Caricare documenti e articoli online 
INFtub.com è un sito progettato per cercare i documenti in vari tipi di file e il caricamento di articoli online.


 
Non ricordi la password?  ››  Iscriviti gratis
 

LA FILOLOGIA - Stadio medioevale delle lingue

lettere



LA FILOLOGIA

"Filologia" è una parola composta derivante dal greco, che significa "amore per la parola". Il filologo si occupa di testi scritti, qualunque essi siano; l'obiettivo è di cercare di avvicinarsi il più possibile al testo originale. Nel medioevo, ad esempio, i testi erano trascritti a mano e inevitabilmente si accumulavano errori: compito del filologo è recuperare lo scritto così come l'autore l'aveva voluto. In Italia ci si occupa soprattutto dei testi medioevali, circa dal IV al XV secolo. La filologia germanica, di questi testi medioevali, studia da un lato la lingua (fonetica, morfologia, sintassi), dall'altro la cultura (la religione, la mitologia, il Diritto Germanico, la Famiglia e la Schiera, vale a dire il modo in cui è strutturato il gruppo di guerrieri, ecc.)

"Germanico" non è sinonimo di "tedesco", ma si intendono tutte quelle lingue appartenenti ad un unico ceppo linguistico, ad un'unica radice, in altre parole le lingue germaniche.

Tra queste, alcune sono ancora parlate, altre sono morte:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Primo gruppo → le lingue scandinave:



o   &nb 828c21i sp;    Svedese

o   &nb 828c21i sp;    Danese    Bokmål (lingua scritta)

o   &nb 828c21i sp;    Norvegese

Nynorsk (nuovo norvegese, frutto di una riforma linguistica quando la

Norvegia si staccò dalla Danimarca)

o   &nb 828c21i sp;    Islandese

o   &nb 828c21i sp;    Feringio (parlato nelle isole Færøer, a nord della Scozia)

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Secondo gruppo → le lingue germaniche occidentali:

o   &nb 828c21i sp;    Tedesco

o   &nb 828c21i sp;    Inglese

o   &nb 828c21i sp;    Nederlandese

o   &nb 828c21i sp;    Afrikaans (deriva dal Nederlandese ed è parlato in Sud Africa, importato dai coloni Boeri che si insediarono nel XVII secolo)

o   &nb 828c21i sp;    Frisone (parlato solo in alcune isole vicine ai Paesi Bassi e in altre della Germania Occidentale)


Stadio medioevale delle lingue:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Tedesco → si è formato e uniformato nel corso del XVI secolo grazie alla traduzione della Bibbia da parte di Martin Lutero. Sino a quel momento, nel territorio esistevano vari dialetti: Lutero cerca di creare una lingua uniforme e si basa da un lato sulla lingua della religione della Turingia, dall'altro sul dialetto tedesco usato dalla cancelleria imperiale. Il tedesco fino a quel momento era diviso in due dialetti:

o   &nb 828c21i sp;    Basso tedesco parlato a settentrione, nelle pianure; è l'antico sassone che risale al IX sec.

o   &nb 828c21i sp;    Alto tedesco parlato nel meridione, sulle montagne; le prime testimonianze risalgono all'VII sec.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Inglese → conosce tre grandi fasi:

o   &nb 828c21i sp;    Inglese (fase attuale)

o   &nb 828c21i sp;    Inglese medio (fase intermedia)

o   &nb 828c21i sp;    Anglosassone (fase più antica)

Le più antiche testimonianze risalgono al VII secolo, poi accadde un episodio storico: la conquista normanna, per la quale l'anglosassone è sostituito dall'anglonormanno. Si ritroverà l'inglese solo nel XIV secolo, conserva le sue radici germaniche, ma ha anche un lessico romanzo: questo è l'inglese medio.

La traduzione in inglese della Bibbia di Giacomo I fa sì che si uniformi la lingua inglese; anche se poi l'evoluzione fonetica non è stata registrata dalla lingua scritta.


·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Terzo gruppo → le lingue germaniche orientali:

o   &nb 828c21i sp;    Gotico (testimoniato per un periodo storico che va dal IV al VI secolo in testi scritti, tra cui una traduzione della Bibbia del IV secolo)

o   &nb 828c21i sp;    Vandalico

o   &nb 828c21i sp;    Burgundo

o   &nb 828c21i sp;    Longobardo

Di queste ultime lingue non ci sono testimonianze scritte, se non nomi o parole sparse. Il gotico e soprattutto il longobardo, hanno lasciato tracce nella lingua italiana.




STORIA

La filologia germanica si occupa di tutte quelle lingue che risalgono al ceppo linguistico non attestato (=senza testimonianze scritte) definito germanico (si indica con GMC٭___). Il germanico a sua volta fa parte di un altro insieme di lingue definito indoeuropeo (si indica con IE), detto dai tedeschi indogermanisch.

Nell'antichità non vi era conoscenza di apparentamento tra le lingue, cioè non erano ritenute in contatto tra loro.

Nel medioevo, con la cristianizzazione, poiché solo uno era stato l'uomo primordiale (Adamo), tutte le lingue dovevano rimandare a lui. I 72 popoli e quindi le 72 diverse lingue, che si crearono con Noè, furono ritenute appartenenti allo stesso ceppo, quello ebraico.

Si comincia a percepire che alcune lingue sono simili tra loro solo a partire dall'età moderna grazie a studiosi olandesi. La religione protestante richiede che il fedele interpreti da solo il testo sacro, senza la mediazione del clero, questo comportò una maggiore sensibilità per il recupero del testo biblico originario e di conseguenza delle lingue (XVII sec.).

Le prime osservazioni scientifiche risalgono alla fine del XVIII sec., periodo in cui la compagnia delle Indie cominciò a colonizzare l'India. La compagnia era composta da inglesi: la un lato militari e dall'altro funzionari, cioè persone provenienti da università come Oxford e Cambridge, in cui è obbligatorio lo studio del latino e del greco. Questi si accorsero che la lingua parlata nelle Indie è simile talvolta al latino, talvolta al greco, e soprattutto il sanscrito (=lingua in cui sono stati redatti i testi religiosi preinduisti).


Cenni sull'evoluzione della religione indiana:

R. Vedica → Testi scritti in sanscrito

↓ ↓

Induismo    Pali (dialetto in cui Buddah scriverà i suoi testi) → Buddismo


Gli inglesi sono affascinati dalla civiltà indiana e grazie alla documentazione storica comprendono che il sanscrito risale al 1000 AC. Il sanscrito fu così considerato la base dalla quale si sono poi sviluppate tutte le altre lingue.

Inizialmente si adottò un sistema linguistico comparatistico, che consiste nel confrontare le parole con lo stesso significato nelle varie lingue. Ad esempio: la parola "volare" in sanscrito, avestico, greco, latino, ecc. ha sempre la stesse lettera iniziale, la "P". Questa comparazione consentì di delimitare i seguenti gruppi di lingue:

Ø   &nb 828c21i sp;  Sanscrito

Ø   &nb 828c21i sp;  L. iraniche (di cui la più antica è l'avestico, la lingua dei Persiani al tempo dei greci antichi)

Ø   &nb 828c21i sp;  Tocario (parlato ai confini dell'India occ.)

Ø   &nb 828c21i sp;  L. anatoliche (parlate in Anatolia, l'attuale Turchia)

Ø   &nb 828c21i sp;  Armeno

Ø   &nb 828c21i sp;  Greco

Ø   &nb 828c21i sp;  Latino

Ø   &nb 828c21i sp;  L. italiche (osco, umbro, ecc.)

Ø   &nb 828c21i sp;  L. celtiche

Ø   &nb 828c21i sp;  L. germaniche

Ø   &nb 828c21i sp;  L. slave

Ø   &nb 828c21i sp;  L. baltiche

Ø   &nb 828c21i sp;  Albanese (costituisce un gruppo a se stante)

Tutte queste lingue avevano tratti in comune da un punto di vista fonetico e morfologico, ma allo stesso tempo avevano caratteristiche proprie. Ad es. le l. germaniche conoscono tutte i tre generi (m, f, n) ma hanno allo stesso tempo caratteristiche proprie. Questa constatazione portò a concepire che deve esserci stato un punto di partenza comune. Poiché sono parlate dall'Islanda ai confini della Cina, sono dette indoeuropee. Se queste genti un tempo hanno parlato la stessa lingua, significa che provenivano da un unico luogo. Nell' '800 si pensava che questo unico luogo fosse l'India, ma il dibattito è ancora oggi aperto e si è rinvigorito negli ultimi due anni. La teoria è entrata in crisi per la scoperta di due nuove lingue: il lineare B, scoperta nell' Isola di Creta e risalente al 1500 AC, e l'ittita, scoperta su tavolette in creta con incisioni cuneiformi (scritti mesopotamici) in Anatolia (su basi archeologiche si scoprì che risale al 1650-1750 AC).

A metà del XX secolo si cominciò a studiarle con la grammatica indoeuropea e si individuarono alcune parole presenti in tutte le lingue. Es. della teoria del salmone: tutte le lingue indoeuropee utilizzano la stessa parola "salmone", di conseguenza tutte le genti hanno conosciuto il salmone in una parte del globo (il nord europeo), poi hanno emigrato, pur mantenendo la parola. Analoga è la teoria dell'orso, fatta eccezione per le lingue germaniche, in cui era una parola tabù. Queste teorie hanno però un punto debole: non è detto che la parola indichi in ogni lingua la stessa cosa (non è, infatti, possibile ricavare l'origine con ragionamenti linguistici).

L'archeologia ha risolto il problema con esami (ad es. del carbonio 14) e capì che le lingue indoeuropee risalgono alla Turchia orientale (la zona dei Grandi Laghi), da qui gli indoeuropei si sarebbero mossi verso l'Europa e l'India (queste sono società patriarcali e guerriere, avvezze all'allevamento, non all'agricoltura).

