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IL TORCICOLLO CONGENITO - TORCICOLLO CONGENITO MIOGENO

medicina



IL TORCICOLLO CONGENITO

Il torcicollo congenito è una deformità presente alla nascita, caratterizzata da permanente deviazione laterale e rotatoria del capo, con difficoltà o impossibilità a compiere alcuni movimenti.
Il torcicollo congenito si distingue in torcicollo da anomalie congenite di sviluppo o osteogeno e torcicollo congenito muscolare o miogeno a seconda che la malformazione interessi il rachide cervicale o i muscoli del collo.
Il torcicollo da anomalie congenite di sviluppo i 636g65g mpone una prognosi più grave; l'eziologia è di natura ossea ed è rappresentata da anomalie per difetto o da una riduzione numerica delle vertebre cervicali (sinostosi atlo-occipitale, emispondilie, assimilazione assiale, sinostosi di due o più vertebre come nella Sindrome di Klippel-Feil, spina bifida cervicale).

All'esame clinico si riscontrano, accanto alla brevità e all'atteggiamento in torsione del collo, una notevole limitazione dei movimenti ( soprattutto quelli di rotazione), una scoliosi occipito-cervicale o cervico-dorsale senza curve di conpenso e una cefalea localizzata alla regione occipitale. E' presente il segno di Bertolotti (impossibilità all'apertura completa della bocca). La palpazione evidenzia un muscolo sternocleidomastoideo di consistenza normale.

L'esame radiologico richiede, oltre alle radiografie d'insieme, un indagine TAC, per apprezzare in dettaglio il tratto cervicale superiore.

Terapia:utile il ricorso ad apparecchi gessati correttivi e tutori ortopedici; in alcuni casi l'unica possibile soluzione per impedire una progressione è rappresentata dall'artrodesi chirurgica dei corpi vertebrali appartenenti al segmento interssato.

TORCICOLLO CONGENITO MIOGENO



E' la forma più frequente di torcicollo congenito. E' riferibile alla retrazione fibrosa monolaterale del muscolo sternocleidomastoideo. L'accorciamento e la minore elasticità di questo muscolo fissa il capo in atteggiamento caratteristico: flessione verso il lato affetto e rotazione verso il lato opposto.
Sembra più frequente dal lato destro e nel sesso femminile.

Patogenesi: la teoria meccanica (posizione abnorme del feto nella cavità uterina con ischemia unilaterale dello sternoleidomastoideo e conseguente retrazione fibrosa) è quella che attualmente trova maggior credito.
Sono state ormai abbandonate le teorie:
- traumatica (retrazione fibrosa di ematomi intramuscolari prodotti da strumenti o manovre ostetriche nei parti distocici)
- infiammatoria (per riscontro della deformità in nati da gravidanze complicate da processi infiammatori)
- embrionaria (da ipoplasia unilaterale dello sternocleidomastoideo, per vizio di prima formazione).

Anatomia Patologica: lo sternocleidomastoideo nel torcicollo congenito miogeno è diminuito in lunghezza, di consistenza aumentata, di colorito che dal rosa pallido può arrivare fino al bianco tendineo. La guaina aponeurotica è ispessita. L'esame istologico evidenzia un tessuto connettivo abnormemente sviluppato che dissocia i fasci muscolari atrofici. Le fibre muscolari sono in gran parte preda di fenomeni degenerativi.

Quadro clinico: la diagnosi può risultare difficile alla nascita e nei primi mesi di vita perchè i neonati "non hanno collo". L'esame clinico evidenzia una flessione del capo dal lato affetto e una rotazione dal lato opposto. E' presente una asimmetria del cranio (plagiocefalia), per ipoplasia dell'emicranio dal lato della lesione, con bozza frontale e parietale meno sviluppate, un asimmetria della faccia (plagioprosopia) con linea oculare e labiale oblique e linea mediana del viso concava verso il lato della lesione (scoliosi facciale).
L'ispezione evidenzia inoltre sopraelevazione della spalla dal lato affetto e una traslazione del capo dal lato opposto. Pressochè costante il riscontro di una scoliosi cervicale o cervico-dorsale con concavità dal lato della retrazione, con o senza curva di compensazione.
Alla palpazione si apprezza un nodulo muscolare lungo lo sternocleidomastoideo al di sopra della clavicola, destinato a scomparire dopo alcune settimane; in seguito permane soltanto l'indurimento muscolare cordoniforme non dolente. L'articolarità attiva e passiva è ridotta.

L'esame radiografico è indispensabile solo per escludere la coesistenza di anomalie dei corpi vertebrali.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE: si pone prima di tutto con il torcicollo congenito osteogeno e poi con forme di torcicollo sintomatico:
- infiammatorio (linfoadenite, artrite reumatoide giovanile, ascesso retrofaringeo, Sindrome di Griesel, osteomielite dei corpi vertebrali, discite)
- neurologico (disfunzioni oculari, siringomielia, tumori midollari e del cervelletto, paresi cerebrale infantile, poliomielite)
- traumatico (fratture, lussazioni, blocchi delle articolazioni vertebrali, sindrome cervicale)
- altri (tumori e calcificazioni dei dischi intervertebrali, cicatrici, miosite ossificante, isterico, meningite, encefalite, meningismo).

TERAPIA: va iniziata il più precocemente possibile per evitare l'instaurarsi di deformità irreversibili.
Nelle prime settimane di vita si può tentare una correzione con delicate manipolazioni in senso contrario alla deformità (inclinando il capo verso la spalla dal lato opposto a quello della lesione e ruotando il mento verso la spalla dal lato leso). Gli esercizi debbono essere eseguiti con delicatezza e ripetuti più volte nell'arco della giornata.
Si può ricorrere anche a docce gessate da applicarsi di notte e durante il sonno pomeridiano per stirare il muscolo più corto. Qualora non si ottenga una correzione soddisfacente entro il primo anno di vita viene indicato l'intervento chirurgico; questo consiste nella sezione del capo sternale e clavicolare dello sternocleidomastoideo e nella sezione dei foglietti di sdoppiamento della fascia cervicale superficiale. Talvolta può rendersi necessaria anche la sezione del capo mastoideo, facendo attenzione a non ledere il nervo facciale. Successivamente all'intervento viene confezionato un gesso cevico-toracico (gesso a diadema), atteggiando il capo in ipercorrezione, per evitare che aderenze cicatriziali riproducano la deformità. L'apparecchio gessato sarà quindi sostituito con un tutore ortopedico che, mantenendo la correzione, consentirà esercizi attivi di rieducazione motoria e cicli di isiochinesiterapia.




BIBLIOGRAFIA


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