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Ennio - Vita, Opere

letteratura latina



Ennio


Vita: Ennio nacque nel 239 a.C. a Rudiae, una città della Puglia. Sventonio lo definì con tre cuori perché conosceva il Latino (attraverso la quale diventerà grande letterato), il Greco  (la lingua della sua formazione culturale)e l'Osco (parlato nel sud Italia non colonizzata dai greci). Era insomma un italo-greco. Appartenne al partito filoellenico.

Partecipò alla seconda guerra punica e in seguito fu portato a Roma da Catone dove svolse l'attività di insegnante e si affermò come autore scenico. Accompagnò il generale romano Nobiliore in Grecia e per la sua vittoria gli dedicò una praetexta, l'Ambacia.

Questa operazione propagandistica  di portare uno scritto 222c22c re al seguitò dell'armata fu criticata da Catone.

Ennio in seguito fu favorito e protetto dalla famiglia Nobiliore  e dalla famiglia degli Scipioni. Poi gli fu concesso la cittadinanza romana e mantenne un tenore di vita modesto e riservato.



Opere: Abbiamo solo frammenti di alcune sue opere. Ci restano una ventina di titoli di coturnate e un numero insolitamente ricco di brevi citazioni.

E' rimasta traccia di due praetextae: l'Ambacia (elogio a Fulvio Nobiliore) e le Sabine (ispirato al ratto delle Sabine).

Delle commedie ci rimangono solo i titoli: "Caupuncula" (L'ostessa) e "Pancratiastes" (il lottatore).

Ma il capolavoro di Ennio sono gli Annales, poema epico scritto in esametri che, in 18 libri narrava la storia di Roma.

Tra le opere minori abbiamo:

Hedyphagetica (il mangiar bene);

Sota (scritto in versi sotadei);

4 libri di Saturae (scritti in metri diversi);

Lo Scipio (in onore al vincitore di Zama, Scipione l'Africano);

L'Epicharmus (in settenari troaici)

Scrisse alcuni epigrammi in distici elegiaci.

Fonti: Ritroviamo molte notizie perché fu conosciuto da un gran numero di poeti contemporanei che hanno tramandato il suo lavoro.

Il Teatro: Per il teatro comico fu molto mediocre, ma fu essenzialmente poeta tragico. Il suo modello è Euripide, il più moderno dei grandi tragici ateniesi del V secolo. Da Euripide Ennio "tradusse" molte tragedie, soprattutto del ciclo troiano: Alexander, Andromacha. Da Sofocle ne derivò l'Aiace.

In seguito si rifece anche a Licòfrone, raffinato poeta alessandrino.  Non fece però una traduzione pedissequa, cioè passo per passo, ma fece una propria rielaborazione.

Spesso era importante l'enfatizzazione dei sentimenti poiché attraverso questo si cercava di coinvolgere gli spettatori emotivamente, quasi come se partecipassero "per sympathiam" agli eventi rappresentati.

Per questo in Ennio compariva il coro; un coro che gli spettatori avrebbero potuto sentire, per identificazione, come fatto di virtuali cittadini. Si ha quindi la ricerca di un'identificazione tra pubblico e personaggi. Si cerca di far rispecchiare il pubblico nei personaggi della scena.

Gli Annales: Gli Annales fu scritto in 18 libri, venne scritta in esametri (in seguito perfezionati da Virgilio) e cercò di sperimentare un modello greco per essere introdotto a Roma.

Si chiamano Annales perché scrisse la storia di Roma anno per anno e fece riferimento agli Annales Maximi; si soffermò soprattutto su eventi bellici, molto poco sulla vita politica di Roma.

Si rifece ad Omero per una poesia come celebrazione di gesta eroiche, a Nevio (di cui però si allontanò perché Ennio fece una narrazione continua e non spezzata come in Nevio), a Fabio Pittore e a Cincio Alimento che avevano scritto la storia di Roma in lingua greca.

Sappiamo che doveva essere composto da 15 libri, ma si pensa che credette opportuno aggiungerne altri 3 libri.

Di solito esistevano due proemi nelle opere greche: uno all'inizio e il secondo al centro. Dato che il secondo si trovava al 7° libro, l'opera doveva essere formata in 15 libri, e quindi in seguito aggiunti altre tre.

I Proemi divennero molto importanti per Ennio poiché voleva seguire i poeti greci.

Il proemio era un'introduzione all'opera e in quanto tale il primo doveva fare da introduzione a tutta l'opera.

Mentre nell'Iliade c'era un'invocazione alle muse, in Ennio oltre a questa invocazione lui mette in atto qualcosa di più audace. Lui raccontò di un sogno, derivato da Esiodo e da "Aitia" di Callimaco, in cui aveva incontrato le muse, dispensatrici di doni poetici; solo che nel sogno immaginò che gli comparisse Omero dicendo che si era reincarnato nella persona di Ennio stesso (ciò perché si credeva alla trasmigrazione dell'anima: Metempsicosi).

Nel secondo proemio invece facevano apparizioni le muse greche e aveva affermato che queste erano le muse che davano la vera ispirazione e non le muse "Camene" di  Andronico. Infine con Ennio il metro passò da qualitativo a quantitativo.


Lui celebrò le vittorie di abili condottieri mettendo in risalto i  nomi, poiché pensava che la storia era fatta da queste persone.

Invece Catone pensava che la storia era fatta dalla massa e non era necessario mettere in evidenza i nomi.

Mise in risalto il comandante romano che doveva avere una sintesi di virtus (Coraggio: tipico del mondo romano ) e di Sofia (Saggezza e forza interiore: tipiche del mondo greco).  







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