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SIGMUND FREUD - L'INCONSCIO E LA RIMOZIONE

fisica



SIGMUND FREUD


L'INCONSCIO E LA RIMOZIONE

Sigmund Freud (1856-1939) nacque in Moravia, a Freiberg, allora sotto l'impero asburgico, da una famiglia ebrea di commercianti, che ben presto si trasferì a Vienna, città in cui Freud sarebbe rimasto fino al 1939, per poi fuggire a Londra dove, nello stesso anno, avrebbe incontrato la morte. Iscrittosi alla facoltà di Medicina, egli potè seguire anche le lezioni di Franz Brentano, ma si cimentò soprattutto in ricerche di fisiologia, soprattutto sull'istologia delle cellule nervose, conseguendo la laurea nel 1881. Lavorò nella clinica psichiatrica e nel 1885 gli venne data una borsa di studio a Parigi, dove ebbe modo di frequentare la scuola neuropatologica della Salpetrière. Nel 1886 si sposò con Martha Bernays, dalla quale ebbe ben 6 figli, abbandonò l'ospedale e la carriera universitaria per curare privatamente pazienti agiati affetti da malattie nervose. Intanto si legò in amicizia con Josef Breuer, anch'egli ebreo e medico, con il quale pubblicò, nel 1895, gli Studi sull'isteria , ma poco dopo la loro amicizia si infranse, anche per via di dissensi sull'individuazione delle cause di questa forma di nevrosi. Avvalendosi della tecnica dell'ipnosi, usata da Charcot e da Freud, Breuer era riuscito a far ricordare alla paziente Anna O. eventi traumatici connessi all'insorgere di sintomi di isteria. Accorgendosi però che nella paziente si stava sviluppando una forma di dipendenza e di amore nei suoi confronti (il cosiddetto transfert ), Breuer aveva interrotto la terapia; Freud andava convincendosi che l'origine dei sintomi isterici fosse di natura sessuale e, più precisamente, che risiedesse in traumi sessuali conseguiti nella prima infanzia. In un secondo tempo Freud si distaccherà da questa interpretazione, riconoscendo che non é necessario che eventi traumatici siano realmente avvenuti, ma é sufficiente che essi siano immaginati e pensati per originare i loro effetti perniciosi. Freud ha il sentore che al centro di questi disturbi vi siano conflitti tra forze psichiche contrapposte: da un lato, pulsioni che premono per scaturire alla coscienza sotto forma di emozioni e di rappresentazioni e, dall'altro lato, resistenze che bloccano loro la strada verso la coscienza. Per spiegare tutto questo, Freud reputa necessario introdurre le nozioni correlate di inconscio e di rimozione . Prima, di solito, la sfera della psiche era identificata con quella della coscienza, in grado di esercitare un dominio sugli istinti e di svolgere le mansioni di motore delle azioni. A parere di Freud, invece, per spiegare i fenomeni psichici bisogna tener conto della distinzione tra un livello conscio e uno inconscio e attribuire a quest'ultimo un'azione causale sul primo; da questo deriva che i moventi del comportamento umano, sia normale sia patologico, hanno la loro ubicazione più che nella zona trasparente della coscienza, nel profondo dell'inconscio. Per Freud il modello della spiegazione scientifica combacia con la spiegazione causale propria del positivismo, ma egli é del parere che non si disponga ancora di conoscenze biologiche e neurologiche sufficienti per spiegare in base ad esse i fenomeni psichici, anche se questa speranza non la lascerà mai definitivamente. Freud é convinto di poter spiegare con l'inconscio, concepito come forza attiva, avente proprie finalità e operante con una logica propria, diversa dalla logica della vita cosciente, il meccanismo della rimozione: é un'operazione con cui si cerca di respingere le rappresentazioni (ricordi, pensieri, immagini) legate a certe pulsioni che di per sè generano piacere, ma che per altri aspetti generano dispiacere. La rimozione supera questo conflitto, mantenendo nell'inconscio queste rappresentazioni, le quali però, sebbene siano apparentemente dimenticate, continuano a premere, cercando soddisfazioni sostitutive: i sintomi somatici dell'isteria esprimono proprio ciò che é stato rimosso, sebbene lo esprimano in maniera deformata. Ma come é possibile forzare la barriera data dalla rimozione, arrivare all'inconscio, ricostruendo il passato rimosso, e curare la nevrosi? Per Freud questa via d'accesso é data dall' analisi dei derivati dell'inconscio. Essa non si effettua per via ipnotica, tanto meno con l'elettroterapia, nè tramite interrogazioni insistenti del paziente, ma tramite la tecnica delle associazioni libere , la cui regola fondamentale consiste nell'incitare il paziente a dire tutto quel che gli viene in mente e che egli collega immediatamente a parole, immagini di sogni e rappresentazioni in generale, senza tralasciare nulla, nemmeno ciò che può sembrargli irrilevante, ridicolo o spiacevole. Il fine é principalmente quello di eliminare qualsiasi selezione volontaria di pensieri e, dunque, le resistenze messe in opera dal paziente; e Freud mette in evidenza anche l'importante ruolo svolto dalla relazione affettiva che si crea tra l'analizzato e l'analista, ossia dal transfert , nell'indurre il nevrotico a lasciare le sue resistenze, cioè tutto quel che nei suoi discorsi e nei suoi gesti gli impedisce di accedere a quei conflitti psichici, di cui non ha coscienza ma che generano la nevrosi.



Riassunto su Sigmund Freud

Freud e Nietzsche vengono solitamente accostati perchè entrambe, seppur in modi diversi, sul finire dell'Ottocento scardinano alcune certezze fondamentali della civiltà occidentale: se Nietzsche aveva "trasvalutato" tutti i valori fondamentali dell'Occidente, ora Freud distrugge la certezza dell'Io, sulla quale si è costruita la nostra civiltà e che, a seconda delle epoche storiche, è stata definita "Io", "Spirito", "Anima", ecc. E non a caso l'intera filosofia moderna, dal Medioevo fino all'Ottocento aveva fatto perno sulla nozione di Io, dal cogito cartesiano all' Io penso kantiano allo spirito hegeliano, e tale nozione era stata scoperta, molti secoli prima, da Socrate, dato che, prima di lui, l'anima restava un qualcosa di sfumato che non si identificava con la persona, tant'è che per gli Orfici essa era la parte divina presente in noi. Ed è proprio con Socrate che l'Io viene ad identificarsi con la coscienza, a tal punto che "Io" arriva a significare "ciò di cui ho coscienza" (pensiamo alla res cogitans di Cartesio) mentre, sempre gli Orfici, in direzione opposta a Socrate, avevano prospettato l'idea che quello che loro definivano "demone" si manifestasse nei momenti di minor coscienza (il sonno, lo svenimento, ecc). L'idea dell'identificazione Io/coscienza, affiorata con Socrate, è diventata uno dei pilastri della civiltà occidentale e solo in pochi hanno avuto l'ardire di metterla in discussione: tra questi, merita di essere ricordato Plotino, il quale aveva colto, per così dire, diversi livelli della coscienza, cosicchè, oltre al livello ordinario, vi era anche quello sovrarazionale, in grado di attingere l'Uno neoplatonico; dalla prospettiva plotiniana emerge, seppur timidamente, l'idea che la mente non si identifichi con l'Io e quest'idea è stata ripresa e perfezionata, nel Seicento, da Leibniz, il quale parlava espressamente di "piccole percezioni" e di "innatismo virtuale", convinto che nella testa dell'uomo esistessero nozioni di cui non si ha coscienza, quasi come se la nostra mente contenesse qualcosa che va al di là della coscienza. Anche Hume, nell'età dell'illuminismo, smontando il concetto di sostanza, aveva finito per distruggere insieme ad esso anche quella particolarissima sostanza che siamo noi: in altri termini, il pensatore scozzese si era chiesto se, svuotata la mente dai contenuti della coscienza, sarebbe potuto rimanere qualcosa ed aveva argutamente risposto che l'Io, in fin dei conti, altro non era se non un fascio di percezioni ed era così giunto alla conclusione che non siamo altro all'infuori della somma delle nostre percezioni. Schopenhauer stesso leggeva l'Io come manifestazione particolarissima e superficiale di quella realtà unitaria e profonda che lui definiva "volontà"; tutti questi pensatori controcorrente, però, non sono bastati per impedire che si affermasse sempre più l'idea di un Io unitario, cosciente e razionale e che le passioni venissero considerate come elementi quasi estranei alla nostra vera personalità. Se Schopenhauer si era acutamente accorto che la vera natura dell'uomo, in realtà, non è la ragione, ma la sfera passionale (tant'è che la ragione, secondo Schopenhauer, è una specie di organo che la passione si conferisce per potersi realizzare), con Nietzsche ci troviamo di fronte ad una vera e propria ripresa dell'idea humeana. Anche se dal concetto di "volontà di potenza" sembra trasparire l'assoluta centralità dell'individuo, Nietzsche smonta radicalmente la nozione di sostanza ( " l'essere manca " afferma Zarathustra) e dal suo venir meno si sgretola pure quella particolarissima manifestazione di essa che siamo noi (l'Io) e Nietzsche avanza (in Umano, troppo umano ) l'inquietante quesito se sia vero che siamo noi a pensare le idee o, piuttosto, sono le idee che si pensano, che vanno e vengono, attratte da processi quasi chimici, senza che vi sia un Io. Il grande merito di Freud risiede nell'aver ricucito tutti questi duri colpi assestati alla nozione di Io e nell'aver dato la formulazione migliore di questo pensiero "controcorrente". L'Io, nota Freud, non è che non ci sia, ma, semplicemente, è una realtà infinitamente più marginale di quel che si è creduto da Socrate in poi . E' come se fossimo tutti, coscientemente o meno, cartesiani, poichè se vi sono cose di cui non abbiam coscienza è come se per noi non ci fossero; ma non è vero che la mente si identifica in tutto e per tutto con la coscienza; viceversa, la coscienza è una piccola porzione della mente , una porzione traballante per molti versi, e l'Io stesso è un punto di contatto tra cose ben più importanti. Ben emerge, da queste considerazioni, come per Freud la mente sia altra cosa rispetto all'Io o alla coscienza. La psiche è, invece, la mente nel suo complesso e in essa trova spazio l'Io (che Freud chiama anche "Ego"), il quale si configura come parte cosciente della psiche. Ed è molto curioso come Freud non sia, propriamente, un filosofo a pieno titolo, ma un medico che si interessa di psichiatria nel tentativo di curare alcune patologie precise ed è altrettanto curioso come, da buon medico di fine Ottocento, fosse convinto dei postulati del Positivismo materialista e ritenesse che per spiegare fatti psichici si dovesse ricorrere ad eventi materiali, come se ogni attività della mente fosse legata ad una parte del cervello. Man mano che Freud matura il suo pensiero, però, prende sempre più le distanze da queste idee, a tal punto che riterrà che un giorno, quando vi saranno gli strumenti adatti per farlo, sarà necessario individuare le cause materiali della patologia psichica, ma, poichè al momento non vi è disponibilità di tali strumenti, bisogna proiettare la propria indagine (ed è ciò che egli fa) su ciò che è indagabile, ovvero sui rapporti tra fatti psichici, trascurando quelli materiali. E' come se Freud, da sempre considerato un anti-positivista, fosse in realtà un "positivista mancato": ed egli comincia a praticare in una prima fase della sua attività, insieme ad altri medici, la tecnica dell'ipnosi per curare certe patologie, nella convinzione che tramite essa si possa regredire ad eventi del passato rimossi e, facendoli riemergere, si può capire l'origine di determinate "nevrosi" derivanti da conflitti interiori; si deve, cioè, far emergere ciò che è stato rimosso per poterlo così curare. E qualcosa di questa teoria originaria resterà sempre presente nel suo pensiero: in particolare, Freud sarà sempre convinto che le patologie psichiche abbiano origine in traumi e conflitti psichici irrisolti e tali conflitti vengono spesso rimossi , ossia tolti dallo stato di coscienza e riposti altrove: la diagnosi/terapia consiste nel farli riemergere e la diagnosi, pertanto, è anche la cura della malattia. Ma Freud, nel corso della sua maturazione, tende sempre più a concepire quelli che in origine chiamava "traumi reali" come "traumi virtuali", cioè non effettivi: solo in rarissimi casi il trauma è legato ad un fatto della vita reale, mentre nella stragrande maggioranza dei casi avvengono all'interno della psiche umana e, in questa nuova prospettiva, Freud tende a respingere ora l'ipnosi, poichè ha la funzione di far crollare le barriere. Dato che con la rimozione certi eventi vengon fatti passare dalla coscienza alla non-coscienza, è evidente che non possano emergere attraverso una prassi razionale (visto che si trovano nascosti alla ragione) e l'ipnosi allora non serve più ad abbattere gli ostacoli aggirandoli (perchè è troppo "artificiale"), bensì si punterà sulla distruzione dei processi di rimozione, visto che essi hanno delle falle, ad esempio i sogni e i lapsus, quando cioè si dice una parola per un'altra (e per Freud la parola "scappata" inavvertitamente è quella che per davvero si voleva dire). Si deve pertanto badare a ciò che le persone dicono o fanno al di là della coscienza e, proprio come nel caso dei lapsus si pronuncia una parola anzichè un'altra, così è anche per i comportamenti: ci sono cose che facciamo senza rendercene conto (ad esempio, i tic) e scavando in essi si coglie la verità della natura umana. Tuttavia, ciò non implica che non tutte le azioni che compiamo inconsciamente abbiano un significato: ad esempio, non tutto ciò che è presente nei sogni ha un significato inconscio. Accettata l'idea di non poter spiegare e curare i disagi psichici attraverso pratiche materiali, Freud si propone di lavorare su un piano psicologico e il concetto fondamentale che emerge da questo nuovo lavoro è quello di rimozione : esso implica che determinate situazioni conflittuali che, proprio perchè tali, sono pesanti per la coscienza, vengano "rimosse", senza però esser fatte sparire del tutto; vengono cioè nascoste e collocate in quel vastissimo serbatoio della psiche che freud chiama " l'inconscio ". Esistono dunque cose che la nostra psiche tende a considerare da evitarsi a livello conscio e per questo motivo le rimuove, ma questa rimozione crea disagi che si manifestano in estrinsecazioni psichiche e psicosomatiche (Freud concentra la propria attenzione soprattutto sulla paralisi isterica) che scaturiscono appunto da conflitti psicologici irrisolti che, per poter essere curati, devono in qualche misura essere fatti emergere e dal fatto stesso di prenderne coscienza, magari dolorosamente, nasce anche la cura. Il problema è che, siccome la psiche ha riposto queste cose a livello di inconscio, è impensabile strapparle in modo coercitivo all'inconscio; si dovrà cercare piuttosto di aggirare le "barriere" che proteggono l'inconscio e, per poter fare ciò, vi sono svariati modi, in particolare tutte quelle situazioni in cui la coscienza è più tenue e gli aspetti irrazionali della mente sono in primo piano (i lapsus, i sogni, i tic, ecc); il lettino dello psicanalista rende bene l'idea, in quanto il paziente disteso su di esso parla spontaneamente abbassando le barriere dell'inconscio. Sempre in quest'ottica, Freud usò molto il meccanismo del transfert , ovvero l'innamoranto del paziente verso lo psicanalista: Freud si accorgeva, infatti, di come molte sue pazienti finissero per innamorarsi di lui (in quanto provavano un senso di necessità del suo aiuto e, in definitiva, della sua persona) e, in un primo tempo, pensò che questo imprevisto potesse interferire con la cura, ma poi notò come, invece, fosse d'aiuto, poichè tende a far crollare le barriere dell'inconscio e permette di entrare nelle profondità della psiche. Un altro sistema di cui si avvale Freud per penetrare nella mente è quello della libera associazione di idee , il quale consiste, essenzialmente, nel porre il paziente di fronte ad un'immagine o ad una parola e nell'invitarlo a dire tutto ciò che gli viene in mente. Ma il metodo più importante e più impiegato dallo psicologo austriaco è quello dell' interpretazione dei sogni (a cui dedica il suo scritto forse più famoso): nel sogno sono presenti contenuti rimossi, ma la mente umana non è così ingenua da far affiorare nel sogno ciò che tiene nascosto durante la veglia e pertanto ciò che vediamo nei sogni non è, banalmente, ciò che è stato rimosso; bensì emergono contenuti rimossi ma in forma rielaborata e in un linguaggio che dice e nasconde contemporaneamente, in quanto dà contenuti ma li esprime in maniera enigmatica. Sarà pertanto sbagliato, nota Freud, dire che ho sognato di volare e che dunque voglio a tutti i costi volare; il lavoro che Freud si propone di fare è appunto quello di provare a decifrare le regole sintattiche del linguaggio dei sogni, distinguendo tra significato latente (cioè il vero significato, nascosto) e significato manifesto (quello apparente, così come ci appare nel sogno). Già Platone aveva a suo tempo notato come nei sogni spesso facciamo cose che nella realtà mai faremmo nè penseremmo di fare: così, dopo che il paziente avrà sognato di volare, si potrà dire che il significato manifesto era appunto di volare, ma quello latente era un altro; molto spesso, infatti, il sogno procede per immagini e, dunque, i contenuti vengono espressi attraverso simboli e oggetti (animali, cose, persone, ecc) di cui non si è in grado di spiegare il vero significato (che perciò resta "latente"). Tanto più che secondo un meccanismo di condensazione in un unico oggetto sono cristallizzati molteplici contenuti e significati. Ma non solo: attraverso il meccanismo di spostamento il contenuto si sposta e slitta su oggetti che non c'entrano nulla, per cui magari si sogna un gatto ma esso non ha nulla a che vedere con il contenuto. E' curioso come Freud, partito da una questione terapeutica, si sposti sempre più, in modo graduale, verso una sistematizzazione del suo pensiero e venga elaborando un'interpretazione generale della psiche umana e così il suo discorso si allarga, da medico che era, verso l'antropologia. Ne nasce una metapsicologia , ossia una psicologia che da mero strumento per risolvere problemi diventa una teoria generale sull'uomo: e Freud scopre, in quest'ottica, la sessualità infantile , uno degli aspetti che maggiormente scandalizzarono la società del tempo. In particolare, egli sostiene la centralità della sessualità nella vita umana, mettendo in evidenza come le pulsioni che stanno alla base della vita siano sessuali e come dal sesso derivino perfino la civiltà e molte altre cose. E per poter conferire tale carattere fondativo alla sessualità, Freud si vede costretto a concepirla in un'accezione piuttosto ampia e arriva a proporre la tesi secondo cui la rimozione graduale della sessualità dalla società sia da attribuirsi al fatto che è sempre stata concepita in maniera troppo ristretta per poi inquadrarla in rigide regole che la attenuassero: non potendola eliminare, la si restringe all'ambito della sessualità volta alla procreazione nell'ambito matrimoniale, sicchè si arrivano a considerare moralmente inaccettabili forme di sessualità "diversa" (come quella non volta alla procreazione, quella omosessuale, quella extramatrimoniale) e per di più viene eliminato quel carattere di sessualità che in realtà molte cose hanno, tra cui i bambini. Il bambino, infatti, ha una sua sessualità e, in forma volutamente provocatoria, Freud lo definisce come un " essere perverso poliformo ": quando si nasce, si ha una forma di sessualità a trecentosessanta gradi, una sessualità diversa da come la intende e ci impone di intenderla la civiltà di cui siamo figli: la sessualità, secondo Freud, coincide con la capacità di provare piacere col corpo attraverso funzioni che non siano strettamente fisiologiche e, pertanto, il bambino prova sì piacere nel prendere il latte materno perchè soddisfa la sua esigenza di cibo, ma è anche vero che prova piacere a succhiare il seno materno (e il ciucciotto nasce da questa considerazione), il che è una forma di sessualità. Il bambino dunque è "polimorfo" perchè in lui la limitazione della sessualità imposta dalla civiltà non c'è ancora e la sua sessualità non è ancora orientata ad una sola "zona erogena"; man mano che egli cresce, tuttavia, subisce l'influenza della società e finisce per identificare la sessualità solo con la zona erogena genitale; e quindi, oltre ad essere "polimorfo", il bambino è anche "perverso" perchè in lui ci sono tutte quelle forme di sessualità che un pò alla volta vengon tagliate fuori dalla società in cui vive perchè le ritiene perverse. All'interno di queste fasi di maturazione del bambino, è molto importante il rapporto coi genitori e, soprattutto, col padre (l'attenzione di Freud è sempre riservata, per lo più, al sesso maschile): ed è a questo punto che Freud tratta del celebre complesso di Edipo ; man mano che la sua psicologia sfuma nell'antropologia, egli tende a stravolgere (un pò come aveva fatto Bruno col mito di Atteone) il significato dei miti classici. Più nel dettaglio, egli scorge nelle vicende di Edipo una trasposizione mitologica della vita del bambino: la madre costituisce per il bambino, proprio come per Edipo, il primo individuo con cui si rapporta e a cui rivolge la sua attenzione sessuale e, in questa prima fase, concepisce il padre come avversario e ne nasce una conflittualità per il possesso della madre; tale fase, però, sarà superata e si arriverà all'identificazione con il padre. La famiglia e, soprattutto, la figura del padre diventano per Freud la chiave di lettura di tutto: tutte le tappe che si percorrono nel processo di crescita sono necessarie, l'importante è non restare bloccati ad una tappa (magari quella del complesso di Edipo) senza superarla; se non la si supera, si ha la "regressione" e nascono disagi e patologie che la psicanalisi deve risolvere. Il presupposto del discorso è che, in assenza di riscontri fisiologici, la vita psichica deve essere interpretata sulla base di una forte pulsione interna che va scaricata, quasi come se esistesse un flusso di energia interiore che finchè non è scaricato fa star male; e, secondo Freud, tale energia interna è soprattutto una pulsione sessuale, che lui chiama libido . Il medico austriaco tende sempre più ad elaborare quella che lui stesso chiama "metapsicologia" e nell'ambito di questa elaborazione meritano di essere esaminati alcuni concetti centrali delle sue opere: un primo tentativo di spiegare il conflitto che travaglia la psiche umana risiede nell'osservare due princìpi opposti fra loro, che Freud chiama principio del piacere e principio di realtà . L'uomo, di per sè, tenderebbe sempre a soddisfare all'istante il piacere che prova, per poter così trovare una forma di equilibrio interno; e tuttavia a questo "principio del piacere", per cui si sarebbe indotti a realizzare sempre e comunque il piacere, si oppone il "principio di realtà", ovvero la consapevolezza delle richieste provenienti dall'ambiente circostante: se, infatti, tutte le pulsioni fossero immediatamente realizzate, non solo ciò sarebbe incompatibile con le regole della società, ma perfino con la semplice sopravvivenza fisica dell'individuo, e non a caso ciascuno di noi tende a reprimere parzialmente il principio di piacere in funzione del fatto che deve vivere. Secondo quest'interpretazione freudiana, l'uomo vive in una perenne tensione ineliminabile per cui nessuno dei due princìpi (di piacere e di realtà) può venir meno: le pulsioni devono essere scariocate ma tenendo conto della realtà circostante e da ciò sorge, gradualmente, un conflitto interiore, proprio come nei sogni emergevano cose rimosse dalla coscienza. Ed è curioso notare come questa distinzione tra i due princìpi rievochi fortemente quella nietzscheana tra apollineo e dionisiaco: come per Nietzsche, anche per Freud alla base dell'uomo vi sono pulsioni irrazionali e vitalistiche (ovvero dionisiache), che però vengono ridimensionate dall'apollineo, cioè dalle regole imposte dalla società e dalla razionalità. In alcune opere più mature, Freud dichiara apertamente di essere andato al di là del principio di piacere: si rende cioè conto che solo in apparenza il principio di realtà e quello di piacere sono tra loro opposti; se meglio analizzati, essi risultano anzi essere due facce della stessa medaglia, proprio come l'utile, se esaminato in profondità, non è in contrapposizione con il piacere, ma è anzi un modo per realizzarlo utilmente; così il principio di realtà altro non è se non una manifestazione del principio di piacere, più precisamente consiste nell'esprimere il piacere in forma mediata. E poi Freud si rende conto che contro questo principio bipolare che è il principio di piacere (comprendente, come abbiamo appena detto, anche quello di realtà) vi è un altro principio ad esso opposto e consiste in una tendenza all'autodistruzione. Ora Freud al principio vitale (piacere + realtà) contrappone quello di morte, sotto forma di autodistruzione e per esprimere il conflitto tra questi due princìpi riprende il binomio, tipicamente romantico, eroV kai qanatoV , "amore e morte": paradossalmente, nell'uomo troviamo una tendenza vitalistica che si esprime nel principio di piacere ( eroV ) contrapposta a quella autodistruttrice ( qanatoV ) e Freud afferma che le pulsioni devono assolutamente essere scaricate e che il piacere consiste appunto nello scaricarle, ma aggiunge che se un relativo scaricamento di esse ridà l'equilibrio e coincide con l' eroV , a volte vi è una tendenza esasperata ad uno scaricamento totale delle pulsioni e della vitalità: in ciò risiede qanatoV . Dove emerge questo secondo impulso che tende ad annullare la vita? Lo si scopre, dice Freud, soprattutto nell'aggressività verso l'esterno e verso se stessi e, ancora di più, nella coazione a ripetere , cioè nei tic con carattere fortemente ripetitivo: infatti, il fatto stesso che tendano a ripetersi all'infinito dà un senso di morte, perchè implica l'abolizione della creatività vitalistica e riduce la vita ad un meccanismo inanimato, quasi come se si provasse nostalgia per gli esseri privi di vita. Sempre nell'ambito della metapsicologia, Freud elabora due celebri teorie, dette della " prima topica " e della " seconda topica ": il termine "topico" è desunto dal greco topoV , "luogo", e Freud lo impiega perchè tende ora a leggere la psiche umana come se divisa in diverse regioni e regni, anche se, è bene ricordarlo, egli ha rinunciato all'interpretazione materialistica e pertanto per "luoghi" non si devono intendere letteralmente zone fisiche del cervello, ma piuttosto, metaforicamente, zone con caratteristiche diverse dalla cui interazione deriva il comportamento umano. Se Nietzsche aveva messo in dubbio, riprendendo le tesi humeane, la compattezza della nozione di I 343i86d o, ora Freud con le "topiche" la sfalda del tutto: egli, infatti, suggerisce l'idea che non vi sia una personalità ben definita e dotata di svariate manifestazioni, ma, viceversa, propone l'ipotesi che vi siano "regni" separati di cui il nostro Io è solo un aspetto. Nella "prima topica" individua tre ambiti della psiche: 1) "conscio" è ciò di cui abbiamo effettivamente coscienza; 2) "preconscio" è quel serbatoio a cui il conscio attinge: se, ad esempio, sto parlando, le cose che dico ora consciamente, ieri erano già nella mia testa ma non stavo pensando ad esse e dunque erano a livello subconscio, bastava allungare la mano per prenderle; 3) "inconscio" è tutto ciò che è stato rimosso dalla coscienza, cosicchè si crea una barriera assai solida che impedisce l'accesso. Nella "seconda topica", invece, che è di gran lunga più famosa, incontriamo tre elementi diversi: a) l'Io (o Ego) è la personalità cosciente, b) il Superio (o Superego) è la coscienza che si sovrappone alle decisioni dell'Io, c) l'Es (o Id) non è identificabile con la personalità individuale, ma è l'insieme delle pulsioni irrazionali e proprio per questo viene espresso con il pronome neutro "Es" ("Id" in latino). L'Io corrisponde alla dimensione conscia, a quelli che nella "prima topica" Freud aveva definito come "conscio" e "subconscio"; l'Es, invece, corrisponde all'inconscio della "prima topica" ed è, in sostanza, ciò che influenza pesantemente il comportamento. Ciò che però non trova un corrispettivo nella "prima topica" è il Superio, che, essenzialmente, si identifica con quella che solitamente definiamo voce della coscienza, quel senso del dovere che impone all'Io un comportamento che lui, di per sè, non adotterebbe, proprio come in Kant il dovere (Superio) impone di non fare ciò che l'Io vorrebbe fare. Il riferimento a Kant non è casuale: quando il pensatore tedesco parlava di imperativo categorico, diceva espressamente che si deve saper riconoscere ciò che effettivamente è un dovere proveniente dall'interno (magari aiutare gli altri), senza alcuna motivazione eteronoma. Kant però non era arrivato a ipotizzare, come invece fa Freud, che quella che solitamente consideriamo la voce della coscienza abbia anch'essa un'origine eteronoma o, per dirla con Nietzsche, umana, troppo umana; in altri termini, per Freud la voce della coscienza è l'insieme delle norme comportamentali che la società in cui viviamo ci impone di interiorizzare e di far diventare doveri morali; secoli prima, il sofista Crizia aveva sostenuto la teoria secondo cui la religione sarebbe stata inventata da un legislatore intelligente che, resosi conto che gli uomini si comportano bene solo se controllati, creò il concetto di Dio, una sorta di poliziotto che ci controlla tutti quanti ventiquattr'ore su ventiquattro. E anche quando respingiamo l'eventualità di un Dio, nota Freud, resta comunque la coscienza, che in fondo, come già aveva detto Hegel, è un Dio interiorizzato. Il bambino, dunque, nasce con tutte le pulsioni dell'Es che tenderebbero immediatamente a realizzarsi (per il principio del piacere): poi, però, la famiglia le limita vivamente e la prima autorità con cui il neonato entra in contrasto è la figura paterna, in quanto rappresenta un'autorità esterna che impone regole e che si pone come rivale nel possesso della donna (complesso di Edipo); tuttavia, questa autorità, originariamente intesa come nemica, tende a poco a poco ad essere interiorizzata a tal punto che il ragazzo finisce per identificarsi col padre; e quando poi l'individuo si allontana dalla famiglia per entrare a far parte della società, si imbatte in nuove autorità, cosicchè le leggi vengono rispettate perchè si teme la punizione che deriva dal trasgredirle e, soprattutto, perchè le si hanno interiorizzate come valori, si dimentica cioè che sono regole umane e le si concepiscono come valori assoluti dettati dalla voce della coscienza (il "dovere" di cui parlava Kant). In questa prospettiva, il Superio corrisponde un pò al principio di realtà, in quanto altro non è se non l'insieme delle regole imposte dall'esterno che vengono interiorizzate e diventano una parte di noi. Dopo aver detto che l'Es costituisce l'insieme delle pulsioni che stanno alla base dell'uomo e che il Superio è la cosiddetta voce della coscienza, non resta che chiedersi in che cosa consista l'Io: ad esso Freud riserva un destino alquanto disgraziato, poichè costituisce una sorta di terreno di confine tra l'Es e il Superio. A tal proposito, Freud cita esplicitamente la commedia "Arlecchino servitore di due padroni", dove Arlecchino è l'Io e i due padrono sono, rispettivamente, l'Es e il Superio. L'Io/Arlecchino è tenuto a soddisfare la nostra essenza pulsionale e, nel contempo, a rispondere alle leggi dettate dal Superio, e ciò che prescrive il Superio è in netto contrasto con quanto prescritto dall'Es, visto che il primo tende a ingabbiare le pulsioni sessuali del secondo, e, in quest'ottica, il vestito a pezze ritagliate di Arlecchino simboleggia il fatto che l'Io è lacerato da questo conflitto. Nell'ultima fase del suo pensiero, Freud estende il suo discorso all' analisi della civiltà umana e dei suoi costi : il Superio, egli nota, ha a che fare coi costi della società, in quanto placa gli impulsi senza lasciarli affiorare in superficie; sotto questo profilo, assume un'importanza sempre maggiore la nozione di sublimazione . Freud non rinuncia mai e poi mai alla centralità delle pulsioni all'interno della vita umana e fa notare come la civiltà sia sempre stata un tentativo di governarle, un tentativo che si è realizzato secondo due differenti modalità: da un lato, riduce a spazi e modi limitati l'espressione sessuale della libido, ma poi tutte le libido che non sono orientate in senso sessuale non spariscono, ma vengono piuttosto "sublimate", ossia reindirizzate ad altri scopi creativi, come se evaporassero per poi ricondensarsi in un'altra maniera. Ed è così, come sublimazione delle pulsioni sessuali, che sono nate nella nostra civiltà la cultura, l'arte e il lavoro; dopo di che, Freud, riprendendo ed estendendo il concetto del complesso edipico, tratteggia l'origine dei totem e dà un'interpretazione dell'eucarestia cristiana: le società primitive si costruiscono sulla base di un parricidio originario con cui si elimina il padre ma, dopo aver compiuto tale gesto efferato, si prova rimpianto e, perciò, la figura paterna viene divinizzata attraverso il totem o, nel mondo cristiano, con l'eucarestia. Fatte queste considerazioni sulla religiosità delle diverse civiltà, Freud arriva esplicitamente ad affermare che la religione non ha futuro e che dovrà esaurirsi: molto significativo, a tal proposito, è il titolo di uno scritto del 1927, L'avvenire di un'illusione . In Il disagio della civiltà (1930) Freud afferma invece che la civiltà è un male inevitabile: è un male, perchè reprime e devia gli impulsi libidici e, proprio per questo motivo, l'intera società può essere considerata malata, anche se di una malattia generica: seppur non vi è sofferenza, regna ciononostante il disagio per il fatto che le pulsioni vengono repressivamente soffocate ma si continua lo stesso a sentire il bisogno della civiltà. Quest'idea di una società a disagio per un eccesso di apollineo rievoca fortemente il pensiero di Nietzsche, anche se per il profeta del Superuomo questo disagio è eliminabile nel momento in cui si giunge al nichilismo attivo; per Freud, invece, non ci si può in nessun caso liberare dal Superio e ne nasce una mesta prospettiva di accettazione di un male necessario. Nonostante queste considerazioni, Freud non è così pessimista come possa sembrare, in quanto, sebbene rifiuti la possibilità ammessa da Nietzsche di schizzare via dalla società, non rifiuta quella secondo cui è possibile migliorare la società ed è per questo che scorge nel movimento socialista non un modo per realizzare il paradiso in terra, ma per ridurre il disagio che opprime la nostra società; ancora una volta, Freud, nella convinzione che la società possa guarire un poco alla volta attraverso l'assunzione di medicine adeguate, rivela di essere forse più medico che filosofo.