Nel 1861 August Schleicher formulò una struttura ad albero, ancora oggi utilizzata, ma solo dal punto di vista didattico.



GMC occ.

GMC GMC or. Islandese

GMC sett. Norvegese

Svedese

Danese

LAT


IE  GR


SLAV


SANSCR


Il punto debole di questa struttura è che un'evoluzione ad albero ha in se l'idea che le lingue siano indipendenti l'una dall'altra e non tiene presente del prestito delle lingue (=parola di una lingua adottata da un'altra).

La struttura ad albero fu messa in discussione nel 1872 da Johannes Schmidt, che formulò la teoria delle onde: un sasso gettato nello stagno muove delle onde circolari, che si espandono fino a scomparire. I mutamenti e i prestiti linguistici seguono questa logica e il sasso è il centro culturale influente che fa sì che il proprio uso linguistico diventi norma per gli altri. Probabilmente esisteva un altro centro che emanava una norma e di conseguenza una zona periferica può avere elementi culturali di entrambi.


ISOGLOSSA









Isoglossa (da ISO=uguale e GLOSSA=lingua) : accomunanza di un qualunque fenomeno linguistico.

Es: Isoglossa goto-nordica. Nella lingua gotica e nell'antico nordico GMC٭-W- (suono semivocalico) si sviluppa in -ggW-, mentre le altre lingue germaniche mantengono -W-. Ciò significa che i goti e coloro che parlavano l'antico nordico sono stati a contatto tra loro.

Es: Isoglossa del mare del nord. GMC٭-NF - (nasale e suono labiale), che troviamo ad esempio nel tedesco (fünf), poi in inglese (five) manca la nasale e al suo posto troviamo una vocale lunga e un suono labiale GMC٭-n+lab.-.



FONETICA

Una consonante ha tre caratteristiche:

Ø   &nb 828c21i sp;  LUOGO (luogo di produzione del suono)

o   &nb 828c21i sp;    Labiale

o   &nb 828c21i sp;    Dentale (caratteristica che differenzia gli uomini dalle scimmie)

o   &nb 828c21i sp;    Palatale

o   &nb 828c21i sp;    Velare (parte posteriore del palato)

o   &nb 828c21i sp;    Labiovelare

Ø   &nb 828c21i sp;  VIBRAZIONE (se vibrano o no le corde vocali)

o   &nb 828c21i sp;    Sordo

o   &nb 828c21i sp;    Sonoro

Ø   &nb 828c21i sp;  MODO (modo in cui esce l'aria dall'apparato fonatorio)

o   &nb 828c21i sp;    Occlusivo (all'aria è impedito di uscire)

o   &nb 828c21i sp;    Spirante/Fricativo (all'aria non è impedito di uscire)

o   &nb 828c21i sp;    Affricato (rapida successione di un suono occlusivo e di uno spirante)


Es: T → suono sordo, dentale.

P → occlusiva, sorda, labiale

I suoni indoeuropei sono tutti pressoché occlusivi, mai affricati e raramente spiranti. Esistono due serie di suoni occlusivi: aspirati e non aspirati, che si suddividono a loro volta in sorde e sonore (l'indoeuropeo non conosce però le occlusive aspirate sorde).


OCCLUSIVE


ASPIRATE NON ASPIRATE

SORDE

SONORE

P

B

T

D

K

G

K

G


SORDE

SONORE

X

BH

X

DH

X

GH

X

G H


labiali

dentali

velari

labiovelari

Ora il germanico ha modificato radicalmente la situazione indoeuropea, cambiando le consonanti.

Es: IE* P TER (padre)

Inglese → FATHER

Tedesco → Vater

Quindi IE* P → GMC* F

è una vocale indistinta nella pronuncia, è una semplice fuoriuscita d'aria caratteristica della lingua inglese.

Es: IE* GOL- (gelare)

GMC* KAL- da cui l'inglese "cold" e il tedesco "kalt" (freddo)

IE* G → GMC* K

In conclusione il consonantismo germanico muta, andando a creare una grande serie di suoni aspirati. Ad esempio, l'aspirate dentale tipica dell'inglese TH (suono sia sordo, si indica con þ, che sonoro, si indica con ð). I copisti medioevali, basandosi sull'alfabeto latino, non hanno un segno grafico per rendere il TH sordo o sonoro, quindi talvolta partono da grafemi dell'alfabeto latino e ne modificano i segni, altre volte usano un altro alfabeto, quello runico.

Il germanico sviluppa quindi delle aspirate, che sono:



SORDO

SONORO

LABIALI

F

V

DENTALI



VELARI

H

CH/X

LABIOVELARI

H

CH /X


Un'altra innovazione del germanico è la rizotonia, in altre parole l'accento cade sempre sulla radice, fatta eccezione per due casi:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Quando la radice è preceduta da un prefisso.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Quando si tratta di una parola-prestito (parola che da una lingua entra in un'altra e mantiene l'accento della lingua originale). Ad esempio la parola tedesca "Musìk", un prestito dal francese.

Questo ha provocato la caduta delle sillabe post-toniche, ovvero delle sillabe che si trovano dopo quella accentata, infatti, la maggior parte delle parole germaniche sono monosillabiche o bisillabiche. Vengono così meno tutte quelle informazioni che nell'indoeuropeo erano date dalle sillabe dopo la radice (si pensi al caso delle declinazioni in latino). Il germanico assume allora una struttura rigida, in cui il soggetto deve sempre essere espresso e la posizione delle parole è fissa (le altre informazioni provengono dalle preposizioni).


Il verbo:

Il germanico ha due grandi categorie di verbi, i verbi deboli e i verbi forti.

Presente Passato P.passato

Forti    to come came come

kommen   kam gekommen

Deboli to love loved loved

lieben liebte geliebt

Una caratteristica propria delle lingue germaniche è che il verbo debole non cambia la vocale radicale e per indicare che è al passato ha bisogno di un suffisso (in genere un'occlusiva dentale). Non si sa ancora quando e come questa norma sia entrata in uso. Il verbo forte, al contrario, permette la determinazione del tempo passato attraverso un cambiamento della vocale radicale, questo cambiamento è detto apofonia e si distingue in due tipi: qualitativa (muta il timbro della vocale) e quantitativa (muta la lunghezza del suono della vocale). Queste due caratteristiche "convivono", non è detto che l'una escluda l'altra. Le lingue germaniche conoscono sette tipi di successioni vocaliche, dette classi. Esempio di apofonia anglosassone qualitativa e quantitativa:


INFINITO

PRETERITO SING.

PRETERITO PL.

PARTICIPIO PRETERITO

GIEFAN

GEAF

GĒAFON

GIEFEN




LE RUNE

Le rune sono un alfabeto con segni non sempre costanti; normalmente è composto di 24 segni, ma la loro successione non corrisponde a quella dell'alfabeto latino (proprio per questo è chiamato fu ark). E' composto di segni retti e tende a non avere mai curve, perché il materiale adottato per la scrittura è un materiale rigido, che non permette di produrre segni curvi con agilità. Non a caso l'inglese "write" in lingua indoeuropea significa "incidere".

Ci sono tre teorie principali riguardo alla provenienza dell'alfabeto runico:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; L'alfabeto greco.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; L'alfabeto latino.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; L'alfabeto venetico.

Le prime due ipotesi possono essere scartate perché le popolazioni germaniche sono a stretto contatto con genti latine e greche, quando l'alfabeto runico già esisteva. La terza ipotesi è la più accettata e afferma che l'alfabeto runico derivi da quello venico, che a sua volta è un'elaborazione di un alfabeto etrusco. Forse è sorto sui Colli Euganei, dove esisteva un importante centro religioso, più precisamente ad Este, poi si diffuse con un movimento da sud verso nord. Queste informazioni risalgono alla Germania di Tacito (storiografo latino), che descrive in maniera da un lato geografica, dall'altro etnografica, le genti germaniche nel I secolo DC (probabilmente Tacito si è rifatto ad un'opera di Plinio). I germani erano soliti gettare per aria dei bastoncini con incisi segni runici (qui la critica è concorde) e, a seconda di come si disponevano, ne traevano auspici. La maggior parte delle iscrizioni runiche si trovano dell'area scandinava (giungono anche fino al 1400) per due motivi:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Nell'area tedesca e inglese le iscrizioni erano incise su legno, tessuti, oggetti, quindi materiali deperibili; in Scandinavia, invece, oltre a questi materiali erano incise steli funerarie giunte fino a noi.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; La religione cristiana cerca di cancellare le tradizioni germaniche come quella runica, quindi paesi come Inghilterra e Germania, cristianizzati nel IX secolo, non possono vantare una tradizione runica.

I testi runici sono testi magici o con una vaga connotazione nazista. La maggior parte di questi è molto breve (non superano le quattro o cinque righe), si tratta, infatti, solo di dediche, epitaffi (tombe o cenotafi) e riconoscimenti di proprietà.

-pag.22- In una traduzione di una lettera di S.Paolo ai Corinzi (cap.13), "Inno all'amore e alla carità", c'è un punto che dice: "Anche se io conoscessi tutti i misteri, se io non avessi l'amore, non sarei nulla". Questa traduzione è fatta in gotico e la parola "mistero" è "runa", quindi le rune sono misteri, intesi come misteri di Dio.

Nel mondo germanico vi era chi concepiva il testo e chi lo trascriveva (compositore e incisore di rune), ma non tutti erano in grado di interpretare quel testo (magari lo sapevano incidere, ma non decifrare), da qui runa significa mistero.

