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LE INFEZIONI OSSEE
Con il termine OSTEOMIELITE si identificano
differenti quadri patologici caratterizzati dal peculiare interessamento del
midollo osseo nelle infezioni osteo-articolari.
Il processo infiammatorio a carico dell'apparato scheletrico prende origine e
si diffonde nel tessuto connettivo presente nella cavità diafisaria, nelle
cellette di tessuto spugnoso, nei canali di Havers e nello strato cambiale del
periostio. La reazione infiammatoria non ha nulla di caratteristico rispetto a
quella che si realizza in altri distretti corporei; peculiare è soltanto la
risposta del tessuto osseo al processo infiammatorio che è rappresentata da
fenomeni necrotici, osteolitici ed iperostosici comunque aspecifici e comuni ad
altre condizioni patologiche dell'osso.
I fattori capaci di influenzare in maniera determinante la distribuzione delle
osteomieliti sono rappresentati da: A- Modalità di contaminazione delle
strutture ossee:
1- Diffusione ematogena: è la modalità più frequente; l'agente infettivo
raggiunge l'osso attraverso il torrente circolatorio
2- Diffusione per contiguità: l'infezione si propaga all'osso da un focus
settico localizzato nei tessuti molli adiacenti; tale modalità è particolarmente
importante in caso di traumi diretti, ferite da punta, morsi umani e animali.
3- Diffusione diretta dell'infezione: l'impianto dei germi si produce
direttamente nell'osso, come può facilmente verificarsi a seguito di fratture
esposte, ferite penetranti ecc.
4- Infezione post-operatoria: correlata all'estendersi della pratica della
sintesi delle fratture con mezzi metallici ed all'impiego di artroprotesi; le
percentuali di tale complicanza variano nell'ordine dell'1.5-2% dei casi.
B- Fattore età
Nei bambini e nei neonati sono spesso interessate strutture dello scheletro
appendicolare, mentre negli adulti è più comune una localizzazione delle
infezioni alle strutture dello scheletro assiale.
C- Agente causale specifico
La risposta del tessuto osseo è differente a seconda dell'agente microbico
responsabile dell'infezione;
i micro-organismi principalmente responsabili dei processi osteomielitici sono
lo Stafilococco aureo, lo Stafilococco epidermidis, lo Streptococco, il
Bacterium coli, la Salmonella, ecc.
OSTEOMIELITE EMATOGENA DEL LATTANTE
E' una forma del tutto particolare, l'agente etiologico può essere
rap 555d36f presentato, con la stessa frequenza dallo stafilococco, dallo streptococco e
dal pneumococco. La porta d'ingresso è quasi sempre cutanea e condizione
favorente è la fisiologica mancanza di acido lattico nella cute del neonato.
La diagnosi è spesso difficile in quanto l'osteomielite può evolvere con
sorprendente povertà di sintomi: la febbre assente o poco elevata, scarso o
nullo l'interessamento generale, i dati di laboratorio poco dimostrativi; la
manifestazione clinica si ha quando l'infezione è giunta alle articolazioni
provocando tumefazione e deficit funzionali. L'abbondante reazione
periascessuale è una caratteristica dell'osteomielite del neonato soprattutto
attorno a metafisi e diafisi delle ossa lunghe; inoltre, generalmente, ci si
trova di fronte a quadri di osteoartrite plurifocale. La patologia evolve, in
genere, con danni irreversibili a carico delle epifisi e delle cartilagini di
coniugazione, provocando alterazioni dell'accrescimento metafisario che esitano
in deficit di lunghezza e deviazioni assiali dell'osso colpito.
La terapia deve essere immediata e consiste in un trattamento medico
antibiotico ed un trattamento ortopedico distinto in tre fasi:
1-immediato: evacuazione della raccolta settica ed immobilizzazione
dell'articolazione.
2-precoce: evitare o limitare le deformità con idonei protocolli riabilitativi.
3-tardivo: correggere le deformità non più suscettibili di correzione spontanea
o con metodi incruenti.
OSTEOMIELITE EMATOGENA DELL'ETA' EVOLUTIVA
Il germe responsabile è quasi sempre lo Stafilococco piogeno aureo (80-90% dei
casi), in minor misura altri germi quali lo Streptococco ed il Pneumococco.