FREUD: TRE SAGGI SULLA SESSUALITA'

LE ABERRAZIONI SESSUALI

Il fatto che esistano dei bisogni sessuali negli esseri umani e negli animali è spiegato in biologia con l'assunzione di un "istinto sessuale", in analogia con l'istinto di nutrizione (nel caso della fame). Il linguaggio d'ogni giorno, per quanto riguarda i bisogni sessuali, non possiede una parola corrispondente a "fame", mentre la scienza fa uso, a questo proposito, del termine "libido". L'opinione comune ha delle idee ben definite sulla natura e sui caratteri di questo istinto sessuale. Si è generalmente convenuto che esso sia assente nell'infanzia, che si formi al momento della pubertà in relazione al processo che conduce alla maturità, e che si manifesti nelle forme di un'irresistibile attrazione esercitata dall'un sesso sull'altro, mentre il suo scopo sarebbe l'unione sessuale, o quell'insieme di atti che tendono a questo scopo. Noi abbiamo ogni ragione di credere, tuttavia, che questo modo di vedere le cose dà una rappresentazione molto lontana dal vero della situazione reale. A un esame più approfondito esso mostrerà un gran numero di errori, di inesattezze e di giudizi affrettati. A questo punto, io desidererei introdurre due termini tecnici. Chiamiamo, dunque, la persona da cui procede l'attrazione sessuale OGGETTO SESSUALE e l'atto verso il quale tende l'istinto SCOPO SESSUALE. L'accurata osservazione scientifica mostra che intervengono numerose deviazioni relative sia all'uno sia all'altro di essi: sia per l'oggetto che per lo scopo sessuale. Bisogna esaminare a fondo i rapporti che esistono fra queste deviazioni e ciò che è ritenuto essere lo stato normale.

DEVIAZIONI CHE SI RIFERISCONO ALL'OGGETTO SESSUALE

Il modo popolare di vedere circa l'istinto sessuale è meravigliosamente rappresentato nella poetica leggenda che racconta della divisione degli esseri umani originari in due metà - l'uomo e la donna - e come queste tendessero sempre a riunirsi nell'amore. Ecco perché ci desta grande stupore venire a sapere che ci sono degli uomini il cui oggetto sessuale è un uomo, non una donna, e delle donne il cui oggetto sessuale è ancora un'altra donna, e non un uomo. Gli individui di questo tipo sono definiti come aventi delle "pulsioni sessuali contrarie", o meglio, come "invertiti", e il fatto è indicato come "inversione". Il loro numero è molto elevato, per quanto sia difficile stabilirlo con esattezza. a. Inversione. Il comportamento degli invertiti. Queste persone differiscono molto nel loro comportamento, sotto parecchi aspetti. 1. Può trattarsi di invertiti INTEGRALI. In tale caso i loro oggetti sessuali sono esclusivamente del loro medesimo sesso. Gli individui del sesso opposto non costituiscono mai per essi l'oggetto del loro desiderio sessuale, ma li lasciano indifferenti, o suscitano in essi repulsione. Come conseguenza di questa repulsione gli uomini, se si tratta di uomini, sono incapaci di compiere l'atto sessuale, o per lo meno non ne ricavano nessun piacere. 2. Può trattarsi di invertiti ANFIGENICI, cioè ermafroditi psicosessuali. In questo caso i loro oggetti sessuali possono essere, senza distinzione, del loro stesso sesso o di sesso diverso. Questo tipo di inversione manca, dunque, del carattere dell'esclusività. 3. Ci possono, essere, poi, degli invertiti OCCASIONALI. Si tratta di persone le quali, in determinate condizioni ambientali - che possono essere spiegate principalmente con l'inaccessibilità di ogni oggetto sessuale normale e con l'imitazione - sono capaci di prendere un individuo del loro stesso sesso come oggetto sessuale, e di ricavare soddisfazione dal rapporto sessuale con lui. Inoltre, gli invertiti si comportano in modo differente per quel che riguarda il concetto che essi hanno della loro particolarità. Alcuni di essi accettano la loro inversione come qualcosa di perfettamente naturale, proprio come una persona normale accetta la direzione della PROPRIA libido, e reclamano energicamente per l'inversione gli stessi diritti della sessualità normale. Altri, invece, vi si ribellano e l'avvertono come una costrizione morbosa. Altre variazioni intervengono in rapporto al problema del tempo. Il sintomo dell'inversione può, presso alcuni, datare la sua vera origine fin dal tempo più remoto cui può arrivare la memoria, presso altri non cominciare a manifestarsi che a un momento determinato, prima o dopo la pubertà. Esso può persistere attraverso tutta la vita, oppure può sparire momentaneamente o, al contrario, può costituire un episodio sulla via dello sviluppo normale; può infine fare la sua prima apparizione tardi dopo un lungo periodo di attività sessuale normale. E' stata pure rilevata, in alcuni casi, una periodica oscillazione tra un oggetto sessuale normale e uno invertito. Questi casi offrono un particolare interesse quando la libido si orienta verso un oggetto sessuale invertito dopo un'esperienza dolorosa con un oggetto sessuale normale. Di regola, questi diversi tipi di variazioni si trovano fianco a fianco reciprocamente indipendenti. Si può, comunque, ammettere senza difficoltà che la forma più estrema d'inversione tende a manifestarsi già molto precocemente, e che gli individui in questione accettano tranquillamente la loro particolarità. Molti autori sarebbero restii a classificare insieme tutti i vari casi che io ho enumerato, e preferirebbero porre l'accento sulle loro differenze piuttosto che sulle loro somiglianze, secondo i propri punti di vista sull'inversione. Tuttavia, per quanto le distinzioni non si possano discutere, è impossibile trascurare l'esistenza di numerosi esempi intermedi d'ogni tipo, al punto che noi siamo portati a concludere di avere a che fare con una serie connessa. Natura dell'inversione. L'inversione fu in un primo momento considerata come il segno di una degenerazione nervosa congenita. Ciò dipese dal fatto che i medici osservavano il fenomeno su persone che soffrivano, o sembravano soffrire, di disturbi nervosi. Questa caratterizzazione dell'inversione comporta due supposizioni, da considerarsi separatamente: che l'inversione sia congenita, e che sia segno di degenerazione. Degenerazione. La taccia di degenerazione in questo caso si offre alle obiezioni che può sollevarci contro, in generale, l'uso indiscriminato del termine. E' venuto di moda guardare ogni manifestazione patologica che non sia evidentemente dovuta a traumi o a infezione come un segno di degenerazione. La classificazione dei degenerati di Magnan è, in realtà, di forma tale da non escludere la possibilità che il concetto di degenerazione possa essere applicato a sistemi nervosi dall'eccellente funzionamento generale. Stando così le cose, si può ben chiedere se l'attribuzione di "degenerazione" abbia qualche valore o aggiunge qualcosa alle nostre conoscenze. Sembra più saggio riferirsi a essa solo quando: a. Si trovino riunite insieme parecchie deviazioni gravi dal normale. b. Risulti molto alterata la capacità di prestazione e d'esistenza. Un insieme di fatti dimostrano che, nel senso legittimo della parola, degli invertiti non possono essere considerati dei degenerati, in quanto: 1. L'inversione si trova in individui che non mostrano altre gravi deviazioni dal normale. 2. Si trova anche in soggetti la cui efficienza non è affatto menomata, e che appunto si sono distinti per uno sviluppo intellettuale e un'educazione etica particolarmente elevati. 3. Se prescindiamo dai pazienti che incontriamo nella nostra pratica medica e allarghiamo il nostro sguardo su un orizzonte più vasto, ci imbattiamo in due ordini di fatti che ci vietano di guardare l'inversione come segno di degenerazione. a. Non bisogna dimenticare che l'inversione era un fenomeno frequente, si potrebbe quasi dire un'istituzione alla quale si attribuivano importanti funzioni, tra i popoli dell'antichità, nel periodo più alto del loro incivilimento. b. Essa è notevolmente diffusa tra molte popolazioni selvagge e primitive, mentre il concetto di degenerazione è abitualmente limitato agli stadi di civiltà evoluta (confronta Bloch); e, perfino tra i popoli civili d'Europa, il clima e la razza esercitano l'influenza più determinante sulla frequenza dell'inversione e sull'atteggiamento adottato nei suoi confronti. Carattere congenito. Com'è comprensibile, il carattere congenito è attribuito soltanto alla prima, più estrema, classe di invertiti, quelli integrali, e quest'affermazione trova il proprio fondamento nelle assicurazioni date da essi stessi che il loro istinto sessuale non ha mostrato, in nessun periodo della loro vita, alcun segno di prendere una strada diversa. Il fatto che esistono le altre due categorie, e soprattutto la terza (gli invertiti "occasionali"), difficilmente può conciliarsi con l'ipotesi di un carattere congenito dell'inversione. Questo spiega perché quelli che sostengono questo punto di vista tendano a isolare il gruppo degli invertiti integrali dal resto, rinunciando in questo modo a ogni tentativo di dare un'interpretazione dell'inversione che abbia applicazione universale. Secondo il modo di vedere di questi autori l'inversione è innata in alcuni casi, mentre in altri la sua origine è diversa. Del tutto opposta a questa è la concezione che fa dell'inversione un carattere acquisito dell'istinto sessuale. Questa seconda tesi è basata sulle seguenti considerazioni: 1. In numerosi invertiti, perfino presso invertiti integrali, è possibile rilevare che nella loro vita, molto presto, è intervenuta un'impressione sessuale a lasciare dietro di sé un effetto permanente sotto forma di una tendenza all'omosessualità. 2. Per altri, egualmente numerosi, è possibile indicare nelle loro vite le influenze ambientali, favorevoli o sfavorevoli, che hanno portato più o meno tardi alla fissazione dell'inversione. (I rapporti esclusivi con persone dello stesso sesso, promiscuità in guerra, detenzione nel carcere, timore dei pericoli di un rapporto eterosessuale, celibato, impotenza sessuale, eccetera). 3. L'inversione può essere eliminata dalla suggestione ipnotica, il che apparirebbe stupefacente se si accettasse il suo carattere congenito. Considerando la cosa da questa prospettiva, sarebbe addirittura possibile arrivare a dubitare della vera esistenza di una inversione congenita. Se ne può dedurre (confronta Havelock Ellis) che, esaminando più accuratamente i casi d'inversione cosiddetti congeniti, potrebbe forse balzare in luce un qualche avvenimento della loro prima infanzia, determinante per la direzione assunta dalla loro libido: un'esperienza scivolata via dalla memoria conscia del soggetto, ma che potrebbe esservi nuovamente richiamata con un trattamento adeguato. Secondo questa letteratura, l'inversione sarebbe soltanto una delle molteplici variazioni dell'istinto sessuale, che può essere determinata da un certo numero di circostanze esterne nella vita del soggetto. L'apparente plausibilità di questa conclusione è, comunque, niente affatto confortata dalla riflessione che molte persone sono state soggette alle stesse influenze sessuali (per esempio alla seduzione o alla masturbazione reciproca, che possono accadere nella prima giovinezza) senza per questo diventare invertiti o, almeno, senza essere rimasti a lungo in questo stato. Noi siamo così indotti a supporre che la scelta tra "congenito" e "acquisito" non è poi così esclusiva, o non copre tutte le forme in cui l'inversione si manifesta. Spiegazioni dell'inversione. La natura dell'inversione non è spiegata né attraverso l'ipotesi che sia congenita né attraverso l'ipotesi alternativa che sia acquisita. Nel primo dei due casi dobbiamo chiederci qual è l'aspetto che la definisce congenita, a meno che non accettiamo la grossolana spiegazione che ognuno è nato col proprio ISTINTO sessuale legato a un particolare oggetto sessuale. Nel secondo, ci si può invece chiedere se le varie influenze accidentali sarebbero sufficienti a spiegare il carattere acquisito dell'inversione senza l'intervento cooperante di qualcosa che è proprio del soggetto. Come abbiamo già mostrato, l'esistenza di quest'ultimo fattore non può essere negata a priori. Bisessualità. Una nuova contraddizione al modo di vedere popolare è contenuta nelle teorie che Lydston, Kiernan e Chevalier hanno presentato, nel tentativo di dare una spiegazione della possibilità d'inversione sessuale. E' opinione comune che l'essere umano sia o uomo o donna. La scienza, invece, ci segnala casi nei quali i caratteri sessuali sono scomparsi, e nei quali, di conseguenza, è difficile determinare il sesso, soprattutto sul piano anatomico. Gli organi sessuali di questi individui hanno insieme le caratteristiche maschili e femminili. (Questo stato di cose è noto col nome di ermafroditismo.) In casi eccezionali gli organi sessuali dell'uno e dell'altro sesso coesistono, l'uno al fianco dell'altro, completamente sviluppati (ermafroditismo vero); più frequentemente lo sviluppo di ambedue gli organi si trova in condizioni di atrofia. L'importanza di queste anormalità consiste nel fatto inatteso che ci rendono più facile la comprensione dello sviluppo normale. Risulta, appunto, che un certo grado di ermafroditismo anatomico è normalmente presente. In tutti gli individui, sia maschi che femmine, si trovano tracce dell'organo genitale del sesso opposto. Queste sussistono senza alcuna funzione come organi rudimentali o si modificano e acquistano una funzione diversa. Questi fatti di anatomia, noti da gran tempo, ci portarono a supporre che un'originaria disposizione fisica di tipo bisessuale si sia, nel corso dell'evoluzione, orientata verso l'omosessualità, lasciandosi dietro solo qualche traccia del sesso atrofizzatosi. Si estese questa ipotesi alla sfera mentale e si tentò di spiegare l'inversione, in tutte le sue varietà, come l'espressione di un ermafroditismo psichico. Per risolvere il problema, si sarebbe dovuto accertare una regolare coincidenza tra l'inversione e i segni mentali e somatici dell'ermafroditismo. Ma le attese furono deluse. E' impossibile dimostrare così strettamente un rapporto tra l'ipotetico ermafroditismo psichico e la sua forma anatomica conclamata. Negli invertiti (confronta Havelock Ellis, 1915) si riscontra una diminuzione dell'istinto sessuale e una leggera atrofia anatomica degli organi: questo fenomeno è frequente, il che non vuol dire che sia costante o addirittura comune. Bisogna, dunque, riconoscere che l'inversione e l'ermafroditismo somatico sono perfettamente indipendenti tra loro. Si è pure attribuita una grande importanza ai caratteri sessuali cosiddetti secondari o terziari, e alla grande frequenza con cui quelli del sesso opposto si presentano negli invertiti (confronta Havelock Ellis, 1915). Ma, se in gran parte ciò è vero, non bisogna tuttavia dimenticare che in generale i caratteri sessuali secondari e terziari di un sesso si presentano molto spesso nel sesso opposto. Essi sono indice di ermafroditismo, ma non comportano alcuno scambio dell'oggetto sessuale nel senso dell'inversione. La teoria dell'ermafroditismo psichico acquisterebbe più vigore se l'inversione dell'oggetto sessuale fosse almeno accompagnata da una parallela trasformazione delle altre qualità mentali del soggetto, dei suoi istinti e dei suoi tratti caratteriali, in quelli caratteristici del sesso opposto. Ma solo nelle donne invertite si può osservare con una certa costanza un'inversione del carattere di questo tipo; negli uomini l'inversione può coesistere con la più completa virilità mentale. Se si vuole sostenere ancora la teoria dell'ermafroditismo psichico, sarà necessario aggiungere che le sue manifestazioni nelle diverse sfere mostrano solo deboli segni di essere reciprocamente condizionate. Altrettanto si può dire dell'ermafroditismo somatico. Secondo Halban (1903), l'atrofia degli organi in un individuo e la presenza dei caratteri sessuali secondari sono largamente indipendenti fra loro. La teoria della bisessualità è stata definita nella sua forma più cruda da un apologista degli invertiti maschili: "un cervello di donna in un corpo di uomo". Ma noi non sappiamo che cosa caratterizzi "un cervello di donna". Non è necessario, né riteniamo sia giustificato trasferire il problema dalla psicologia all'anatomia. La spiegazione tentata da Krafft-Ebing sembra meglio strutturata che quella di Ulrichs, ma non ne differisce per quanto essenziale. Krafft-Ebing sostiene (1895) che la disposizione bisessuale conferisce a ogni individuo centri cerebrali maschili o femminili così come organi somatici del sesso. Questi centri si sviluppano solo al momento della pubertà, per la maggior parte sotto l'influenza della glandola sessuale, che nell'ordine originario è indipendente da loro. Ma noi possiamo dire dei "centri" maschile e femminile quello che è stato già detto per i "cervelli" maschile e femminile; e, tra l'altro, non possiamo basarci su niente di concreto per affermare che esistano alcune aree cerebrali ("centri") da cui dipendano le funzioni del sesso, come, per esempio, avviene per il linguaggio. Comunque, due cose emergono da queste discussioni. Primo, nell'inversione è in qualche modo implicata una disposizione bisessuale, per quanto noi non sappiamo in che cosa quella disposizione consiste, al di là della struttura anatomica. Secondo, noi abbiamo a che fare con disturbi che modificano l'istinto sessuale nel corso del suo sviluppo. Oggetto sessuale degli invertiti. La teoria dell'ermafroditismo psichico suppone che l'oggetto sessuale degli invertiti sia l'opposto di quello verso cui si indirizzerebbe una persona normale. Un invertito, si osserva, è, come la donna, attratto dalle qualità virili del corpo e dello spirito maschili: si sente proprio come una donna alla ricerca di un uomo. Ma se questo va bene per un buon numero di invertiti, è tuttavia molto lontano dal costituire una caratteristica universale dell'inversione. Non può esserci alcun dubbio che una gran parte degli invertiti maschi conservano i caratteri psichici della virilità, non presentano che relativamente pochi caratteri secondari dell'altro sesso e ciò che, in definitiva, interessa loro nell'oggetto sessuale sono le caratteristiche psichiche della femminilità. Se così non fosse, come sarebbe possibile spiegare il fatto che i prostituti maschi, i quali si offrono agli invertiti - oggi proprio come nei tempi più antichi -, imitano la donna in tutte le modalità esterne degli abiti e del comportamento? Questa imitazione dovrebbe essere, altrimenti, inevitabilmente in contrasto con il desiderio degli invertiti. Nella Grecia, dove gli uomini più virili erano enumerati fra gli invertiti, quello che muoveva l'amore dell'uomo non era il carattere maschile di un ragazzo ma la sua rassomiglianza fisica con una donna, come anche le sue qualità psichiche femminili, la sua timidezza, la sua modestia e il suo bisogno di apprendere e di essere protetto. Non appena il giovinetto diventava adulto, finiva di essere un oggetto sessuale per uomini e lui stesso, forse, si interessava ad altri giovinetti. In questo caso, come in molti altri, l'oggetto sessuale non è qualcosa che appartenga allo stesso sesso, ma qualcosa che combina insieme i caratteri dei due sessi: consiste, insomma, in un compromesso tra due impulsi, quello che si orienta verso un uomo e quello che inclina verso una donna, mentre rimane fissa la condizione che il corpo dell'oggetto (cioè i genitali) siano maschili. L'oggetto sessuale è, per così dire, una specie di immagine riflessa della natura bisessuale propria del soggetto. Nell'inversione la posizione della donna è meno ambigua. Le invertite attive mostrano con particolare frequenza caratteristiche maschili, insieme somatiche e psichiche, e quanto agli oggetti sessuali, si orientano verso quelli maggiormente dotati di femminilità - sebbene, anche in questo caso, una migliore conoscenza dei fatti potrebbe rivelare una più grande varietà. Scopo sessuale degli invertiti. Fatto importante da tenere a mente è che non si può riconoscere nei casi d'inversione la presenza di un uniforme scopo sessuale. Tra gli uomini, il coito anale non coincide affatto con l'inversione; spesso e volentieri il loro esclusivo scopo è la masturbazione, ed è perfino vero che le limitazioni dello scopo sessuale - che può restringersi alla semplice effusione di sentimento - sono più frequenti tra loro che negli amori eterosessuali. Così anche tra le donne, gli scopi sessuali dell'inversione sono i più vari: una particolare preferenza pare si rivolga al contatto delle mucose orali. Conclusione. Si sarà notato che noi non siamo in grado di offrire una soddisfacente spiegazione dell'origine dell'inversione con il materiale di cui ora disponiamo, tuttavia la nostra ricerca ci ha permesso di raggiungere quella briciola di cognizione che può dimostrarsi per noi di importanza maggiore della stessa soluzione del problema. Siamo in grado di accorgerci di aver considerato la connessione tra la pulsione sessuale e l'oggetto sessuale molto più intima di quanto non fosse in realtà. L'esperienza dei casi considerati anormali ci ha mostrato che la pulsione sessuale e l'oggetto sessuale sono, per quel che li riguarda, semplicemente saldati fra loro - fatto questo che avevamo corso il pericolo di trascurare come conseguenza dell'uniformità della situazione normale, in cui l'oggetto sembra essere parte integrante della pulsione. Avvertiamo quindi la necessità di sciogliere il legame che esiste nella nostra mente tra pulsione e oggetto. Sembra probabile che la pulsione sessuale, in un primo momento, sia indipendente dall'oggetto, e che la sua origine verosimilmente non sia dovuta alle eccitazioni che provengono da esso. b. Prepuberi e animali come oggetti sessuali. Mentre gli invertiti, che scelgono il loro oggetto sessuale fuori dal sesso che normalmente dovrebbe interessarli, sembrano, a parte le loro particolari deviazioni, essere sotto ogni altro riguardo delle persone quasi sane, gli individui che scelgono persone sessualmente immature (bambini) come oggetti sessuali sono giudicati immediatamente come casi isolati di aberrazione. Solo eccezionalmente i bambini diventano oggetti sessuali esclusivi; di solito, essi assumono questo ruolo quando qualche individuo, vile o impotente, li adotta come espedienti, o quando un istinto urgente (insofferente d'ogni indugio) non può lì per lì ottenere il possesso di nessun oggetto più idoneo. Nondimeno, contribuisce a chiarire la natura dell'istinto sessuale, il fatto che esso permetta tante variazioni e una tale degradazione dei suoi oggetti, cosa che la fame, molto più energicamente legata agli oggetti suoi propri, potrebbe permettere solo nelle circostanze più estreme. Una simile considerazione vale anche per il rapporto sessuale con animali, che è più frequente di quanto non si creda, soprattutto fra i contadini, e nel quale l'attrazione sessuale sembra superare i limiti della specie. Si desidererebbe, per ragioni estetiche, ascrivere queste e altre gravi deviazioni della pulsione sessuale alla malattia mentale; ma non è possibile. L'esperienza mostra, appunto, che le perturbazioni della pulsione sessuale nei malati non sono affatto differenti da quelle che si presentano nei sani e presso intere razze o ceti sociali. Così, si può trovare con deprecabile frequenza l'abuso sessuale dei giovinetti presso maestri di scuola e sorveglianti, semplicemente per l'opportunità che si offre loro in questo senso. Il malato di mente manifesta la stessa deviazione solo a un grado più intenso; oppure, cosa che è particolarmente interessante, la deviazione può diventare esclusiva e sostituire completamente il normale soddisfacimento sessuale. La relazione molto significativa fra le variazioni sessuali e il formarsi della scala che va dalla sanità mentale fino alla malattia ci offre abbondante materia per riflettere. Io inclino a credere che tanto si possa spiegare col fatto che gli impulsi della vita sessuale sono fra quelli che, anche allo stato di normalità, sfuggono al controllo delle attività psichiche superiori della mente. Dalla mia esperienza risulta che chiunque, in un modo o nell'altro, sia nel campo sociale che nel campo etico, presenti delle anormalità psichiche, è invariabilmente anormale anche nella sua vita sessuale. Ma ci sono molte persone anormali nella loro vita sessuale che per ogni altro riguardo si avvicinano alla media e hanno, accanto al resto, portato a compimento il processo di sviluppo culturale umano, nel quale la sessualità rimane il punto debole. Sembra, comunque, che si possa trarre da tutte queste discussioni la seguente generalissima conclusione: e cioè che, in moltissime circostanze e in un numero sorprendente di individui, la natura e l'importanza dell'oggetto sessuale regredisce verso un ruolo secondario. Non è, dunque, esso a costituire l'elemento essenziale e costante dell'istinto sessuale.

