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Lucilio

letteratura latina



Lucilio satire luciliane, che pur hanno carattere perlopiù estemporaneo e molto "personale", possono comunque essere "organizzate" - come già suggeriva Orazio - attorno ad almeno tre motivi o temi fondamentali:- l'autobiografismo, la polemica politica e letteraria, la condanna dei vizi umani. Lucilio si dedicò esclusivame 919f59j nte alla satira trattandola inizialmente, come già aveva fatto Ennio, in versi trocaici e giambici, i versi dei generi drammatici; in seguito, nell'ultima parte della sua produzione (quella che, nella raccolta pubblicata, forma appunto i primi 20 libri), userà - come detto - solo l'esametro, creando in tal modo la forma definitiva della satira, poema "ragionato", più narrativo e meditativo che drammatico, col tempo sempre più mordace e castigatore, avviato comunque verso quell'ordine formale definitivo che troverà la sua apoteosi in Orazio, Persio e Giovenale. Sotto questo rispetto, egli fu - da subito - non a torto considerato il vero "padre" di questo genere, sebbene già gli stessi Ennio e Nevio vi ci fossero cimentati. Il realismo, il gusto dell'aneddoto che ritroviamo nelle arti plastiche romane, l'interesse per i paesaggi, gli oggetti, i dettagli dell'esistenza reale e quotidiana, tutto ciò traspare nei frammenti rimasti, e va a delineare una tradizione. Conservatore moderato ma oculato, a suo modo aperto alle influenze elleniche (in particolare, i commediografi greci e la filosofia stoica neoaccademica), Lucilio resta partigiano convinto dei valori romani tradizionali (ma per lui l'autentica "virtus" è incarnata esclusivamente negli aristocratici e soprattutto negli Scipioni), pur senza essere schiavo dei pregiudizi e della grettezza della generazione precedente: in un celebre passo, proclama che il primo posto si deve dare alla patria, il secondo ai componenti della propria famiglia, e solo il terzo a se stessi, il che significa, in questa morale della saggezza, subordinare la propria felicità a quella degli altri. Insomma, con lui vediamo come la mentalità romana, quanto meno nell'élite cittadina, abbia superato quella crisi testimoniata dall'opera di Terenzio, proseguendo con successo la sintesi di cultura ellenica e tradizione nazionale. Lo stile. Infine, dal punto di vista stilistico, la poesia di Lucilio si apre davvero in tutte le direzioni: impasto dei più vari registri linguistici (arriva fino al dialetto e non disdegna neanche la scurrilità), con l'utilizzo talora di inauditi termini tecnici e retorici: non fa meraviglia che [il nostro autore] metta in versi i discorsi uditi nel foro, nei mercati, nei porti e negli accampamenti militari, senza preoccupazioni di dignità e senza sussiego. Una lingua, dunque, a suo modo "mimetica", anch'essa elemento non imprescindibile nell'atmosfera generalizzata di ribellione a un mondo che moralmente egli disapprovava.



Orazio Le Satire (il primo libro fu pubblicato nel 35; il secondo nel 30), che prendono spunto dall'opera di Lucilio, hanno forma di dialoghi in esametri e originano da un intento morale, quello di colpire, con ironia quasi sempre benevola, i più comuni vizi umani quali l'ambizione, l'avidità di ricchezza, la brama di ascesa sociale. Le satire: Lucilio era identificato come colui che aveva fissato i tratti costitutivi della poesia satirica, a lui risaliva la scelta dell'esametro come forma metrica della satira, ma soprattutto Lucilio aveva praticato questo genere letterario come strumento dell'aggressione personale, della critica mordace. L'aggressività pareva ad Orazio un elemento tanto caratteristico che egli sentiva di mettere Lucilio in collegamento con i poeti della commedia greca antica, Eupoli, Cratino, Aristofane. La satira luciliana ospitava fatti, personaggi e osservazioni connesse alla vita personale del poeta. Nella coscienza letteraria di Orazio la sua satira era luciliana perché da Lucilio ereditava i due segni distintivi dell'aggressività e dell'autobiografia. A differenza di Lucilio, caratteristico della satira di Orazio è un collegamento stabile e organico tra diatriba e aggressività. In Orazio l'attacco personale è sempre collegato con una intenzione di ricerca morale. Al piacere gratuito dell'aggressione Orazio sostituisce l'esigenza di analizzare i vizi mediante l'osservazione critica e la rappresentazione comica delle persone. Lucilio attaccava con virulenza i cittadini eminenti, avversari di cui condivideva la condizione, ciò non sarebbe stato possibile al figlio di un liberto. Orazio guarda a un piccolo mondo di irregolari (cortigiane, parassiti, artisti, ecc). Gli obiettivi fondamentali della ricerca oraziona sono l'autàrkeia (autosufficienza interiore) e la metriòtes (la moderazione). L'epicurismo perché forse è questa la tradizione filosofica che ha un peso specifico maggiore nella satira di Orazio (l'esigenza dell'autosufficienza interiore). L'empirismo e il realismo della morale oraziana non poteva non entrare in conflitto con il rigorismo e l'astrattezza degli Stoici. La ricerca morale non caratterizza soltanto le satire che si potrebbero chiamare diatribiche quelle cioè in cui si è sviluppata, alla maniera della diàtriba, una discussione (con argomenti, obiezioni, esempi, aneddoti) su uno specifico problema morale ma anche quelle in cui il poeta sul modello autobiografico di Lucilio, rappresenta una scena, racconta un episodio, descrive una situazione. In questi casi, l'interesse morale non è separabile dalla rappresentazione stessa. Il meccanismo fondamentale del genere satirico della prima raccolta consisteva nel confronto fra un modello positivo e tanti modelli negativi.





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