L'incidenza di questa patologia è elevata nell'età di accrescimento (tra i 5 ed
i 15 anni) e le sedi di elezione sono le ossa lunghe, in particolare il femore,
la tibia e l'omero a livello delle loro metafisi più fertili.
La più ricca vascolarizzazione e l'esistenza di un letto capillare ampio con
associato rallentamento del flusso sanguigno sono condizioni favorenti
l'impianto in tale sede dell'agente infettivo. La vascolarizzazione
dell'epifisi è distinta da quella della faccia metafisaria della cartilagine di
accrescimento; questa condizione anatomica rappresenta il più delle volte una
barriera invalicabile ai vasi e quindi alla infezione, di conseguenza l'epifisi
e l'articolazione sono quasi sempre risparmiate eccetto i casi di infiammazione
reattiva accompagnati da versamento asettico.
Una condizione del tutto particolare è rappresentata da quelle articolazioni in
cui la metafisi è parzialmente intra-capsulare, come nell'anca e nella spalla
dalla quale consegue la facile ed inevitabile contaminazione diretta della
cavità articolare.
La lesione iniziale è rappresentata da un processo suppurativo che si realizza
nell'ambito del tessuto connettivo degli spazi ossei metafisari; nel tentativo
di espandersi, l'infiammazione si fa strada attraverso i canali di Havers e si
estende alla sottile corteccia metafisaria.
Le alterazioni del tessuto osseo indotte dall'infezione sono:
Necrosi: si manifesta nelle zone dove la flogosi è più violenta, in relazione
ai fenomeni ischemici legati alla trombosi settica delle arterie nutritizie.
Osteolisi : l'osso sano adiacente al focolaio osteomielitico è sede di intensi
fenomeni di riassorbimento connessi all'iperemia locale, con conseguente
rarefazione della trama ossea.
Iperostosi: l'attività osteoblastica del periostio è stimolata dalla
persistente suppurazione e dalla presenza di ampi sequestri che, per le loro
dimensioni, non vengono eliminati; la neoformazione di tessuto osseo ha lo
scopo sia di circondare i focolai infettivi nel tentativo di isolarli, che di
ripristinare la continuità anatomica e funzionale dell'osso.
L'osso neoformato viene denominato "cassa da
morto" o "sarcofago".
La sintomatologia è generalmente acuta, con febbre elevata (40° C), dolore
vivo, spontaneo, che si esacerba con i tentativi di movimento; i dati di
laboratorio indicano una VES elevata ed una leucocitosi con neutrofilia più o
meno accentuata.
I segni radiografici sono caratterizzati da più o meno voluminose aree
osteolitiche circondate da zone di addensamento per la necrosi delle lamine
ossee; la reazione periostale è visibile per la presenza di multiple lamelle
ossee che circondano la corticale, mentre la presenza di sequestri è
caratterizzata da lamine ossee sclerotiche circondate da tessuto
radiotrasparente. Sebbene nelle fasi iniziali l'indagine radiografica sia negativa
(la scintigrafia ossea ha una maggiore sensibilità specie in fase iniziale), si
deve tener presente la regola clinica per cui ogni dolore osseo insorto
bruscamente in un giovane paziente, sullo sfondo di una compromissione dello
stato generale di natura infettiva, deve far sospettare fortemente una
osteomielite (Maroteaux).
La terapia nella fase acuta è prevalentemente medica con la somministrazione di
antibiotici che, in attesa dell'isolamento del germe mediante emocoltura, deve
essere ad ampio spettro e solo successivamente mirata contro il micro-organismo
responsabile. Nel caso di ascessi osteomielitici è indicato l'intervento
chirurgico per evacuare la raccolta settica, in quanto questa non può svuotarsi
spontaneamente (come nel caso di un ascesso delle parti molli) per il carattere
rigido delle pareti della cavità ascessuale che di conseguenza non potranno
collabire. L'antibiotico terapia va somministrata per via parenterale a dosi
efficaci e per un periodo di tempo prolungato, ovviamente in relazione alla
risposta clinica ottenuta, comunque non inferiore alle 3-4 settimane, seguita
da un ciclo di terapia antibiotica per via orale fino al ritorno alla norma
della VES.