Le rune non sono mai servite per tramandare testi letterari. I primi testi delle genti germaniche risalgono all'epoca carolingia (VIII, IX sec.) in area britannica e tedesca. Fa eccezione il gotico, che produce una traduzione della Bibbia già nel IV secolo ad opera del vescovo Vulfila ("Vulf"=lupo e "ila" è un diminutivo, quindi "piccolo lupo"; così come Attila è dato da "Atta"=padre e "ila" che è un diminutivo, quindi "piccolo padre"). La corte ostrogotica fece fare il Codex Argenteus (su pergamena color porpora, il colore regale, e con le lettere in argento) per avere un codice che fosse un libro-oggetto da mostrare nella sua magnificenza (ora è conservato nella biblioteca universitaria di Uppsala in Svezia). Poi non abbiamo più nulla in lingua germanica fino all' VIII, IX secolo.



LE GRANDI MIGRAZIONI

L'area di provenienza delle genti germaniche è la zona attorno al Mar Baltico, quindi la Svezia meridionale e la Polonia settentrionale (diverse fonti storiche e indagini archeologiche lo dimostrano). Nel corso dei secoli successivi procedono verso sud in due direzioni: sud/est o sud/ovest.

I Goti migrano verso sud/est: attraversano la Polonia e giungono fino al Mar Nero. Nel III secolo si dividono in due popoli: Visigoti e Ostrogoti.

I Visigoti, dopo varie incursioni, oltrepassano il Danubio e si spostano in Italia, giungendo nel 410 a Roma, dove compiono il famigerato sacco. Tentano di scendere la penisola per attraversare lo stretto di Messina e giungere in Sicilia, ma non ci riescono. Risalgono quindi l'Italia e si stanziano definitivamente in Spagna, Provenza e Francia meridionale, dove fondano il loro regno con capitale Tolosa.

Gli Ostrogoti, nel corso del IV secolo, dalla Russia meridionale entrano in stretto contatto con l'Impero d'oriente; nel V secolo entrano nel territorio e scorazzano per la penisola greca. L'imperatore d'oriente, non riuscendo a controllare gli Ostrogoti (con a capo Teodorico), li spinge a conquistare l'Italia e qui fonderanno il regno ostrogoto. La fine del regno dei Goti in Italia risale al 553 ed è seguito di una decennale guerra contro le truppe di Giustiniano. Tutta l'Italia torna quindi ad essere dominio bizantino, ma per poco ( i Goti rimangono in Liguria, nella fascia costiera veneta, in Campania, Puglia, Sicilia e Romagna). Questa guerra porta all'annientamento dei Goti in Italia e lasciò traccia di se nei carmi eroici, incentrati nella figura di Teodorico (sempre rappresentato come un re in esilio, che tenta continuamente di riconquistare il proprio regno in Italia).

All'inizio del V secolo la Francia è occupata da: i Burgundi (daranno poi il nome alla Borgogna), gli Alemanni (area compresa tra l'attuale Svizzera tedesca e la Germania settentrionale) e i Franchi (area compresa tra la Germania settentrionale e l'Olanda).

Sulle coste olandesi si stanziano i Frisoni.

Una volta che tutte queste popolazioni migrano, altre popolazioni si stanziano oltre il Reno e il Danubio: i Sassoni.

I Longobardi occupano la provincia romana della Pannonia (attuale Ungheria).

Dalla Danimarca si mossero nel V secolo tre popolazioni: Sassoni, Angli e Iuti. Questi migrano e si insediano nella costa orientale dell'Inghilterra, da qui cominciano a conquistare l'isola, fatta eccezione di Scozia, Galles e Cornovalia, che rimangono territori celtici.



LA POESIA GERMANICA

Prima che le genti germaniche incontrassero la struttura ecclesiastica cristiana, fondata sul libro, tramandavano la storia oralmente. Per aiutare la memoria a ricordare utilizzavano alcuni metodi:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; La struttura del verso: il verso germanico non ha la stessa struttura di quello romanzo, ma si basa sull'allitterazione, cioè nella ripetizione del medesimo suono consonantico o vocalico posto a inizio parola. Es:

HADUBRANT GIMAHALTA // HILTIBRANTES SUNU

"Disse, con verità quasi giuridica, Adubrando figlio di Ildebrando". Si tratta di due emistichi (=semi-versi) divisi da una censura; ogni semi-verso presenta una successione di tempi forti e deboli. L'allitterazione è comandata dalla prima sillaba del secondo semi-verso (solitamente è quello radicale). Questa struttura sarà recuperata all'inizio dell'epoca romantica dalla poesia inglese e tedesca.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; L'espressione formulare: cioè un verso o semi-verso fissato nella tradizione. Ad esempio, nella poesia inglese, quando si narra di una battaglia, abbiamo come topos la visione e una formula che richiama gli animali della battaglia (lupo, falco, aquila). Quindi, il poeta che voleva descrivere la battaglia, ricordando un animale, ricordava anche gli altri. Inoltre collegato al nome di un re era la formula "lo spezzatore di anelli", perché il sovrano dopo la battaglia spartiva il bottino con i condottieri.

Le formule avevano anche la funzione di collegare insieme racconti indipendenti. La poesia germanica delle origini è stata definita, infatti, poesia rapsodica, la greco "telaio".

Nella tradizione orale un racconto non è mai uguale a se stesso, perché il cantore plasma la materia che sta raccontando in base all'uditorio che ha davanti.

L'origine della poesia germanica è di due tipi:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Poesia panegirica → componimento poetico recitato in lode di qualcuno.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Poesia eroica → cosa si intende per "eroe"?

Il dialogo di Platone "Cratilo" (pag.24) è incentrato sull'etimologia della parola "eroe". Socrate afferma che la parola stessa denota chiaramente la provenienza dell'eroe (heros) dall'amore (eros).

IE* KEL significa "uomo giovane, probabilmente armato, posto alla difesa del bestiame".

GMC* HALĒþ significa "giovane uomo che difende il proprio signore".

AISL* HOLĐR

AGS* HÆLEþ significa "giovane armato che compie imprese all'interno di un comitatus" (parola che ritroviamo nella "Germania" di Tacito), con cui si intende un gruppo di guerrieri in armi riuniti attorno ad un leader carismatico più anziano.

TED* HELD Solo nel tedesco moderno la parola significa "eroe".

Per il mondo germanico la poesia eroica ha sempre a che fare con scontri armati; questo, non perché le genti germaniche siano bellicose di natura, ma perché in una cultura orale è lo strumento principale per tramandare la storia (teoria espressa dal filologo tedesco Andreas Heusler di fine IXX, XX secolo).

-pag.29- Questo è confermato anche da alcune fonti, per esempio, ne "La Germania" Tacito comprende che le genti germaniche tramandano solo attraverso antichi poemi.

Negli "Annali" Tacito manifesta ammirazione per Arminio, condottiero germanico che mise a dura prova le legioni romane. Tacito vive poco dopo Arminio, ma scrive che già le sue vicende sono raccontate in canzoni eroiche.

Prisco è un storiografo greco che narra gli avvenimenti di Bisanzio nel III, IV e V secolo. Qui ricorda l'accampamento del re unno Attila e le sue imprese di battaglia (si tratta di un panegirico).

La poesia eroica non è recitata in qualunque occasione, ma solo ai banchetti, dove il gruppo si ritrova per diletto e per apprendere delle vicende storiche. E' sempre accompagnata dalla musica (in genere della cetra); questo non significa che fosse cantata, ma lo strumento serviva per segnalare i vari momenti narrativi (una sorta di intermezzo). La voce del cantore era modulata (v. gli stornelli della tradizione italiana).


I grandi cicli della poesia eroica germanica:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Teodorico, re degli Ostrogoti, di cui sono narrate le imprese eroiche segnate dalla sventura. Non si racconta mai della conquista dell'Italia, ma solo della perdita del regno e il suo conseguente esilio (cose mai accadute da un punto di vista storico).

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Beowulf, personaggio principale del testo eroico più importante giunto dall'Inghilterra e composto di oltre 3.000 versi. Appartiene alla stirpe dei Geati, popolazione della Svezia meridionale, e le sue vicende si muovono sul bacino del mar Baltico.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Offa, re danese di cui sono raccontate le vicende.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Burgundi, poi sfociati nella tradizione dei Nibelunghi.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Turingi, di cui è narrata la fine.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Alboino, re dei Longobardi in Italia.

Questi cicli hanno tutti la caratteristica comune di narrare episodi storici di personaggi vissuti nell'epoca delle grandi migrazioni avvenute tra il 378, anno della battaglia di Adrianopoli (battaglia tra i Goti e l'esercito romano d'oriente, che fu annientato e lo stesso imperatore morì. E' la più grande sconfitta romana dai tempi delle guerre puniche), e il 568, anno in cui entrano i Longobardi in Italia.

I racconti eroici dell'VIII, IX secolo trattano avvenimenti storici del IV, VI secolo, come se nel VI, VII, VIII secolo non fosse successo nulla. In realtà nel 711 i Visigoti sono sconfitti dagli Arabi in Spagna e i Carolingi iniziano la loro espansione con combattimenti contro i Sassoni e i Barbari.

Il motivo per cui le vicende dei Visigoti non sono più trasmesse nei cantari è che i Visigoti in Spagna non parlavano più una lingua germanica, perché sono assimilati dalla maggioranza romanza, inoltre erano anche geograficamente isolati dal resto della comunità germanica, perché in mezzo c'è la Francia meridionale, terra romanza.

In quel periodo, inoltre, la religione cristiana era impegnata in un'opera di evangelizzazione delle genti germaniche e percepiva la tradizione eroica come cultura pagana e quindi da cancellare. Molti carmi eroici non sono giunti fino a noi perché non sono stati trascritti, dato che la scrittura era "monopolio" solo della Chiesa.

