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TELEVISIONE E GIORNALI

comunicazione



TELEVISIONE E GIORNALI

Un confronto che rivela pregi e limiti in entrambi questi grandi mezzi della comu­nicazione di massa.

Tipologia D: tema di ordine generale


Televisione, giornali, radio, cinema: sono questi i grandi mezzi della comunica­zione di massa, capaci d'orientare l'opinio­ne pubblica. Le loro funzioni sono quelle di informare, educare, divertire.

Ma soffermiamoci, in particolare, su televisione e giornali, in quanto offrono due tipologie opposte di fruizione dell'informa­zione: la prima è immediata, la seconda, quella dei giornali, è mediata e si offre ai lettori sollecitandone la riflessione.

Cominciamo dalla te 454i87e levisione. La regi­na della comunicazione di massa deve insi­stere particolarmente su quelle caratteristi­che e prestazioni che le sono proprie: imme­diatezza e immagini.



La televisione è essenzialmente ripresa diretta; quando porta nelle case immagini di avvenimenti lontani e nel preciso istante in cui si svolgono, essa assolve ad un compito in cui non ha rivali. Si esprime con un lin­guaggio che non lascia dubbi sulla legittimi­tà del nuovo mezzo. Più la rappresentazione si avvicina alla contemporaneità, più imme­diato diventa il rapporto tra la realtà e il suo spettatore, più diretta e incisiva la presa di conoscenza. Ed è questa l'efficacia che la televisione deve raggiungere per rispndere in pieno alla propria funzione.

La televisione, por offrendo elementi di somiglianza con altri strumenti di comu­nicazione sociale, non può considerarsi un teatro o un cinema da camera, né tanto meno una radio "illustrata". Infatti, le caratteristi­che tecnico-espressive della TV convergono a definire l'immediatezza, la spontaneità, l'attualità e l'intimità della comunicazione. Aspetti della comunicazione televisiva che sono stati ulteriormente potenziati dalla te­levisione digitale, satellitare o terrestre che sia, capace di offrire al telespettatore una varietà di programmi e l'interattività, cioè la possibilità di un minimo di risposta da parte dello stesso spettatore.

Tuttavia se, sul piano dell'immediatez­za, il confronto tra la televisione e il giorna­le si risolve nettamente a favore della prima, il secondo vanta tuttavia delle caratteristi­che specifiche che lo rendono insostituibile. Infatti il giornale si offre alla nostra lettura facendoci riflettere, dandoci l'opportunità di un esame approfondito delle notizie.

In sintesi, il vantaggio del giornale nei confronti della TV è che esso ci "parla" quando noi siamo attenti all'ascolto, mentre l'altra finisce spesso per fare da sottofondo ad altre nostre occupazioni. Questo fa sì che la televisione, che potenzialmente dispone di una grande efficacia comunicativa, in concreto risulti meno incisiva per il modo in cui il suo messaggio viene fmito, senza dire che il carattere sinestetico del suo discorso, che è sintesi di immagini, suoni, testi verba­li, testi scritti, in rapida successione, non sempre facilita la ricezione dei messaggi o, meglio, non li facilita quando noi non siamo completamente e compiutamente disponibi­li a riceverli, il che può accadere molto di frequente.



Perciò, contrariamente a quello che si potrebbe ritenere in astratto, gli effetti "cul­turali" della sua diffusione sono vistosi, ma piuttosto negativi: quando non l'evasione totale o il defilamento rispetto alla realtà quotidiana, la TV incentiva la superficialità, la frettolosità dell'analisi, quel senso di vago e diffuso fastidio rispetto alla stragran­de maggioranza dei problemi che, pur se ignorati nella sostanza, sono stati già "senti­ti", già "visti". È questa la base comune, piùgrave e profonda, di tutti i conformismi, che poi si sfaccettano e differenziano in superfi­cie: da quello che riguarda tutto quanto è di moda, è "in", è "strong", all'apparente anti­conformismo dell'impegno politico-sociale a tutti i costi, alla sensibilità ai temi più alla moda (ecologia, amore per gli animali, soli­darietà per il Terzo Mondo, ecc.).

Notevole è anche l'influenza sulla lin­gua. Infatti, in questo campo, la televisione ha mostrato di poter fare in poco più di un quarto di secolo quello che la scuola e le al­tre istituzioni non erano riuscite a fare in un secolo di vita politica unitaria: diffondere in tutti i ceti sociali e in tutte le aree la lingua nazionale.

L'influenza dei giornali invece è meno appariscente, ma più profonda. Sovente chi è lettore di un giornale si affeziona a quello e lo segue per tutta la vita, finendo per spo­sarne i punti di vista, il linguaggio, l'ideolo­gia. Il fenomeno in sé non è del tutto positi­vo e diventa decisamente negativo negli ec­cessi, ma in generale è forse preferibile ri­spetto alla superficialità e alla mutevolezza del pubblico televisivo. In ogni caso implica un più elevato livello di consapevolezza e di fruizione critica dell'informazione.







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