OSTEOMIELITE EMATOGENA DELL'ADULTO
Nell'adulto si localizza comunemente alla colonna vertebrale, alla pelvi ed
alle ossa corte; presenta particolarità evolutive essenzialmente legate alle
condizioni anatomiche ed in particolare alla scomparsa della cartilagine di
coniugazione ed alla maggiore densità del manicotto periostale che nell'adulto
è più aderente all'osso. Il processo infettivo tende ad infiltrare e
distruggere la corticale, indebolendo l'osso nella sua struttura e
predisponendolo quindi a fratture patologiche. La disseminazione ematogena alla
colonna vertebrale riconosce due possibili vie, rappresentate dalle arterie
nutritizie e dal sistema venoso paravertebrale; la frequente localizzazione
iniziale di focolai osteomielitici nella regione subcondrale anteriore delle
vertebre, zona riccamente irrorata da arteriole nutritizie, sembra deporre per
una maggiore importanza della via arteriosa.
I germi più frequentemente implicati sono lo Stafilococco, gli Enterobacter e
più raramente lo Streptococco e Pneumococco.
Il trattamento terapeutico si limita, nelle forme acute, alla immobilizzazione
in apparecchi gessati ed ad una, possibilmente mirata, antibioticoterapia; solo
se questo trattamento combinato non è sufficiente ad assicurare la guarigione,
conviene prendere in considerazione la possibilità di un intervento chirurgico
complementare. L'ossigeno terapia iperbarica può costituire una ulteriore
risorsa nel trattamento di alcune osteomieliti particolarmente ribelli quali si
osservano nel corso di infezioni gravi, gangrenose, sostenute principalmente
dal Clostridium Welchii.
OSTEOMIELITE CRONICA
Può esser tale fin dall'inizio, ma spesso rappresenta la cronicizzazione di una
osteomielite acuta in quanto la permanenza di sequestri di osso necrotico e
germi nella sede della infezione primitiva, può essere causa di un persistente
processo reattivo locale con periodi di remissione anche di lunga durata,
alternati a periodi di riacutizzazione. Tra le forme croniche primitive
ricordiamo:
ASCESSO CENTRALE DI BRODIE
Descritto inizialmente da Brodie nel 1832, la lesione colpisce particolarmente
gli adolescenti con localizzazione preferenziale per le metafisi prossimale e
distale di tibia, dove, a causa della crescita corporea, sembra con il tempo
spostarsi ("migra verso la diafisi").
L'agente microbico responsabile è più frequentemente lo Stafilococco; dal punto
di vista anatomo-patologico il reperto fondamentale corrisponde ad una cavità,
di dimensioni variabili da un pisello ad una nocciola, con pareti delimitate da
tessuto di granulazione e contenuto liquido di carattere purulento o mucoide. Radiograficamente
si presenta come un'area radiotrasparente centro-ossea, localizzata
prevalentemente nella metafisi e circondata da un alone sclerotico.
Clinicamente si manifesta con dolore osseo spontaneo, esacerbato alla pressione
locale, senza segni di compromissione generale.
L'intervento chirurgico è sempre giustificato, anche a conferma del sospetto
diagnostico, imponendosi la diagnosi differenziale nei confronti delle lesioni
tumorali a carattere osteolitico.
OSTEOMIELITE SCLEROSANTE NON SUPPURATIVA DI GARRE'
Rara forma di osteite che colpisce la regione diafisaria, senza suppurazione e
formazione di sequestri, ma con una intensa reazione periostale che conferisce
un particolare aspetto eburneizzante alla lesione. Clinicamente si caratterizza
per una sintomatologia dolorosa locale, costante ma mai intensa; il canale
midollare può apparire totalmente obliterato. La terapia è inizialmente medica
ma può diventare chirurgica nelle forme poco sensibili al trattamento generale.
OSTEOMIELITE SECONDARIA A FRATTURE O AD INTERVENTI
CHIRURGICI
E' generalmente una malattia cronica fin dall'inizio, che determina ritardi di
consolidazione; la presenza di mezzi di sintesi rende difficoltosa la
guarigione del processo infiammatorio, per cui si rende necessaria la loro asportazione
ed un accurato curetage del focolaio settico.