Il solo carme eroico giunto fino a noi è il carme di Ildebrando (Hildebrandeslied). Fa parte del ciclo di Teodorico, ma ne rappresenta un aspetto minore. Narra della sfida mortale tra Ildebrando e il figlio Adubrando. Ildebrando è sempre rappresentato come il maestro d'armi del re goto, che seguì anche in esilio. Ildebrando, partendo per l'esilio, dovette lasciare la moglie e il figlio Adubrando. Quest'ultimo diverrà il capo dell'esercito di Odoacre, che nella tradizione è colui che provoca l'esilio di Teodorico (nella realtà è Teodorico che uccide Odoacre). In un tentativo di conquista di Teodorico, si trovano a combattere l'uno contro l'altro padre e figlio e il figlio morirà. Questo carme è stato copiato in un manoscritto nell'abbazia di Fulda, in Germania (collocata a quell'epoca al confine tra l'area occupata dai Franchi e quella occupata dai Sassoni). Il manoscritto è stato copiato attorno all'820 (in piena epoca carolingia) e il monastero di Fulda era un'abbazia imperiale, che serviva come strumento di evangelizzazione dei Sassoni. Il carme è stato copiato sul primo e ultimo foglio di un codice teologico, ora conservato a Kassel. Questo codice contiene tutti brani accomunati da una cosa: il rapporto padre figlio e sottolinea come il figlio debba onorare il padre. Proprio nell'820 i figli di Ludovico il Pio erano in lotta contro il padre per impossessarsi dell'Impero. Il carme è quindi giunto fino a noi perché strumento di evangelizzazione.

Tuttavia la chiesa non riuscirà mai a debellare la tradizione eroica, che continuerà oralmente. Abbiamo traccia di questo anche nelle fonti (pag.29):

Alcuino, religioso formatosi a York e vissuto alla corte di Carlo Magno, scrive in una lettera al vescovo di Lindisfarne, che non è concepibile che un vescovo stia ad ascoltare il suono e i canti della cetra (si riferisce ai carmi eroici), piuttosto che i sermoni dei padri della chiesa (quindi da un lato la chiesa proibisce la circolazione dei carmi eroici, dall'altro gli stessi vescovi li ascoltavano).

Ci fu un tentativo di raccolta dei carmi eroici. Eginardo scrisse la vita di Carlo Magno (Vita Karoli), ma di questa raccolta non ci è giunta traccia. Secondo un inventario, nel monastero di Reichenau sul Lago di Costanza, erano conservati due manoscritti di canti in lingua tedesca, probabilmente carmi profani.

Thegan in "Gesta Hludovici" scrive che l'imperatore si rifiutò di leggere o udire i carmi profani (forse si tratta proprio della raccolta di Carlo Magno).

I racconti eroici, fino ad allora tramandati oralmente, saranno riprese con la nascita della corte, ma secondo i valori di una società imperniata di concetti quali la misura, la fedeltà alla donna, ecc.


Il ciclo dei Nibelunghi:

Il ciclo nibelungico comprende quattro dei personaggi principali dell'epica germanica: Sigfrido (in islandese Sigurdr), la regina Crimilde (in islandese Gudrùn), Brunilde (in islandese Sigdrifa) e Attila (in islandese Atli e in tedesco Etzel).

Secondo la leggenda Brunilde è liberata da un sonno, impostole dagli dei, da Sigfrido. Brunilde è una figura semi-divina, che insegna a Sigfrido il significato magico delle rune. Sigfrido è un guerriero che si sta formando (quindi ha bisogno di denaro) e commette l'errore di promettere a Brunilde di sposarla. Sigfrido viene a sapere dell'esistenza di un drago, che custodisce un enorme tesoro e decide quindi di ucciderlo per impadronirsi del tesoro. Secondo la tradizione ci sono due tecniche per uccidere un drago: la cosiddetta tecnica di Sigfrido, che consiste nel colpirlo al ventre con la spada, e la tecnica di S.Giorgio, che consiste nel trafiggere il collo del drago con una lancia (poiché il drago può essere sia animale volante sia terrestre, ma sempre ricoperto da una superficie coriacea, può essere attaccato solo con queste due tecniche). Sigfrido riesce ad uccidere il drago e ad impadronirsi del tesoro. Dopodiché si bagna con il sangue del drago (raccolto in fossati scavati precedentemente), che rende la sua pelle coriacea, fatta eccezione per la schiena, perché mentre faceva il bagno una foglia gli si è appoggiata. Sigfrido si reca in Germania nella città di Worms, che nella memoria eroica rappresenta la capitale del regno dei Burgundi. Qui vive Crimilde e Sigfrido la sposa. Brunilde non si da pace per la promessa mancata e fa uccidere a tradimento con una lancia Sigfrido.

La donna, nella società germanica, passava di controllo in controllo (si tratta anche di un controllo economico). Da bambina è assoggettata al padre, poi al marito e se questo moriva, la donna passava sotto il controllo dei figli maschi se di maggiore età o al parente più stretto.

Con la morte di Sigfrido, Crimilde deve passare sotto la protezione del fratello-re Attila, e di conseguenza anche il tesoro sarebbe andato nelle mani di costui. Crimilde, per mantenere il controllo del tesoro, si fa sposare da Attila (la figura di Attila nella tradizione germanica non è come quella nel nostro immaginario collettivo, ma è un re paragonabile a re Artù, un re che cerca di conciliare le conflittualità). Nonostante il matrimonio, Attila si rifiuta di consegnare il tesoro a Crimilde. A quest'ultima non rimane che annientare il suo stesso popolo per avere il tesoro; invita a corte la sua famiglia con tutto l'esercito e qui riuscirà a far sì che gli Unni si scontrino con i Nibelunghi. A seguito della battaglia entrambi i popoli saranno cancellati e rimarranno in vita solo Attila, Crimilde e Hagen, lo stretto consigliere di Attila e quindi l'unico a sapere dove fosse celato il tesoro di Sigfrido. Hagel rifiuta di confessare a Crimilde dov'è nascosto il tesoro ed ella lo uccide (prima di morire dice che è stato gettato nel Reno). La storia si conclude così con la scomparsa dei due popoli. Secondo la leggenda la scomparsa dei Burgundi è provocata dalla volontà di Crimilde e dagli Unni, in realtà è provocata dai Franchi. I carmi eroici sono tutti contraddistinti da un dato: la fine di un popolo, che è anche il motivo portante della trasmissione del carme.

Questa vicenda trova scrittura nel Libelungenlied, poema in versi redatto nel XII secolo, ma si tratta di materiale più antico fino ad allora tramandato oralmente.


Il ciclo di Beowulf:

Il ciclo di Beowulf è il testo più significativo della produzione inglese antica; è un poema di 3.000 versi germanici in forma allitterata. Ora il manoscritto è conservato alla British library, Cotton Vitellius A XV. Questa segnatura è alla base di quasi tutti i manoscritti medioevali inglesi giunti fino a noi per opera di Sr Cotton. Nella sua libreria ad ogni fila di libri corrispondeva un busto di imperatore romano in cima (in questo caso Vitellius), mentre A è il ripiano. Il manoscritto contiene opere legate al meraviglioso:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Giuditta

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Lettera ...

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Meraviglie d'Oriente → popoli e animali dell'Oriente.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; S. Cristoforo → opera dedicata al santo. S. Cristoforo si trova rappresentato in quasi tutte le chiese medioevali, perché santo protettore dei viandanti. Rientra nelle opere di meraviglia perché è sempre rappresentato di dimensioni giganti.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Beowulf.

Beowulf è costituito da due nuclei narrativi legati insieme dalla tecnica rapsodica. La prima parte riguarda le imprese giovanili, mentre la seconda la lotta con il drago avvenuta nella vecchiaia. La prima parte si svolge in Danimarca presso la corte di re Hrođgar, funestata da un mostro di nome Grendel (da Grend che significa "dilaniare il cadavere"). Grendel fa parte della stirpe maledetta di Cam ? e di Caino, cioè di coloro che sono stati ripudiati da Dio e vive in una palude. Non sopportando la felicità che regna a corte, l'attacca di notte e lacera gli uomini della schiera di Hrođgar. Beowulf giunge in aiuto dalla Svezia e in un furioso combattimento riesce a strappare un braccio gigantesco a Grendel e a piccarlo sulla corte. La madre di Gendel vive in uno stagno (potrebbe significare la lotta con il profondo) e Beowulf la ucciderà con l'ausilio di una spada magica. Con i festeggiamenti che seguono il combattimento con la madre di Grendel, si conclude la prima parte.

La cesura è di pochi versi e narra che Beowulf regna 30 anni.

Nella seconda parte Beowulf muore perché affronta il drago con scudo e spada (ma il corpo del drago è coriaceo). ...

Il poema si chiude con l'annuncio della fine del popolo dei Geati. Beowulf, nonostante sia scritto in inglese antico, narra di vicende Scandinave (Svezia, Danimarca), perché i Danesi conquistarono buona parte dell'Inghilterra nel IX secolo, inoltre la presenza dei carmi risale al periodo in cui i Sassoni, gli Iuti e gli Angli sono giunti in Inghilterra dalla Scandinavia nel corso del VI secolo.




IL COMITATUS E LA SIPPE

Gli istituti culturali alla base della società germanica sono il comitatus e la sippe, due organizzazioni che possono anche coesistere.

Il comitatus:

Tacito scrive ne "La Germania" (pag.14) che il comitatus è un gruppo di giovani uomini, aggregati secondo una gerarchia attorno ad una persona anziana. Il gruppo cerca di crescere a livello militare, ma non corrisponde all'attuale esercito. Il leader e il resto del gruppo hanno diritti e doveri ben precisi (pag.15): il dovere del guerriero è proteggere il capo e partecipare alle imprese belliche da lui decise; il capo ha come obbligo il sostentamento dei guerrieri (provvedere a vitto e alloggio) e spartire con loro il bottino. Quest'ultimo avrebbe consentito ai giovani guerrieri di costruirsi una posizione economica (v. Sigfrido). Non tutti potevano accedere al comitatus, solo la gioventù nobile (pag.16).

