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LE LUSSAZIONI
Principi Generali
La lussazione è la completa perdita della congruità fra le superfici articolari
di un' articolazione solitamente causata da un trauma. Pertanto i capi ossei
che prendono parte ad una articolazione risultano essere completamente
dislocati l' uno rispetto all' altro.
Nella sublussazione la perdita di contatto fra le superfici articolari è
incompleta; tale situazione, tipica di patologie ortopediche quali le infezioni
articolari, l'artrite reumatoide e le displasie congenite, potrebbe evolvere
verso una lussazione completa.
Da un punto di vista cronologico possiamo suddividere le lussazioni in:
a) recenti, se si sono verificate nelle precedenti 919i82j 24-36 h
b) inveterate, se si sono verificate in un periodo precedente
c) recidivanti, se si sono ripetute nel tempo.
Se oltre a ripetersi per nuovo evento traumatico, si
ripetono anche in assenza di traumi si parla di lussazioni abituali.
La sintomatologia @ caratterizzata principalmente da dolore e impotenza
funzionale, con tipica deformit. della regione interessata e resistenza
elastica ai tentativi di mobilizzazione dell' articolazione. La diagnosi
indirizzata dalla valutazione anamnestico-clinica S confermata dal reperto
radiologico che deve precedere qualsiasi tentativo di riduzione. Le complicanze
possono essere immediate, qualora la lesione comporti anche la frattura del
capo lussato e/o coinvolga le strutture vascolo-nervose. Responsabili delle
complicanze tardive sono invece le lassit. articolari, da insufficiente
riparazione dei sistemi legamentosi (lussazioni abituali), la necrosi asettica
del capo lussato da interruzione dei vasi nutritizi e i problemi di rigidit.
legati alle ossificazioni periarticolari. Dal punto di vista terapeutico S
determinante ottenere una riduzione per via incruenta entro le prime 24-48 h e
quindi immobilizzare l' articolazione per un periodo che dipende dalla
localizzazione della lesione. La terapia cruenta diventa necessaria qualora ci
si allontani dal tempo indicato per la riduzione incruenta oppure ogniqualvolta
intervengano complicanze (associazione con fratture, interposizione dei tessuti
molli, ect.) che rendono irriducibile la lussazione. Lussazioni pi- frequenti
Le lussazioni pi- frequenti sono quelle di spalla (lussazione della
scapolo-omerale e lussazione della acromio-claveare), seguite da quelle di
gomito, di dita, d' anca e di ginocchio (lussazione della femoro-rotulea). 1)
Lussazione della spalla (scapolo-omerale) La struttura anatomica dell'
articolazione scapolo-omerale (il rapporto tra grandezza della superficie
articolare della testa dell' omero e la cavit. glenoidea S di 3:1) S
responsabile dell' alta frequenza della lussazione traumatica di spalla. La
mancanza di continenza ossea sebbene consenta un ampia articolarit. alla
spalla, ne riduce la stabilit. che S garantita dall' apparato
capsulo-legamentoso e dalla muscolatura. Nel caso di lussazione la concomitante
ampia lacerazione dei tessuti molli S responsabile della frequenza di recidiva.
La lussazione di spalla si realizza per caduta sul braccio in estensione, sul
gomito o direttamente sulla spalla. Quando la spalla lussa, la testa dell'
omero pu. portarsi davanti alla glenoide (lussazione anteriore), dietro la
glenoide (lussazione posteriore) oppure sopra la glenoide (luxatio erecta). La
lussazione anteriore (di gran lunga la pi- frequente) risulta da una caduta con
braccio in abduzione e rotazione esterna. La deformit. tipica "a spallina"
del profilo della spalla per sporgenza dell' acromion si associa ad un reperto
palpatorio di assenza della testa omerale nella sua normale cavit. e dolore ai
tentativi di mobilizzazione. Tra le complicanze immediate, da identificare
prima di ogni trattamento, l' associazione con la frattura della testa omerale
e la lesione del nervo circonflesso con conseguente paralisi del deltoide sono
le pi- temibili. Tra quelle tardive la lussazione abituale rappresenta il
quadro pi- frequente. Dopo aver eseguito un' attenta valutazione
clinico-neurologica e le opportune indagini radiografiche si deve rapidamente
ottenere la riduzione. Nel caso di lussazione anteriore S indicata la manovra
di Kocher caratterizzata da trazione dell' arto verso il basso con gomito
flesso a 90 , rotazione esterna, leggera adduzione e rotazione interna. E'
necessario naturalmente un completo rilasciamento muscolare che generalmente si
ottiene in anestesia generale. L' avvenuta riduzione si apprezza con un netto
rumore di scatto dovuto al rientro della testa omerale nel cavo articolare.