Per consentire la guarigione del processo infettivo e la contemporanea
immobilizzazione della frattura, è necessario sintetizzare l'osso con fissatori
esterni applicati a distanza dal sito di infezione.
TUBERCOLOSI OSSEA
L'agente patogeno della tubercolosi osteo-articolare è il Mycobacterium
tubercolosis, solo raramente il Mycobacterium bovis. La via di trasmissione più
consueta è l'inalazione, in qualche caso l'ingestione di alimenti infetti ed, in
un numero crescente di casi può insorgere in seguito a vaccinazione con BCG.
La localizzazione osteo-articolare è solitamente secondaria; il focolaio
primario è situato, nella maggior parte dei casi, in sede polmonare e renale
(rara l'associazione di localizzazioni osteo-articolari in caso di tubercolosi
polmonare).
La disseminazione dal focolaio primario avviene per via ematica. Le sedi
predilette sono rappresentate dal rachide, dall'anca, dal ginocchio e dalle
articolazioni sacro-iliache; nelle articolazioni il processo infettivo si
localizza dapprima alle epifisi e poi, da qui, diffonde in sede articolare.
Dal punto di vista anatomo-patologico l'infezione può manifestarsi in forma
essudativa o produttiva a seconda della risposta dell'organismo all'infezione
(soggetti ipersensibili o, rispettivamente, resistenti).
I fenomeni essudativi sono caratterizzati dall'abbondante produzione di un
essudato ricco di fibrina ed elementi corpuscolati- (linfociti, macrofagi,
plasmacellule, polimorfonucleati); rapidamente l'essudato evolve in necrosi
caseosa.
I fenomeni produttivi sono caratterizzati dalla presenza del tubercolo,
costituito da un nucleo centrale necrotico circondato da cellule epitelioidi,
cellule di Langhans, cellule giganti da corpo estraneo che a volte possono
contenere bacilli di Koch fagocitati.
L' infezione tubercolare predilige le ossa corte, spongiose, in particolare i
corpi vertebrali e le epifisi delle ossa lunghe, le coste, lo sterno ed il
bacino. A carico delle ossa la tubercolosi può produrre una periostite
(solitamente secondaria ad un processo osteomielitico specifico) o, più
frequentemente, una osteomielite caratterizzata da una marcata osteolisi in
assenza di neoproduzione ossea.
Nell'osteomielite tubercolare produttiva (forma più benigna) le trabecole ossee
comprese nel tessuto patologico vanno incontro a processi osteoclastici detti
carie tubercolari ai quali può associarsi anche necrosi ossea; il processo
evolve spontaneamente verso una guarigione anatomica o, più spesso, solo
clinica con incapsulamento del focolaio.
Nella forma essudativo-caseosa il processo osteolitico appare più imponente con
frequenti sequestri, di modeste dimensioni, circondati da una membrana
granulomatosa specifica; in questa forma è frequente la presenza di ascessi,
detti ossifluenti o freddi, contenenti pus tubercolare, piccoli frammenti ossei
(sabbia ossea) e bacilli di Koch. Gli ascessi spesso migrano lungo i naturali
piani di clivaggio per azione della gravità e per l'invasività stessa del
bacillo, raggiungendo così anche le sedi lontane producendo fistole comunicanti
con l'esterno.
Per quanto riguarda la sintomatologia, il paziente riferisce spesso astenia,
sudorazioni notturne, dimagrimento e febbricola; localmente il primo sintomo è
caratterizzato dal dolore con limitazione funzionale delle articolazioni
interessate, alterazione dei rapporti articolari, idrartro ed in seguito gravi
deformità secondarie alla contrattura antalgica della muscolatura o alla
distruzione dei capi articolari.
La diagnosi può basarsi sia sulla clinica che sui dati di laboratorio, i quali
sono aumentati di valore, in particolar modo le prove reumatiche (VES,
mucoproteine, globuline alfa 2). L'intradermoreazione alla tubercolina è spesso
positiva (per sicurezza è consigliabile un esame Rx del torace), la diagnosi di
certezza si può comunque porre in seguito a positività degli esami colturali su
campioni prelevati mediante artrocentesi o biopsia.