Si narra del comitatus anche nel ciclo di Beowulf. Beowulf, eroe svedese, riesce a diventare re nella sua terra. Un giorno, un suo suddito gli porta una coppa d'oro, che dice di aver trovato in una grande grotta custodita da un drago. L'animale, scoperto il furto, comincia a seminare terrore nel regno, quindi Beowulf decide di ucciderlo. Parte accompagnato dal suo comitatus, ma nel momento in cui avvistano il drago, il comitatus si ritira. Resta solo un giovane di nome Wiglaf (il nome significa "vita dedicata al combattimento), nipote di Beowulf. Wiglaf terrà un discorso al comitatus, dove affermerà che Beowulf ha armato i suoi uomini e diviso con loro i bottini di guerra, ora il loro dovere è di partecipare alla guerra decisa dal loro capo, ma in questo sono stati manchevoli. "La casa del corpo" (=il petto) è un'espressione retorica tipica delle genti germaniche, il cui nome tecnico è kenning (al plurale kenningar) ed è una parola composta di due termini non uniti da un punto di vista semantico, che insieme forniscono una soluzione. Esistono strutture a kenningar anche a quattro o cinque elementi (Es. "La via delle balene" è il mare).

La sippe:

"Sippe" è una parola tedesca che significa "famiglia allargata"; indica, infatti, un legame di sangue. E' un legame molto vincolante anche nei confronti della legge, infatti, di un reato non risponde il solo colpevole, ma l'intera sippe. Chi decideva di non fare più parte di una sippe doveva compiere un atto pubblico rituale, che consisteva nel segnare sul terreno un quadrato (simboleggiante la sippe), porre ai quattro angoli degli arbusti piantati per terra, spezzare dei rametti di bantano ?, gettarli all'interno del quadrato e uscirne. I rametti sono proprio di bantano, perché quest'albero ha la caratteristica di assumere una colorazione rossastra, che simboleggia lo spezzarsi dei legami di sangue, quando è spezzato un ramo. Questo rito è tramandato dalla Lex salica, la raccolta di leggi dei Franchi del VI secolo scritta in latino.

Nella società germanica esistevano due tipi di matrimonio, che i latini non riusciranno a capire, tanto che le chiameranno forme di concubinaggio. Il matrimonio ufficiale (contrattuale) che univa due famiglie prevedeva la dote e il morgingap (una somma che lo sposo dava alla moglie il giorno dopo le nozze; il denaro era di appartenenza specifica della donna, pur sempre sotto il controllo del marito). Il matrimonio libero non costituiva, invece, un legame di sippe. Non si tratta di concubinaggio, ma di un'unione riconosciuta, che in genere avveniva per amore quando i due soggetti appartengono a classi sociali diverse o per altre incompatibilità. E' quello che succede ai genitori di Teodorico: il padre sposa con matrimonio libero una donna cattolica, quindi non appartenete alla fede ariana dei Goti (i Goti, quando si convertono al cattolicesimo, sposano l'eresia ariana, che non crede nella Trinità).

La funzione della donna nella sippe era di salvaguardarne l'onore (pag. 18).



IL DIRITTO

Le genti germaniche dell'epoca medioevale dimostrarono una spiccata sensibilità per le questioni giuridiche. In un quadro medioevale più ampio si nota una produzione da parte del legislatore (norme e leggi in lingua germanica) e opere letterarie, che hanno sempre a che fare con questioni giuridiche.

Il diritto romano fino alla fine del periodo imperiale è scritto, ma non omogeneo. Le fonti del diritto erano sparse in un'ampissima fonte di letteratura emanata da più organi: gli editti imperiali (tra i quali l'editto di Costantino, che riconosce la libertà di culto ai cristiani), le leggi da parte del senato, ecc. Durante l'impero romano si formarono degli studiosi del diritto per portare ordine all'interno della produzione, i cosiddetti Giureconsulti (=persone che conoscono il diritto). Solo Giustiniano riunì un gruppo di persone che ordinarono la materia dei Giureconsulti, dando origine al Corpus Iuris Civilis, una raccolta del diritto privato civile, che rimase alla base del diritto occidentale fino al codice napoleonico. Anche nella sua forma finale mostra una particolare sensibilità per il diritto privato, vale a dire per quelle norme che regolano la vita giuridica tra due cittadini o tra il cittadino e lo stato, e per il diritto pubblico, vale a dire la pianificazione e la sistemazione giuridica del fondamento dello stato.

Il diritto germanico è fondato sul concetto di consuetudine, cioè un comportamento che diventa norma perché reiterato e accettato dalla collettività. La consuetudine costituisce un primo legame tra il diritto romano e quello germanico, perché in entrambi i casi non è scritta. La consuetudine è percepita dalle genti germaniche come una cosa antichissima legata al mondo pagano e lo stesso imperatore Teodorico non poté cambiarla (-pag.7).

Tutti gli anni in Islanda avveniva un incontro tra tutti gli uomini liberi, chiamato Alþing (da al= tutto e þing=assemblea, quindi "assemblea generale"). E' il massimo momento di espressione giuridica del popolo islandese e risolveva come tribunale le questioni giuridiche sorte nell'anno precedente. Loguđsmađr (significa "uomo della legge"), prima di iniziare le attività dell'Alþing, recita a memoria tutte le leggi islandesi. Questo sistema necessita rigidità, perché se le leggi sono cambiate continuamente, viene meno il principio della mnemotecnica (=ricordare parola per parola ciò che è stato fissato). La consuetudine per le genti germaniche non ha un valore come nel nostro mondo, in cui decade quando vi è una norma scritta.

Secondo l'uomo medioevale, Dio ha creato il mondo e quindi anche l'ordine della creazione, ma quest'ordine coinvolge anche il diritto, che di conseguenza non può che essere perfetto. Da qui l'idea che ciò che è sempre regolato in quel modo proviene da Dio e non può essere cambiato (non a caso sinonimo di diritto è ordo, cioè ordine); il legislatore può solo maggiormente e meglio interpretare il pensiero di Dio.

Quando le genti germaniche si stanziano nei territori romani, adottano la scrittura e come prima cosa scrivono le leggi in latino, ad eccezione degli anglosassoni, che dal VII secolo cominciano a riportare le proprie leggi in inglese antico. I primi a mettere per iscritto le proprie leggi sono i Longobardi con il re Rotari (editto di Rotari, 643). Rotari afferma che le leggi trascritte non sono di sua invenzione, ma leggi da sempre tramandate dal suo popolo e si riserva di ampliarle sono se uomini anziani ne ricordano altre (non secondo la sua volontà). Ad ogni modo, dovranno essere confermate dal Gairethinx (pag.7).

Il Gairethinx è l'Alþhing islandese, dove "thinx" corrisponde a "þhing" che significa "assemblea" e "gaire" significa "lancia", quindi, "assemblea di uomini che possono portare la lancia, uomini liberi". L'assemblea avveniva presso una necropoli di Pavia.

La parola consuetudine propria del longobardo è "Cawarfeda" o "Cadarfida" e si ritrova anche nelle leggi di Liutprando (pag.8). GMC* Kwad-arbiþ (parola composta) dove "kwad" significa "ciò che è detto" e "arbiþō" significa "eredità" (corrisponde al tedesco Erbe), quindi, "eredità di ciò che è detto, consuetudine". E' una parola che sopravvive anche nel testo latino in quanto parola tecnica.

Oggi qualunque cittadino risponde secondo il diritto del paese in cui si trova (territorialità del diritto); nel mondo germanico, invece, vige la personalità del diritto, cioè si risponde al diritto della propria gente (motivo legato alla tradizione orale). Poiché esisteva anche il diritto di corporazione, ogni persona rispondeva a diversi sistemi giuridici contemporaneamente. Questo è durato fino alla rivoluzione francese, che ha eliminato le corporazioni.

Sono giunti fino a noi la faida e il giudizio di Dio.

Il diritto in generale prevede per qualunque reato un'ammenda pecuniaria proporzionata al reato e al censo di appartenenza. Se il colpevole del reato e la sua sippe non riescono a far fronte al pagamento ci sono due possibilità secondo il reato: la reclusione o il permesso alla sippe che ha subito il reato di vendicarsi. Quest'ultimo caso è detto faida, parola longobarda che indica appunto la vendetta di sangue.

Il giudizio di Dio arriva con la cristianizzazione e consiste in torture, ad esempio l'immersione di arti in liquidi bollenti. Sono sottoposti a giudizio di Dio coloro che si dichiarano innocenti, ma non hanno testimoni per dimostrarlo (pag.8 e 9) e coloro che non hanno i mezzi economici per sanare una situazione di reato. Tutta l'opera "Tristano e Isotta" è incentrata sugli stratagemmi che la coppia usa per far fronte alle accuse. In questo brano (pag.10) Isotta è accusata da un cortigiano di adulterio con Tristano, quindi deve essere sottoposta ad un giudizio di Dio. Poiché dovrà avvenire su un'isola, si fa sollevare per attraversare l'acqua e, come concordato, Tristano, travestito da pellegrino, inciampa e cadono entrambi. Il re, marito di Isotta, vuole che la moglie dichiari di non aver mai giaciuto con un uomo al di fuori di lui stesso. Isotta dichiara di aver giaciuto solo con il re, fatta eccezione di quel pellegrino, come tutti hanno potuto vedere. Poiché il giuramento è vero, Isotta afferrerà la barra infuocata e ne sarà illesa. Questo episodio dimostra la potenza della parola, che nel diritto germanico ha un'importanza fondamentale.