Ottenuta la riduzione un nuovo controllo clinico-radiologico S necessario prima
dell' immobilizzazione; quest' ultima realizzata tramite una fasciatura alla
Desault dovr. essere mantenuta per una ventina di giorni. Eventuali complicanze
andranno tempestivamente valutate e trattate; la lussazione abituale di spalla
prevede un trattamento chirurgico. 2) Lussazione della spalla
(acromio-claveare) L' articolazione acromio-claveare S stabilizzata dal robusto
legamento coraco-claveare (legamento conoide e trapezoide) che spesso limita la
dislocazione dei capi articolari, rendendo tale lussazione incompleta. La
lussazione acromioclaveare ha origine in genere da una caduta sulla spalla o da
un trauma diretto. Il capo clavicolare si sposta nella maggior parte dei casi
in senso craniale per azione del muscolo trapezio, mentre l'acromion S tirato
verso il basso dal peso dell' arto. Nelle lussazioni complete ad una salienza
tipica del profilo superiore della spalla si associa il segno patognomonico del
"tasto di pianoforte" dovuto all' immediata recidiva dopo riduzione
manuale ottenuta premendo sul capo acromiale della clavicola. L' indagine
radiografica comparativa delle spalle, eseguita facendo sostenere due pesi al
paziente, completa il quadro diagnostico mettendo in evidenza una risalita
dell' estremit. acromiale della clavicola. Dal punto di vista terapeutico il
tipo di trattamento si basa sull' entit. della lesione. In caso di lussazione
incompleta si propone immobilizzazione della spalla in fasciatura di Desault
per 15-20 giorni. Qualora invece la lussazione sia completa l' indicazione al
trattamento chirurgico S imposta dalla difficolt. di contenzione del capo
clavicolare; a tale scopo diversi tipi di osteosintesi sono utilizzati e a
questi deve seguire l' immobilizzazione per 25-30 giorni in bendaggio tipo
Desault. 3) Lussazioni del gomito Si verifica generalmente per caduta sulla
mano con gomito in iperestensione che determina una lussazione posteriore di
entrambe le ossa dell' avambraccio con frequente frattura dell' apofisi
coronoidea. La sporgenza posteriore dell' olecrano si associa ad una posizione
in atteggiamento obbligato di semiflessione dell' avambraccio e qualsiasi
tentativo di mobilizzazione evoca dolore. Da tener sempre in considerazione la
possibilit. di lesioni vascolari e nervose (i nervi mediano ed ulnare decorrono
nelle vicinanze) prima e dopo le manovre riduttive. Dirimente per la diagnosi S
l' esame radiografico. La riduzione si ottiene in narcosi trazionando
distalmente l' arto e flettendolo successivamente. Il tutto deve esser seguito
da controllo radiografico e immobilizzazione in apparecchio gessato di tipo
brachio-metacarpale flesso a 90 per 15-20 giorni. Una lussazione molto
frequente nei piccoli bambini S la sublussazione della testa del radio che
prende il nome di "pronazione dolorosa". Essa si realizza quando il
bimbo, tenuto per mano, inciampa e l' accompagnatore per evitarne la caduta
esercita un movimento di trazione e supinazione dell' avambraccio. L'
atteggiamento che ne deriva S una pronazione forzata e dolente, con arto
cadente lungo il fianco. Per ridurre la sublussazione S necessaria una semplice
manovra di supinazione dell' avambraccio e flessione del gomito. Frequente S
per la recidiva. 4) Lussazioni delle dita Relativamente frequenti hanno origine
da traumi diretti o indiretti. Clinicamente si rileva un errore di posizione ed
una fissit. elastica e l'esame radiografico conferma la diagnosi. La riduzione
della lussazione avviene trazionando il dito interessato e nella maggior parte
dei casi non presenta complicazioni; solamente l'associazione con fratture pu.