L'associazione di osteoporosi dei capi articolari, erosioni ossee periferichee
di una rima articolare ristretta costituisce la triade di Phemister,
patognomonica per l'artrite tubercolare.
La terapia consiste in cicli alternati di Streptomicina, PAS (ac.
para-aminosalicilico), Isoniazide, Miambutol e Rifampicina secondo schemi ormai
collaudati.
E' importante, quando possibile, la somministrazione dei farmaci specifici,
specialmente la Streptomicina, nel focolaio stesso. Alla terapia specifica si
associa la terapia ortopedica che mira a limitare le deformità residue evitando
il carico sulle articolazioni interessate, mediante opportuni apparecchi
gessati e tutori di scarico.
SPONDILITE TUBERCOLARE (MORBO DI POTT)
La localizzazione vertebrale è la più frequente, nella maggior parte dei casi
il focolaio si localizza alla prima vertebra lombare, caratteristicamente
all'aspetto anteriore del corpo vertebrale e generalmente sono interessati due
metameri contigui compreso il disco interposto.
L'ascesso ossifluente tende a migrare al di sotto dei legamenti,
particolarmente del legamento longitudinale anteriore, scollandoli alle
inserzioni all'apice dei corpi. Gli ascessi del rachide dorsale hanno
solitamente scarsa tendenza alla migrazione per le barriere anatomiche
esistenti (inserzioni del diaframma) e rimangono quindi circoscritti in sede
mediastinica posteriore.
Gli ascessi della colonna lombare possono migrare lungo la guaina del muscolo
ileo-psoas e raggiungere la fossa iliaca interna oppure il Triangolo dello
Scarpa.
L'interessamento caratteristico di due corpi vertebrali e del disco compreso
causa, con il tempo, l'insorgenza di una progressiva e grave deformità
vertebrale in cifosi denominata Gobba di Pulcinella.
La spondilite tubercolare solitamente guarisce spontaneamente con esito in
anchilosi, si vengono così a costituire barre ossee non segmentate comprendenti
più metameri con dischi intervertebrali distrutti.
ANCA
Il primo focolaio è solitamente situato al cotile; il processo comporta la
distruzione progressiva dei capi articolari con lussazioni e sublussazioni
secondarie. La sintomatologia è caratterizzata dall'insorgenza di dolore, non
continuo, zoppia da fuga causata dal dolore e, con il tempo, quadri di
deformità in varie posizioni (flessione, intrarotazione, abduzione, ecc.).
L'infezione guarisce spontaneamente in anchilosi.
GINOCCHIO
Si tratta solitamente di una sinovite diffusa secondariamente ai due capi
articolari, con abbondante versamento articolare. L'affezione produce spesso
deformità articolare in flessione con associato varismo o valgismo. Nei
bambini, nelle prime fasi della malattia, si osserva un aumento di volume dei
nuclei di ossificazione epifisari e della rotula.
Evolve in anchilosi progressiva
SACRO-ILEITE
Interessa prevalentemente il sesso femminile, si osservano piccole aree
osteolitiche a carico delle superfici ossee articolari con piccoli sequestri.
La sintomatologia è caratterizzata da lombosciatalgia, ipotrofia dei muscoli
glutei e zoppia.
ARTO SUPERIORE
Questa localizzazione è la meno frequente, è caratteristico l'interessamento
delle mani soprattutto a livello diafisario. L'affezione è nota come
"spina ventosa" per il particolare aspetto che assume l'osso colpito.
BORSITI E TENOSINOVITI
Anche la membrana sinoviale delle guaine tendinee e delle borse può essere sede
di processi tubercolari; ciò si osserva prevalentemente a carico delle borse
tendinee delle mani, delle guaine dei tendini dei muscoli flessori delle dita,
della borsa sottoacromiale, sottodeltoidea e pertrocanterica.
BIBLIOGRAFIA
G. TACCARDO - A. PAGLIEI
Ortopedia e Traumatologia
Verduci Editore
F. PALLOTTA
Ortopedia e Traumatoligia
Verduci Editore
A. LORTAT-JACOB
Principes de traitement chirurgical de l'infection osseuse
Encyclopedie Medico-Chirurgicale
F. SMALTINO - E. PORTA
Radiologia Oggi
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