DEVIAZIONI RIFERENTISI ALLO SCOPO SESSUALE

Si considera scopo sessuale normale l'unione degli organi genitali nell'atto noto col nome di coito, che porta a un rilassamento della tensione sessuale e a una temporanea estinzione della pulsione sessuale - un soddisfacimento molto simile alla sazietà nella fame. Tuttavia anche nei processi sessuali più normali possiamo scoprire delle tendenze che, se si fossero sviluppate, avrebbero portato a deviazioni, definite come "perversioni". Si indugia in certi rapporti intermedi con l'oggetto sessuale che non sono estranei allo sviluppo d'azione che porta al coito, come certi toccamenti e certe eccitazioni visive, e che sono accettati come scopi sessuali provvisori. Da una parte questi atti stessi sono accompagnati da piacere, dall'altra intensificano l'eccitazione, che deve durare fino alla completa realizzazione dello scopo sessuale. Inoltre il bacio, un contatto particolare di questo tipo tra le mucose labiali di due individui, ha acquistato presso molti popoli (e tra questi, i popoli di civiltà più avanzate) un alto valore sessuale, benché le parti del corpo che vi sono impegnate non facciano parte degli apparati genitali ma costituiscano l'entrata del tubo digerente. Abbiamo dunque, qui, dei fatti che ci offrono un punto di contatto tra le perversioni e la vita sessuale normale e possono servirci anche da base per la loro classificazione. Le perversioni consistono in attività sessuali che: a. si estendono, in senso anatomico, oltre le regioni del corpo destinate all'unione sessuale, oppure b. si limitano a certi rapporti intermedi con l'oggetto sessuale che devono normalmente essere superati con rapidità per giungere allo scopo sessuale definitivo. a. Estensioni anatomiche. Supervalutazione dell'oggetto sessuale. Solo in rari casi la valutazione psichica riguardante l'oggetto sessuale, come fonte di soddisfacimento dell'ISTINTO sessuale, si limita ai suoi genitali: in realtà, essa si estende al suo intero corpo e mira a impadronirsi di ogni sensazione che da esso deriva. Una medesima supervalutazione si manifesta nella sfera psicologica: il soggetto diventa intellettualmente infatuato (cioè si indeboliscono i suoi poteri di giudizio) dalle qualità mentali e dalle perfezioni dell'oggetto sessuale, e si sottomette docilmente, con credulità, ai suoi giudizi. Così, la credulità provocata dall'amore è una fonte importante, se non la fonte prima, dell'AUTORITA'. Questa sopravvalutazione sessuale, non potendo accordarsi facilmente con una limitazione dello scopo sessuale all'unione degli organi genitali propriamente detti, contribuisce a far rientrare tra gli scopi sessuali attività che sono in relazione con altre parti del corpo. L'importanza del fattore della sopravvalutazione sessuale può essere meglio studiata nell'uomo perché solo la sua vita erotica è accessibile alle ricerche; quella delle donne, invece, - in parte a causa dell'inibito normale sviluppo derivante dalle loro condizioni di incivilimento e in parte per via della loro riservatezza convenzionale e della loro insincerità - è ancora avvolta in un fitto velo di oscurità. Uso sessuale delle mucose delle labbra e della bocca. L'uso della bocca come organo sessuale è considerato una perversione se le labbra o la lingua di una persona entrano in contatto con gli organi sessuali di un'altra, ma non se le mucose labiali di due persone entrano in contatto fra di loro. Questa eccezione costituisce il punto di contatto con la normalità. Quando condanniamo le altre pratiche, che sono state in uso fin dai tempi più antichi, come perversioni, cediamo a un indubbio senso di disgusto, che ci tiene lontani dall'accettare simili scopi sessuali. I limiti per questo sentimento di disgusto sono però, spesso, soltanto convenzionali: un uomo che bacerebbe appassionatamente le labbra di una bella ragazza, può forse essere disgustato all'idea di usare il suo spazzolino da denti, per quanto non ci sia alcuna ragione di supporre che la propria cavità orale, per la quale non prova alcun disgusto, sia più pulita di quella della ragazza. Qui, poi, noi poniamo l'accento sul fattore del disgusto, che interferisce con la supervalutazione dell'oggetto sessuale operata dalla libido, ma può anche esserne sopraffatto. Il disgusto sarebbe una delle forze che contribuiscono a limitare gli scopi sessuali. L'operato di queste forze, di solito, non si estende agli organi genitali. Non c'è dubbio, tuttavia, che gli organi genitali dell'altro sesso possano, come tali, ispirarne, e che questo sia un caratteristico atteggiamento di tutti gli isterici, particolarmente delle donne. Ma la pulsione sessuale, appunto nella sua forza, si compiace di superare tutto questo (confronta appresso). Uso sessuale dell'orifizio anale. Ci rendiamo, poi, ancor più chiaramente conto, quando si tratta dell'orifizio anale, che è il disgusto che esso provoca a marchiare di perversione questo scopo sessuale. Spero, comunque, di non essere accusato di partigianeria quando sostengo che le persone che cercano di darsi ragione di questo disgusto col dire che l'organo in questione serve a una funzione escretoria ed è in contatto con l'escremento - cosa in se stessa disgustosa -, non abbiano più ragioni delle ragazze isteriche che spiegano il loro disgusto per i genitali maschili dicendo che servono per la minzione. L'uso sessuale della mucosa anale non è limitato ai rapporti tra uomini, e la preferenza che si abbia per essa non è una caratteristica determinante dell'inversione. Al contrario, sembra che la PAEDICATIO con un uomo tragga la propria origine dall'analogia con l'atto similare normalmente compiuto su una donna; mentre la masturbazione reciproca è lo scopo sessuale più spesso ricercato nei rapporti tra invertiti. Importanza delle altre parti del corpo. L'estensione dell'interesse sessuale ad altre regioni del corpo, con tutte le sue variazioni, non ci offre nulla di essenzialmente nuovo, né aggiunge nulla alla nostra conoscenza dell'istinto sessuale, che esprime così semplicemente la propria intenzione di prender possesso dell'oggetto sessuale in ogni direzione possibile. Ma queste estensioni anatomiche ci indicano esistere, al di fuori della supervalutazione sessuale, un secondo fattore al lavoro, poco noto ai non iniziati. Alcune parti del corpo, come le mucose della bocca e dell'ano, di cui in queste pratiche si rivela l'importanza, vengono a essere considerate e trattate come organi genitali. Noi vedremo più tardi che questa pretesa è giustificata dalla storia dello sviluppo dell'istinto sessuale e che trova attuazione nella sintomatologia di alcuni stati patologici. Sostituzioni improprie dell'oggetto sessuale: feticismo. Ci sono alcuni casi particolarmente interessanti in cui il normale oggetto sessuale è sostituito da un altro che ha con quello qualche relazione, ma non è per niente appropriato a servire lo scopo sessuale normale. Dal punto di vista della classificazione noi avremmo fatto, senza dubbio, meglio a trattare questo gruppo molto interessante di aberrazioni dell'istinto sessuale tra le deviazioni che riguardano l'oggetto sessuale; tuttavia, abbiamo posposto il loro studio all'esame del fattore SUPERVALUTAZIONE, perché da esso dipendono questi fenomeni connessi con un abbandono dello scopo sessuale. L'equivalente dell'oggetto sessuale consiste in qualche parte del corpo (come il piede o i capelli) che generalmente non è affatto appropriata per costituire un fine sessuale, o qualche oggetto inanimato in stretta relazione con la persona che sostituisce, e preferibilmente con la sessualità di quella persona (un pezzo di vestito o di biancheria). Questi sostituti somigliano veramente ai feticci nei quali i selvaggi credono che i loro dèi siano materializzati. Il passaggio a queste forme di feticismo in cui lo scopo sessuale, sia normale che pervertito, è completamente abbandonato, è costituito da altri casi nei quali, se si vorrà raggiungere lo scopo sessuale, l'oggetto è tenuto a rispondere a una condizione feticistica - come il possesso di un determinato colore di capelli o di qualche particolare indumento, oppure addirittura di qualche difetto fisico. Nessun'altra variazione dell'istinto sessuale, ai confini col patologico, può offrirci un così alto interesse, appunto grazie alla peculiarità dei fenomeni cui dà luogo. Condizione preliminare necessaria sembra essere in ogni caso un certo grado di diminuzione dell'impulso verso la meta sessuale normale (una debolezza esecutiva dell'apparato sessuale). Il punto di contatto con la normalità è costituito dall'essenziale supervalutazione psicologica dell'oggetto sessuale, che si estende inevitabilmente a ogni cosa che sia con esso associata. Ecco perché un certo grado di feticismo è abitualmente presente nell'amore normale, specialmente in quei suoi periodi in cui lo scopo sessuale normale non sembra raggiungibile o la sua realizzazione non sembra vicina. Portami uno scialle dal suo seno una giarrettiera che abbia stretto il suo ginocchio! (Goethe, Faust, parte 1, scena 7) La situazione diventa patologica solo quando il desiderio del feticcio giunge a essere non solo una condizione necessaria legata all'oggetto sessuale, ma in effetti PRENDE il posto dello scopo normale, oppure, ancora di più, quando il feticcio si stacca da una qualsiasi persona determinata e diventa, per sé solo, l'oggetto sessuale. Queste sono le condizioni generali sotto le quali si passa dalle pure variazioni dell'istinto sessuale alle aberrazioni patologiche. Binet (1888) fu il primo a sostenere (cosa che fu poi confermata con grande chiarezza) che la scelta del feticcio dipende dall'influenza di qualche impressione sessuale, ricevuta, di solito, nella prima infanzia. (Possiamo meglio capire ciò ripensando alla proverbiale tenacia del primo amore: "on revient toujours à ses premiers amours"). Quest'origine è particolarmente evidente nei casi in cui l'oggetto sessuale è legato a una condizione puramente feticistica. Torneremo di nuovo, in connessione con altri argomenti, sull'importanza delle prime impressioni sessuali. In altri casi, la sostituzione dell'oggetto da parte di un feticcio è determinata da un'associazione, a carattere simbolico, di idee, della quale non si ha usualmente coscienza. Non è sempre possibile tracciare con certezza la strada seguita da queste associazioni. (Il piede, per esempio, è un antichissimo simbolo sessuale che compare perfino nella mitologia; senza dubbio, la parte che la pelliccia ha come feticcio trae la propria origine da un'associazione col pelame del "mons Veneris"). Non di meno, neppure questo tipo di simbolismo sembra essere sempre indipendente dalle esperienze sessuali dell'infanzia. b. Fissazione degli scopi sessuali provvisori. Formazione di nuovi scopi sessuali. Ogni fattore esterno o interno che ostacola o rimanda il raggiungimento dello scopo sessuale normale (cioè l'impotenza, l'elevato prezzo dell'oggetto sessuale, o la considerazione dei pericoli dell'atto normale) può evidentemente favorire la tendenza a soffermarsi sugli atti preparatori, e a trasformarli in nuovi scopi sessuali, pronti a prendere il posto di quelli normali. Un attento esame mostra sempre che, per quanto strani appaiano questi nuovi scopi, sono invece già accennati nel processo sessuale normale. Del toccare e del guardare. Fino a un certo punto il toccare è indispensabile (in ogni caso presso gli esseri umani) per il raggiungimento dello scopo sessuale normale. Ognuno, d'altra parte, sa quale fonte di piacere e insieme quale influsso di fresca eccitazione offrano le sensazioni di contatto con la pelle dell'oggetto sessuale. Così l'indugiare in questo stadio può difficilmente essere considerato come una perversione, purché a lungo andare l'atto sessuale venga portato a compimento. La stessa cosa risulta vera per il vedere - un'attività che, in ultima analisi, è derivata dal toccare. Le impressioni visive rimangono il sentiero più frequente lungo il quale viene eccitata la libido; e la selezione naturale appunto, si serve di questo sentiero, se tale considerazione teleologica è ammissibile, quando incoraggia lo sviluppo della bellezza nell'oggetto sessuale. La tendenza progressiva a nascondere il proprio corpo che va di pari passo con lo sviluppo della civiltà tiene sveglia la curiosità sessuale. Questa curiosità cerca di ottenere l'oggetto sessuale allo stato puro, spogliando le sue parti nascoste. Essa può, comunque, essere deviata ("sublimata") verso l'arte, se il suo interesse riesce a spostarsi dagli organi genitali alla forma del corpo tutt'intero. La maggior parte delle persone normali si soffermano sino a un certo punto sullo scopo sessuale intermedio del guardare, sessualmente interessato, che offre loro la possibilità di dirigere una parte della loro libido verso fini artistici più elevati. Il piacere di guardare (scopofilia) diventa una perversione a. se è esclusivamente limitato agli organi genitali; b. se oltrepassa il senso di disgusto (come nel caso dei "voyeurs", quelli che stanno a osservare le funzioni di defecazione); c. se, invece di costituire una funzione PREPARATORIA del normale scopo sessuale, lo sostituisce. Ciò è quanto mai vero per gli esibizionisti, i quali, se posso riferirmi a un solo caso che ho osservato, mostrano i propri genitali per ottenere la stessa reciproca cosa da parte dell'altra persona. Nel caso di perversioni che sono direttamente in rapporto con il guardare e l'essere guardati, incontriamo una caratteristica molto importante con cui avremo ancora più intensamente a che fare nell'aberrazione che considereremo subito dopo: in queste perversioni lo scopo sessuale assume due forme, una attiva e l'altra passiva. Il PUDORE è l'unica forza che si oppone alla scopofilia (in modo parallelo a quello che abbiamo già visto nel caso del disgusto), anche se può esserne sopraffatto. Sadismo e masochismo. La più comune e la più significativa di tutte le perversioni - il desiderio di far soffrire l'oggetto sessuale e il suo contrario - ha ricevuto da Krafft-Ebing il nome di "sadismo" e di "masochismo", rispettivamente per la sua forma attiva e passiva. Altri scrittori (Schrenck-Notzing, 1899) hanno preferito il termine più ristretto di "algolagnia". Questo rende meglio il piacere della sofferenza, la crudeltà; mentre i nomi scelti da Kraffl-Ebing sottolineavano il piacere di ogni forma d'umiliazione o di soggezione. Per quel che riguarda la algolagnia attiva, cioè il sadismo, le radici si possono trovare facilmente nell'uomo normale. La sessualità di molti esseri umani di sesso maschile contiene un elemento di AGGRESSIVITA' - un desiderio di dominare, che la biologia sembra mettere in relazione con la necessità di superare la resistenza dell'oggetto sessuale con mezzi differenti dalla seduzione. Così il sadismo non sarebbe altro che una componente aggressiva dell'istinto sessuale diventata indipendente ed esasperata, e che, spostandosi, ha usurpato la posizione di guida. Nel linguaggio comune il significato di sadismo oscilla tra i casi in cui si presenta caratterizzato puramente da un atteggiamento attivo o violento nei confronti dell'oggetto sessuale e quelli nei quali il soddisfacimento è condizionato del tutto dal suo maltrattamento e dalla sua umiliazione. In senso stretto, solo questi ultimi casi estremi possono essere definiti come perversione. Così pure, il termine masochismo comprende un certo atteggiamento passivo verso la vita e l'oggetto sessuale; il caso estremo si ha quando il soddisfacimento dipende da una sofferenza fisica o mentale ricevuta dall'oggetto sessuale. Il masochismo, come forma di perversione, sembra essere più lontano dallo scopo sessuale normale di quanto non lo sia il suo contrario. Ci si può chiedere se esso rappresenti un fenomeno primario o se, al contrario, non risulti ogni volta da una trasformazione del sadismo. Si può notare spesso che il masochismo non è altro che un prolungamento del sadismo rivolto sul soggetto stesso, il quale, in questo modo, prende il posto dell'oggetto sessuale. L'analisi clinica dei casi estremi di masochismo mostra come esso derivi da una combinazione di un gran numero di fattori (come il complesso di castrazione e il senso di colpa) i quali esagerano e fissano l'originario atteggiamento di passività sessuale. Il dolore, che in questi casi si supera, corrisponde appunto al disgusto e al pudore come forza che si oppone e fa resistenza alla libido. Il sadismo e il masochismo occupano una posizione speciale tra le perversioni, perché il contrasto tra attività e passività che li caratterizza è tra gli elementi fondamentali della vita sessuale. La storia della civiltà umana mostra, al di fuori d'ogni dubbio, che esiste un intimo rapporto tra la crudeltà e l'istinto sessuale. Non c'è stato alcun tentativo per spiegare questo rapporto, tranne il rilievo dato al fattore aggressivo nella libido. Alcuni autori sostengono che questo elemento aggressivo dell'istinto sessuale è in realtà un residuo di desideri cannibaleschi; esso deriva dall'apparato disposto per ottenere il dominio, il quale ha appunto a che fare con l'appagamento dell'altro dei grandi bisogni istintuali, ontogeneticamente più antico, l'assunzione del cibo. C'è anche chi sostiene che ogni dolore contiene in sé la possibilità di un sentimento di piacere. Noi ci limiteremo a dire che l'interpretazione di questa perversione non è tale da soddisfarci, e che sembra invece possibile che in essa un certo numero di impulsi mentali si combinino per produrre un'unica risultante. Ma il tratto più importante di questa perversione è che le sue forme, attiva e passiva, si presentano abitualmente insieme nello stesso individuo. Una persona che provi piacere a produrre del dolore in qualche altra durante una relazione sessuale è anche in grado di avvertire come piacere un dolore che da quel rapporto gli possa derivare. Un sadico è sempre al tempo stesso un masochista, per quanto l'aspetto attivo o quello passivo della perversione possa essere in lui più decisamente sviluppato, al punto da rappresentare la sua attività sessuale predominante. Noi constatiamo, poi, che alcuni tra gli impulsi alla perversione si presentano regolarmente come coppie di opposti; e questo fatto, messo in rapporto con materiale che sarà esposto più tardi, ha un elevato significato teoretico. Inoltre è un fatto suggestivo che l'esistenza della coppia di opposti formata dal sadismo e dal masochismo non possa essere solo attribuita all'elemento dell'aggressività. Saremmo tentati di mettere in rapporto la contemporanea presenza di questi opposti con l'antagonismo maschilità-femminilità combinati nella costituzione bisessuale, un antagonismo che spesso, in psicoanalisi, deve essere sostituito da quello tra attività e passività.



LE PERVERSIONI IN GENERALE

Variazione e malattia. E' naturale che i medici che, per primi, studiarono le perversioni in alcuni casi conclamati e sotto condizioni tutte particolari, siano stati propensi a considerarle, com'era successo per l'inversione, come segni di degenerazione o di malattia. Tuttavia, rispetto all'inversione, è anche più facile ora confutare questa opinione. L'esperienza d'ogni giorno ha mostrato che molte di queste deviazioni, o per lo meno le più leggere, raramente sono assenti dalla vita sessuale della gente sana, che le considera come non diverse da altri casi della propria vita intima. Se le circostanze sono favorevoli, può accadere anche a una persona normale di sostituire per un certo tempo una perversione di questo tipo allo scopo sessuale normale, oppure di accettarla accanto a questo. Si può dire che non ci sia nessun individuo sano che non aggiunga al normale scopo sessuale qualche elemento che si possa chiamare perverso; e l'universalità di questo fatto basta per sé sola a farci comprendere quanto sia inappropriato l'uso della parola perversione come termine riprovativo. Nella sfera della vita sessuale noi abbiamo visto ergersi una caratteristica e, in verità, insolubile difficoltà non appena si cerchi di tracciare una linea netta di distinzione tra le pure variazioni che rientrano nei limiti della fisiologia e i sintomi patologici. Ma, in alcune di queste perversioni, il tipo di nuovo scopo sessuale è tale da richiedere un esame speciale. Alcuni pervertimenti si allontanano tanto dalla normalità che non possiamo far altro che definirli "patologici". Questo succede soprattutto quando l'istinto sessuale porta a compiere atti straordinari (come, per esempio, il leccare gli escrementi o il violentare cadaveri) superando progressivamente le resistenze del pudore, del disgusto, dell'orrore o del dolore. Ma anche in questi casi, noi non ci sentiremmo di affermare su due piedi che gli individui che agiscono così siano malati di mente o soggetti a gravi anormalità di altro tipo. Non ci si può esimere qui dal constatare che individui dal comportamento per altri versi normale possono, sotto il dominio del più imperioso degli istinti, rientrare nella categoria dei malati per la sola sfera della sessualità. Al contrario, quando si ha un comportamento chiaramente anormale nelle altre attività della vita, si può invariabilmente rilevare un retroscena di deviazione sessuale. Nella maggioranza dei casi, il carattere patologico di una perversione non sta nel contenuto del nuovo scopo sessuale, ma nella sua relazione con la normalità. Se una perversione, invece di manifestarsi puramente A LATO dello scopo e dell'oggetto sessuali normali, e solo quando le circostanze sono loro sfavorevoli e sono favorevoli per essa, tende a sostituirli completamente e prende il loro posto in TUTTE le circostanze - se, in breve, una perversione ha le caratteristiche dell'ESCLUSIVITA' e della FISSAZIONE - allora, in generale, noi siamo giustificati a considerarla come un sintomo patologico. Il fattore mentale nelle perversioni. E' forse proprio in rapporto con le perversioni più ripugnanti che il fattore mentale denuncia l'amplissima parte che esso gioca nella trasformazione dell'istinto sessuale. Non si può negare che nel loro caso, per quanto orribile ne sia il risultato, si è realizzata un'attività psichica corrispondente a un'idealizzazione dell'istinto. L'onnipotenza dell'amore non è forse mai stata più fortemente provata come in queste aberrazioni. Ciò che c'è di più alto e di più basso nella sfera della sessualità sono sempre intimamente legati fra loro: "dal cielo, attraverso la terra, fino all'inferno". Due conclusioni. Dai nostri studi sulle perversioni si rileva che l'istinto sessuale deve lottare contro alcune forze psichiche che si comportano come resistenze, e fra le quali le più importanti sono il pudore e il disgusto. Possiamo dunque supporre che queste forze servono a contenere l'istinto nei limiti che si considerano normali; e se esse si sviluppano nell'individuo prima che l'istinto sessuale abbia raggiunto la sua massima potenza, non c'è dubbio che esse determineranno il corso del suo sviluppo. In secondo luogo abbiamo trovato che alcune delle perversioni esaminate si rendono comprensibili solo se accettiamo l'azione concomitante di diversi fattori. Se queste perversioni si prestano a un'analisi, cioè se possono essere suddivise, esse sono dunque di natura complessa. Questo può indurci a pensare che lo stesso istinto sessuale forse non sia qualcosa di semplice, ma si costituisca di diverse componenti che tornano a dissociarsi nelle perversioni. Stando così le cose, l'osservazione clinica di queste anormalità ci porta a considerare amalgami che sono stati perduti di vista nel comportamento uniforme della persona normale.

