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Le Fratture Vertebrali
Le fratture vertebrali costituiscono il 4% delle
lesioni fratturative dell'apparato scheletrico e hanno maaggiore incidenza nel
sesso maschile nel III°-IV decennio di vita.
Il segmento più interessato è il tratto dorso-lombare seguito dal tratto
cervicale, lombare e toracico.
In ambito classificativo generale va sottolineata la principale evenienza che
si può associare alla frattura ovvero l'interessamento delle strutture neurologiche
strettamente legate alla colonna vertebrale.
Si distinguono pertanto:
- fratture senza interessamento neurologico (fratture amieliche)
- fratture con interessamento neurologiche (fratture mieliche).
La frattura mielica può aversi per una compressione
dei frammenti ossei direttamente sulle formazioni nervose midollari e
radicolari ed anche per un'azione di taglio più o meno completa del midollo.
Si ha compressione anche per altre due cause che sono il formarsi di un ematoma
extra od intra- murale (ematomielia post-traumatica) ed il realizzarsi di una
angolatura del canale midollare.
Si devono ricordare inoltre nell'evento traumatico vertebrale le lesioni delle
strutture osteo-disco-legamentose.
In considerazione della localizzazione anatomica distinguiamo:
- fratture anteriori isolate o fratture del corpo vertebrale
- fratture della porzione posteriore o fratture arcali
- fratture totali che interessano sia il corpo che gli archi posteriori.
Sulla base del meccanismo traumatico si evidenziano
inoltre quadri anatomo-patologici differenti:
- fratture da schiacciamento a cuneo: rapopresentaano il tipo più frequente
realizzandosi nei traumatismi con compressione assiale del rachide (caduta
dall'alto) e determinando uno schiacciamento vertebrale della parte anteriore
del corpo tanto che la vertebra assume un aspetto cuneiforme.
- frattura comminuta o da scoppio completa ed incompleta: si realizza con un
meccanismo di iperflessione associata o meno alla rotazione. In tali fratture
si può avere spostamento dei frammenti ossei e di parti del disco tale da
determinare un interessamento midollare centrale o centro-laterale.
- fratture-lussazioni vertebrali: sono dovute a traumi con forze di
distrazione-flessione, traslazione e distensione che realizzano una dislocazione
della vertebra superiore sulla sottostante condizionandone lo schiacciamento.
Sono fratture che comportano complicazioni neurologiche precoci o tardive che
consistono in semplici irritazioni radicolari ma più spesso compressioni
midollari o paralisi da sezione trasversa.
Il quadro clinico in caso di frattura vertebrale è
dato da:
- dolore in corrispondenza della sede di frattura, ev. irradiantesi nei
corrispondenti territori metamerici.
- rigidità della colonna conseguente alla contrattura antalgica della
muscolatura paravertebrale
- impotenza funzionale al carico sul rachide direttamente correlata alla
gravità della lesione in atto.
- può esserci deformità scheletrica del rachide (gibbo).
Alla valutazione clinico-radiografica (Rx in bending
laterale, TAC, RNM) si dovrà testare in prima istanza il mantenimento o meno
della stabilità a carico del segmento interessato dalla lesione traumatica in
quanto tale dato è fondamentale per un corretto criterio terapeutico in quanto
la prognosi di una instabilità disco-ligaamentosa si presenta nella
maggiorparte dei casi sfavorevole.
In caso di frattura mielica oltre al quadro clinico sopra descritto si può
evidenziare una sintomatologia caratteristica delle sindromi spinali con la
sola differenza della sua transitorietà.
In particolare nelle lesioni spinali si distinguono 4
gradi di gravità d'interessamento neurologico:
- commozione del midollo spinale (reversibile).
- contusione del midollo spinale ( non completamente reversibile)
- compressione spinale (in genere irreversibile)
- sezione trasversa del midollo (shock spinale comprendente una triade di
disturbi sensitivi, motori e vegetativi).
La lesione midollare parziale o totale è una
evenienza prognosticamente assai grave e la sua sintomatologia può esordire
immediatamente o dopo intervallo libero (paralisi flaccida completa -
automatismi midollari - spasticità con comparsa nel tempo di contratture
articolari difficilmente vincibili).
In relazione al tratto di rachide interessato varia la sintomatologia, il
decorso clinico e la terapia delle fratture vertebrali.
Fratture rachide cervicale
A questo livello la lesione ossea si accompagna
spesso a gravi lesioni neurologiche o all'exitus per lesioni bulbari.
Nelle fratture di C1 e C2 senza compromissione neurologica vi è dolore precoce,
irradiato lungo il n. grande occipitale, rigidità da contrattura ed impotenza
funzionale.
- La frattura del dente dell'epistrofeo con lussazione anteriore dell'atlante
può sospettarsi se vi è una dolorosa instabilità del capo per cui il paziente
si regge il capo con le mani (segno di Putti); si associa a torcicollo,
difficoltà alla deglutizione, dolorabilità alla masticazione, disartria,
scialorrea, e paralisi del velopendulo.