E' quindi molto spiccato il gioco giuridico, che ritroviamo anche nei testi di Hartmann von Aue.




LA RELIGIONE

Quando si parla di religione germanica antica, si intende quanto ci è giunto dalla Scandinavia. Essendo fonti scandinave, possono rappresentare una religione locale non condivisa da tutte le genti germaniche, inoltre si tratta di fonti letterarie tarde (risalgono al XII, XIII secolo, epoca i cui anche l'Islanda era cristianizzata) e quindi le informazioni potrebbero aver subito un'influenza cristiana.

La religione nordica ha una struttura ben delineata e articolata, simile all'olimpo greco.

Giulio Cesare nel "Bellum gallicum" scrive che le genti che vivono appena oltre il Reno adorano gli elementi della natura (religione animistica). Diverso è il quadro che Tacito traccia ne "La Germania" (pag.19), dove scrive che adorano veri e propri dei. Tacito sottolinea come i Germani non abbiano dei luoghi di culto costruiti dagli uomini, ma la pratica religiosa avviene in luoghi naturali consacrati (per esempio nei boschi). Nella sua descrizione Tacito elenca una serie di dei romani; la critica definisce quest'elenco come interpretatio, poiché lo storiografo attribuisce il nome di dei latini a corrispettivi dei germanici con le stesse caratteristiche: Mercurio, Ercole, Marte e Iside.

Mercurio corrisponde al dio Wodan o Oðinn, che si traduce con Odino. Etimologia del nome Odino:

IE*Wat- > GMC*Wod da cui GMC occ.>Wodan e AISL>Odinn (antico islandese)

La radice indoeuropea si può confrontare con il LAT*Vates, che significa "furia poetica". Abbiamo una conferma della costruzione etimologica da Adamo di Brema, che nel descrivere la situazione religiosa nella Svezia meridionale, scrive: "Wodan id est furor" (=Wodan, ciò che è furore).

Wodan è il dio della poesia e l' "Edda poetica" narra di come abbia ceduto un occhio per avere in cambio il dono della poesia. A Wodan sono consacrati i Berserkr (al plurale Berserkrir), uomini orso dalla crudeltà imparagonabile, che combattono con grande ferocia rivestiti da una pelliccia d'orso o di lupo, animale sacro a Wodan. Per raggiungere questo furore si sottopongono a pratiche sciamaniche. Si tratta di uomini invasati, che per la loro incontrollabilità sono lasciati ai margini della civiltà germanica; sono solo impiegati in battaglia, ma sempre con timore. Wodan è quindi il dio del furore in battaglia e del furore poetico, colui che accetta i guerrieri morti nella Valhalla (deriva da "val", che significa "morti" e "halla", che significa "sala", quindi "sala dei morti"). Molte funzioni del dio Ermes (mercurio greco) si ritrovano in Wodan.

Ercole corrisponde al dio Þór (Thor), dio della guerra. Tacito non lo paragona a Marte, ma a Ercole per sottolinearne la forza sovrumana. Thor è l'unico a saper maneggiare il martello (la sua arma) con un guanto di ferro speciale. Nella mitologia sono ricordati i suoi scontri con i giganti e sarà anche colui che combatterà al crepuscolo degli dei con il serpente cosmico.

Marte corrisponde ad un dio poco celebrato, il dio Týr, che sembra essere il capo degli dei (il nome rimanda etimologicamente a Zeus greco e a Tiwa germanico). E' ricordato solo in ambiente scandinavo ed è il dio che regola l'assemblea, il dio del diritto. Un tempo aveva caratteristiche guerresche, poi le ha perdute o non sono più state tramandate in zona scandinava.

Iside è paragonata alla divinità maschile Niorđr, dio del mare. Il suo nome rimanda, invece, alla divinità della fertilità Nerthus (pag.20).

I germani suddividono gli dei in due gruppi: i Vani, collegati a miti agrari della fertilità e di protezione del bestiame, e gli Asi, collegati a imprese belliche. Si ritiene che le genti germaniche, nel momento in cui si stanziano nell'Europa settentrionale, trovano altre popolazioni con questi culti; la coabitazione fa sì che gli dei siano uniti in un'unica struttura. Il primo carme dell' "Edda poetica" (detto Voluspa, cioè canto della veggente) narra che gli dei Vani e Asi combatterono fino a firmare un patto di pace e riunirsi tutti nell'Asgarđr (dove "as" sta per Asi e "garđr" significa luogo chiuso recintato).



AAA










Nell'Asgarđr ci sono varie sale, tra cui la Valhalla, perché ogni dio ha la propria e in genere corrispondono alle costellazioni.

La diapositiva è un'epigrafe dell'VIII secolo, che rappresenta la Valhalla. Valkiria accoglie benevolmente Odino con il suo cavallo a otto zampe Sleipnir, mentre porta nella Valhalla due morti in battaglia (secondo la mitologia, continueranno a combattere anche nella Valhalla). La parte sottostante rappresenta una nave vichinga da guerra, qui riportata perché una delle tipologie di sepoltura era proprio con la nave (come quella ritrovata a Sutton Hoo, vicino alla foce del Tamigi; tutto il materiale ritrovato è ora conservato al British museum).

Di questo lascia traccia anche Paolo Diacono ne "La storia dei Longobardi" (pag.21), dove scrive che i Vandali chiesero la vittoria sui Winnili a Wodan e egli rispose che avrebbe dato la vittoria a quelli che per primi avesse visto al sorgere del sole. I Winnili chiesero la vittoria a Frea, moglie di Wodan ed ella suggerì che le donne dei Winnili si sistemassero i capelli sciolti intorno al viso così da farli sembrare delle barbe e si presentassero insieme agli uomini per farsi vedere da Wodan. Quest'ultimo, vedendole, li chiamò Longobardi (da lunghe-barbe), allora Frea gli suggerì di donare la vittoria a quelli cui aveva attribuito il nome. I Winnichi prima adoravano gli dei Vani, poi hanno bisogno della protezione degli dei Asi perché devono combattere contro i Vandali, quindi Frea fa sì che sia Odino a dargli la vittoria, gli dona un suo popolo.

Bard è anche uno degli 84 nomi di Wodan, ciascuno dei quali specifica una sua funzione. Un altro nome è Grimr e significa "il mascherato", "colui che si cela con un elmo".

Nel carme "Gli insulti di Loki" (pag.23), Loki non è invitato ad un banchetto, quindi decide di raggiungere i commensali ed insultarli. Questo carme è per noi importante perché gli insulti richiamano le funzioni degli dei. E' evidente che Frea è la dea della fertilità, da qui il matrimonio con Odino, dio della guerra. Loki è il dio del male, accusato di omosessualità. Non è accettato dagli altri dei perché ha procreato dei mostri, in particolare un lupo: Fenrir (secondo la mitologia, quando Fenrir, incatenato dagli Asi, scioglierà le catene, finirà il mondo).

Secondo l'antica religione germanica, sotto l'Asgarđr c'è la terra di mezzo, la terra degli uomini. La terra di mezzo è circondata da un serpente cosmico che circonda le acque e si unisce mordendosi la coda; è il serpente contro cui combatterà Thor alla fine del mondo. Ai margini della terra di mezzo vivono i giganti (esseri umanoidi, ma bestiali, con cui uomini e dei sono sempre in conflitto). Sotto la terra di mezzo c'è l'Hel, il sottosuolo dove vivono due tipologie di esseri: i nani (coloro che sanno forgiare i metalli e lavorare i metalli preziosi) e gli elfi scuri.

Esistono due tipologie di elfi: gli elfi scuri e gli elfi chiari. La parola stessa "elfo" racchiude in sé le due tipologie: GMC* Alb- da un lato significa "chiaro" (v. "albus" in latino o "albino" in italiano) e dall'altro "incubo, terrore". Quindi gli elfi chiari sono legati al culto dei morti, mentre gli elfi scuri hanno caratteristiche demoniache.

Tutta la struttura è collegata all' albero cosmico detto Irminsul, che tocca con la cima l'Asgarđr, mentre le radici scendono fino all'Hel e permette la comunicazione fra i tre mondi. Le radici dell'albero sono continuamente mangiate da cervi, sulla cima dell'albero si trova un'aquila e lungo il fusto corre uno scoiattolo che riporta gli insulti che i cervi e l'aquila si scambiano. Questo simboleggia l'instabilità dei mondi, destinati a terminare. Tutti gli dei, infatti, moriranno nel combattimento con il serpente cosmico (il combattimento è ricordato come "crepuscolo degli dei", ma il vero nome è Muspell, che significa "giudizio del mondo"). Comunque il mondo non avrà fine, perché tornerà il dio Baldr. Baldr è il figlio di Odino e rappresenta l'assoluta bontà; dopo aver perso l'immortalità muore, ma riesce a tornare in vita (primi segnali di influenza cristiana, la resurrezione). Ma il nuovo mondo è sovrastato da un drago che volteggia, quindi anche la nuova creazione è destinata a finire.

I Sassoni, in uno dei loro luoghi sacri, veneravano l'immagine dell'albero cosmico, ma quando Carlo Magno conquista il popolo, lo fa abbattere.

Le fonti dell'antica religione germanica sono:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; "Edda poetica";

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; "Edda prosastica", un'opera di Snorri Sturluson composta di tre parti, in cui l'autore vuole offrire una sorta da manuale o di chiave di lettura per i poeti. Nell'ultima parte spiega la metrica, mentre nelle altre due ci dà notizie sul mondo eroico e sugli dei (per esempio spiega perché Odino è chiamato Grimr).