L'ISTINTO SESSUALE NEI NEVROTICI

La psicoanalisi. Una più ampia conoscenza dell'istinto sessuale, in alcuni soggetti che meno si avvicinano alla normalità, si può ottenere attraverso un metodo di ricerca particolare. Esiste un solo mezzo per raggiungere delle informazioni esaurienti, tali da non condurci in errore, intorno alla sessualità degli "psiconevrotici" (cioè i sofferenti di isterismo, di nevrosi ossessiva, di quella forma che prende erroneamente il nome di nevrastenia, e anche di demenza precoce e di paranoia). Essi possono essere sottoposti alla ricerca psicoanalitica, che fu usata come metodo terapeutico per la prima volta da Josef Breuer e da me stesso nel 1893, e che allora chiamavamo "trattamento catartico". Dirò subito - come ho già affermato in altri scritti - che tutta la mia esperienza porta a considerare queste psiconevrosi sulla base di forze istintive di natura sessuale. Con questo io non voglio solo significare che l'energia dell'istinto sessuale dà un contributo alle forze che sostengono le manifestazioni patologiche (i sintomi). Io affermo invece espressamente che questa energia è la più importante fonte e l'unica veramente costante delle nevrosi, e che di conseguenza la sessualità degli individui in questione è espressa - esclusivamente o in gran parte o parzialmente - attraverso questi sintomi. Come ho già detto altrove, i sintomi costituiscono l'attività sessuale del paziente. La prova di quanto affermo è data dal numero sempre crescente di psicoanalisi di isterici e di altri nevrotici che ho condotto negli ultimi dieci anni, e i cui risultati ho dettagliatamente raccolto (e continuerò a raccogliere) in altre pubblicazioni. La risoluzione dei sintomi del paziente isterico attraverso la psicoanalisi parte dal presupposto che essi costituiscono dei sostituti - come dire, delle trascrizioni - di un certo numero di processi mentali investiti da affettività, di tendenze e desideri che, per opera di uno speciale meccanismo psichico (rimozione), sono stati posti nell'impossibilità di scaricarsi in un'attività psichica accessibile alla coscienza. Questi processi mentali, comunque, trattenuti in una condizione inconscia, tentano di raggiungere un'espressione al livello della propria importanza emozionale, una specie di scarica. Nel caso dell'isterismo essi trovano una tale espressione (per mezzo del processo di "conversione") nei fenomeni somatici, cioè nei sintomi isterici. Riportando sistematicamente questi sintomi all'origine, cioè (con l'aiuto di una tecnica speciale) alle idee investite dall'emozione - idee che tendono ora a diventare coscienti - è possibile avere una conoscenza più accurata della natura e della formazione di queste strutture psichiche dapprima inconsce. Scoperte della psicoanalisi. Si è potuto in questa maniera rilevare, infatti, che i sintomi rappresentano un sostituto di impulsi la cui radice affonda nell'istinto sessuale. Quel che noi sappiamo intorno alla natura degli isterici, prima che diventino tali - e gli isterici possono essere considerati come degli psiconevrotici -, e intorno alle occasioni che affrettano l'insorgere della malattia, è in perfetta armonia con questa tesi. Il carattere degli isterici mostra un grado eccessivo di rimozione sessuale rispetto alla quantità normale, una intensificazione della resistenza contro l'istinto sessuale (resistenza che noi abbiamo avuto occasione di incontrare sotto forma di pudore, di disgusto e di moralità), e che sembra come una naturale avversione da parte loro verso ogni interesse per i problemi sessuali. Come conseguenza di ciò, in alcuni particolari casi, i pazienti rimangono nella più completa ignoranza di questioni sessuali fin nel periodo della maturità sessuale. A un'osservazione superficiale, questo tratto caratteristico dell'isterismo è non raramente mascherato dall'esistenza di un secondo fattore costituzionale, cioè uno sviluppo eccessivo dell'istinto sessuale. La psicoanalisi, comunque, può ogni volta portare in luce il primo di questi fattori e chiarire l'enigmatica contraddizione che presenta l'isteria, constatando dovunque la dualità d'opposizione che la caratterizza: il bisogno sessuale eccessivo e l'esagerata avversione sessuale. Un individuo predisposto all'isterismo cade nello stato isterico quando, sia in seguito allo sviluppo puberale, sia per circostanze esterne della sua vita, si trova di fronte alle esigenze di una situazione sessuale reale. Tra la pressione dell'istinto e la resistenza opposta dall'avversione sessuale, la malattia gli offre una via d'uscita. Essa, però, non risolve affatto la sua situazione conflittuale, ma cerca di evitarla, trasformando gli impulsi della sua libido in sintomi. Non è che un'eccezione solo APPARENTE quel caso in cui un isterico - si può trattare di un paziente maschio - cada malato per qualche emozione comune, qualche conflitto che non implichi alcun interesse sessuale. In alcuni casi la psicoanalisi è capace di mostrare che la malattia è stata resa possibile dalla componente sessuale del conflitto, che ha ostacolato un normale sviluppo dei processi psichici. Nevrosi e perversione. Gran parte dell'opposizione mossa alle mie tesi è, senza dubbio, dovuta al fatto che la sessualità, dalla quale io faccio derivare i sintomi psiconevrotici, è confusa con l'istinto sessuale normale. Ora, gli insegnamenti della psicoanalisi arrivano molto più in là di questo: essa dimostra che questi sintomi non si sviluppano solo a spese del cosiddetto istinto sessuale NORMALE - almeno non esclusivamente oppure non in maniera determinante -, essi offrono una via di espressione (attraverso la conversione) a istinti che potrebbero essere definiti come perversi, nel senso più vasto della parola, se avessero potuto esprimersi direttamente in atti fantastici e reali senza essere deviati dalla coscienza. Così i sintomi si formano in parte a spese della sessualità ANORMALE: LE NEVROSI SONO, PER COSI' DIRE, IL NEGATIVO DELLE PERVERSIONI. L'istinto sessuale dello psiconevrotico mostra tutte le aberrazioni che noi abbiamo studiato come variazioni di una vita sessuale normale, e come manifestazioni di una anormale. a. La vita psichica inconscia di tutti i nevrotici (senza eccezione) conosce degli impulsi invertiti, una fissazione della loro libido su persone del loro stesso sesso. E' impossibile senza un'esauriente discussione rendersi conto in modo adeguato dell'importanza di questo fattore nel determinare la forma presa dai sintomi della malattia. Io posso solo sottolineare che un'inconscia tendenza all'inversione non è mai assente, ed è di particolare interesse per chiarire i casi di isterismo nell'uomo. b. Si può trovare nell'inconscio degli psiconevrotici la tendenza verso ogni tipo di estensione anatomica dell'attività sessuale, e dimostrare che queste tendenze sono determinanti nella formazione dei sintomi. Fra esse troviamo con particolare frequenza quelle in cui la mucosa della bocca e dell'ano assumono la funzione di zone genitali. c. Per quel che riguarda la formazione dei sintomi nelle psiconevrosi bisogna riconoscere una particolare importanza agli istinti componenti, che nella maggior parte si evidenziano come coppie di opposti e che noi abbiamo già incontrato come possibili costituenti di nuovi scopi sessuali - l'istinto scopofilico e l'esibizionismo, e le forme attive e passive dell'istinto di crudeltà. Il contributo offerto dall'ultimo di questi è essenziale alla comprensione del fatto che questi sintomi comportano del DOLORE, e ciò determina quasi sempre una parte del comportamento sociale del paziente. Ed è appunto attraverso il medium di questo rapporto tra libido e crudeltà che si può realizzare la trasformazione dell'amore in odio, la trasformazione di impulsi teneri in impulsi ostili, che è caratteristica di un gran numero di casi di nevrosi, e sembrerebbe, in verità, della paranoia in generale. L'interesse di questi risultati è ancora più accresciuto da alcuni fatti particolari. a. Quando nell'inconscio esiste un istinto parziale suscettibile d'essere legato in coppia al suo opposto, quest'ultimo è anch'esso sempre operante. Ogni perversione attiva è dunque accompagnata dalla sua controparte passiva: chiunque sia nel suo inconscio un esibizionista è al tempo stesso un VOYEUR; chiunque soffra per i postumi di impulsi sadici rimossi possederà di sicuro un'altra determinante dei suoi sintomi con radici in inclinazioni masochistiche. La completa concordanza, che si rileva qui, con quel che si presenta nelle corrispondenti perversioni "positive", è molto interessante, per quanto nei sintomi in atto ora l'una ora l'altra delle opposte tendenze abbia la prevalenza. b. Nei casi più marcati di psiconevrosi è strano trovare sviluppato uno solo di questi istinti perversi. Se ne trovano di solito un numero considerevole e, di regola, tracce di tutti. Il grado di sviluppo di ciascun istinto particolare è, comunque, indipendente da quello degli altri, e, per questo, appunto, lo studio delle perversioni "positive" ci offre un'esatta controparte.

ISTINTI COMPONENTI E ZONE EROGENE

Se noi mettiamo insieme ciò che abbiamo appreso attraverso le nostre ricerche sulle perversioni positive e negative, ci sembra plausibile collegarle a un certo numero di "istinti componenti", che, comunque, non sono di natura primaria, ma suscettibili di ulteriori analisi. Per "istinto" si intende provvisoriamente l'equivalente psichico di una sorgente continua di stimolo endosomatico che distinguiamo dallo "stimolo", che è provocato da SINGOLE eccitazioni che provengono dall'ESTERNO. Il concetto di istinto è così proprio uno di quelli che si tracciano al limite tra lo psichico e il fisico. La più semplice e la più probabile delle assunzioni intorno alla natura degli istinti sembrerebbe essere che un istinto in sé è senza qualità, e, per quanto implica la vita psichica, può essere considerato come misura della reattività mentale. Ciò che distingue gli istinti l'uno dall'altro e li segna di specifiche qualità è la loro relazione da una parte con le fonti somatiche, dall'altra con i fini. La fonte di un istinto è un processo di eccitazione che avviene in un organo e il suo scopo immediato consiste nel soddisfare questo stimolo organico. Un'altra assunzione provvisoria che non può sfuggirci nella teoria degli istinti è che dagli organi somatici derivano due tipi di eccitazioni basate su differenze di natura chimica. Una di queste eccitazioni noi la definiamo come specificatamente sessuale, e l'organo corrispondente come ZONA EROGENA da cui proviene l'istinto sessuale componente. Il compito delle zone erogene è immediatamente evidente nel caso di quelle perversioni che riconoscono un significato sessuale agli orifizi anale e orale. Questi si comportano, sotto ogni aspetto, come una parte dell'apparato genitale. Nell'isterismo queste parti del corpo e i tratti corrispondenti di mucosa diventano sede di nuove sensazioni e di modificazioni dell'innervazione - anzi, di processi che possono essere paragonati all'erezione proprio allo stesso modo degli organi genitali propriamente detti quando sono eccitati nei processi sessuali normali. L'importanza delle zone erogene come apparati genitali secondari e come sostitutivi dell'apparato sessuale propriamente detto, tra tutte le psiconevrosi più chiaramente si evidenzia nell'isterismo; questo, però, non vuol dire che la loro importanza sia minore nelle altre forme di malattia, solo che in esse è meno riconoscibile, perché in quei casi (nevrosi ossessiva e paranoia) la formazione dei sintomi avviene in regioni dell'apparato psichico che sono più lontane dai centri particolari che riguardano il controllo somatico. Nelle nevrosi ossessive quello che colpisce di più è l'importanza di quegli impulsi che creano nuovi scopi sessuali e sembrano indipendenti dalle zone erogene. Tuttavia, nella scopofilia e nell'esibizionismo l'occhio diventa una zona erogena; mentre nel caso di quelle componenti dell'istinto sessuale che comportano dolore e crudeltà lo stesso compito è svolto dalla pelle - l'epidermide che in alcune parti del corpo si è differenziata in organo sensoriale o si è modificata in mucosa, ed è così la zona erogena PAR EXCELLENCE.

RAGIONI DELLA PREDOMINANZA APPARENTE DEI PERVERTIMENTI SESSUALI NELLE PSICONEVROSI

Gli argomenti che abbiamo precedentemente discusso possono forse aver messo in falsa luce la sessualità degli psiconevrotici. Si può aver dato l'impressione che, a causa della loro disposizione, gli psiconevrotici si avvicinino molto nel comportamento sessuale ai pervertiti e siano altrettanto lontani dagli individui normali. Siamo in grado di ammettere senz'altro che la disposizione costituzionale di questi pazienti (oltre a un notevole livello di rimozione sessuale e a un eccesso d'intensità dell'istinto sessuale) comporta una tendenza tutta speciale alla perversione, nel senso più lato del termine. Ma lo studio dei casi comparativamente meno gravi dimostra che quest'ultima assunzione non è sempre necessaria, o, almeno, che per formarsi un giudizio su questi sviluppi patologici bisogna considerare un fattore che pesa in un'altra direzione. La maggior parte degli psiconevrotici cade ammalata dopo il periodo puberale, come conseguenza delle esigenze d'una vita sessuale normale (è particolarmente contro quest'ultima che è diretta la rimozione). Altre malattie di questo genere si possono manifestare più tardi, quando la libido non riesce ad ottenere soddisfazione attraverso i canali normali. In entrambi i casi la libido si comporta come un torrente il cui letto principale sia rimasto ostruito. Occupa allora i canali collaterali che possano essere rimasti vuoti. Così, nello stesso modo, quella che appare essere la forte tendenza (anche se, in verità, negativa) degli psiconevrotici alla perversione, può essere collateralmente determinata, e deve, in ogni caso, essere collateralmente intensificata. La verità è che dobbiamo porre la rimozione sessuale come un fattore interno accanto a quei fattori esterni quali la limitazione della libertà, l'inaccessibilità di un normale oggetto sessuale, i pericoli dell'atto sessuale normale, eccetera, i quali determinano perversioni in persone che altrimenti sarebbero potute restare normali. Da questo punto di vista, differenti casi di nevrosi possono comportarsi differentemente: in un caso il fattore preponderante può essere la forza innata della tendenza alla perversione, in un altro invece l'aumento collaterale di questa tendenza è dovuto al fatto che la libido è stata deviata da una meta e un oggetto sessuali normali. Sarebbe errato presentare come opposizione ciò che in realtà è un rapporto cooperativo. La nevrosi produrrà sempre i suoi effetti maggiori quando la costituzione e gli eventi operano insieme nella stessa direzione. Dove la costituzione è marcata, probabilmente non sarà necessario il supporto degli eventi, mentre un forte shock subito nella vita reale causerà probabilmente una nevrosi anche in una costituzione media. (Incidentalmente, si deve dire che questa considerazione della relativa importanza etiologica di ciò che è innato e di ciò di cui si è avuto accidentalmente esperienza, è valida anche in altri campi). Se tuttavia preferiamo supporre che la sviluppatissima tendenza alla perversione costituisca una delle caratteristiche delle costituzioni psiconevrotiche, abbiamo allora dinanzi la prospettiva di poter distinguere un certo numero di tali costituzioni a seconda della preponderanza innata di questa o quella zona erogena, di questo o quell'istinto componente. La questione se esiste una particolare relazione tra la disposizione alla perversione e la particolare forma di malattia adottata, non è stata, come molte altre cose in questo campo ancora studiata.

CENNO SUL CARATTERE INFANTILE DELLA SESSUALITA'

Dimostrando la parte avuta dagli impulsi alla perversione nella formazione dei sintomi nelle psiconevrosi, abbiamo aumentato in maniera abbastanza rilevante il numero di coloro che potremmo considerare pervertiti. Si deve considerare non solo che i nevrotici in sé costituiscono una classe numerosissima, ma anche che una catena ininterrotta corre tra le nevrosi in tutte le loro manifestazioni e la normalità. Dopo tutto, direbbe a ragione Moebius, siamo un po' tutti degli isterici. Per cui l'amplissima disseminazione delle perversioni ci obbliga a supporre che la disposizione alle perversioni non è poi tanto rara, ma deve far parte di ciò che va sotto il nome di costituzione normale. Come abbiamo visto, non sappiamo se le perversioni risalgano a determinanti innate o sorgano, come Binet riteneva nel caso del feticismo, a causa delle possibili esperienze. Ci si presenta ora la conclusione che c'è davvero qualcosa di innato dietro le perversioni, ma che è qualcosa d'innato in OGNUNO, anche se come disposizione può variare d'intensità e può essere accresciuto dalle influenze della vita reale. In questione sono pertanto le radici costituzionali innate dell'istinto sessuale. In una classe di casi (le perversioni) queste radici possono diventare i veicoli reali dell'attività sessuale; in altre possono essere sottomesse a un'insufficiente repressione (rimozione) e riuscire così per via indiretta ad attrarre a sé, come sintomi, una considerevole porzione di energia sessuale; mentre nei casi più favorevoli, che si trovano tra questi due estremi, esse, per mezzo di una effettiva restrizione e di altri tipi di modificazione, possono dar luogo a ciò che chiamiamo vita sessuale normale. Dobbiamo, comunque, fare ancora una riflessione. La detta costituzione, contenente i germi di tutte le perversioni, si può dimostrare solo nei BAMBINI, anche se in loro qualsiasi istinto può emergere solo con gradi modesti di intensità. Una formula comincia a prendere forma, che stabilisce che la sessualità dei nevrotici è rimasta allo stato infantile, o vi è stata respinta. Perciò il nostro interesse si volge alla vita sessuale dei bambini, e ora noi procederemo a tracciare il gioco delle influenze che governano l'evoluzione della sessualità infantile fino al momento in cui diventa perversione, nevrosi o vita sessuale normale.

VOLUME II

Secondo saggio - SESSUALITA' INFANTILE

Trascuratezza del fattore infantile. Una caratteristica dell'opinione comune circa l'istinto sessuale è che questo sia assente nell'infanzia e si svegli solo nel periodo della pubertà. Questo, però, non è solo un semplice errore, ma un errore che ha avuto gravi conseguenze perché è principalmente a quest'idea che noi dobbiamo la nostra attuale ignoranza delle condizioni fondamentali della vita sessuale. Uno studio completo delle manifestazioni sessuali dell'infanzia rivelerebbe probabilmente i caratteri essenziali dell'istinto sessuale, e ci mostrerebbe il corso del suo sviluppo e il modo in cui le varie fonti lo costruiscono. E' notevole il fatto che autori che s'interessano di spiegare le caratteristiche e le reazioni dell'adulto abbiano dedicato molta più attenzione al periodo primordiale che include la vita degli antenati dell'individuo - hanno cioè, attribuito molta più influenza all'ereditarietà - di quanta non ne abbiano attribuita all'altro periodo primordiale che rientra nella vita dell'individuo stesso - cioè all'infanzia. Si dovrebbe supporre che l'influenza di quest'ultimo periodo possa più facilmente essere capita e abbia il diritto di essere presa in considerazione prima dell'ereditarietà. E' vero che nella letteratura sull'argomento si incontrano talvolta osservazioni sull'attività sessuale precoce nei bambini piccoli: erezioni, masturbazioni, e persino atti che ricordano il coito. Ma questi sono citati solo come eventi eccezionali, singolarità o esempi impressionanti di depravazione precoce. Per quanto so, non c'è stato un solo autore che abbia riconosciuto la regolare esistenza di un istinto sessuale nell'infanzia, e negli scritti ormai così numerosi sullo sviluppo dei bambini, il capitolo sullo "Sviluppo Sessuale" viene di regola omesso (1). Amnesia infantile. La ragione di questa strana trascuratezza, penso, va cercata in parte in considerazioni di decoro, a cui gli autori obbediscono in conseguenza della loro stessa educazione, e in parte a un fenomeno psicologico che non è stato ancora spiegato. Mi riferisco alla particolare amnesia che, nella maggior parte delle persone, ma non certo in tutte, nasconde l'arco di vita che va dalla nascita sino ai sei o otto anni. Finora non abbiamo provato alcuno stupore per questa amnesia, anche se c'erano ottimi motivi per provarlo, poiché impariamo dagli altri che durante questi anni, di cui successivamente nella nostra memoria non restano che pochi ricordi frammentari e inintelligibili, noi reagivamo vivacemente alle impressioni, eravamo capaci di esprimere gioia e dolore in modo umano, davamo prova d'amore, di gelosia, e di altri sentimenti passionali da cui eravamo fortemente mossi a quel tempo, e davamo perfino espressione a delle osservazioni considerate dagli adulti la prova del nostro intuito e l'inizio della capacità di giudizio. E di tutto questo, diventati adulti, non abbiamo alcuna conoscenza diretta! Perché la memoria dovrebbe restare tanto indietro rispetto alle altre attività della mente? Al contrario, abbiamo buoni motivi di credere che non esiste nessun periodo in cui la capacità di ricevere e di riprodurre impressioni è maggiore di quanto non lo sia negli anni dell'infanzia (2). D'altro canto dobbiamo presumere, o possiamo convincercene mediante un esame psicologico condotto sugli altri, che quelle stesse impressioni da noi dimenticate hanno nondimeno lasciato profondissime tracce nella nostra mente e hanno avuto un effetto determinante sull'intero sviluppo successivo. Non si tratta, quindi, di una vera abolizione delle impressioni dell'infanzia, ma piuttosto di un'amnesia simile a quella che si riscontra nei nevrotici per gli eventi successivi, e la cui essenza consiste in un semplice nascondere queste impressioni alla coscienza, cioè nella loro rimozione. Ma quali sono le forze che provocano questa rimozione delle impressioni dell'infanzia? Chi riuscisse a risolvere questo enigma, penso, avrebbe spiegato anche l'amnesia isterica. Intanto non si deve mancare di osservare che l'esistenza dell'amnesia infantile offre un nuovo punto di paragone tra gli stati mentali dei bambini e quelli degli psiconevrotici. Abbiamo già incontrato un altro punto simile nella formula a cui siamo giunti, secondo la quale la sessualità degli psiconevrotici è rimasta allo stadio infantile, o vi è stata respinta. Non è possibile, dopo tutto, che anche l'amnesia infantile debba essere messa in relazione con gli impulsi sessuali dell'infanzia? Inoltre, il nesso tra l'amnesia infantile e quella isterica è più di un semplice gioco di parole. L'amnesia isterica, imposta dalla rimozione, si spiega solo col fatto che il soggetto è già in possesso di un patrimonio di tracce mnestiche che sono state sottratte alla disposizione conscia, e che ora, mediante un vincolo associativo, s'impadroniscono del materiale che le forze della rimozione sono impegnate a respingere dalla coscienza. Si può dire che senza amnesia infantile non ci sarebbe amnesia isterica. Credo, quindi, che l'amnesia infantile, la quale trasforma l'infanzia di ogni individuo in un'epoca quasi preistorica nascondendogli i primordi della propria vita sessuale, sia responsabile del fatto che in generale non viene attribuita alcuna importanza all'infanzia per quel che riguarda lo sviluppo della vita sessuale. Le lacune della nostra conoscenza rivelatesi in questo modo non possono essere colmate da un solo osservatore. Sin dal 1896 insisto sul significato degli anni dell'infanzia in merito all'origine di certi importanti fenomeni connessi alla vita sessuale, e da allora non ho mai cessato di mettere in rilievo la parte avuta dal fattore infantile nella sessualità.

IL PERIODO DI LATENZA SESSUALE NELL'INFANZIA E SUE INTERRUZIONI

Le frequentissime descrizioni di quelli che abbiamo definito impulsi sessuali irregolari ed eccezionali dell'infanzia, come pure il palesarsi nei nevrotici di quelli che prima erano solo ricordi inconsci dell'infanzia, ci consentono di delineare gli eventi sessuali di quel periodo nel modo seguente (3). Non ci sembra dubbio che i germi degli impulsi sessuali siano già presenti nel neonato e che continuino a svilupparsi per un certo tempo, finché non sopraggiunge un progressivo processo di repressione; anche questo a sua volta è interrotto da progressi periodici dello sviluppo sessuale o forse dalle peculiarità individuali. Non si sa nulla di certo circa la regolarità e la periodicità del corso oscillante di questo sviluppo. Sembra, comunque, che la vita sessuale dei bambini si presenti in forma accessibile all'osservazione intorno al terzo o quarto anno di vita (4). Inibizioni sessuali. E' durante questo periodo di totale o solo parziale latenza che sono costruite le forze mentali, le quali più tardi contrasteranno il corso dell'istinto sessuale e, come dighe, limiteranno il suo flusso: disgusto, sentimenti di vergogna e le rivendicazioni degli ideali morali ed estetici. Dai bambini civili si ricava l'impressione che la costruzione di queste dighe sia un prodotto dell'educazione, e indubbiamente l'educazione vi contribuisce molto. Ma in realtà questo sviluppo è determinato organicamente ed è fissato dall'ereditarietà, e può talora verificarsi senza nessun aiuto da parte dell'educazione. L'educazione non andrà oltre i limiti della sua sfera se si limita a seguire le linee che sono state già stabilite organicamente e a imprimerle più chiaramente e più profondamente. Formazione reattiva e sublimazione. Che cosa contribuisce alla creazione di queste costruzioni che sono così importanti per lo sviluppo di un individuo civile e normale? Probabilmente esse emergono a spese degli stessi impulsi sessuali infantili. Così l'attività di quegli impulsi non cessa neanche durante questo periodo di latenza, sebbene la loro energia sia deviata, interamente o in gran parte, dall'uso sessuale e diretta ad altri fini. Gli storici della civiltà sembrano essere d'accordo nel presumere che potenti componenti siano acquisite per ogni sorta di conquista culturale mediante questa deviazione delle forze sessuali ISTINTUALI dai fini sessuali e il loro susseguente dirigersi verso fini nuovi - un processo questo al quale viene dato il nome di "sublimazione". A questo aggiungeremo, di conseguenza, che lo stesso processo svolge una parte nello sviluppo dell'individuo e porremo il suo inizio nel periodo di latenza sessuale dell'infanzia (5). E' possibile formarsi qualche idea più precisa del meccanismo di questo processo di sublimazione. Da un lato, sembrerebbe che gli impulsi sessuali non possano essere utilizzati durante questi anni di infanzia, poiché le funzioni riproduttive sono state differite - fatto che costituisce la caratteristica principale del periodo di latenza. D'altro lato, questi sembrerebbero in se stessi impulsi alla perversione - cioè, sorgerebbero da zone erogene e deriverebbero la loro attività dagli istinti che, in considerazione dello sviluppo direzionale del soggetto, possono solo suscitare sensazioni spiacevoli. Essi conseguentemente evocano forze mentali di opposizione (impulsi reattivi) le quali, per reprimere efficacemente questo dispiacere, costruiscono le dighe mentali alle quali mi sono già riferito: disgusto, vergogna e moralità. Interruzioni del periodo di latenza. Non dobbiamo illuderci circa la natura ipotetica e l'insufficiente chiarezza della nostra conoscenza riguardo ai processi del periodo infantile di latenza o di differimento; ma saremo su un terreno più sicuro indicando che tale applicazione della sessualità infantile rappresenta un ideale educativo da cui lo sviluppo individuale usualmente devia in qualche punto e spesso in misura considerevole. Di quando in quando può irrompere una manifestazione frammentaria di sessualità che ha evitato la sublimazione; o qualche attività sessuale può persistere attraverso l'intera durata del periodo di latenza finché l'istinto sessuale non emerge con maggiore intensità nella pubertà. Laddove gli educatori si interessano della sessualità infantile, si comportano esattamente come se condividessero le nostre opinioni riguardo alla costruzione delle forze morali difensive a costo della sessualità, e come se sapessero che l'attività sessuale rende un bambino refrattario all'educazione: poiché essi stigmatizzano ogni manifestazione sessuale dei bambini come un "vizio", senza saperlo combattere. Noi, d'altro lato, abbiamo ogni ragione di volgere la nostra attenzione a questi fenomeni tanto temuti dell'educazione, poiché possiamo aspettarci che ci aiutino a scoprire l'originaria configurazione degli istinti sessuali.

LE MANIFESTAZIONI DELLA SESSUALITA' INFANTILE

Succhiarsi il pollice. Per ragioni che vedremo più tardi, io prenderò il succhiarsi il pollice (o la suzione sensuale) come un esempio delle manifestazioni sessuali dell'infanzia. (Uno studio eccellente su questo argomento è stato fatto dal pediatra ungherese Lindner, 1879). La suzione del pollice appare già nella primissima infanzia e può continuare sino alla maturità, o durare perfino tutta la vita. Consiste in una ripetizione ritmica di un contatto succhiante ad opera della bocca (o labbra). E' certo che lo scopo di questo procedimento non è quello di nutrirsi. Una parte delle labbra stesse, la lingua, o qualsiasi altra parte della pelle a cui si possa giungere - perfino l'alluce - può essere l'oggetto della suzione. In connessione può apparire l'istinto di afferrare che può manifestarsi come un simultaneo ritmico tirare il lobo dell'orecchio o un afferrare un'altra parte di una persona (di regola l'orecchio) per lo stesso scopo. La suzione sensuale comporta una profonda concentrazione dell'attenzione e porta o al sonno o perfino a una reazione motoria simile a un orgasmo (6). Frequentemente ciò si verifica in combinazione con il fregamento di qualche parte sensibile del corpo come per esempio il seno o i genitali esterni. Molti bambini procedono lungo questa strada dalla suzione alla masturbazione. Lo stesso Lindner riconosceva chiaramente la natura sessuale di questa attività e la metteva in gran rilievo senza riserve. Nella culla, il succhiarsi il pollice viene spesso classificato tra gli altri tipi di "malizia" sessuale dei bambini. Questo punto di vista è stato decisamente ripudiato da numerosi pediatri e specialisti delle malattie nervose, benché ciò fosse indubbiamente dovuto in parte alla confusione fatta tra "sessuale" e "genitale". La loro obiezione solleva un difficile problema che non può essere eluso: qual è la caratteristica generale che ci consente di riconoscere le manifestazioni sessuali dei bambini? La concatenazione dei fenomeni in cui abbiamo potuto penetrare mediante l'indagine psicoanalitica ci giustifica, a mio avviso, nel considerare il succhiarsi il pollice una manifestazione sessuale e nello sceglierla per il nostro studio sulle caratteristiche essenziali dell'attività sessuale infantile. Autoerotismo. Sentiamo l'obbligo dii esaminare a fondo questo caso. Si deve insistere sul fatto che la caratteristica più rilevante di questa attività sessuale è che l'istinto non è diretto verso altri, ma ottiene soddisfacimento dal corpo stesso del soggetto. E' un istinto "autoerotico", per indicarlo con un felice termine introdotto da Havelock Ellis (1910). Inoltre, è chiaro che il comportamento del bambino che indulge a succhiarsi il pollice è determinato dalla ricerca di qualche piacere che ha già provato e che ora ricorda. Nel caso più semplice egli trova questa soddisfazione succhiando ritmicamente qualche parte della pelle o della mucosa. E' facile anche indovinare le occasioni in cui il bambino ha fatto le prime esperienze del piacere che ora si sforza di ripetere. E' stata la prima e più vitale attività del bambino, il succhiare il seno della madre, o un suo sostituto, che deve avergli reso familiare questo piacere. Le labbra del bambino, a parer nostro, si comportano come una zona erogena, e indubbiamente lo stimolo provocato dal caldo fluire del latte è la causa di questa piacevole sensazione. Il soddisfacimento della zona erogena è collegato, nel primo caso, al soddisfacimento del bisogno di nutrimento. Inizialmente, l'attività sessuale si appoggia a funzioni aventi per scopo la preservazione dell'individuo e diventa indipendente da esse solo più tardi. Chi abbia visto un poppante staccarsi sazio dal seno materno e cadere addormentato con le guance arrossate e un sorriso beato non può rifiutarsi di riconoscere che questa immagine è il prototipo dell'espressione del soddisfacimento sessuale nella vita dell'adulto. Il bisogno di ripetere il soddisfacimento sessuale si disgiunge ora dal bisogno di nutrirsi, separazione che diventa inevitabile quando spuntano i denti e il cibo non viene più preso soltanto poppando, ma anche masticando. Il bambino non ricorre all'uso di un corpo estraneo per il suo succhiare ma preferisce una parte della propria pelle, perché è più conveniente, perché lo rende indipendente dal mondo esterno, che non è ancora in grado di controllare, e perché in tal modo si procura, per così dire, una seconda zona erogena, anche se di tipo inferiore. L'inferiorità di questa seconda zona è una delle ragioni per cui in epoca successiva egli cerca la parte corrispondente - le labbra - di un'altra persona. ("Peccato che non possa baciarmi io stesso", sembra dire). Non tutti i bambini succhiano in questo modo. Si può presumere che lo facciano quei bambini in cui c'è un'intensificazione costituzionale d'importanza erogena per la regione labiale. Se questa importanza dura, questi stessi bambini quando saranno diventati adulti diventeranno veri epicurei del bacio, avranno inclinazione al baciare perverso o, se maschi, avranno una forte propensione al fumare e al bere. Se, però, consegue la rimozione, allora proveranno disgusto del cibo e avranno vomito isterico. La rimozione si estende all'istinto nutritivo a causa della duplice funzione rappresentata dalla zona labiale. Molte mie pazienti che soffrono di disturbi del mangiare, "globus hystericus", di costrizione della gola e di vomito, durante l'infanzia hanno succhiato con accanimento. Il nostro studio del succhiamento del pollice o suzione sensuale, ci ha già fatto conoscere tre caratteristiche essenziali di una manifestazione sessuale infantile. All'origine esso si appoggia a una delle funzioni somatiche vitali; non ha ancora alcun oggetto sessuale ed è pertanto autoerotico; e il suo scopo sessuale è dominato da una zona erogena. Si deve anticipare che queste caratteristiche si troveranno egualmente valide per la maggior parte delle altre attività degli istinti sessuali infantili.