rendere difficoltosa la riduzione e la contenzione. Nella lussazione isolata l'
immobilizzazione avviene in posizione di flesione , di circa 90 per l'
articolazione della I interfalangea e di 5 per l'articolazione distale. In
questa posizione i legamenti laterali delle articolazioni delle dita sono tesi
e non possono retrarsi, in modo da scongiurare il pericolo di una perdita
permanente di funzione. Il periodo d' immobilizzazione S relativamente breve e
comprende una o due settimane. 5) Lussazioni dell' anca La struttura anatomica
dell' articolazione coxo-femorale, a causa della sua alta capacità contenitiva,
dovrebbe rendere poco frequente la lussazione. Tuttavia la posizione da seduti
a gambe accavallate (la più instabile per l'articolazione dell' anca) è quella
responsabile della lussazione d' anca che interviene nei più comuni incidenti
automobilistici: in seguito all' urto del ginocchio sul cruscotto si produce
una forza lungo l' asse del femore che ne determina la lussazione posteriore.
Dal punto di vista clinico nel caso di una lussazione posteriore (la più
frequente) la gamba appare flessa, addotta ed intraruotata. Una tipica resistenza
elastica è presente ai tentativi di mobilizzazione passiva.Temibili sono le
complicanze associate che vanno da lesioni vascolari (da controllare
attentamente i polsi periferici e la presenza di un concomitante stato di
shock), nervose (nervo sciatico) fino alle frequenti associate fratture del
cotile. La riduzione, da eseguire sempre in narcosi per poter vincere la
resistenza delle grosse masse muscolari dell'anca, si ottiene con manovre
incruente che mirano a far percorrere alla testa femorale il tragitto inverso a
quello seguito durante l' evento traumatico; spesso l' irriducibilità della
testa per interposizione di frammenti ossei o tessuti muscolari rappresenta un
ostacolo alla riduzione incruenta ed è pertanto necessario intervenire
chirurgicamente. Al trattamento riduttivo deve seguire controllo radiografico
ed l' immobilizazione in apparecchio gessato pelvi-podalico per circa 20-30
giorni. Tra le complicanze tardive la lesione delle arterie che irrorano la
testa del femore (a.del legamento rotondo e a. circonflesse) possono creare una
profonda turba circolatoria che può condurre, dopo alcuni mesi, alla necrosi
ischemica della testa. Questa si deformerà sotto l' azione del carico e sarà
sede di gravi fatti artrosici. Un periodo di circa due mesi di completo scarico
può evitare queta complicanza. 6) Lussazioni del ginocchio (femoro-rotulea) Pur
verificandosi in seguito ad evento traumatico (improvvisa contrazione del
muscolo quadricipite con l'articolazione del ginocchio in flessione e gamba in
rotazione esterna), è riferibile generalmente a fattori predisponenti., quali
un minor sviluppo del condilo femorale esterno, aplasia rotulea, ipotrofia
muscolare, ect. La rotula si lussa sempre lateralmente e non di rado si riduce
da sola se l'estremità viene riportata nuovamente in posizione d'estensione. Il
trattamento consiste nella riduzione e nell' immobilizzazione in apparecchio
gessato per circa due settimane. La lussazione della rotula può tuttavia
recidivare. Si parla allora di lussazione abituale di rotula, il cui
trattamento è di competenza chirurgica. Cenni a parte meritano le lussazioni
della colonna vertebrale, che, sebbene rare, possono esser causa di gravissime
lesioni midollari. Il tratto colpito è quasi esclusivamente il rachide
cervicale, in seguito a colpo di frusta da incidente della strada. Più
frequentemente la lussazione è incompleta, ma in questo caso l'associata
lesione legamentosa, può esser causa di instabilità vertebrale e per questo di
cervicalgie e cervicobrachialgie. Quando invece la lussazione è completa
possono comparire gravi lesioni midollari fino alla tetraparesi. In modo
particolare se sono interessate le prime due vertebre cervicali la lesione dei
centri vitali del midollo allungato può esitare nella morte dell' individuo. La
terapia è generalmente la riduzione con opportune metodiche e poi l'
immobilizzazione in minerva gessata inizialmente e quindi in collare di
Schwanz. Bibliografia 1) Watson-Jones. Fratture e lussazioni. 2) V.
Pietrogrande. 3) A. Mancini-C. Morlacchi. Clinica ortopedica 4) E.H.Kuner.
Traumatologia
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