplificato di fig.21 introducono due poli all'interno della
risposta in frequenza del BJT (diagramma di Bode del guadagno in funzione della
frequenza), uno (fi) relativo alla maglia di ingresso e l'altro (fu) relativo
alla maglia di uscita. Da una semplice analisi si ricava:
Dalle relazioni (4.43) e tenendo conto della
Tab.1, si deduce che:
fi << fu ,
dunque la risposta in frequenza dell'emettitore
comune alle alte frequenze si mantiene costante fino al valore fi dopodiché la
risposta decade di 20db/dec fino al valore fu , che determina la seconda
frequenza di taglio del BJT alle alte frequenze.
Parametro
Transistor per piccoli segnali
gm
40 - 400 mS
Cb'c
0.2 - 10 pF
Cb'e
0.5 - 200 pF
rb'e
0.3 - 15 KW
rbb'
W
Tab. 1 - Valori tipici dei parametri
caratterizzanti il modello ad alta frequenza
-
Collettore Comune (CC)
In fig. 22 è riportato il circuito del
Collettore Comune (CC) ed il relativo modello equivalente.
Fig. 22 - Colletore Comune
Anche in questo caso facciamo un'analisi per
piccoli segnali a medie frequenze.
IE = (1 + hfe)*IB
IC = hfe*IB
AI = IE / IB (Guadagno di corrente)
AVtot = Vu / Vs (Guadagno complessivo di
tensione)
AVtot = (Vu / Vs)*(VB /
VB) = (Vu / VB)*(VB / Vs)
Ponendo
AV = Vu / VB
a = VB / Vs = Rin / (Rin
+ RB)
si ottiene
AVtot = a*AV
In generale si considera VB come ingresso,
quindi ci si riferisce ad AV piuttosto che ad AVtot. In questo caso:
AV = RE*IE / (RE*IE + hie*IB)
AV = RE*(1 + hfe)*IB / [RE*(1 + hfe)*IB +
hie*IB]
AV = RE*(1 + hfe) /
[RE*(1 + hfe) + hie]
Poiché hfe >> hie si ha
AV 1 ma sempre AV < 1.
Questa configurazione circuitale non cambia
la tensione tra ingresso e uscita. Verifichiamo ora le condizioni Rin 0 e Rout, che ci
consentono di ottenere un circuito separatore (o Buffer).
Rin = VB / IB = hie +
(1+ hfe)*REhfe*RE
Rin è molto elevata poiché è dell'ordine dei
10kW; Calcoliamo
ora la Rout che è per definizione la resistenza vista in uscita quando l'ingresso
è in corto circuito; per farlo ci riferiamo allo schema di figura 23.
Fig. 23 - Determinazione dell'impedenza di
uscita
Si può affermare che:
Rout = R'out // RE
avendo definito
R'out= (V2/I2)Vin=0
Esplicitando I2 e V2 dalla figura 23, si
ottiene:
I2 = - IB*(1 + hfe)
V2 = - IB*(RB + hie);
ne segue che
R'out= (RB + hie) / (1 + hfe)
e quindi
Rout = [(RB + hie) / (1
+ hfe)] // RE
Poiché:
RBW << hie 1kW, Rout può
essere approssimata con
Rout (hie / hfe) // RE = (1 / gm) // RE
Poiché 1 / gm W , RE1kW , possiamo
affermare che:
Rout 1 / gm
Rout è molto bassa e
questo risultato, insieme al fatto che Rin è molto alta e che AV 1, ci
permette di affermare che il Collettore Comune è un'' buffer'' di tensione.
Esso è anche definito Emitter-follower, poiché l'uscita VE ''insegue''
l'ingresso VB. Tale comportamento è verificato per tensioni sia continue che
alternate; l'emitter-follower può essere utilizzato dunque come stadio d'uscita
negli amplificatori operazionali, poiché garantisce la condizione di bassa
impedenza di uscita.