LO SCOPO SESSUALE DELLA SESSUALITA' INFANTILE

Caratteristiche delle zone erogene. L'esempio della suzione del pollice ci fa vedere ancora meglio cosa costituisca una zona erogena. Essa è una parte della pelle o mucosa in cui stimoli di un certo tipo evocano una sensazione di piacere di una particolare qualità. Indubbiamente gli stimoli che producono il piacere sono retti da condizioni speciali, quantunque non sappiamo quali siano. Tra esse deve avere un ruolo il carattere ritmico e perciò si impone alla nostra attenzione l'analogia col solletico. Sembra invece meno certo che il carattere della sensazione piacevole evocata dallo stimolo possa definirsi "specifico" - una qualità "specifica" in cui risiederebbe precisamente il fattore sessuale. La psicologia è ancora tanto al buio sul problema del piacere e del dispiacere che va raccomandata la massima cautela nel formulare ipotesi. Non è da escludere che più tardi si possano scoprire delle ragioni a sostegno dell'idea che la sensazione piacevole possiede in realtà una qualità specifica. Il carattere erogeno si può attribuire ad alcune parti del corpo in modo particolarmente accentuato. Ci sono zone erogene predestinate, come si è visto dall'esempio della suzione. Lo stesso esempio, però, ci mostra che qualsiasi altra parte della pelle o della mucosa può assumere le funzioni di zona erogena, e deve perciò avere qualche attitudine in tal senso. Pertanto, la qualità dello stimolo è più importante ai fini di produrre la sensazione piacevole, di quanto non lo sia la natura della parte del corpo interessata. Il bambino che indulge al succhiamento sensuale esamina il proprio corpo e ne sceglie la parte da succhiare - e questa parte in seguito la preferirà a tutte per forza d'abitudine; se gli accade di imbattersi in una delle regioni predestinate (capezzoli o genitali), indubbiamente essa sarà la regione preferita. Anche nella sintomatologia dell'isterismo troviamo una tendenza alla sostituzione esattamente analoga a questa. In tale nevrosi la rimozione riguarda la maggior parte di tutte le zone genitali reali, le quali trasmettono la propria suscettibilità alla stimolazione ad altre zone erogene (normalmente trascurate nella vita adulta), che allora si comportano esattamente come organi genitali. Ma oltre a questo, proprio come nel caso del succhiare, qualsiasi altra parte del corpo può acquisire la stessa suscettibilità alla stimolazione che hanno i genitali e può diventare una zona erogena. Le stesse caratteristiche mostrano le zone erogene e quelle isterogene. Lo scopo sessuale infantile. Lo scopo sessuale dell'istinto infantile consiste nell'ottenere soddisfacimento per mezzo di un'appropriata stimolazione della zona erogena comunque scelta. Questo soddisfacimento può essere stato provato precedentemente e aver lasciato il bisogno della sua ripetizione; e noi possiamo credere che la Natura avrà preso delle misure di sicurezza perché questa esperienza non sia lasciata al caso. Abbiamo già visto quale sia l'espediente che soddisfa questo scopo nel caso della zona labiale: è la connessione simultanea che collega questa parte del corpo all'ingerimento del cibo. Incontreremo altri espedienti simili come fonti di sessualità. Lo stato di bisogno della ripetizione del soddisfacimento si rivela in due modi: con una sensazione di tensione, avente un certo carattere di dispiacere, e con una sensazione di prurito o di stimolazione condizionata dal centro e proiettata sulla zona erogena periferica. Possiamo, perciò, creare uno scopo sessuale in un altro modo: e cioè sostituendo la sensazione della stimolazione proiettata nella zona erogena con uno stimolo esterno che elimini quella sensazione producendo un senso di soddisfacimento. Di solito questo stimolo esterno consisterà in qualche genere di manipolazione analogo al succhiare. Il fatto che il bisogno possa anche essere evocato perifericamente, mediante una reale modificazione della zona erogena, si accorda perfettamente con la nostra conoscenza flsiologica. Questo ci sembra alquanto strano solo perché, per rimuovere uno stimolo, appare necessario addurne un secondo nello stesso punto.

MANIFESTAZIONI SESSUALI MASTURBATORIE

Dev'essere di gran sollievo constatare che una volta compresa la natura dell'istinto che sorge da una sola delle zone erogene, c'è pochissimo altro da imparare sull'attività sessuale dei bambini. Le distinzioni più chiare tra una zona e un'altra riguardano la natura dell'espediente necessario per appagare l'istinto; nel caso della zona labiale tale espediente consisteva nel succhiare, e questo dev'essere sostituito da altre azioni muscolari a seconda della posizione e della natura delle altre zone. Attività della zona anale. La zona anale, come la zona labiale, si presta assai bene per la sua posizione ad agire da mezzo attraverso cui la sessualità può appoggiarsi ad altre funzioni somatiche. E' da ritenere che l'importanza erogena di questa parte del corpo sia grandissima sin dall'inizio. Con un certo stupore veniamo a conoscenza, attraverso la psicoanalisi, delle trasmutazioni normalmente subite dall'eccitazione sessuale che nasce da questa zona e dalla frequenza con cui essa conserva per tutta la vita un considerevole grado di suscettibilità alla stimolazione genitale (8). I disturbi intestinali tanto comuni nell'infanzia fanno in modo che la zona non resti priva di eccitazioni intense. I catarri intestinali in tenerissima età rendono i bambini, come comunemente si dice, "nervosi", e nei casi di successiva malattia nevrotica hanno un'influenza determinante sui sintomi in cui si esprime la nevrosi e mettono a sua disposizione l'intera gamma di disturbi intestinali. Se si pensa all'importanza erogena dello sbocco del canale intestinale, che persiste, per quanto in forma modificata, non saremo propensi a farci beffe dell'influenza delle emorroidi, a cui la vecchia medicina attribuiva tanta importanza nello spiegare le malattie nevrotiche. I bambini che ricorrono alla suscettibilità alla stimolazione erogena della zona anale si tradiscono perché trattengono le feci finché la loro accumulazione non provoca delle violente contrazioni muscolari e, quando passano attraverso l'ano, un potente stimolo della mucosa. In questo le feci devono senza dubbio causare non solo sensazioni dolorose ma anche sensazioni molto piacevoli. Uno dei segni più chiari della susseguente eccentricità o nervosità è dato dal bambino che si rifiuta di svuotare gli intestini quando viene messo sul vaso - quando, cioè, lo vuole la "nurse" - e ritarda la funzione finché non deciderà lui stesso di compierla. Naturalmente, non si preoccupa di sporcare il letto, ma solo di non perdere il piacere accessorio legato alla defecazione. Gli educatori hanno ancora una volta ragione quando definiscono "cattivi" i bambini che ritardano il processo di defecazione. Il contenuto degli intestini che agisce come massa stimolante sulla parte sessualmente sensibile della mucosa, si comporta come precursore di un altro organo, destinato a entrare in azione dopo la fase dell'infanzia. Ma ha pure un altro importante significato per il bambino, che lo considera, infatti, parte del proprio corpo e rappresenta il suo primo "dono": liberandolo, il bambino può esprimere la sua attiva acquiescenza al mondo esterno, e trattenendolo, la sua disobbedienza. Da "dono" esso acquista più tardi il significato di "bambino", perché i bambini, secondo una teoria sessuale dei fanciulli, si ottengono mangiando e nascono attraverso gli intestini. La ritenzione della massa fecale, che all'inizio è pertanto attuata intenzionalmente dal bambino perché serva, per così dire, da stimolo masturbatorio sulla zona anale o perché sia usata nei suoi rapporti con quelli che lo circondano, costituisce anche una delle cause prime della stitichezza così comune tra i nevropatici. Inoltre, tutta l'importanza della zona anale si riflette nel fatto che si possono trovare pochi nevrotici che non abbiano le loro particolari pratiche scatologiche, le loro cerimonie, e così via, che però tengono accuratamente nascoste. La vera stimolazione masturbatoria della zona anale esercitata per mezzo del dito, e provocata da una sensazione di prurito determinata centralmente o mantenuta perifericamente, non è affatto rara tra i bambini più grandi. Attività delle zone genitali. Tra le zone erogene che fanno parte del corpo del bambino ce n'è una che certamente non svolge il ruolo iniziale, e che non può essere il veicolo degli impulsi sessuali più antichi, ma che è destinata a grandi cose nel futuro. Nei bambini (maschi e femmine) è messa in connessione con la minzione (nel glande e nella clitoride) e nei maschi è racchiusa in una borsa mucosa, sicché non può mancare di essere stimolata dalle secrezioni che possono dare inizio precoce all'eccitazione sessuale. Le attività sessuali di questa zona erogena che fa parte degli organi sessuali propriamente detti, sono l'inizio di quella che più tardi diventerà la vita sessuale normale. La posizione anatomica di questa regione, le secrezioni in cui è immersa, l'azione del lavare e dello strofinare a cui è soggetta nel corso della toilette del bambino, come pure la stimolazione accidentale (quale la migrazione dei vermi intestinali nel caso delle bambine), rende inevitabile che questa sensazione di piacere che questa parte del corpo può produrre sia notata dai bambini anche durante la primissima infanzia, e dia luogo a un bisogno di ripeterla. Se consideriamo tutta la gamma degli espedienti e ricordiamo che tanto l'imbrattamento quanto le misure igieniche operano in modo abbastanza simile, è difficile evitare di concludere che le fondamenta del futuro primato di questa zona erogena sull'attività sessuale siano gettate sin dalla primissima masturbazione infantile, alla quale difficilmente qualcuno sfugge. L'azione che dispone dello stimolo e determina il soddisfacimento consiste in un fregamento esercitato dalla mano o in una pressione esercitata (indubbiamente sulle tracce di un riflesso preesistente) dalla mano o stringendo le cosce. Quest'ultimo metodo è di gran lunga il più comune nel caso delle ragazze. La preferenza che i ragazzi mostrano per la mano costituisce già la prova dell'importante contributo che l'istinto di dominazione è destinato a dare all'attività sessuale maschile. A maggior chiarimento diremo immediatamente che nella masturbazione infantile si devono distinguere tre fasi. La prima appartiene alla prima infanzia, e la seconda alla breve fioritura dell'attività sessuale intorno al quarto anno di vita; solo la terza fase corrisponde alla masturbazione puberale, che spesso è il solo tipo preso in considerazione. Seconda fase della masturbazione infantile. La masturbazione della prima infanzia sembra scomparire dopo breve tempo; ma può anche persistere ininterrottamente sino alla pubertà, e ciò costituirebbe la prima grande deviazione dal corso dello sviluppo stabilito per gli uomini civili. A un certo punto della fanciullezza dopo la prima infanzia, normalmente prima del quarto anno, l'istinto sessuale della zona genitale di solito rivive per durare finché non viene ancora una volta represso, o per continuare senza interruzione. Questa seconda fase di attività sessuale infantile può assumere una varietà di forme diverse che possono essere determinate solo da una precisa analisi dei casi individuali. Ma tutti i suoi dettagli lasciano dietro di sé profondissime (inconsce) impressioni nella memoria del soggetto, determinandone lo sviluppo del carattere se deve rimanere sano, e la sintomatologia della nevrosi se egli dovrà ammalarsi dopo la pubertà. In questo secondo caso troviamo che questo periodo sessuale è stato dimenticato e che i ricordi consci che potrebbero darne testimonianza sono stati spostati. (Ho già detto di essere anche propenso a credere che esista una relazione tra l'amnesia infantile sessuale e questa attività sessuale infantile). L'indagine psicoanalitica ci consente di rendere conscio quanto è stato dimenticato ed eliminare così la coercizione che nasce dal materiale psichico inconscio. Ritorno della prima masturbazione infantile. Durante gli anni d'infanzia di cui mi sto occupando ritorna l'eccitazione sessuale del primissimo periodo infantile, o come uno stimolo stuzzicante determinato centralmente che cerca appagamento nella masturbazione, o come un processo di emissione notturna che, come le emissioni notturne degli adulti, raggiunge l'appagamento senza il concorso di una qualsiasi azione da parte del soggetto. Il secondo è il caso più frequente tra le ragazze e nella seconda metà dell'infanzia; i suoi determinanti non sono del tutto chiari e spesso, ma non sempre, si direbbe condizionato da un periodo di precedente masturbazione ATTIVA. I sintomi di queste manifestazioni sessuali sono scarsi; si manifestano per la maggior parte a vantaggio dell'apparato sessuale non ancora sviluppato per mezzo dell'apparato URINARIO, che in tal modo agisce, per così dire, da fiduciario del primo. La maggior parte dei cosiddetti disturbi della vescica urinaria di questo periodo sono disturbi sessuali: l'enuresi notturna, a meno che non rappresenti un attacco epilettico, corrisponde all'emissione notturna. La riapparizione dell'attività sessuale è determinata da cause interne e da contingenze esterne, che possono essere desunte nei casi di malattie nevrotiche dalla forma, dai sintomi, e possono essere scoperte con certezza dall'indagine psicoanalitica. Dovrò parlare tra poco delle cause interne. Intanto diciamo che in questo periodo di grande e duratura importanza si collega alle contingenze esterne e accidentali. Primi fra tutti troviamo gli effetti della seduzione; qui il bambino è l'oggetto sessuale prematuro, e impara in circostanze altamente emotive come ottenere soddisfazione dalle zone genitali, soddisfazione che poi è costretto di solito a ripetere più volte mediante la masturbazione. Un'influenza di questo genere può aver origine o dagli adulti o da altri bambini. Non credo che nel mio scritto su "L'etiologia dell'isterismo" (1896) io abbia esagerato la frequenza o l'importanza di tale influenza, benché allora non sapessi che le persone normali possono aver avuto nell'infanzia le stesse esperienze, e sebbene, di conseguenza, dessi più peso all'importanza della seduzione che ai fattori della costituzione sessuale e dello sviluppo (9). Ovviamente non è necessaria la seduzione per far svegliare la vita sessuale del bambino, la quale può nascere spontaneamente da cause interne. Disposizione polimorfamente perversa. E' istruttivo dunque il fatto che sotto l'influenza della seduzione i bambini possono diventare polimorfamente perversi, e possono essere spinti a tutti i possibili tipi di irregolarità sessuale. Questo mostra che nella loro disposizione è presente in modo innato un'attitudine a esse. Viene offerta di conseguenza poca resistenza, poiché le dighe mentali contro gli eccessi sessuali - vergogna, disgusto e moralità - o non sono state ancora affatto costruite o sono solo in corso di costruzione, a seconda dell'età del bambino. Sotto questo aspetto i bambini si comportano esattamente come una donna di tipo medio non istruita, in cui persiste la stessa predisposizione alla perversione polimorfa. In condizioni normali essa può restare sessualmente normale, ma se guidata da un astuto seduttore troverà di suo gusto ogni sorta di perversione, che considererà parte integrante delle proprie attività sessuali. Le prostitute sfruttano la stessa disposizione polimorfa, cioè infantile, ai fini della loro professione; e, considerando l'immenso numero di donne che esercitano la prostituzione - o che dobbiamo supporre in possesso di una tendenza alla prostituzione, senza tuttavia esercitarla - diventa impossibile non riconoscere che questa stessa disposizione a perversioni di ogni genere è una caratteristica umana generale e fondamentale. Pulsioni componenti. D'altronde, gli effetti della seduzione non aiutano a svelare la storia iniziale dell'istinto sessuale; essi anzi confondono le nostre idee relative a esso, offrendo prematuramente ai bambini un oggetto sessuale di cui all'inizio questo istinto non mostra di aver alcun bisogno. Si deve comunque ammettere che la vita sessuale infantile, malgrado il primato soverchiante delle zone erogene, mostra componenti che sin dal primo inizio coinvolgono come oggetti sessuali altre persone. Tali sono gli istinti di scopofilia, esibizionismo e crudeltà, che appaiono in un certo senso indipendentemente dalle zone erogene; questi istinti non entrano in intima relazione con la vita genitale se non più tardi, ma si possono già osservare nell'infanzia come impulsi indipendenti, distinti in un primo momento dall'attività sessuale erogena. I bambini piccoli sostanzialmente non hanno vergogna, e in certi periodi dei primissimi anni di vita mostrano una inconfondibile soddisfazione nell'esporre il proprio corpo, e particolarmente le parti sessuali. Il complemento di questa supposta inclinazione alla perversione, la curiosità cioè di vedere i genitali degli altri, probabilmente non si manifesta se non piuttosto tardi nell'infanzia, quando l'ostacolo eretto da un senso di vergogna ha già raggiunto un certo grado di sviluppo. Sotto l'influenza della seduzione, la prima forma di perversione, cioè la scopofilia, può assumere grande importanza nella vita sessuale del bambino. Ma le mie ricerche compiute sui primi anni delle persone normali, come su quelli dei pazienti nevrotici, mi portano a concludere che la scopofilia può apparire anche nei bambini come manifestazione spontanea. I bambini piccoli la cui attenzione sia stata immediatamente attratta - di norma mediante la masturbazione - dai propri organi genitali, compiono di solito il successivo passo senza aiuto dall'esterno e sviluppano un vivo interesse per i genitali dei loro compagni. Poiché le possibilità di soddisfare una curiosità di questo genere si presentano di solito solo nel corso del soddisfacimento dei due tipi di bisogno dell'escrezione, i bambini di questo genere si trasformano in VOYEURS, avidi spettatori dei processi di minzione e di defecazione. Quando ha luogo la rimozione di queste inclinazioni, il desiderio di vedere gli organi genitali degli altri (sia quelli del proprio sesso, sia quelli dell'altro sesso), persiste come una tormentosa costrizione che in alcuni casi di nevrosi offre in seguito il motivo più forte alla formazione dei sintomi. La componente della crudeltà dell'istinto sessuale si sviluppa nei bambini ancora più indipendentemente dalle attività sessuali legate alle zone erogene. In generale la crudeltà appare facilmente nei bambini, poiché l'ostacolo che porta l'istinto di dominio a fermarsi di fronte al dolore di un'altra persona - la capacità cioè di provare pietà - si sviluppa relativamente tardi. L'analisi psicologica fondamentale di questo istinto, com'è noto, non è stata ancora soddisfacentemente compiuta. Si può presumere che l'impulso di crudeltà nasca dall'istinto di dominio e che appaia nel periodo della vita sessuale in cui gli organi genitali non hanno ancora assunto il ruolo che svolgeranno più tardi. Esso quindi domina una fase della vita sessuale alla quale in seguito daremo la definizione di organizzazione pregenitale. I bambini che si distinguono per una particolare crudeltà verso gli animali e i compagni di giochi, di solito danno luogo a giusti sospetti dell'esistenza in essi di un'attività sessuale intensa e precoce che nasce dalle zone erogene; e, sebbene tutti gli istinti sessuali possono dimostrare una precocità simultanea, l'attività sessuale EROGENA, tuttavia, sembra essere la primaria. L'assenza della barriera della pietà comporta il pericolo che la connessione tra la crudeltà e gli istinti erogeni stabilitasi così nell'infanzia possa dimostrarsi infrangibile nella vita matura. Sin dalle "Confessions" di Jean Jacques Rousseau è ben noto a tutti gli educatori che lo stimolo doloroso della pelle delle natiche rappresenta una delle radici erogene dell'istinto passivo di crudeltà (masochismo). Essi sono giunti giustamente a concludere che la punizione corporale, di solito applicata a questa parte del corpo, non dovrebbe essere inflitta ai bambini, la cui libido potrebbe essere indirizzata nei canali collaterali dalle successive esigenze dell'educazione culturale (10).

LE RICERCHE SESSUALI DELL'INFANZIA

La pulsione di conoscenza. Intorno allo stesso periodo in cui la vita sessuale dei bambini raggiunge il primo apice, fra i tre e cinque anni, essi cominciano anche a dar segni dell'attività che si può attribuire all'istinto di conoscenza o di ricerca. Quest'istinto non può essere classificato tra le componenti istintive elementari, né può essere considerato appartenente esclusivamente alla sessualità. La sua attività corrisponde da un lato al modo sublimato di ottenere il dominio, mentre dall'altro fa uso dell'energia della scopofilia. Le sue relazioni con la vita sessuale sono, comunque, di particolare importanza, poiché noi abbiamo appreso dalla psicoanalisi che l'istinto di conoscenza nei bambini è attratto inaspettatamente presto e intensamente dai problemi sessuali, ed è possibile infatti che all'inizio sia svegliato da essi. L'enigma della Sfinge. Non è per interessi teorici, bensì pratici, che cominciano le attività di ricerca nei bambini. La minaccia alle basi dell'esistenza del bambino portata dalla scoperta o dal sospetto dell'arrivo di un altro bambino e la paura, di conseguenza, di non essere più curato e amato, lo rendono pensieroso e perspicace. E questa storia dell'origine della pulsione è in linea col fatto che il primo problema che essa affronta non riguarda la distinzione tra i sessi ma l'enigma della provenienza dei bambini. (Questo, in forma distorta, ma tuttavia facilmente rettificabile, è lo stesso enigma proposto dalla Sfinge Tebana). Al contrario, l'esistenza dei due sessi all'inizio non presenta alcuna difficoltà o dubbio per i bambini. E' ovvio per il maschio che tutti coloro che conosce hanno organi genitali simili ai suoi, e non può immaginarli privi di tali organi. Complesso di castrazione e invidia del pene. Questa convinzione energicamente sostenuta dai ragazzi, e ostinatamente difesa contro le contraddizioni che presto risultano dall'osservazione, è abbandonata soltanto dopo dure lotte interne (il complesso di castrazione). I sostituti del pene, di cui appunto i maschi sospettano prive le donne, svolgono un ruolo molto importante nel determinare la forma assunta da molte perversioni. Il ritenere che tutti gli esseri umani abbiano lo stesso genere (maschile) di genitali è la prima delle numerose, sorprendenti e importanti teorie sessuali dei bambini. Serve ben poco al bambino che la scienza della biologia giustifichi il suo pregiudizio e sia costretta a riconoscere nella clitoride femminile l'autentico sostituto del pene. Le bambine non ricorrono a una negazione di questo tipo quando vedono che i genitali dei ragazzi hanno forma differente dai loro. Esse sono pronte a riconoscere tale differenza immediatamente e sono afflitte dall'invidia del pene - invidia che culmina nel desiderio, importantissimo per le sue conseguenze, di essere anche esse ragazzi. Teorie della nascita. Molti ricorderanno chiaramente quale vivo interesse provassero durante il periodo prepuberale per il problema della provenienza dei bambini. A quel tempo le risposte anatomiche date al problema erano molto varie: i bambini escono dal petto, o sono tagliati dal corpo, o l'ombelico si apre per lasciarli uscire. Fuori dell'analisi, molto raramente ci si ricorda di aver compiuto simili ricerche nei primi anni dell'infanzia. Queste prime ricerche sono cadute vittime della rimozione già da molto, ma tutte le loro conclusioni erano di natura uniforme: si hanno i bambini perché si mangia qualcosa di particolare (come nelle favole) e i bambini nascono dall'intestino, come una scarica di feci. Queste teorie infantili ci ricordano condizioni esistenti nel regno animale - e in specie la cloaca di animali inferiori ai mammiferi. Concezione sadica del rapporto sessuale. Se in questa prima età i bambini assistono a un rapporto sessuale tra adulti - e tale opportunità può essere offerta conseguentemente alla convinzione degli adulti secondo cui i bambini piccoli non possono capire nulla di sessuale -, inevitabilmente considerano l'atto sessuale come una sorta di maltrattamento o un atto di soggiogamento: essi lo vedono, cioè, in senso sadico. La psicoanalisi ci mostra anche che un'impressione di questo tipo nella prima infanzia contribuisce in grande misura alla predisposizione a una susseguente sostituzione sadica dello scopo sessuale. Ai bambini interessa molto inoltre conoscere in che cosa consista il rapporto sessuale - o, come essi dicono, l'essere sposati -, e di solito cercano una soluzione del mistero in qualche comune attività connessa alla funzione della minzione o della defecazione. Fallimento tipico delle ricerche sessuali infantili. Delle teorie sessuali dei bambini si può dire che in generale riflettono la loro costituzione sessuale, e che malgrado i loro grotteschi errori esse mostrino una visione dei processi sessuali più chiara di quanto non si sarebbe disposti a credere. I bambini si accorgono anche delle alterazioni che avvengono nella madre a causa della gravidanza e sanno interpretarle in modo esatto. La favola della cicogna si racconta spesso a un pubblico che l'accoglie con profonda, anche se silenziosa, diffidenza. Le ricerche sessuali dei bambini non riescono però a far luce su due elementi: il ruolo fecondatore del seme e l'esistenza dell'orifizio sessuale femminile - gli stessi elementi, sia detto per inciso, in cui non è ancora sviluppata l'organizzazione infantile. Da ciò segue che gli sforzi del piccolo indagatore sono normalmente infruttuosi, e terminano con una rinuncia che frequentemente lascia un danno permanente nella pulsione di conoscenza. Le ricerche sessuali di questi primi anni di vita vengono compiute sempre in solitudine, e costituiscono il primo passo verso un atteggiamento indipendente nei riguardi del mondo. Implicano altresì un alto grado di alienazione del bambino da quelli che lo circondano, i quali in precedenza godevano della sua completa fiducia.