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Adamo di Brema scrive la storia della diocesi dei vescovi di Amburgo e poiché comprende anche la Svezia meridionale, descrive la religiosità degli Svedesi, ultima popolazione scandinava a convertirsi al cristianesimo (racconta per esempio i riti nei boschi di Uppsala);

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; "Vita Barbati" è la vita di un santo e in un passo racconta come abbia combattuto con un culto pagano a Benevento, dove adoravano segretamente una vipera, evidentemente il serpente cosmico;

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Abbiamo notizie sugli dei anche dalle formule magiche atte alla guarigione di Merserbure;

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Le formule battesimali, così come oggi, chiedevano di rinnegare il tale dio.

Si tratta di fonti di area tedesca, quindi non riguardano il solo mondo nordico.



LA CONVERSIONE AL CRISTIANESIMO

Il primo popolo a convertirsi al cristianesimo è quello dei Goti. Nel IV secolo conoscevano l'arianesimo, eresia promossa dal vescovo Ario, poi diffusa anche nell'Impero romano d'oriente. L'arianesimo rifiuta il concetto di trinità: dal padre deriva il figlio, da cui deriva lo spirito santo (secondo i cristiani, invece, la divinità è una, ma si manifesta nelle tre forme). Quest'eresia fu difficile da debellare ed ebbe fortuna presso i Germani perché fu dapprima adottata dai Goti, popolazione autorevole, inoltre perché rappresenta la figura di Cristo come una sorta di eroe germanico (sfida la morte, si immola). Tutte le popolazioni che parlano una lingua germanica orientale si convertono all'arianesimo: burgundi, Vandali. Le due religioni convivono fino a quando i Goti regnano in Italia; quando il territorio passa sotto i Bizantini, tutti i beni ariani diventano patrimonio della Chiesa. L'arianesimo tornerà in Italia con i Longobardi, convertiti da missionari di origine gotica.

I Franchi si convertono al cattolicesimo con il re Clodoveo, che nel 500 DC impartisce il battesimo di massa al popolo. Ma è una conversione più di facciata che di sostanza, che serviva per assicurare l'alleanza politica tra la Chiesa cattolica e una tra le popolazioni più forti.

In Inghilterra ci sono due tipi di conversione al cristianesimo. La prima è un'opera evangelica della chiesa di Roma: il Papa inviò un gruppo di romani capeggiati da Agostino nel 600 DC nella zona del Kent e del Wessex e verso la fine del VII secolo il sud dell'Inghilterra era cristianizzato. Il cristianesimo porta sull'isola la struttura ecclesiastica romana costituita dalla diocesi (con a capo i vescovi) e la struttura monastica benedettina che prevedeva per il monaco la stabilitas loci (=da quando entra nel monastero non può spostare la sua residenza). La seconda è per opera degli irlandesi, che da nord (dall'Irlanda già cristianizzata da S.Patrizio) attraversano il Solway firth (braccio di mare tra l'isola di Man e lo Strath clyde) e arrivano a sud. Il cristianesimo irlandese è fedele ai dettami della Chiesa di Roma a forma monastica, ma prevede che il monaco sia itinerante, in continuo movimento, perché privilegia l'opera di evangelizzazione alla vita in monastero. Queste due strutture monacali entrano in conflitto, conflitto risolto dal signore di Whitby nel 664, che decide per il monachesimo benedettino. Il monachesimo irlandese è più sensibile ad accogliere le manifestazioni culturali della popolazione con cui entra in contatto, gli Anglosassoni. Nella chiesa di Ruthwell è stata ritrovata una croce di pietra con iscrizioni runiche lungo i fianchi, che riportano quattro sequenze di un testo poetico in anglosassone, tramandato in un manoscritto (Vercelli book) lasciato a Vercelli come pagamento dell'ospitalità ricevuta. Contiene diversi poemi di natura religiosa tra cui "Il sogno della croce": durante il sonno l'autore vede questa croce circondata di luce, rivestita di lamine d'oro (rappresentazione tipica dell'epoca). Per etimasia si intende una rappresentazione gloriosa della croce. Quando poi è rappresentato Cristo in croce lo si fa ancora in modo glorioso, non come cadavere (secondo i francescani Cristo è un uomo). Cristo è rappresentato come un eroe, con l'atteggiamento morale di colui che si accinge a una grande impresa. Nel "Beowulf" è stato ritrovato il "canto funebre" in preparazione al sepolcro, fatto attorno al tumulo che copre il tesoro.

"Heliand" (=il salvatore) è un testo poetico in antico sassone in versi lunghi germanici allitterati, dove si narra della vita di Cristo rappresentato come eroe germanico; è stato prodotto presso l'abbazia di Fulda.

La conversione in Germania è avvenuta per opera di missionari anglosassoni. L'onda evangelizzatrice passa dalla Francia, Belgio, Reno, fino a sud dell'Austria e su questa direttrice sono stati fondati numerosi monasteri, tra cui quello di S.Gallo, Reichnau, Fulda. L'influenza anglosassone sui centri germanici si interrompe con l'avvento in Germania degli Ottoni.

La Germania nei secoli successivi è molto attenta alle problematiche religiose e lo dimostra in due opere: "Tristano e Isotta" di Gottfried von Straβburg e "Parzival" di Wolfram von Eschenbach. "Tristano e Isotta" (peccato inconsapevole) è la storia di un amore indissolubile provocato dall'inconsapevole libagione di un filtro d'amore, riservato a Isotta e allo zio di Tristano. Tristano era stato inviato dallo zio per portare Isotta da lui in Cornovalia per sposarlo. "Parzival" (colpa inconsapevole) è la storia della formazione dell'eroe a diventare perfetto cavaliere. Nella gioventù non conosce la cavalleria, perché la madre lo aveva allontanato dal mondo cortese dato che il marito era morto in battaglia. Parzival e la madre vivono nei boschi, ma quando Parzival incontra dei cavalieri decide di diventare come loro. E' istruito da un nobile, dicendogli di non fare domande. Quando giunge al castello del Graal (=pietra) vede la cerimonia, la processione e tutti si aspettano che chieda al sovrano perché soffre, ma è poi cacciato dal palazzo. Vive una serie di avventure per ritrovare la corte del Graal attraverso spiegazioni, ma invano. Decide di abbandonare le redini le cavallo e di andare dove Dio voleva (=rinuncia alla volontà). A questo punto la vicenda diventa positiva, perché lo zio gli spiega la strada, Parzival ritrova la corte, fa la domanda e diventa re. Entrambe queste storie si occupano dello stesso problema teologico dando due risposte diverse: commette peccato colui che non sa di peccare? Parzival ha compiuto un peccato, che, anche se inconsapevole, deve essere espiato. L'uomo non deve cercare di capire perché e dove ha peccato, deve solo abbandonarsi al volere di Dio. Bernardo di Chiaravalle, fondatore dell'ordine dei cistencersi, appoggia l'idea di Wolfram. La giustificazione teologica delle crociate è stata appunto che un mussulmano è in ogni caso colpevole, perché non è cristiano, mentre chi lo uccide non lo è, poiché miles Cristi. Diversa è la posizione di Abelardo, secondo cui è colpevole solo cui è consapevole di commettere un peccato, occorre la volontà per essere peccatori. Di conseguenza Tristano e Isotta sono adulteri, ma non peccatori. Abelardo, teologo del XII secolo, introduce nella speculazione teologica testi e logica aristotelici e crea una grande scuola. Bernardo lo accusa di eresia, perché in questo modo venivano a cadere le giustificazioni per le crociate e Abelardo si salva solo grazie a coperture politiche. Ebbe una relazione con Eloisa, figlia del padrone duce che lui educa. La relazione segreta è scoperta dai parenti di lei; Eloisa è spinta a formare una comunità monastica (paracleto), di cui Abelardo è il padre spirituale. Esiste una sua autobiografia e un epistolario tra i due ex amanti dopo la formazione del paracleto. La seconda lettera di Eloisa dice: "La colpa non sta nelle conseguenze del gesto, ma nell'intenzione di chi lo compie: la giustizia non valuta l'atto in sé, ma il pensiero che ha ispirato l'atto"; la quarta lettera dice: "Essere stata solo strumento inconsapevole...".

Nell'anno 1.000 l'Islanda si converte al cattolicesimo tramite decisione dell'Alþing. Dal 950 ci sono stati tentativi di evangelizzazione, ma la conversione di Stato avviene per via giuridica, anche se "saranno ammessi culti pagani in privato". Si fondano centri monastici, come quello di Skalaholt a sud e quello di Holar a nord.

L'ultimo territorio a convertirsi al cristianesimo è la Svezia nel XII secolo.



LA LETTERATURA ANGLOSASSONE E SCANDINAVA

La letteratura anglosassone:

La letteratura anglosassone è normalmente fatta iniziare con Cædmon, un poeta del VII secolo. Di Cædmon non ci resta nulla di scritto, ma sappiamo tramite Beda, che scrive la storia ecclesiastica degli Angli, che fu un sommo poeta di cose religiose. Nella sua opera Beda ci lascia una strofe in latino (si tratta di un verso lungo germanico allitterato), ma afferma che la traduzione in latino non renderà mai la bellezza del testo in anglosassone. Beda vive in un'area evangelizzata dai monaci irlandesi, dove nasce la letteratura in inglese antico, ovviamente letteratura di carattere religioso. Le incursioni vichinghe, che cominciarono verso la fine del VIII secolo e si prolungano per tutto il IX secolo, distrussero i centri culturali di quest'area. Di conseguenza tutto ciò che noi oggi conosciamo della letteratura inglese antica proviene dal Wexess (area meridionale), dove i Vichinghi non arrivarono mai. Sempre in questa zona, nella seconda metà del IX secolo vi fu un'importante operazione culturale da parte del sovrano, l'unico re inglese mai stato fregiato con l'appellativo di grande. Alfredo il grande, figlio cadetto (=non destinato al trono) già destinato agli studi monastici, sale al trono per la morte del fratello. Questo porta al connubio fra la conoscenza delle questioni culturali e il governo di un regno, cosa inaudita per l'epoca. Alfredo il grande si trova con grandi difficoltà per le incursioni dei Vichinghi, ormai giunti fino alla riva del Tamigi; tenta di contenere le loro invasioni con un'opera di castellamento (=costruzione di strutture difensive) e stringendo patti con i Danesi tramite il pagamento di tributi. Il suo biografo, Asser, scrive che Alfredo divise il proprio tempo dedicando sei mesi al governo e sei allo studio, per sottolineare che era preoccupato sia del governo e sia delle questioni culturali.