Possono inoltre distinguersi tre forme di fratture dell'epistrofeo diverse per
stabilità, terapia e prognosi a seconda dell'altezza di localizzazione della
frattura (apice, base e corpo dell'epistrofeo).
- La frattura isolata del processo odontoideo può sospettarsi per una
rachialgia cervicale alta con limitazione della motilità attiva, dolore alla
digitopressione in corrispondenza della fossetta nucale e sul corpo vertebrale
raggiunto attraverso il faringe.
la terapia di tali fratture amieliche viene realizzata mediante immobilizzzione
e contenzione previa ev. riduzione incruenta tramite trazione applicata al
capo( trazione transossea di Crutchfield).
Nelle fratture del restante tratto cervicale si
pratica una volta ottenuta la riduzione una immobilizzazione con Minerva
gessata.
Esiste una particolare lesione del rachide cervicale che si produce per caduta
diretta sulla testa detta frattra di Jefferson in cui l'anello dell'atlante si
frattura a causa della forza compressiva sui condili trasversi del suboccipite
e le superfici articolari dell'epistrofeo.
Nelle fratture cervicali indicazioni all'intervento chirurgico sono l'
irriducibilità, la presenza di diastasi, l' età avanzata, la mancata guarigione
ossea dopo 20 settimane ed ev. associazione con lesioni nervose.
Fratture del rachide dorso-lombare
Si realizzano in genere a causa di movimenti in
iperflessione e sono per lo più localizzate a livello del passaggio
dorso-lombare(D12-L1) poichè tale regione anatomica costituisce il fulcro su
cui avviene il movimento di flessione forzata del rachide.
Seguono come frequenza le fratture di D5 ed L3.
la sintomatologia si manifesta con dolore esacerbato dalla digitopressione,
contrattura della muscolatura paravertebrale corrispondente al tratto
interessato, associato talvolta ad alterazioni neurovegetative quali la
ritenzione urinaria e l'ileo paralitico.
Se la frattura interessa il rachide dorsale il dolore può essere irradiato
anteriormente lungo gli spazi intercostali.
Le fratture vertebrali totali con notevole lesione capsulo-legamentosa sono
particolarmente instabili e pericolose perchè posono facilmente interessare il
midollo.
Il trattamento delle fratture dorso-lombari amieliche prevede il mantenimento
di una posizione che non modifichi le fisiologiche curve attraverso
l'applicazione di cuscini e supporti da usare subito dopo il trauma ed al
ricovero del paziente in ambiente ospedaliero. In un secondo tempo verrà
confezionato un corsetto gessato in stazione eretta a paziente seduto od in
piedi utilizzando una trazione cervicale a fionda.
Per le fratture di D1-D2-D3 il corsetto gessato viene modellato facendo presa a
livello del mento e dell'occipite; per le fratture dorsali basse, il corsetto
deve invece estendersi dallo sterno alla sinfisi pubica lasciando libere le
ascelle e permettendo una flessione dell'anca a 90°.
Qualunque sia il livello del segmento di colonna interessato da una frattura o
frattura lussazione occorre instaurare al più presto alcuni provvedimenti
terapeutici fondamentali quali l'attività muscolare isometrica della
muscolatura del tronco e paravertebrale oltre che quella dell'arto superiore,
l'assistenza respiratoria e dietetica.
Nelle lesioni mieliche inoltre dovrà essere prevenuta la possibilità di piaghe
da decubito sacrali e monitorato il controllo della vescica e dell'intestino.
Se il paziente presenta un deterioramento neurologico progressivo, se la
frattura è francamente instabile o se è esposta, se presente in un
politraumatizzato, se il paziente è scarsamente collaborante il trattamento di
scelta dovrà essere chirurgico e prevedere una sintesi con placche o viti
translaminari od altri dispositivi di fissazione interna (Harrington,
Cotrel-Dubusset et alia) con o senza l'utilizzo di innesti ossei omologhi per
via anteriore o posteriore.
Nelle fratture toraco-lombari mieliche, l' interessamento midollare può essere
causato dall'azione lesiva dei frammenti ossei o a trauma indiretto.
Il loro trattamento prevede l'utilizzo di interventi sul midollo di pertinenza
neurochirurgica di natura esplorativa e decompressiva e/o interventi diretti sulle
lesioni radicolo-midollari seguita dalla riduzione della frattura con le
tecniche sovraesposte per il trattamento delle frattire dorso-lombari
amieliche.
Bibliografia
Fratture e Lussazioni.
Watson-Jones
Ed. Vol II. Piccin, Padova 1991.
Manuale dell'osteosintesi.
M.E Muller, M. Allgower.
Springer-Verlag 1993
Handbook di Traumatologia.
E. Kuner, V. Schlosser.
Mediserve 1992.
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