LE FASI DELLO SVILUPPO DELL'ORGANIZZAZIONE SESSUALE

I caratteri della vita sessuale infantile su cui ci siamo fin qui soffermati sono rappresentati dai fatti seguenti: essa è essenzialmente autoerotica (trova il suo oggetto nel corpo stesso del bambino) e le pulsioni componenti individuali sono nel complesso staccate e indipendenti tra loro per quanto riguarda la ricerca del piacere. Il risultato finale dello sviluppo sessuale si trova nella cosiddetta vita sessuale normale dell'adulto, dove il perseguimento del piacere cade sotto il dominio della funzione riproduttiva e in cui le pulsioni componenti, sotto il primato di una singola zona erogena, formano una solida organizzazione diretta verso uno scopo sessuale legato a qualche oggetto sessuale estraneo. Organizzazioni pregenitali. Lo studio delle inibizioni e dei disturbi di questo processo di sviluppo ci consente, con l'aiuto della psicoanalisi, di riconoscere i tentativi falliti e gli stadi preliminari di una solida organizzazione degli istinti componenti come stadi che si sono essi stessi costituiti in una sorta di regime sessuale. L'organizzazione sessuale normalmente passa senza incontrare intoppi attraverso queste fasi, di cui si conservano appena delle tracce. Solo nei casi patologici esse diventano attive e riconoscibili a un'osservazione sia pure superficiale. Chiameremo "pregenitali" le organizzazioni della vita sessuale in cui le zone non hanno ancora affermato il proprio predominio. Finora abbiamo identificato due organizzazioni del genere, che sembrano quasi ritornare alle prime forme animali di vita. La prima è quella orale o, se vogliamo, l'organizzazione sessuale pregenitale cannibalesca. Qui l'attività sessuale non è ancora separata dall'ingestione del cibo; né ci sono opposte correnti differenziate entro l'attività. Le due attività hanno lo stesso oggetto; lo scopo sessuale consiste nell'incorporazione dell'oggetto - il prototipo di un processo di identificazione che svolgerà più tardi un ruolo psicologico tanto importante. Un residuo di questa fase organizzativa fittizia, imposta alla nostra attenzione dalla patologia, possiamo vederlo nella suzione del pollice, dove l'attività sessuale, staccata dall'attività nutritiva, ha sostituito all'oggetto estraneo un oggetto situato nel corpo stesso del soggetto. Una seconda fase pregenitale è quella dell'organizzazione sadico- anale. Qui l'opposizione tra due correnti, che investe tutta la vita sessuale, è già sviluppata: non possiamo però definirle ancora rispettivamente "maschile" e "femminile", ma solo "attiva" e "passiva". L'attività è messa in opera dall'istinto di dominio attraverso il mezzo della muscolatura somatica; l'organo che più di ogni altro rappresenta lo scopo sessuale passivo è la mucosa erogena dell'ano. Le due correnti, però, non hanno oggetti identici. Accanto a questi, altri istinti componenti operano in maniera autoerotica. In questa fase, quindi, sono già osservabili la polarità sessuale e l'oggetto estraneo, ma sono ancora assenti l'organizzazione e la subordinazione alla funzione riproduttiva. Ambivalenza. Questa forma di organizzazione sessuale può persistere per tutta la vita e può attrarre permanentemente a sé una gran parte dell'attività sessuale. La predominanza del sadismo e il ruolo di cloaca svolto dalla zona anale le conferiscono un'impronta spiccatamente arcaica. E' caratterizzata inoltre dal fatto che in essa le opposte coppie di istinti si sviluppano in misura approssimativamente eguale; questo stato di cose è stato felicemente definito da Bleuler col termine di "ambivalenza". L'assunzione dell'esistenza di organizzazioni pregenitali della vita sessuale si basa sull'analisi delle nevrosi, senza una conoscenza delle quali difficilmente può essere giustamente valutata. Inoltre, è legittimo attendersi che un'ulteriore indagine analitica ci fornirà molte più informazioni sulla struttura e sullo sviluppo della funzione sessuale normale. Al fine di completare il nostro quadro della vita sessuale infantile, dobbiamo anche supporre che la scelta di un oggetto, che abbiamo visto come caratteristica della fase puberale di sviluppo, sia stata frequentemente o abitualmente effettuata già durante gli anni dell'infanzia: cioè tutte le correnti sessuali si sono dirette verso una sola persona in relazione alla quale cercano di raggiungere i loro scopi. Nell'infanzia questa è pertanto l'approssimazione massima alla forma finale assunta dalla vita sessuale dopo la pubertà. L'unica differenza sta nel fatto che nell'infanzia la combinazione degli istinti componenti e la loro subordinazione al primato dei genitali si sono effettuate in modo molto incompleto o non si sono del tutto effettuate. Perciò l'instaurarsi di questo primato al servizio della riproduzione è l'ultima fase attraverso cui passa l'organizzazione della sessualità. Scelta in due fasi dell'oggetto. Si può considerare tipica la scelta di un oggetto in due fasi: essa, cioè, avviene in due ondate. La prima ha inizio tra i due e i cinque anni, e si arresta o regredisce nel periodo di latenza, essendo caratterizzata da scopi sessuali di natura infantile. La seconda ondata ha inizio con la pubertà e determina il risultato finale della vita sessuale. Sebbene la scelta dell'oggetto avvenga in due fasi, in sostanza si riduce alla sola operazione del periodo di latenza ed è della massima importanza riguardo ai disturbi del risultato finale. I risultati della scelta infantile dell'oggetto li ritroviamo nel periodo successivo. Durante il periodo della pubertà questi risultati persistono ancora o vengono rimessi in vigore. Ma a causa della rimozione sviluppatasi tra le due fasi essi si dimostrano inutilizzabili. I loro scopi sessuali appaiono mitigati e rappresentano ciò che possiamo definire la "corrente affettiva" della vita sessuale. Solo l'indagine psicoanalitica può rivelare che dietro l'affetto, l'ammirazione, e il rispetto si nascondono i vecchi desideri sessuali degli istinti componenti infantili divenuti ora inutili. La scelta dell'oggetto del periodo puberale non può più ora rivolgersi agli oggetti dell'infanzia e deve perciò ricominciare come "corrente sensuale". Se queste due correnti non riescono a convergere, uno degli ideali della vita sessuale, la concentrazione cioè di tutti i desideri su un singolo oggetto, non potrà essere raggiunto.

LE FONTI DELLA SESSUALITA' INFANTILE

I tentativi che abbiamo fatto per tracciare le origini dell'istinto sessuale ci hanno fatto vedere finora che l'eccitazione sessuale nasce a. come riproduzione di un soddisfacimento provato in relazione ad altri processi organici, b. attraverso l'appropriata stimolazione periferica delle zone erogene e c. come espressione di certi "istinti" (quali l'istinto di scopofilia e l'istinto di crudeltà), la cui origine non è ancora del tutto chiara. L'indagine psicoanalitica, che da un tempo successivo risale all'infanzia, e la contemporanea osservazione dei bambini, ci indicano insieme altre fonti regolarmente attive di eccitazione sessuale. L'osservazione diretta dei bambini ha lo svantaggio di operare su dati facilmente fraintendibili; la psicoanalisi è resa difficile dal fatto di poter giungere ai dati e alle conclusioni solo dopo lunghi giri. Ma con la cooperazione i due metodi possono giungere a risultati di soddisfacente certezza. Esaminando le zone erogene, abbiamo già scoperto che queste regioni della pelle mostrano solo una particolare intensificazione di quella suscettibilità allo stimolo che investe, in un certo grado tutta la superficie cutanea. Non c'è da sorprendersi quindi se effetti erogeni ben definiti vengono attribuiti a certi tipi di stimolazione generale della pelle. Tra questi ricorderemo in particolare gli stimoli termici, la cui importanza ci può aiutare a capire gli effetti terapeutici dei bagni caldi. Eccitazioni meccaniche. A questo punto dobbiamo ricordare anche l'eccitazione sessuale prodotta dalla ritmica agitazione meccanica del corpo. Gli stimoli di questo tipo operano in tre diverse direzioni: sull'apparato sensorio dei nervi vestibolari, sulla pelle, e sulle parti più profonde (per esempio i muscoli e le strutture articolari). L'esistenza di queste sensazioni piacevoli - ed è degno di nota il fatto che in questo caso i concetti di "eccitazione sessuale" e di "appagamento" possono essere usati quasi senza distinzione (questo fatto cercheremo di spiegarlo in seguito) - l'esistenza dicevamo, di queste sensazioni piacevoli causate dall'eccitazione meccanica del corpo, è confermata dal fatto che i bambini amano tanto i giochi di movimento passivo, di cui non si stancano mai come il dondolio e l'essere lanciati in aria (11). E' ben noto che i bambini inquieti di solito si addormentano cullandoli. Le vibrazioni della carrozza e più tardi quelle del treno esercitano un tale fascino sui fanciulli che ogni ragazzo prima o poi vuole diventare ferroviere o cocchiere. E' notevole il fatto che i ragazzi provino un interesse così vivo per cose connesse con le ferrovie, e, nell'età di massima attività fantastica (poco prima della pubertà), usino quelle cose come il nucleo di un simbolismo spiccatamente sessuale. Un legame coattivo di questo genere tra il viaggio in treno e la sessualità deriva chiaramente dal piacere causato dalle sensazioni del movimento. Nell'eventualità della rimozione che trasforma nel loro contrario tante preferenze infantili, gli stessi individui, diventati adolescenti o adulti, reagiranno al dondolio con un senso di nausea, un viaggio in treno li stancherà terribilmente, o saranno soggetti ad attacchi di angoscia durante il viaggio e si proteggeranno dalla ripetizione dell'esperienza dolorosa con la paura del viaggio in treno. Dobbiamo qui ricordare di nuovo il fatto, non ancora capito, che la combinazione di paura e agitazione meccanica produce la grave nevrosi traumatica isteriforme. Quanto meno si può ritenere che queste influenze, le quali, allorché siano di lieve intensità diventano fonti di eccitazione sessuale, provocano un profondo disordine nel chimismo o meccanismo sessuale se agiscono con forza esagerata. Attività muscolare. Sappiamo tutti che i bambini hanno bisogno di molti esercizi muscolari attivi da cui ricavano un piacere straordinario. Se questo piacere abbia un qualsiasi rapporto con la sessualità, se rappresenti esso stesso un soddisfacimento sessuale o se possa diventare occasione di eccitazione sessuale, è un problema che lascia luogo ancora a molti interrogativi, i quali possono anche essere diretti contro quanto sostenuto nei paragrafi precedenti, e cioè che il piacere derivato dalle sensazioni del movimento PASSIVO è di natura sessuale o può produrre eccitazione sessuale. E', comunque, un fatto che molti riferiscono di aver avvertito i primi segni di eccitamento nei genitali mentre facevano giochi violenti o lottavano coi compagni; ora è chiaro che in simili giochi, a prescindere dall'esercizio muscolare generale, c'è il contatto con la pelle dell'avversario. Un'inclinazione alle lotte fisiche con una persona particolare, proprio come succede negli anni successivi con l'inclinazione alle dispute verbali, prova chiaramente che la scelta dell'oggetto è caduta su quella. Una delle radici dell'istinto sadico sembrerebbe affondare nell'incoraggiamento all'eccitazione sessuale da parte dell'attività muscolare. In molte persone la connessione infantile tra il gioco violento e l'eccitazione sessuale rappresenta uno dei determinanti della successiva direzione assunta dall'istinto sessuale (12). Processi affettivi. Le altre fonti dell'eccitazione sessuale nei bambini presentano meno dubbi. E' facile stabilire, sia con l'osservazione contemporanea sia con la ricerca successiva, che tutti i processi affettivi relativamente intensi, compresi anche quelli terrificanti, invadono il campo della sessualità; e questo fatto può incidentalmente esserci d'ausilio nella spiegazione degli effetti patogeni delle emozioni di questo tipo. Negli scolari la paura dell'esame o la tensione per un compito difficile può essere importante non solo nell'influenzare i rapporti del bambino con la scuola ma anche nel causare un'irruzione di manifestazioni sessuali. Infatti molto spesso in questi casi il bambino può sentire uno stimolo che lo spinge a toccarsi i genitali o può verificarsi qualcosa di simile a un'emissione notturna con tutte le sue sconcertanti conseguenze. A scuola il comportamento del bambino che mette l'insegnante di fronte a una serie di problemi assai difficili, in generale va posto in relazione con la sua sessualità sbocciante. L'eccitante effetto sessuale di molte emozioni in sé spiacevoli, come le sensazioni di apprensione, di paura o di orrore, in molte persone dura per tutta la vita. Indubbiamente questo spiega perché molti cerchino le sensazioni di questo tipo in un mondo immaginario, in un libro o in uno spettacolo, dove la gravità del sentimento di dispiacere è ridotta da evidenti fatti qualificanti. Se si suppone che un simile effetto erogeno sia collegato anche alle sensazioni intensamente dolorose, specie quando il dolore è lenito o tenuto lontano da condizioni qualificanti, dovremmo trovare in questo una delle radici principali dell'istinto sado - masochistico, nelle cui numerose complessità stiamo gradualmente penetrando. Lavoro intellettuale. Infine, è un fatto inequivocabile che la concentrazione dell'attenzione su un compito intellettuale e lo sforzo intellettuale producono in generale un'eccitazione sessuale concomitante in molti giovani e anche negli adulti. Indubbiamente questa è la sola base che giustifica ciò che per altri aspetti è assai discutibile: attribuire i disturbi nervosi all'"affaticamento" intellettuale. Se ora diamo uno sguardo ai suggerimenti da me dati come ipotesi di lavoro sulle fonti dell'eccitazione sessuale infantile benché non le abbia descritte completamente né enumerate tutte, possiamo giungere alle seguenti conclusioni più o meno certe. Sembra che siano state prese tutte le misure per mettere in moto il processo dell'eccitazione sessuale, la cui natura, dobbiamo confessarlo, ci è assolutamente oscura. Questo processo è messo in moto anzitutto in maniera più o meno diretta dalle eccitazioni delle superfici sensorie - la pelle e gli organi del senso - e, soprattutto, dagli stimoli esercitati su certe aree note come zone erogene. L'elemento decisivo di queste fonti dell'eccitazione sessuale è senza dubbio la QUALITA' degli stimoli, benché il fattore dell'intensità, nel caso del dolore, non sia del tutto cosa trascurabile. Ma oltre a queste fonti ci sono nell'organismo apparati che in un gran numero di processi interni consentono all'eccitazione di nascere come effetto concomitante, appena l'intensità di quei processi abbia superato certi limiti quantitativi. Ciò che abbiamo chiamato istinti componenti della sessualità derivano direttamente da queste fonti interne o sono composti di elementi di quelle fonti e delle zone erogene. Può darsi benissimo che nell'organismo non succeda niente di notevole importanza senza il contributo di qualche componente all'eccitazione dell'istinto sessuale. Al presente non mi sembra possibile esporre queste conclusioni generali con maggiore chiarezza o certezza. Questo ritengo sia dovuto a due fattori: primo, la novità di tutto il metodo di affrontare l'argomento, e secondo, il fatto che tutta la natura dell'eccitazione sessuale ci è completamente ignota. Tuttavia, sono tentato di fare due osservazioni che potranno aprire ampie prospettive per il futuro. Varietà di costituzioni sessuali. a. Abbiamo visto nelle pagine precedenti che è possibile avere una molteplicità di costituzioni sessuali innate secondo lo sviluppo delle zone erogene. Qui ora possiamo compiere un tentativo analogo comprendendo anche le fonti INDIRETTE dell'eccitazione sessuale. Si può supporre che in tutti i casi vi contribuiscono queste fonti, ma non sempre in eguale misura, e che possiamo trovare l'ulteriore aiuto alla differenziazione delle costituzioni sessuali nello sviluppo variante da individuo a individuo delle fonti dell'eccitazione sessuale. Sentieri di reciproca influenza. b. Se abbandoniamo il senso figurato usato a proposito delle "fonti" dell'eccitazione sessuale, sorge in noi il sospetto che tutti i sentieri di collegamento che portano dalle altre funzioni alla sessualità si possano anche percorrere in senso opposto. Se, per esempio, il possesso della zona labiale che hanno in comune le due funzioni è la ragione per cui l'appagamento sessuale nasce nell'assumere il cibo, lo stesso fattore ci metterà in condizione di capire perché ci sarebbero disturbi della nutrizione se vi sono disturbi nelle funzioni erogene della zona comune. Oppure, se sappiamo che il concentrare l'attenzione può dar luogo all'eccitazione sessuale, sembra plausibile ritenere che servendosi della stessa strada, ma in senso contrario, la condizione dell'eccitazione sessuale può influenzare la possibilità di dirigere l'attenzione. Una buona parte della sintomatologia delle nevrosi, che io ho fatto risalire ai disturbi dei processi sessuali, si esprime in disturbi delle altre funzioni somatiche non sessuali; e questo fatto, finora oscuro, diventa meno problematico se è solo il completamento delle influenze che causano la produzione dell'eccitazione sessuale. Gli stessi sentieri, lungo cui i disturbi sessuali invadono le altre funzioni somatiche, devono, comunque, svolgere anche un'altra importante funzione, nello stato normale: devono, cioè, servire da strade per attrarre le forze istintuali sessuali verso mete diverse da quelle sessuali, vale a dire, verso la sublimazione della sessualità. Finiamo confessando che si sa ancora pochissimo con certezza di questi sentieri, sebbene certamente esistano e possano probabilmente essere percorsi nei due sensi.

VOLUME III

Terzo saggio - LE TRASFORMAZIONI DELLA PUBERTA'

Col sopraggiungere della pubertà, avvengono trasformazioni destinate a dare alla vita sessuale infantile la forma normale definitiva. Fin qui l'istinto sessuale è stato prevalentemente autoerotico; ora trova un oggetto sessuale. La sua attività è dipesa finora da un certo numero di istinti e di zone erogene separati, che, indipendentemente gli uni dalle altre, hanno perseguito un certo tipo di piacere come loro unico scopo sessuale. Ora, però, appare una nuova meta sessuale, e tutti gli istinti componenti si alleano per raggiungerla, mentre le zone erogene vengono assoggettate al primato della zona genitale. Poiché la nuova meta sessuale assegna ai due sessi funzioni assai differenti, il loro sviluppo sessuale diverge ora vistosamente. Quello degli uomini è più chiaro e più comprensibile, mentre quello delle donne subisce addirittura una specie d'involuzione. Solo l'esatta convergenza delle due correnti dirette verso l'oggetto sessuale e la meta sessuale, ossia la corrente affettuosa e quella sensuale, assicura una vita sessuale normale. E' come perforare una galleria dalle due parti. Negli uomini la nuova meta sessuale consiste nell'emissione dei prodotti sessuali. La meta precedente, ossia il conseguimento del piacere, non le è affatto estranea; anzi, il culmine del piacere è connesso a questo atto finale del processo sessuale. L'istinto sessuale si subordina ora alla funzione riproduttiva, divenendo, per così dire, altruistico. Perché questa trasformazione riesca è necessario che nel processo si tenga conto delle disposizioni originarie e di tutte le altre caratteristiche degli istinti. Anche qui, come in qualunque altra occasione in cui l'organismo dovrebbe a rigore creare nuove combinazioni e nuovi adattamenti che portano a meccanismi complicati, ci sono possibilità di disturbi patologici se queste nuove sistemazioni non sono compiute. Ogni disturbo patologico della vita sessuale dev'essere a ragione considerato un'inibizione nello sviluppo.

IL PRIMATO DELLE ZONE GENITALI E IL PIACERE PRELIMINARE

Il punto di partenza e lo scopo finale del processo descritto sono chiaramente visibili. Ma i gradini intermedi ci sono ancora per molti versi oscuri. Dovremo lasciarne irrisolti più di uno. Il più straordinario dei processi della pubertà, di cui costituisce l'essenza, è lo sviluppo manifesto dei genitali esterni. (Il periodo di latenza dell'infanzia è caratterizzato, d'altro canto, da una relativa cessazione del loro sviluppo). Nel frattempo lo sviluppo dei genitali interni ha progredito abbastanza per consentir loro di scaricare i prodotti sessuali o, secondo il caso, di causare la formazione di un nuovo organismo vivente. Un apparato complicatissimo è così già pronto e aspetta il momento di entrare in opera. Questo apparato è mosso dagli stimoli, e l'osservazione ci mostra che gli stimoli possono agire su di esso da tre direzioni: dal mondo esterno per mezzo dell'eccitazione delle zone erogene che già conosciamo, dall'interno organico per vie che dobbiamo ancora esplorare, e dalla vita psichica, che è un magazzino di impressioni esterne e una stazione ricevente di eccitazioni interne. I tre tipi di stimoli producono tutti lo stesso effetto, cioè una condizione detta di "eccitamento sessuale", che si manifesta in due modi: psichico e somatico. Le indicazioni psichiche consistono in una particolare sensazione di tensione estremamente coattiva, e tra le numerose indicazioni somatiche troviamo anzitutto alcune trasformazioni dei genitali, che hanno l'ovvio senso di preparativi dell'atto sessuale: l'erezione dell'organo maschile e la lubrificazione della vagina. Tensione sessuale. Il fatto che l'eccitamento sessuale possegga il carattere della tensione fa sorgere un problema la cui soluzione non è meno difficile che importante per l'aiuto che può darci a capire i processi sessuali. Nonostante tutte le differenze di opinione che tra gli psicologi regnano sull'argomento, devo insistere sul fatto che una sensazione di tensione comporta necessariamente dispiacere. A tale convinzione sono stato portato dal fatto che una sensazione di questo genere è accompagnata da un impulso a cambiare la situazione psicologica, e che opera in modo pressante, completamente estraneo alla natura del sentimento che accompagna la sensazione di piacere. Comunque, se la tensione dell'eccitamento sessuale è considerata una sensazione spiacevole, ci troviamo immediatamente di fronte al fatto che essa procura indubbiamente anche piacere. In ogni caso in cui è prodotta da processi sessuali la tensione è accompagnata da piacere; anche nelle trasformazioni preparatorie dei genitali si può osservare chiaramente un senso di appagamento di qualche genere. Come conciliare allora la tensione spiacevole e il senso di piacere? Tutto ciò che si riferisce al problema del piacere e del dispiacere tocca uno dei punti dolenti della psicologia moderna. Mi propongo di imparare il più possibile dalle circostanze del caso di cui stiamo parlando, ma eviterò qualsiasi accostamento al problema nel suo complesso. Cominciamo intanto col dare uno sguardo al modo in cui le zone erogene si adattano alla nuova situazione. Esse giocheranno un ruolo importante nell'introdurre l'eccitazione sessuale. L'occhio è forse la zona più lontana dall'oggetto sessuale, ma è anche la zona che, durante la corte fatta a un oggetto, è soggetta a essere la più frequentemente stimolata dalla particolare qualità dell'eccitazione la cui causa, quando nasce da un soggetto sessuale, noi definiamo "bellezza". (Per la stessa ragione i meriti di un oggetto sessuale sono definiti "attrazioni"). Questo stimolo da un lato è già accompagnato dal piacere, mentre dall'altro porta a un aumento dell'eccitamento sessuale o, se ancora è assente, lo crea. Se l'eccitazione ora si estende a un'altra zona erogena, per esempio alla mano, attraverso le sensazioni tattili, I'effetto è identico: da un lato un senso di piacere, rapidamente intensificato dal piacere che sorge dalle trasformazioni preparatorie (nei genitali), e dall'altro una aumentata tensione sessuale, che presto si trasforma nel più ovvio dispiacere se non incontra un ulteriore aumento di piacere. Un altro esempio potrà forse chiarire meglio la cosa. Se in una persona sessualmente non eccitata, la zona erogena (per esempio la pelle del seno femminile) è stimolata dal tocco, allora il contatto produce una sensazione di piacere; ma nello stesso tempo è inteso, più di ogni altra cosa, a svegliare l'eccitazione sessuale che esiga un aumento di piacere. Il problema è di vedere come possa un'esperienza di piacere far nascere un bisogno di piacere maggiore. Il meccanismo del piacere preliminare. Il ruolo svolto dalle zone erogene nel meccanismo del piacere preliminare è, comunque, chiaro. Ciò che è vero per una zona è vero per tutte. Tutte le zone erogene servono a procurare un certo quantitativo di piacere se stimolate nel modo adeguato. Questo piacere porta ad aumentare la tensione, che a sua volta produce l'energia motoria necessaria alla conclusione dell'atto sessuale. Il penultimo stadio di quest'atto è ancora una volta costituito dall'adeguato stimolo di una zona erogena (la zona genitale stessa, nel glande del pene) da parte dell'oggetto appropriato (la mucosa della vagina); e l'energia motoria ottenuta dal piacere prodotto da questa eccitazione, questa volta per via riflessa, determina l'emissione delle sostanze sessuali. Quest'ultimo piacere è il più intenso, e il suo meccanismo è diverso da quello del piacere precedente. Esso è determinato interamente dall'emissione: è un piacere di completo appagamento e con esso si estingue per il momento la tensione della libido. Ritengo necessario rendere più concreta, differenziandone la nomenclatura, la distinzione tra il piacere dovuto all'eccitazione delle zone erogene e quello determinato dall'emissione delle sostanze sessuali. Il primo possiamo definirlo appropriatamente "piacere preliminare" per distinguerlo dal "piacere terminale" o piacere dell'appagamento tratto dall'atto sessuale. Il piacere preliminare pertanto è quel piacere già prodotto, anche se su scala minore, dall'istinto sessuale infantile; il piacere terminale è qualcosa di nuovo e perciò probabilmente condizionato dalle circostanze assenti prima della pubertà. La formula della nuova funzione delle zone erogene è pertanto la seguente: esse servono a rendere possibile, attraverso il medium del piacere preliminare che vi si può ricavare (come succedeva durante l'infanzia), la produzione del maggiore piacere dell'appagamento. Di recente mi è stato possibile gettar luce su un altro caso, in una sfera della vita psichica del tutto diversa, riguardo a una leggera sensazione di piacere che consente similmente di conseguire un piacere risultante maggiore, e agisce così da "premio di seduzione". Contemporaneamente ho potuto approfondire la natura del piacere (1). Pericoli del piacere preliminare. Il nesso tra il piacere preliminare e la vita sessuale infantile, comunque, è meglio chiarito dal ruolo patogeno che il primo può giocare. Il conseguimento dello scopo sessuale normale può essere messo chiaramente in pericolo dal meccanismo del piacere preliminare. Questo pericolo sorge se a un certo punto dei processi sessuali preparatori il piacere preliminare appare troppo grande e l'elemento della tensione troppo piccolo. Il motivo di procedere ulteriormente sulla via del processo sessuale allora scompare; si verifica così una brusca interruzione e l'atto preparatorio in questione sostituisce la meta sessuale normale. L'esperienza ha dimostrato che la precondizione di questo evento dannoso è che la zona erogena interessata o il corrispondente istinto componente abbiano già nell'infanzia dato un insolito quantitativo di piacere. Se allora entrano in gioco altri fattori tendenti a determinare una fissazione, può facilmente sorgere successivamente una coazione che si oppone all'incorporazione in un nuovo contesto di questo particolare piacere preliminare. Tale è infatti il meccanismo delle numerose perversioni che consistono in un soffermarsi sugli atti preparatori del processo sessuale. Il fallimento della funzione del meccanismo sessuale dovuto al piacere preliminare è ancor meglio evitato se anche il primato dei genitali è adombrato nell'infanzia; e invero le cose sembrano in realtà messe in modo da determinare questo stato nella seconda metà dell'infanzia (dagli otto anni alla pubertà). Durante questi anni le zone genitali si comportano già quasi come nella maturità; esse diventano la sede delle sensazioni dell'eccitazione e delle trasformazioni preparatorie allorché si ricavi un qualsiasi piacere dell'appagamento di altre zone erogene, sebbene questo risultato non abbia ancora uno scopo: vale a dire, non contribuisce affatto alla continuazione del processo sessuale. Già nell'infanzia, quindi, accanto al piacere dell'appagamento esiste una certa tensione sessuale, anche se meno costante e quantitativamente minore. Possiamo ora capire perché, parlando delle fonti della sessualità, avevamo ugualmente ragione di dire di un dato processo che era sessualmente appagante o sessualmente eccitante. Si sarà notato che nel corso della nostra indagine abbiamo cominciato con l'esagerare la distinzione tra la vita sessuale infantile e quella matura; tuttavia, ora possiamo vedere che non solo le deviazioni dalla vita sessuale normale ma anche la forma normale stessa è determinata dalle manifestazioni infantili della sessualità.