Quando i Longobardi sopraggiungono in Italia, cancellano la classe dominante, dalla quale da sempre proveniva il clero (il clero amministrava Chiesa e città). Papa Gregorio Magno (VI secolo) scrive un'opera, la "Cura pastoralis", una sorta di vade mecum per il nuovo clero, affinché conoscesse le pratiche liturgiche, come amministrare la giustizia ecclesiastica (una summa della tradizione fino ad allora tramandata e poi scomparsa). Alfredo fa tradurre la "Cura pastoralis" dal latino all'inglese antico e la pone all'inizio di una lettera, perché ritiene di essere nelle stesse condizioni che portarono Gregorio Magno alla scrittura della "Cura pastoralis". Nella prefazione si dilunga su un problema: prima delle incursioni vichinghe l'Inghilterra era il luogo dove si diffondeva la cultura nel resto d'Europa (v. Alcuino, membro della corte di Carlo Magno), mentre ora il clero stenta a conoscere il latino, non ci sono manoscritti, biblioteche. Alfredo ritiene che sia necessario rifondare la cultura e afferma: "Procederò con traduzioni affinché il patrimonio del passato possa essere fruito dalla nostra gente, talvolta tradurrò parola per parola, altre senso per senso". Altre opere sono:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; "Dialoghi di Papa Gregorio Magno".

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; "Soliloquia" di S. Agostino.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; "Consolazione della filosofia" di Boezio → Boezio è un patrizio romano fatto imprigionare da Teodorico per aver tentato un colpo di stato. L'accusa era fondata, ma Teodorico compie l'errore di non sottoporlo al giudizio di un tribunale e di mandarlo direttamente in carcere. Qui Boezio compie quest'opera, un misto di poesia e prosa, dover personifica la filosofia.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; "La storia contro i pagani" di Paolo Orosio → Lo scrittore cerca di dimostrare come le vicende della storia antica siano frutto di un progressivo avvicinamento alla fede cristiana. All'inizio Orosio presenta lo scenario geografico in cui avranno luogo gli avvenimenti: il bacino del Mediterraneo. Re Alfredo sostituisce questa parte con la descrizione della zona scandinava settentrionale e attribuisce il racconto a due mercanti, che si erano recati fino al circolo polare artico.

Alfredo fa quindi produrre opere latine, ma di generi diversi (religiose, storiografiche, filosofiche), come se volesse provare il vocabolario dell'inglese antico su diversi argomenti, vedere se la sua lingua è in grado di esprimere certi concetti o nomi del mondo della natura. Questa visione anglocentrica è dimostrata da altre due opere:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Traduzione della storia ecclesiastica di Beda, in cui è descritta la storia del paganesimo fino alla sua epoca.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Un'opera originale: produce una cronaca strutturata per annali sulla corte del Wessex su cui regna nel periodo che va dall'inizio della storia anglosassone ai sui tempi. Alfredo invia l'opera a tutti i monasteri, affinché tutto il suo regno sapesse la storia ufficiale dell'epoca (è una sorta di strumento di unificazione culturale).

Dall'epoca di Alfredo in poi, la letteratura in inglese antico non ha più interruzioni e prende più strade. Le opere principali sono:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; "Beowulf".

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; "Battle of Brunanburh" → poema panegirico che esalta la figura del re dei Sassoni occidentali e del fratello.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; "Battle of Maldon" → in cui è esaltato il valore militare, anche le truppe sono sconfitte.

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; "Il sogno della croce" → opera di letteratura religiosa (e altre sulla vita dei santi, la vita di Cristo).

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Le elegie → brevi componimenti poetici, in cui è esaltata la transitorietà delle cose umane sotto diversi punti di vista (il lamento della moglie per la lontananza del marito, "Deor": il lamento del poeta per l'arrivo di un poeta più bravo, "Le rovine": descrizione della città termale di Bath, di cui sono illustrate le grandi opere in pietra).

Tuttavia la letteratura anglosassone conosce anche una notevole produzione in prosa, rappresentata da due uomini religiosi: Ælfric e Wulfstan. Si tratta di due ecclesiastici, che vivono attorno all'anno 1.000 e si dedicano all'omiletica (=scrittura di omelie). Ælfric scrive omelie e vite di santi, Wulfstan omelie e codici di leggi. Quest'ultime ci danno notizie di ciò che stava succedendo in Inghilterra nella sua epoca: i Vichinghi stanno riconquistando l'isola e ce la faranno alla metà del XI secolo, quando l'intera isola è governata da re Canuto; dopo 20 anni sarà governata dai Normanni e con il loro arrivo si chiude il periodo dell'inglese antico, ma non quello della letteratura inglese.

Quando i Normanni giungono in Inghilterra nel 1066 parlano una lingua romanza, l'anglonormanno. Se pur di origine scandinava, erano già insediati da due generazioni in Normandia, dove erano stati linguisticamente assimilati dalla maggioranza francese. I Normanni portarono sull'isola una nuovo classe dominante del clero, di conseguenza la produzione scrittoria è in lingua anglonormanna (sino al basso medioevo la letteratura non conosce testi in inglese).

"Scripsi hec cartina in tabulis non ostel est en mi la vile de paris may y sugge namore, so wel me is zef hi deze for love of hire, duel hit ys.". Breve componimento scritto alla soglia del XIV secolo in tre lingue (latino, francese e inglese medio) e significa: "Ho scritto questa composizioni poetiche in tabulazioni musicali. La mia casa è per me la città di Parigi. Possa io non dire nulla di più così bene, se io muoio per amore di lei, va bene così". Questo testimonia che le XIV secolo ricompare l'inglese, una lingua mai scomparsa, ma parlata dal popolo. Proprio in questo periodo sorge una nuova classe sociale, la borghesia, che vuole accedere alla scrittura: si tratta di una classe mercantile radicata nella città, di origine anglosassone. Nascono opere in inglese medio, una lingua che ha assorbito molte parole romanze (anglonormanne): una lingua di struttura germanica, ma di lessico anche romanzo. La letteratura è in buona parte riflesso di quella francese, ma fanno eccezione tre generi: il "Cavaliere verde", un poema che ha dentro di sé forti tracce di un substrato celtico (anche la cultura celtica partecipa alla formazione culturale dell'Inghilterra nel XIV secolo), il "Mistery plays" (testi teatrali, sacre rappresentazioni) e "Chaucer", che testimonia di come si domini la lingua.

Gli avvenimenti storici dei conflitti tra l'Inghilterra e la Francia (guerra dei 100 anni) sempre più favorevoli alla Francia, fanno sì che la corte inglese concentri i propri interessi sull'isola, di conseguenza la stessa corte cambia la propria lingua, che diventa l'inglese. Solo d'ora in poi si può parlare di letteratura inglese.


La letteratura scandinava:

La poesia scandinava si può suddividere in due grandi gruppi:

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Eddica → poesia di argomento mitologico o eroico;

·   &nb 828c21i sp;   &nb 828c21i sp; Scaldica → prende il nome dal poeta Scaldo e si tratta di una poesia di corte, solitamente panegirica o di infamia (sorge già nel X secolo, ma incontrerà la scrittura solo nel XIII). Uno dei tanti metri è lo drottkvaett: versi lunghi con cesura a capo, l'allitterazione è governata dalla prima sillaba accentata del secondo semiverso. Nel primo verso c'è un'assonanza interna, nel secondo una rima interna. La poesia scaldica non è un esercizio retorico aulico limitato a pochi, ma una fruizione culturale propria della società scandinava guerriera, che trae diletto non tanto dalla materia raccontata, ma dagli artifici usati nella struttura metrica per stupire il pubblico (molti kenningar). La poesia è una sorta di sfida per essere decifrata e capirne il testo. E' un genere diffusissimo, che cesserà verso la fine del XIII secolo.

Le saghe (ISL*saga che significa storia, racconto) si dividono in gruppi a seconda del genere. Il genere più importante è quello fornaldarso (letteralmente significa "le saghe del più antico"), che narra avvenimenti eroici. I personaggi sono leggendari, anche se il racconto vuole essere veritiero. Un esempio è la saga di Hervor: si tratta di un testo in prosa intramezzato da versi in poesia (poesia scaldica) e narra di una donna guerriera, che vuole ottenere la spada del padre morto. Esistono anche le saghe degli islandesi o saghe familiari, in cui si raccontano le vicende di una determinata famiglia, generazione dopo generazione. Le saghe storiche narrano la storia dei sovrani (ad esempio quella di Olafr il santo), personaggi ecclesiastici o santi importanti. Si continua a produrre saghe e a ricopiarle fino al XVIII secolo. Gli scrittori di saghe sono i più vari: uomini di cultura o semplici copisti di fattoria. La produzione è immensa e non esiste una raccolta completa delle saghe.




























Privacy




Articolo informazione


Hits: 5280
Apprezzato: scheda appunto

Commentare questo articolo:

Non sei registrato
Devi essere registrato per commentare

ISCRIVITI



Copiare il codice

nella pagina web del tuo sito.


Copyright InfTub.com 2024