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L'Età Giulio-Claudia - Tiberio

letteratura latina



L'Età Giulio-Claudia

Tiberio

Augusto non ha avuto eredi diretti poiché tutti coloro che egli designava inspiegabilmente moriva prima di potergli succedere. Così quando morì nel 14 Tiberio, figlio della terza moglie di Augusto, prese il suo posto. Il suo regno venne valutato dagli storici in maniera contraddittoria poiché Velleio Patercolo lo esaltò con toni adulatori, mentre Tacito lo descrisse come un tiranno ipocrita tenebroso e crudele. In realtà egli seguì inizialmente una p 323g69d olitica moderata cercando un punto d'equilibrio tra le istanze del Senato e le pressioni del popolo, limitò le spese, rafforzò i confini dell'impero e inviò in Oriente contro i Parti il nipote Germanico. Si pensa infatti che Tiberio, ossessionato dal potere fece uccidere il nipote, suo successore, in modo da non avere eredi e potesse rimanere unico imperatore. Col passare del tempo infatti egli assunse posizioni sempre più rigide e arrivò addirittura ad incriminare per lesa maestà gli avversari politici in modo da poterli eliminare. Nel 27 si ritirò in isolamento volontario a Capri, ma questo fece accrescere il potere del prefetto del pretorio Seiano che volle organizzare un colpo di Stato che però venne scoperto dall'imperatore che lo fece uccidere nel 31 d.C..


Caligola

Quando Tiberio morì nel 37 gli successe il figlio di Germanico Caligola che gli storici definiscono come un uomo malvagio e perverso dal comportamento instabile e stravagante. Ebbe uno scontro con il Senato tanto che pian piano gli tolse il potere che aveva e al suo posto ci fu l'esercito che sostenne l'imperatore. Caligola inoltre voleva abbandonare il principato, instaurato da Augusto, per avviare una monarchia assoluta di tipo orientale nella quale il re era anche un Dio vivente. Dopo solo 4 anni di regno fu ucciso dai pretoriani.




Claudio

Nel 41 i pretoriani acclamarono imperatore lo zio di Caligola, Claudio. Gli storici come Tacito lo criticano come debole di carattere indulgente ai piaceri e succube delle sue mogli come Messalina, terza moglie, e Agrippina, la quarta. Era un uomo molto colto e aveva grandi capacità organizzative: egli infatti rafforzò il dominio di Roma e ampliò l'impero con la conquista della Britannia. Inoltre snellì l'apparato burocratico imperiale, dividendolo in vari uffici, affidati ai suoi liberti di fiducia, e attuò un'intensa politica di opere pubbliche come la costruzione del porto Claudio a Ostia e il prosciugamento del lago del Fucino. Nel 48 fece giustiziare la terza moglie Messalina, bellissima ma i facili costume che congiurò contro di lui e sposò la nipote Agrippina, che gli fece adottare suo figlio Nerone, che voleva far diventare imperatore e probabilmente fu lei a ucciderlo col veleno nel 54.


Nerone

Quando Nerone diventò imperatore ebbe la reggenza di sua madre, Agrippina, e del filosofo Seneca e Burro, comandante dei pretoriani e infatti la sua politica restò moderata e tesa a guadagnarsi il favore sia dei senatori che del popolo. Quando ebbe l'età per governare, forse sotto il consiglio di Seneca fece uccidere la madre nel 59 e la sua prima moglie, Ottavia. Inoltre la sua politica cambiò: fece forse uccidere il prefetto del pretorio Burro, che fu sostituito da Tigellino che gli rimase sempre fedele, volle instaurare una monarchia assoluta di tipo orientale, ostacolato però dal Senato. Egli però riuscì comunque a mandare avanti iniziative degne di nota come una riforma monetario, con la quale fece abbassare il valore delle emissioni monetarie in oro e argento, aiutò le classi più povere e rilanciò le attività economiche.  Tacito lo definisce come un tiranno megalomane presuntuoso e ambizioso, sadico e privo di ogni scrupolo o remora morale. Si presume sia stato lui a far appiccare l'incendio scoppiato a Roma nel 64 che distrusse gran parte della città e che fornì all'imperatore il pretesto per perseguitare i cristiani che considerava nemici del genere umano.



Nel 65 i nemici dell'imperatore organizzarono una congiura mirata ad ucciderlo per sostituirlo con Pisone tanto che fu soprannominata la Congiura dei Pisoni, però Nerone ne fu informato e dei cospiratori alcuni furono giustiziati altri dovettero suicidarsi. Il malcontento però continuò a causa delle ingenti somme di denaro finalizzate alla ricostruzione di Roma e alla edificazione della reggia imperiale, la Domus Aurea,  tanto che alla fine scoppiò una ribellione da parte dei governatori delle province occidentali e Nerone non potendo fuggire si fece uccidere da uno schiavo.


Dall'anno dell'anarchia alla dinastia Flavia

Nel 69 si colloca l'anno dell'Anarchia militare nel quale l'esercitò acclamò tre imperatori insieme: Galba, Odone e Vitellio, ma alla fine scelsero Vespasiano che diede inizio alla dinastia Flavia con i suoi due figli Tito e Vespasiano anche se quest'ultimo si comportò da tiranno.






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