IL PROBLEMA DELL'ECCITAZIONE SESSUALE

Ci sono completamente ignote l'origine e la natura della tensione sessuale che nasce insieme col piacere quando sono appagate le zone erogene (2). La spiegazione più ovvia, che questa tensione cioè sorga in qualche modo dal piacere stesso, non solo è estremamente improbabile in sé, ma diventa addirittura insostenibile quando consideriamo che, all'atto del massimo dei piaceri, ossia quello che accompagna l'emissione dei prodotti sessuali, non si produce alcuna tensione, ma anzi ogni tensione è rimossa. E pertanto il piacere e la tensione sessuale possono collegarsi solo per via indiretta. Parte svolta dalle sostanze sessuali. A parte il fatto che normalmente solo l'emissione delle sostanze sessuali mette fine all'eccitazione sessuale, ci sono altri punti di contatto tra la tensione sessuale e i prodotti sessuali. Nel caso di un uomo che conduca una vita di continenza, l'apparato sessuale, a vari intervalli che, comunque, sono soggetti a leggi, scarica durante la notte le sostanze sessuali; e tale emissione è accompagnata da una sensazione di piacere e avviene durante un sogno che allucina un atto sessuale. E riguardo a questo processo (emissione notturna) è difficile non concludere che la tensione sessuale, che riesce a servirsi della scorciatoia dell'allucinazione come surrogativo dell'atto vero e proprio, è una funzione dell'accumulazione di seme nelle vescicole contenenti i prodotti sessuali. Ciò viene confermato dall'esperienza che noi abbiamo dell'esauribilità del meccanismo sessuale. Se le riserve seminali sono esaurite, non solo è impossibile compiere l'atto sessuale, ma cessa persino la suscettibilità allo stimolo delle zone erogene, la cui adeguata eccitazione non fa sorgere più alcun piacere. Apprendiamo così incidentalmente che anche per l'eccitabilità delle zone erogene occorre un certo grado di tensione sessuale. Questo sembrerebbe confermare, mi pare, l'ipotesi assai diffusa secondo cui l'accumulazione delle sostanze sessuali crea e mantiene la tensione sessuale; si direbbe che la pressione di questi prodotti sulle pareti delle vescicole che li contengono agisca da stimolo sul centro spinale, la cui condizione sarebbe percepita dai centri superiori, creando nella coscienza la nota sensazione di tensione. Se l'eccitazione delle zone erogene accresce la tensione sessuale, questo potrebbe solo far supporre che le zone in questione siano in una connessione anatomica già stabilita con questi centri, che ne accrescano il tono dell'eccitazione. Così, se la tensione sessuale è sufficiente, esse mettono in moto l'atto sessuale, mentre se è insufficiente stimolano la produzione delle sostanze sessuali. Il punto debole di questa teoria, che è accettata, per esempio, da Krafft-Ebing a proposito dei processi sessuali, sta nel fatto che, essendo stata destinata a spiegare l'attività sessuale dei maschi adulti, tiene pochissimo conto degli altri tre gruppi di condizioni che dovrebbe ugualmente saper spiegare. Intendiamo le condizioni nei bambini, nelle donne, e nei maschi evirati. In nessuno di questi tre casi si può parlare di accumulazione di prodotti sessuali nel senso inteso per i maschi, e questo rende difficile una completa applicazione della teoria. Tuttavia possiamo ammettere fin d'ora che è possibile trovare la maniera di consentire anche in questi casi l'applicazione della teoria. Ad ogni modo è consigliabile non dare al fattore dell'accumulazione dei prodotti sessuali più peso di quanto meriti. Importanza degli organi sessuali interni. Le osservazioni sui maschi castrati sembrano mostrare che l'eccitazione sessuale possa verificarsi in considerevole misura indipendentemente dalla produzione delle sostanze sessuali. La castrazione talora può non determinare una limitazione della libido, sebbene tale limitazione al cui fine si è eseguita l'operazione, sia il risultato normale. D'altronde, è noto da tempo che malattie che aboliscono la produzione delle cellule sessuali maschili lasciano intatte la libido e la potenza del paziente divenuto sterile. Non è quindi sorprendente, secondo quanto ritiene Rieger, il fatto che la perdita delle ghiandole sessuali maschili nell'adulto possa non aver alcun effetto ulteriore sul suo comportamento psichico. E' vero che se la castrazione è eseguita in tenera età, prima della pubertà, essa consegue pressoché totalmente lo scopo di cancellare i caratteri sessuali; ma anche qui è possibile che il vero problema, a prescindere naturalmente dalla perdita delle ghiandole sessuali, sia un'inibizione (connessa a questa perdita) nello sviluppo di altri fattori. Teoria chimica. Gli esperimenti di asportazione delle ghiandole sessuali (testicoli e ovaie) negli animali, e di trapianto nei vertebrati di ghiandole sessuali di individui dell'altro sesso, hanno finalmente chiarito parzialmente l'origine dell'eccitazione sessuale e hanno allo stesso tempo ridotto ulteriormente l'importanza di una possibile accumulazione dei prodotti sessuali cellulari. Oggi è possibile in via sperimentale (E. Steinach) trasformare un maschio in femmina, e per converso una femmina in maschio. In questo processo il comportamento psicosessuale dell'animale muta secondo e insieme ai caratteri sessuali somatici. Sembra, comunque, che l'influenza che determina il sesso non sia attribuibile a quella parte delle ghiandole sessuali che dà origine alle cellule sessuali specifiche (spermatozoo e uovo), ma al loro tessuto interstiziale, a cui la letteratura dà particolare rilievo indicandolo come la "ghiandola puberale". E' possibilissimo che ulteriori studi dimostrino che questa ghiandola puberale abbia di norma disposizione ermafrodita. Se così fosse, la teoria della bisessualità degli animali superiori verrebbe ad avere un fondamento anatomico. E' comunque probabile che la ghiandola puberale non sia l'unico organo interessato nella produzione dell'eccitazione sessuale e dei caratteri sessuali. Ad ogni modo, ciò che già conosciamo del ruolo svolto dalla ghiandola tiroide nella sessualità, si accorda con questa nuova scoperta biologica. Sembra probabile, dunque, che la parte interstiziale delle ghiandole sessuali produca speciali sostanze chimiche, le quali vengono assorbite dal flusso sanguigno provocando una tensione sessuale in determinate parti del sistema nervoso centrale. (Sappiamo già che altre sostanze tossiche introdotte nel corpo dall'esterno possono determinare un'analoga trasformazione, cioè convertire una condizione tossica in uno stimolo che agisca su un determinato organo). Il problema di come l'eccitazione sessuale sorga dallo stimolo delle zone erogene, quando l'apparato centrale è già carico, e il problema di come nel corso dei processi sessuali sorga l'influsso reciproco tra gli effetti degli stimoli puramente tossici e di quelli fisiologici, non possono essere affrontati nemmeno in via ipotetica allo stato attuale della nostra conoscenza. Ci basti attenerci fedelmente a quanto di essenziale c'è in questa tesi sui processi sessuali: la presunzione, cioè, che sostanze di tipo particolare derivino dal metabolismo sessuale. Questa supposizione apparentemente arbitraria è sostenuta da un fatto che ha ricevuto poca attenzione, ma che merita la più seria considerazione. Le nevrosi che siano dovute solo a disturbi della vita sessuale, mostrano la più grande similarità clinica coi fenomeni di intossicazione e di debilitazione fisica che derivano dall'uso abituale di sostanze tossiche che producono piacere (alcaloidi).



LA TEORIA DELLA LIBIDO

L'impalcatura concettuale che abbiamo eretto perché ci aiuti a trattare le manifestazioni psichiche della vita sessuale corrisponde perfettamente a queste ipotesi riguardo alla base chimica dell'eccitazione sessuale. Abbiamo definito il concetto di libido come una forza quantitativamente variabile che servirebbe da misura dei processi e delle trasformazioni che si verificano nel campo dell'eccitazione sessuale. Distinguiamo questa libido rispetto alla sua origine particolare dall'energia che si suppone stia alla base dei processi mentali in generale, e quindi le attribuiamo anche un carattere QUALITATIVO. Separando in tal modo le forme libidiche dalle altre forme di energia psichica presumiamo, in effetti, che i processi sessuali che avvengono nell'organismo si distinguono dai processi nutritivi per uno speciale chimismo. L'analisi delle perversioni e delle psiconevrosi ci ha fatto vedere che questa eccitazione sessuale deriva non dalle cosiddette parti sessuali soltanto, bensì da tutti gli organi del corpo. Ci formiamo dunque il concetto di una libido determinabile quantitativamente, alla cui rappresentazione psichica diamo il nome di "libido dell'Io", e la cui produzione, aumento o diminuzione, distribuzione o spostamento, ci forniranno la possibilità di spiegare i fenomeni psicosessuali osservati. Allo studio analitico, però, questa libido dell'Io si presta soltanto quando ha trovato un suo impiego psichico nella carica di oggetti sessuali, ossia quando è diventata libido oggettiva. Possiamo vederla concentrarsi allora su oggetti, fissarsi a essi o abbandonarli, spostarsi da un oggetto a un altro, e, da qui, dirigere l'attività sessuale del soggetto, che conduce all'appagamento, cioè all'estinzione parziale e temporanea della libido stessa. La psicoanalisi delle cosiddette nevrosi di TRANSFERT (isterismo e nevrosi ossessiva) ci permette oggi di raggiungere una chiara comprensione. Possiamo seguire ora la libido oggettiva attraverso le ulteriori vicissitudini. Ritirata dagli oggetti, resta in sospeso in particolari condizioni di tensione e ritorna infine nell'Io, ridiventando libido dell'Io. Di contro alla libido oggettiva, definiamo la libido dell'Io anche libido "narcisistica". Grazie alla psicoanalisi possiamo guardare, al di là di un confine che non possiamo varcare, nelle attività della libido narcisistica, e possiamo formarci delle idee del rapporto tra questa e la libido oggettiva. La libido dell'Io o libido narcisistica sembra essere il grande serbatoio dal quale fluiscono e al quale poi rifluiscono le cariche oggettive; mentre la carica libidica narcisistica dell'Io è lo stato primordiale realizzato nella prima infanzia, che dalle successive emissioni della libido viene soltanto celato, ma che sostanzialmente si conserva dietro di esse. Spetterebbe a una teoria della libido dei disturbi nevrotici e psicotici esprimere tutti i fenomeni osservati e i processi da questi dedotti in termini di economia della libido. E' facile indovinare che sotto questo aspetto, specie quando si tratta di spiegare i disturbi psicotici più profondi, le vicissitudini della libido dell'Io avranno il ruolo più importante da giocare. Ci troveremo allora di fronte alla difficoltà che il nostro metodo di ricerca, cioè la psicoanalisi, per il momento ci offra informazioni sicure solo sulle trasformazioni che avvengono nella libido oggettiva, ma non sia in grado di fare un'immediata distinzione tra la libido dell'Io e le altre forme di energia operanti nell'Io. Oggi come oggi, pertanto, nessun ulteriore sviluppo della teoria della libido è possibile, se non in linea di congettura. Significherebbe, comunque, sacrificare quanto ottenuto finora dall'osservazione psicoanalitica, se seguissimo l'esempio di C.G. Jung e annacquassimo il significato del concetto della libido stessa equiparandola alla forza istintiva psichica in generale. La distinzione degli impulsi istintivi sessuali da tutti gli altri e la conseguente restrizione del concetto di libido ai primi soltanto, è convalidata da quanto già detto a proposito dell'esistenza di uno speciale chimismo della funzione sessuale.

LA DIFFERENZIAZIONE TRA UOMINI E DONNE

Com'è a tutti noto, la netta distinzione tra i caratteri maschili e quelli femminili non si delinea fino alla pubertà. Da quel momento, la formazione della vita umana è influenzata da questo contrasto più che da qualsiasi altra cosa. E' vero che i caratteri maschili e femminili sono facilmente riconoscibili già nell'infanzia. Lo sviluppo delle inibizioni della sessualità (vergogna, disgusto, pietà, eccetera) avviene prima e incontra meno resistenza nelle ragazze che nei ragazzi; la tendenza alla rimozione sessuale sembra in esse generalmente maggiore; e, dove appaiono, gli istinti componenti della sessualità preferiscono la forma passiva. L'attività autoerotica delle zone erogene, però, è identica in entrambi i sessi, ed è proprio a causa di questa uniformità che non esiste la possibilità di una distinzione tra i due sessi come quella che ha luogo dopo la pubertà. Per quanto riguarda le manifestazioni masturbatorie e autoerotiche della sessualità, potremmo affermare che la sessualità delle ragazze è di carattere interamente maschile. In verità, se noi potessimo dare un significato più preciso ai concetti di "maschile" e "femminile", sarebbe perfino possibile sostenere che la libido è invariabilmente e necessariamente di natura maschile, sia quella degli uomini sia quella delle donne e indipendentemente dal fatto che un oggetto sia uomo o donna. Da quando ne sono venuto a conoscenza, ho considerato la nozione della bisessualità il fattore decisivo, e penso che senza tener conto della bisessualità sarebbe pressoché impossibile arrivare a capire le manifestazioni sessuali che possiamo osservare negli uomini e nelle donne. Zone dominanti negli uomini e nelle donne. A quanto detto si deve aggiungere solo questo. La principale zona erogena nelle bambine è circoscritta alla clitoride, ed è dunque omologa alla zona genitale maschile del pene. Tutta la mia esperienza ha mostrato che la masturbazione nelle bambine è sempre in relazione alla clitoride e non alle regioni dei genitali esterni che sono importanti nel successivo funzionamento sessuale. Dubito perfino che una bambina possa essere spinta dall'influenza della seduzione a qualcosa di diverso dalla masturbazione clitoridea. Se ciò accade, è del tutto eccezionale. Le emissioni spontanee dell'eccitamento sessuale che tanto spesso avvengono proprio nelle ragazze si manifestano con spasmi della clitoride. Le frequenti erezioni di tale organo consentono alle ragazze di formarsi una giusta idea, senza alcun insegnamento, delle manifestazioni sessuali dell'altro sesso: esse non fanno altro che trasferire sui ragazzi le sensazioni derivate dai propri processi sessuali. Se vogliamo capire allora come una ragazza si trasformi in donna dobbiamo seguire le ulteriori vicende di questa eccitabilità della clitoride. La pubertà, che porta con sé un così grande aumento di libido nei ragazzi, è caratterizzata nelle ragazze da una nuova ondata di rimozione, che si abbatte proprio sulla sessualità clitoridea. Ciò che viene così colpito dalla rimozione è una parte della sessualità maschile. L'ulteriore pressione del freno sulla sessualità determinata dalla rimozione puberale nelle donne, negli uomini serve da stimolo alla libido aumentandone l'attività. Accanto a questo accrescimento di libido c'è anche un aumento della sopravvalutazione sessuale che appare allora in tutta la sua forza di fronte alla donna che si trattiene e nega la sua sessualità. Quando infine è permesso l'atto sessuale, la clitoride eccitata conserva ancora una funzione: il compito, cioè, di trasmettere l'eccitazione alle adiacenti parti sessuali femminili, proprio come, per fare un esempio, si deve appiccare il fuoco ai trucioli di pino se si vuole far ardere un ceppo più duro. Prima che questa traslazione si compia, deve spesso trascorrere un certo lasso di tempo, durante il quale la giovane donna è frigida. Tale frigidità può diventare permanente se la zona clitoridea si rifiuta di abbandonare la sua eccitabilità, e a questa possibilità la strada è spianata proprio da un'intensa attività di quella zona nell'infanzia. La frigidità nelle donne, com'è noto, spesso è solo apparente e locale. Esse sono frigide per quanto concerne l'orifizio vaginale ma non sono affatto incapaci di eccitamento quando nasca dalla clitoride o anche da altre zone. Accanto a questi determinanti erogeni della frigidità, dobbiamo porre anche i determinanti psichici i quali sorgono anch'essi dalla rimozione. Quando la donna riesce a trasferire la suscettibilità erogena alla stimolazione dalla clitoride all'orifizio vaginale, vuol dire che ha scelto una nuova zona principale per gli scopi della sua futura attività sessuale. La zona principale dell'uomo, invece, resta immutata dall'infanzia. Il fatto che le donne cambino in tal modo la zona erogena principale, insieme con l'ondata di rimozione della pubertà, che, per così dire, accantona la loro mascolinità infantile, sono i determinanti principali della maggiore propensione delie donne alla nevrosi e particolarmente all'isterismo. Questi determinanti, quindi, sono intimamente connessi all'essenza della femminilità.

LA SCOPERTA DI UN OGGETTO

In questo modo al momento della pubertà i processi affermano il primato delle zone genitali; e nell'uomo, il pene, capace ora di erezione, preme insistentemente verso la nuova meta sessuale, rappresentata dalla penetrazione in una cavità del corpo che eccita la zona genitale. Simultaneamente sul lato psichico si conclude il processo di ricerca dell'oggetto, i cui preparativi risalgono alla primissima infanzia. Nel periodo in cui i primordi del soddisfacimento sessuale sono ancora legati all'assunzione del cibo, l'istinto sessuale ha un oggetto sessuale esterno al corpo stesso del bambino, ed è rappresentato dal seno materno. E' solo più tardi che l'istinto perde quell'oggetto, proprio quando, forse, il bambino è in grado di formarsi un'idea completa della persona a cui appartiene l'organo che gli procura soddisfazione. Allora l'istinto sessuale diventa di regola autoerotico, e non si ristabilisce l'originale rapporto prima che sia trascorso il periodo di latenza. Ci sono buoni motivi perché il bambino che sugge il petto della madre è diventato il prototipo di ogni rapporto d'amore. Trovare l'oggetto quindi significa in realtà ritrovarlo. L'oggetto sessuale nella prima infanzia. Ma anche dopo che l'attività sessuale non è più legata all'assunzione del cibo, sopravvive tuttavia una parte importante di questo primo e più significativo di tutti i rapporti sessuali, che aiuta a preparare la scelta di un oggetto e così ristabilire la felicità perduta. Per tutto il periodo di latenza i bambini imparano ad amare quelle persone che li difendono e soddisfano i loro bisogni; questo amore non è che una continuazione del rapporto che da lattanti avevano con la madre. Qualcuno può forse discutere la possibilità di identificare l'affetto e la stima di un bambino per coloro che si occupano di lui con l'amore sessuale. Io penso, però, che un esame psicologico più attento possa stabilire tale identità al di là di ogni dubbio. Il rapporto con chiunque si prende cura di lui offre al bambino un'inesauribile fonte di eccitazione e di soddisfazione sessuale che scaturisce dalle zone erogene. Ciò è particolarmente vero giacché la persona a cui è affidato, che peraltro è generalmente la madre, lo considera con sentimenti derivati dalla propria vita sessuale: lo carezza, lo bacia, lo culla e lo tratta insomma come surrogato di un oggetto sessuale completo (3). Probabilmente una madre sarebbe inorridita se si rendesse conto che tutte le sue manifestazioni d'affetto destano l'istinto sessuale del bambino preparandone la successiva intensità. Lei considera ciò che fa, amore "puro", asessuale, dal momento che, dopo tutto, sta bene attenta a non toccare i genitali del bambino più dell'indispensabile richiesto dalla sua toilette. Com'è noto, però, l'istinto sessuale non si desta solo con la diretta eccitazione della zona genitale. Ciò che chiamiamo affetto un giorno mostrerà immancabilmente i suoi effetti anche sulle zone genitali. Inoltre, se la madre capisse meglio la grande importanza del ruolo giocato dagli istinti nella vita mentale nel suo complesso, cioè in tutti i suoi conseguimenti etici e psichici, si risparmierebbe ogni senso di colpa anche dopo la spiegazione. Lei sta svolgendo soltanto il compito che le spetta, di insegnare al bambino ad amare. Si vuole, peraltro, che egli diventi un uomo forte e capace con vigorosi bisogni sessuali e che compia durante la vita tutte le cose che gli esseri umani sono spinti dagli istinti a fare. E' vero che l'eccessivo affetto dei genitori è nocivo, perché causa una precoce maturità sessuale e anche perché, viziandolo, si rende il bambino incapace in futuro di fare temporaneamente a meno dell'amore o di accontentarsi di averne in misura minore. Una delle indicazioni più chiare che il bambino diventerà in seguito nevrotico è data dalla sua insaziabile domanda di affetto da parte dei genitori. E d'altro canto i genitori nevropatici, portati in genere a dimostrare eccessivo affetto, sono proprio quelli che più probabilmente susciteranno con le loro carezze la disposizione del bambino alle malattie nevrotiche. Diciamo, fra parentesi, che questo esempio mostra l'esistenza di vie più dirette dell'ereditarietà per cui i genitori nevrotici possono trasmettere le proprie malattie ai figli. Angoscia infantile. Gli stessi bambini sin da tenera età si comportano come se la loro dipendenza dalle persone che si curano di loro contenesse qualcosa di sessuale. Da principio nei bambini l'angoscia non è altro che un'espressione del fatto che stanno sentendo la mancanza della persona amata. E per tale ragione hanno paura di ogni estraneo. Hanno paura del buio perché nel buio non possono vedere la persona che amano; e la loro paura si attenua se nel buio possono tenere la mano di tale persona. Attribuire ai fantasmi e alle storie agghiaccianti raccontate dalle bambinaie la colpa del timore dei bambini significa sopravvalutarne l'efficacia. La verità è semplicemente che i bambini proclivi al timore sono colpiti da storie che non riuscirebbero a produrre un'impressione qualsiasi sugli altri, e sono solo i bambini con un istinto sessuale eccessivo e precocemente sviluppatosi o divenuto imperioso a causa dei troppi sbaciucchiamenti ad aver tendenza al timore. Sotto questo aspetto il bambino, trasformando la sua libido in angoscia quando non può appagarla, si comporta come un adulto. Dal canto suo l'adulto diventato nevrotico a causa della sua libido insoddisfatta si comporta nell'angoscia come un bambino: comincia ad aver paura di star solo, cioè lontano da qualcuno il cui amore gli dà un senso di sicurezza, e cerca di calmare questa paura ricorrendo alle misure più infantili (4). La barriera contro l'incesto. Vediamo, quindi, che l'affetto dei genitori per il loro bambino può svegliarne prematuramente l'istinto sessuale (cioè prima che compaiano le condizioni somatiche della pubertà) in tal misura che l'eccitazione mentale irrompe in maniera inconfondibile nel sistema genitale. D'altro canto, se sono abbastanza fortunati per evitare ciò, allora il loro affetto può assolvere il compito di indirizzare la scelta dell'oggetto sessuale del bambino che ha raggiunto la maturità. Indubbiamente la strada più semplice per il bambino sarebbe quella di scegliere come oggetti sessuali le stesse persone che sin dall'infanzia ha amato con una sorta di libido soffocata. Ma, rinviando la maturazione sessuale, si è guadagnato tempo perché il bambino possa erigere, tra gli altri freni sulla sessualità, la barriera contro l'incesto, e poter così far propri i precetti morali che escludono espressamente dalla sua scelta dell'oggetto, perché consanguinee, le persone che ha amato nell'infanzia. Il rispetto per questa barriera è essenzialmente una domanda culturale avanzata dalla società. La società si deve difendere contro il pericolo che gli interessi di cui ha bisogno per stabilire le unità sociali superiori possano essere inghiottiti dalla famiglia; e per questo motivo, nel caso di ogni individuo, e in particolare negli adolescenti maschi, cerca con ogni mezzo possibile di allentare i legami con la famiglia, legame che nell'infanzia è l'unico che conti. E' nel mondo delle idee, però, che si compie dapprima la scelta di un oggetto; e la vita sessuale dei giovani che stanno maturando è limitata quasi unicamente alle fantasie, ossia alle idee destinate a non essere realizzate. In queste fantasie tornano invariabilmente ad emergere le tendenze infantili, ma questa volta con la pressione intensificata dalle fonti somatiche. Tra queste tendenze il primo posto è occupato con uniforme frequenza dagli impulsi sessuali che il bambino ha verso i suoi genitori; tali impulsi di regola sono già differenziati a causa dell'attrazione del sesso opposto: il figlio si sente attratto dalla madre e la figlia dal padre (5). Mentre queste fantasie chiaramente incestuose vengono superate e ripudiate, si compie uno dei più significanti ma anche dei più dolorosi episodi psichici del periodo puberale: il distacco dall'autorità dei genitori. Questo è il solo processo che rende possibile l'opposizione, tanto importante per il progresso della civiltà, tra la nuova e la vecchia generazione. Ad ogni stadio di sviluppo attraverso cui dovrebbero passare a rigore tutti gli esseri umani, un certo numero di persone resta indietro; ci sono quindi alcuni che non hanno vinto l'autorità dei genitori verso i quali continuano a rivolgere completamente o quasi il proprio affetto. Per la maggior parte si tratta di ragazze che, con gioia dei genitori, hanno conservato tutto il loro amore infantile ben oltre la pubertà. E' assai istruttivo vedere che proprio queste ragazze da sposate non avranno la capacità di dare al marito quanto gli è dovuto; come mogli sono fredde e sessualmente restano frigide. Questo ci insegna che l'amore sessuale e ciò che sembra essere amore non sessuale per i genitori sono alimentati dalle stesse fonti; il secondo cioè corrisponde semplicemente a una fissazione infantile della libido. Man mano che ci si avvicina ai disturbi più profondi dello sviluppo psicosessuale, più inequivocabile emerge l'importanza della scelta dell'oggetto incestuoso. Negli psiconevrotici l'attività psicosessuale rivolta a trovare l'oggetto resta tutta o in gran parte nell'inconscio come conseguenza per aver ripudiato la sessualità. Le ragazze con un esagerato bisogno di affetto e un orrore altrettanto esagerato delle richieste avanzate dalla vita sessuale sono irresistibilmente tentate da un lato di realizzare nella vita l'ideale dell'amore sessuale, e dall'altro di celare la propria libido dietro un affetto che possano esprimere senza sentirsi in colpa restando legate per tutta la vita all'affetto infantile, al quale tornano nella pubertà, per i genitori, i fratelli o le sorelle. Non è difficile per la psicoanalisi dimostrare a queste persone che esse sono INBNAMORATE, nel senso comune della parola, dei loro consanguinei; e questo perché con l'aiuto dei sintomi e delle altre manifestazioni della malattia, la psicoanalisi rintraccia i pensieri inconsci e li traduce in pensieri consci. Anche nei casi di persone, precedentemente sane, che si ammalano dopo un'infelice esperienza d'amore, è possibile dimostrare con certezza che il meccanismo della loro malattia consiste in un ritorno della libido verso coloro che si è preferiti nell'infanzia. Postumi della scelta dell'oggetto infantile. Neppure la persona che sia stata così fortunata da evitare la fissazione incestuosa della sua libido, riesce a evitarne del tutto l'influenza. Spesso accade che un giovane si innamori seriamente per la prima volta di una donna matura, o una ragazza di un uomo anziano che occupi un posto di autorità; si tratta chiaramente di un'eco della fase di sviluppo di cui abbiamo parlato, dal momento che queste figure possono ridar vita all'immagine della madre o del padre. E' fuori di dubbio che qualsiasi scelta dell'oggetto è basata, anche se meno rigidamente, su questi prototipi. In particolare, l'uomo cerca qualcuno che possa rappresentare l'immagine della madre essendo quella che ha dominato la sua mente sin dalla primissima infanzia; e di conseguenza, se è ancora viva, la madre può provare risentimento per questa nuova versione di sé e accoglierla con ostilità. In considerazione dell'importanza dei rapporti di un bambino coi genitori nel determinare la successiva scelta dell'oggetto sessuale, si può facilmente intendere che qualunque turbamento di questi rapporti produrrà gravissimi effetti sulla sua vita sessuale da adulto. La gelosia nell'innamorato non è mai priva di una radice infantile, o almeno di un rafforzamento infantile. Se tra i genitori avvengono liti o se il matrimonio è infelice, per i bambini sarà preparato il terreno per la più grave predisposizione ai disturbi dello sviluppo sessuale o alle malattie nevrotiche. L'affetto di un bambino per i propri genitori costituisce indubbiamente la traccia infantile più importante che, dopo essere ricomparsa nella pubertà, indica la via alla scelta dell'oggetto; ma non è la sola. Altri punti di partenza aventi la stessa lontana origine consentono all'uomo di sviluppare più di una linea sessuale, basate anche queste sull'infanzia, e di stabilire svariatissime condizioni per la scelta dell'oggetto. Prevenzione dell'inversione. Tra i compiti impliciti, la scelta dell'oggetto ha quello di trovare la strada per il sesso opposto. Ma, com'è noto, a ciò non si giunge senza un certo numero di armeggiamenti. Abbastanza spesso i primi impulsi successivi alla pubertà si smarriscono, anche se senza permanenti conseguenze dannose. Dessoir (1894) ha giustamente messo in rilievo la regolarità con cui gli adolescenti (ragazzi e ragazze) stringono delle amicizie sentimentali con gli appartenenti allo stesso sesso. Non c'è dubbio che la forza più intensa che impedisce l'inversione permanente dell'oggetto sessuale sia l'attrazione che i caratteri sessuali di un sesso esercitano sul sesso opposto. Non è questa la sede per chiarire questo punto. Ad ogni modo possiamo dire che questo fattore non è sufficiente da sé a escludere l'inversione; indubbiamente anzi vi contribuisce una varietà di fattori. Tra questi, il più importante è il divieto autoritario imposto dalla società. Ove non sia considerata un crimine, vediamo che l'inversione risponde pienamente alle inclinazioni sessuali di non poche persone. In secondo luogo si può presumere che, nel caso dell'uomo, il ricordo dell'affetto dimostratogli nell'infanzia dalla madre e dalle altre donne che si prendevano cura di lui, contribuisca decisamente a indirizzarne la scelta verso le donne; d'altro canto, la sua esperienza infantile del rapporto competitivo con il padre, il quale lo ha scoraggiato anche dall'attività sessuale, lo allontana da quelli del proprio sesso. Questi due fattori, sono altrettanto validi per le ragazze, la cui attività sessuale è particolarmente soggetta alla vigile sorveglianza della madre. Esse assumono così un atteggiamento ostile verso il proprio sesso che influenza decisamente la scelta dell'oggetto nella cosiddetta direzione normale. L'educazione dei ragazzi da parte di uomini (gli schiavi, nell'antichità) sembra incoraggi l'omosessualità. La frequenza dell'inversione tra l'aristocrazia di oggi è meglio spiegata se si pensa all'impiego dei servitori, come pure al fatto che le madri si prendono minor cura personale dei figli. Nel caso di alcuni isterici si trova che la perdita prematura (per morte, divorzio o separazione) di uno dei genitori, con la conseguenza che il bambino riversa tutto il proprio amore sull'altro genitore, determina il sesso della persona che in seguito sarà scelta come oggetto sessuale, e può così aprire la via all'inversione permanente.

CONCLUSIONE

Dobbiamo ora cercare di ricapitolare quanto detto. Siamo partiti dalle aberrazioni dell'istinto sessuale nei confronti del suo oggetto e della sua meta. Si trattava di vedere se queste aberrazioni fossero frutto di una disposizione innata o si acquisissero in conseguenza di esperienze vissute. L'indagine psicoanalitica, facendoci capire il funzionamento dell'istinto sessuale negli psiconevrotici che costituiscono una classe numerosa di persone, in verità non distanti dalla cosiddetta normalità, ci ha consentito di rispondere a questo problema. Abbiamo visto che in costoro le tendenze a ogni genere di perversione possono presentarsi come forze inconsce e tradiscono la propria presenza quali fattori che conducono alla formazione dei sintomi. E' stato così possibile affermare che la nevrosi è, per così dire, il negativo della perversione. In considerazione dell'ampia diffusione delle tendenze alla perversione che abbiamo potuto notare, siamo stati spinti a concludere che la disposizione alle perversioni è una disposizione originale e universale dell'istinto sessuale umano, e che il comportamento sessuale normale discende da esso come risultato delle trasformazioni organiche e delle inibizioni psichiche che avvengono nel corso della maturazione. Speravamo di poter dimostrare la presenza nell'infanzia di questa disposizione originale. Tra le forze che limitano la direzione presa dall'istinto sessuale abbiamo dato rilievo alla vergogna, al disgusto, alla pietà e alle strutture della moralità e dell'autorità erette dalla società. Siamo stati così condotti a considerare qualsiasi definitiva aberrazione della sessualità normale come un esempio di inibizione dello sviluppo e di infantilismo. Benché fosse necessario mettere in primo piano l'importanza delle variazioni nella disposizione originale, abbiamo dovuto presumere l'esistenza tra quelle e le influenze della vita reale di un rapporto di cooperazione e non di opposizione. D'altro canto, giacché la disposizione originale è necessariamente complessa, è apparso che lo stesso istinto sessuale deve essere un qualcosa formato da vari fattori, e che nelle perversioni esso si suddivide, per così dire, nelle sue componenti. Abbiamo quindi visto che le perversioni sono, da un lato, inibizioni, e, dall'altro, dissociazioni dello sviluppo normale. Abbiamo tenuto presenti questi due aspetti nel supporre che l'istinto sessuale degli adulti discenda dall'unificazione di un certo numero di impulsi dell'infanzia, facendone un impulso con un'unica meta. Dopo aver spiegato la preponderanza negli psiconevrotici delle tendenze alla perversione, vedendo in essa il riempimento collaterale dei canali sussidiari quando la corrente principale del flusso istintivo sia stata bloccata dalla "rimozione", siamo passati alla considerazione della vita sessuale nell'infanzia. Abbiamo ritenuto deplorevole il fatto che sia stata negata l'esistenza dell'istinto sessuale nell'infanzia, e che le manifestazioni sessuali non raramente osservate nei bambini siano state definite delle irregolarità. Ci è sembrato, al contrario, che i bambini venendo al mondo portino con sé germi dell'attività sessuale, che provino già il soddisfacimento sessuale sin da quando cominciano ad assumere cibo, e che cerchino con persistenza di ripetere l'esperienza nella nota attività della "suzione del pollice". L'attività sessuale dei bambini però, non ci è sembrata svilupparsi di pari passo con le altre funzioni, ma, dopo un breve periodo di fioritura, entra nel cosiddetto periodo di latenza. Durante questo periodo la produzione di eccitazione sessuale non si arresta affatto, ma continua, producendo una riserva di energia impiegata in gran misura per scopi diversi da quello sessuale; cioè, da un lato fornisce le componenti sessuali ai sentimenti sociali, e dall'altro (attraverso la rimozione e la formazione reattiva) costruisce le barriere che in seguito si ergeranno contro la sessualità. Secondo questo punto di vista, le forze destinate a mantenere l'istinto sessuale su certe linee vengono costruite nell'infanzia a spese soprattutto degli impulsi sessuali perversi e con l'aiuto dell'educazione. Una certa parte degli impulsi sessuali infantili sembrerebbe eludere tali usi e riuscire a esprimersi come attività sessuale. Abbiamo poi trovato che l'eccitazione sessuale nei bambini sorge da una molteplicità di forze. L'appagamento deriva anzitutto dall'appropriata eccitazione sensoria di quelle che abbiamo definite zone erogene. Sembra probabile che ogni parte della pelle e ogni organo sensorio, probabilmente qualsiasi organo, possano funzionare da zona erogena sebbene ci siano zone erogene particolarmente indicate la cui eccitazione sembrerebbe essere assicurata sin dall'inizio da certi apparati organici. Sembra, inoltre, che l'eccitazione sessuale derivi come sottoprodotto, per così dire, da un gran numero di processi che hanno luogo nell'organismo, appena raggiungono un certo grado di intensità, e particolarmente da qualunque emozione relativamente forte, anche se di natura dolorosa. Le eccitazioni che scaturiscono da tutte queste fonti non sono ancora riunite, ma ciascuna segue separatamente il proprio scopo, il quale è semplicemente iI raggiungimento di un certo tipo di piacere. Nell'infanzia, quindi, l'istinto sessuale non è unificato e dapprima è senza un oggetto, cioè, è autoerotico. Sembra che la zona erogena dei genitali cominci a manifestare la propria attività anche negli anni dell'infanzia. Questo può avvenire in due modi: o, come qualsiasi altra zona erogena, essa risponde con l'appagamento allo stimolo sensoriale adeguato; o, in modo non del tutto chiaro, quando l'appagamento è derivato da altre fonti, si produce contemporaneamente un'eccitazione sessuale avente un particolare rapporto con la zona genitale. Abbiamo dovuto ammettere a malincuore che non potevamo spiegare in modo soddisfacente la relazione tra l'appagamento sessuale e l'eccitazione sessuale, né quella tra l'attività della zona genitale e l'attività delle altre fonti della sessualità. Lo studio dei disturbi nevrotici ci ha permesso di osservare che cenni di un'organizzazione delle componenti sessuali istintuali nella vita sessuale del bambino possono riconoscersi sin dall'inizio di questa. Nella fase d'esordio, molto precoce, l'erotismo orale è quello che produce la gran parte delle manifestazioni. La seconda fase di queste organizzazioni pregenitali è caratterizzata dal predominare del sadismo e dell'erotismo anale. Le zone genitali vere e proprie intervengono a determinare la vita sessuale solo in una terza fase, che nel bambino si evolve sino a che venga stabilita la supremazia del fallo. Ci ha sorpreso notevolmente il rilevare che questa precoce fioritura della vita sessuale infantile (tra i due e i cinque anni) promuove anche una scelta oggettuale, con tutta la ricchezza di attività psichiche che tal processo involve. Sicché, nonostante la mancanza di sintesi tra le diverse componenti istintuali e l'indeterminatezza dello scopo sessuale, la fase di sviluppo corrispondente a tale periodo dev'essere considerata come premessa importante e necessaria alla susseguente e definitiva organizzazione sessuale. Il fatto che, per l'uomo, il manifestarsi iniziale dello sviluppo sessuale abbia luogo in due fasi, cioè che tale sviluppo sia interrotto da un periodo di latenza, richiede particolare considerazione. Questa sembra essere una delle condizioni essenziali per l'attitudine dell'uomo a sviluppare in più alto grado la propria civilizzazione, ma anche quella che determina la sua tendenza alle nevrosi. Per quanto sappiamo, nulla di simile avviene per gli animali più affini all'uomo. L'origine di tale peculiarità umana dovrebbe essere ricercata nella sua preistoria (6). Non è stato possibile dire quanta attività sessuale si possa avere nell'infanzia senza che sia considerata anormale o pregiudizievole allo sviluppo ulteriore. Si è visto che queste manifestazioni sessuali sono di natura prevalentemente masturbatoria. L'esperienza, inoltre, ha mostrato che le influenze esterne della seduzione possono provocare delle interruzioni del periodo di latenza, e persino la sua cessazione, e che a questo riguardo l'istinto sessuale dei bambini è in realtà polimorfamente perverso; sembra, infine, che una tale precoce attività diminuisca la possibilità di educare il bambino. Nonostante le lacune della nostra conoscenza della vita sessuale infantile, abbiamo compiuto il tentativo di esaminare le alterazioni determinate in essa dal sopraggiungere della pubertà. Ne abbiamo ritenuto decisive due: la subordinazione di tutte le altre fonti dell'eccitazione sessuale al primato delle zone genitali e il processo della ricerca dell'oggetto. Ambedue si intravedono già nell'infanzia. La prima si estrinseca attraverso il meccanismo di utilizzazione del piacere preliminare: quelli che dapprima erano atti sessuali autonomi accompagnati da piacere ed eccitazione, diventano atti preparatori alla nuova meta sessuale (l'emissione dei prodotti sessuali), il cui raggiungimento procura intenso godimento e porta a termine l'eccitazione sessuale. A questo riguardo dobbiamo tener conto della differenziazione della sessualità in: maschile e femminile; e abbiamo visto che per diventare donna occorre un ulteriore stadio di rimozione per merito della quale viene abbandonata una parte della mascolinità infantile e si prepara la sostituzione della zona genitale principale. Circa la scelta dell'oggetto, abbiamo visto che la direzione ne è data da accenni infantili (riportati in vita nella pubertà) dell'inclinazione sessuale del bambino verso i genitori e gli altri a cui egli era affidato. Tale scelta poi subisce una deviazione da queste persone verso altre che somigliano loro, a causa della barriera contro l'incesto nel frattempo eretta. Si deve infine aggiungere che durante il periodo di transizione della pubertà i processi dello sviluppo somatico e di quello psichico procedono per un certo tempo fianco a fianco, ma indipendentemente, finché l'irruzione di un intenso impulso erotico psichico verso l'innervazione dei genitali non determina l'unificazione della funzione erotica necessaria alla normalità. Fattori che interferiscono con lo sviluppo. Ogni passo su questa lunga strada dello sviluppo può diventare un punto di fissazione; ogni congiuntura in questa complessa combinazione può essere occasione di dissociazione dell'istinto sessuale, come già si è visto in numerosi casi. Ci restano ora da enumerare i vari fattori interni e esterni, che interferiscono con lo sviluppo, e indicare contro quale punto del meccanismo urta il disturbo derivante da ciascuno di essi. I fattori che enumereremo non possono evidentemente essere tutti di eguale importanza, e dobbiamo perciò aspettarci delle difficoltà nell'attribuire a ciascuno il giusto valore. Costituzione ed ereditarietà. Prima di tutto dobbiamo menzionare la varietà innata delle costituzioni sessuali, su cui cade probabilmente il peso principale, ma che si possono dedurre ovviamente solo dalle loro ultime manifestazioni e pure allora non sempre con molta certezza. Immaginiamo questa varietà come una preponderanza di questa o quella fonte di eccitazione sessuale, e a nostro parere una differenza del genere nella disposizione troverà sempre espressione nel risultato finale, anche se tale risultato può non oltrepassare i limiti del normale. Indubbiamente si possono anche concepire variazioni nella disposizione originaria tali da dover necessariamente, e senza che vi concorrano altri fattori, condurre allo sviluppo di una vita sessuale normale. Queste variazioni, potremmo definirle "degenerative" e considerarle espressione di degenerazione ereditaria. A tale proposito devo ricordare un fatto notevole. In più della metà dei casi gravi d'isterismo, di nevrosi ossessiva, eccetera, che ho trattato psicoterapeuticamente, ho potuto accertare che il padre del paziente era affetto da sifilide prima del matrimonio, o che c'erano evidenti segni di tare o di paralisi generale, o che l'anamnesi indicava in qualche modo la presenza della sifilide. Vorrei mettere completamente in chiaro il fatto che i bambini divenuti in seguito nevrotici non mostravano alcun segno fisico di sifilide ereditaria, sicché era la loro costituzione sessuale anormale a dover essere considerata l'ultima eco del retaggio sifilitico. Per quanto non intenda asserire che la discendenza da genitori sifilitici sia condizione etiologica invariabile o indispensabile di una costituzione nevropatica, sono tuttavia dell'opinione che la coincidenza osservata non è né accidentale né trascurabile. Le condizioni ereditarie nel caso dei pervertiti positivi non sono altrettanto note, poiché questi sanno come eludere l'indagine. Tuttavia ci sono buone ragioni per supporre che quello che vale per le nevrosi valga anche per le perversioni. Infatti non è raro trovare nella stessa famiglia perversioni e psiconevrosi. Qui generalmente i membri maschi della famiglia, o uno di essi, sono pervertiti positivi, mentre le donne, fedeli alla tendenza alla rimozione propria del loro sesso, sono pervertite negative, ossia isteriche. Ciò costituisce una valida prova delle sostanziali connessioni esistenti tra le due forme di perturbamento morboso. Ulteriore modificazione. D'altro canto, non è possibile condividere l'opinione secondo cui la forma che prenderà la vita sessuale è decisa inequivocabilmente una volta per tutte, con la nascita delle diverse componenti della costituzione sessuale. Al contrario, il processo determinante continua, e sorgono ulteriori possibilità a seconda delle vicissitudini delle correnti di sessualità tributarie che sorgono dalle loro diverse fonti. E' chiaramente questa ulteriore modificazione a determinare il risultato decisivo, e le costituzioni che si potrebbero definire identiche possono però condurre a tre risultati finali differenti. 1. Se il rapporto tra tutte le diverse disposizioni - rapporto che presumeremo anormale - permane e diventa più forte nella maturità, il risultato non può essere che una perversione della vita sessuale. L'analisi delle disposizioni costituzionalmente anormali di questo genere non è stata ancora seriamente intrapresa. Ma conosciamo già casi facilmente spiegabili su simile base. Quelli che hanno scritto sull'argomento hanno affermato, per esempio, che la precondizione necessaria di tutta una quantità di fissazioni perverse consiste in una debolezza congenita dell'istinto sessuale. Così come viene esposta, la tesi mi sembra insostenibile. E' però valida, se ci si riferisce alla debolezza costituzionale di un particolare fattore dell'istinto sessuale, ovvero alla zona genitale la quale si assume il compito di unificare le diverse attività sessuali ai fini della riproduzione. Infatti se la zona genitale è debole, questa unificazione, che dovrebbe verificarsi alla pubertà, è condannata a fallire, e la più forte delle altre componenti della sessualità ne continuerà l'attività ma come perversione. 2. Rimozione. Si giunge invece a un diverso risultato se nel corso dello sviluppo alcune componenti della disposizione eccessivamente forti sono sottomesse al processo di rimozione (il che, non sarà inutile ribadirlo, non equivale alla loro abolizione). Se ciò avviene, l'eccitazione in questione continua a essere generata come prima; ma esse (le componenti) non riescono a raggiungere la meta a causa dell'ostruzione psichica e vengono deviate negli altri numerosi canali fino a manifestarsi come sintomi. Si può avere così una vita sessuale pressoché normale - anche se di solito limitata - ma con una malattia psiconevrotica. L'indagine psicoanalitica dei nevrotici ci ha reso familiari questi particolari casi. La loro vita sessuale comincia come quella dei pervertiti e una considerevole parte della loro infanzia è occupata dall'attività sessuale perversa che talvolta continua anche nella maturità. Abbiamo allora un'inversione dovuta alla rimozione, generata da cause interne (di solito prima della pubertà, ma a volte anche molto dopo). Da questo momento in poi la nevrosi sostituisce la perversione, pur senza la scomparsa dei vecchi impulsi. Ci viene in mente il proverbio "Junge Hure, alte Betschwester" (da giovane puttana, da vecchia monaca), solo che qui la giovinezza è stata di assai breve durata. Il fatto che nella stessa persona la perversione possa essere sostituita dalla nevrosi, come pure il fatto, già ricordato, che la perversione e la nevrosi possono distribuirsi tra i diversi membri della stessa famiglia, corrisponde alla tesi che la nevrosi è il negativo della perversione. 3. Sublimazione. Il terzo risultato alternativo di una disposizione costituzionale anormale è reso possibile dal processo di sublimazione. Questa fa in modo che le eccitazioni eccessivamente forti derivanti da particolari fonti di sessualità trovino uno sbocco e un impiego in altri campi, sicché da una disposizione in se stessa pericolosa risulta un considerevole aumento dell'efficienza psichica. Questa è una delle origini dell'attività artistica; e, secondo la completezza o incompletezza della sublimazione, l'analisi caratteriologica di un individuo altamente dotato, e in particolare di un individuo avente una disposizione artistica, può rivelare un misto, in tutte le proporzioni, di efficienza, perversione e nevrosi. Possiamo trovare una sottospecie di sublimazione nella repressione dovuta alla formazione reattiva, che, come abbiamo visto, comincia nel periodo di latenza di un bambino e può durare nei casi favorevoli anche per tutta la vita. Ciò che abbiamo definito "carattere" di una persona è costruito in misura considerevole col materiale delle eccitazioni sessuali ed è composto di istinti già fissati sin dall'infanzia, di costruzioni ottenute per mezzo della sublimazione e di altre costruzioni impiegate per controllare efficacemente gli impulsi alla perversione riconosciuti inutilizzabili. La disposizione sessuale alla perversione multiforme dell'infanzia può di conseguenza considerarsi la fonte di un certo numero delle nostre virtù, nella misura in cui attraverso la formazione reattiva ne stimola lo sviluppo (7). Esperienze accidentali. Sul corso dello sviluppo sessuale, nessun'altra influenza può avere un'importanza simile a quella delle spinte sessuali, sulle ondate della rimozione e delle sublimazioni; di questi ultimi due processi le cause più profonde ci sono del tutto ignote. Si potrebbero forse ritenere le rimozioni e le sublimazioni parte della disposizione costituzionale, considerandole sue manifestazioni nella realtà; e chiunque lo faccia ha ragione di asserire che la forma definitiva assunta dalla vita sessuale è innanzitutto il risultato della costituzione congenita. Non si può, comunque, discutere il fatto che un influsso reciproco dei fattori di questo genere lasci spazio agli effetti modificanti degli avvenimenti accidentali dell'infanzia e successivi. Non è facile calcolare nel rapporto reciproco l'efficacia dei fattori costituzionali e accidentali. In teoria si è sempre propensi a sopravvalutare i primi; la pratica terapeutica invece esalta l'importanza dei secondi. Non si dovrebbe però per nessun motivo dimenticare che la relazione tra i due è di cooperazione e non di esclusione reciproca. Il fattore costituzionale deve passare attraverso le esperienze prima che possa aver effetto; il fattore accidentale a sua volta, perché entri in funzione, deve avere una base costituzionale. Per comprendere la maggioranza dei casi possiamo immaginare ciò che abbiamo descritto come una "serie complementare", dove la perdita di intensità di un fattore è controbilanciata dall'aumento di intensità dell'altro; non c'è però alcun motivo per negare l'esistenza di casi estremi in testa e in coda alla serie. Saremo ancora più aderenti alla ricerca psicoanalitica se tra i fattori accidentali daremo un posto di preferenza alle esperienze della prima infanzia. La singola serie etiologica si divide allora in due parti, che potremo rispettivamente chiamare disposizionale e definitiva. Nella prima la costituzione e le esperienze accidentali dell'infanzia agiscono con azione reciproca così come la predisposizione e le successive esperienze traumatiche nella seconda. Tutti i fattori che danneggiano lo sviluppo sessuale presentano i loro effetti determinando una regressione, ossia un ritorno a fasi anteriori dello sviluppo. Riprendiamo ora il compito di enumerare i fattori che, si è visto, esercitano un'influenza sullo sviluppo sessuale, siano essi forze operative in se stessi, siano semplicemente manifestazioni di tali forze. Precocità. Un fattore simile è la precocità sessuale spontanea. Di esso quanto meno si può dimostrare con certezza la presenza nell'etiologia delle nevrosi, per quanto, come gli altri fattori, non sia in se stessa una causa sufficiente. Si manifesta nell'interruzione, nell'abbreviazione o nella cessazione del periodo di latenza infantile; ed è causa di disturbi perché provoca manifestazioni sessuali che, a causa delle inibizioni sessuali incomplete da un lato, e del sistema genitale non sviluppato dall'altro, sono destinate ad assumere la forma di perversioni. Queste tendenze alla perversione in seguito possono permanere come tali o, dopo la rimozione, diventare le forze motorie dei sintomi nevrotici. Comunque sia, la precocità sessuale rende più difficile il tanto auspicato successivo controllo dell'istinto sessuale da parte delle forze psichiche superiori, e accresce la qualità impulsiva che, oltre tutto, caratterizza le rappresentazioni psichiche dell'istinto. Spesso la precocità sessuale corre parallela allo sviluppo intellettuale precoce e, così legata, si può trovare nella storia dell'infanzia delle persone di grandissima levatura e capacità; sotto tali condizioni i suoi effetti non sembrano essere così patogeni come quando essa appare da sola. Fattori temporali. Insieme con la precocità meritano attenzione anche altri fattori che potremo definire temporali. Sembra che l'ordine in cui entrano in attività i vari impulsi istintuali sia determinato filogeneticamente; e così viene determinato anche l'arco di tempo durante il quale essi riescono a manifestarsi prima di soccombere agli effetti di qualche nuovo impulso istintuale o a qualche rimozione tipica. Sembra però che ci siano delle variazioni e nella successione temporale e nella durata, e che queste variazioni debbano esercitare un'influenza determinante sul risultato finale. Non può essere una cosa senza importanza se una data corrente compare prima o dopo una corrente che scorre nel senso opposto, poiché l'effetto di una rimozione non può essere annullato. Le divergenze nella successione temporale in cui si uniscono le componenti, danno invariabilmente risultati diversi. Dal canto loro gli impulsi istintuali, particolarmente intensi, spesso hanno corso sorprendentemente breve, come ad esempio l'attaccamento eterosessuale di persone che più tardi diventeranno omosessuali manifesti. Non c'è alcuna giustificazione di temere che le tendenze che si presentano con grande violenza nell'infanzia domineranno in modo permanente il carattere dell'adulto, anzi, è altrettanto probabile che scompaiano e facciano luogo alla tendenza opposta ("Gestrenge Herren regieren nicht lange": "Duro regnante ha breve regno"). Non ci è possibile dare più di un cenno delle cause di questi disturbi temporali del processo di sviluppo. A questo punto si apre davanti a noi la prospettiva di tutta una serie di problemi biologici, e forse anche storici, che non abbiamo nemmeno sfiorato. Persistenza delle prime impressioni. L'importanza di tutte le prime manifestazioni sessuali è accresciuta da un fattore psichico di origine sconosciuta, che, si deve ammettere, per il momento possiamo solo esporre come un concetto psicologico provvisorio. Mi riferisco al fatto che, per spiegare la situazione, è necessario presumere la caratterizzazione di queste prime impressioni sessuali nel senso di una accresciuta persistenza o suscettibilità alla fissazione, in quelli che in seguito diverranno nevrotici o pervertiti. Infatti le stesse manifestazioni sessuali precoci, nelle altre persone, non riescono a produrre un'impressione così profonda; esse non tendono in modo coercitivo alla ripetizione né stabiliscono la strada che prenderà l'istinto sessuale per tutta la vita. Questa persistenza delle prime impressioni si può spiegare forse parzialmente con un altro fattore psichico che non dobbiamo trascurare nella causa delle nevrosi, ossia la preponderanza nella vita psichica delle tracce mnestiche rispetto alle impressioni recenti. Questo fattore dipende ovviamente dall'educazione intellettuale e aumenta in proporzione al grado di cultura dell'individuo. Il selvaggio invece è stato definito "Lo sfortunato bambino del momento" ("das unglückselige Kind des Augenblickes) (8). A causa della relazione inversa tra la civiltà e il libero sviluppo della sessualità, le cui conseguenze si possono scorgere fin nella struttura della nostra esistenza, il corso preso dalla vita sessuale di un bambino ha poca importanza per la vita futura là dove il livello sociale o culturale è relativamente basso, ma ne ha molta dove questo livello è relativamente alto. Fissazione. Il terreno preparato dai fattori psichici che abbiamo appena elencato, offre una solida base a quegli stimoli della sessualità infantile esperimentati accidentalmente. Questi ultimi (anzitutto la seduzione da parte di altri bambini o di adulti) forniscono il materiale che, con l'aiuto dei primi, potrà fissarsi come disturbo permanente. Una buona parte delle deviazioni dalla vita sessuale normale, che più tardi si potranno osservare tanto nei nevrotici quanto nei pervertiti, viene pertanto fissata sin dall'inizio dalle impressioni dell'infanzia, periodo questo considerato privo di sessualità. Le cause vanno divise tra una costituzione arrendevole, la precocità, la caratteristica dell'aumentata persistenza delle prime impressioni e lo stimolo accidentale dell'istinto sessuale da parte di influenze estranee. Da queste indagini circa i disturbi della vita sessuale, si giunge all'insoddisfacente conclusione che si sa troppo poco dei processi biologici che costituiscono il fondamento della sessualità per poter costruire, con le nostre informazioni frammentarie, una teoria atta a capire sia le condizioni patologiche che quelle normali.







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