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Italo Svevo - Una vita, Senilità, La coscienza di Zeno

letteratura italiana



Italo Svevo


Pseudonimo di Ettore Schmitz, appartiene alla Trieste del tardo ottocento, appartenente ancora all'impero austriaco, un intreccio di popoli di culture e lingue diverse, cultura mitteleuropea.

Di origine ebraica, intellettuale non professionista, conduce un'attiva vita borghese, la letteratura si pone come spazio di ricerca, esercizio di analisi su di sé, sugli squilibri dell'io in generale. La madre è italiana, il padr 313c22d e ebreo trasferiti a Trieste. Fece studi commerciali, seguendo il padre. Auto didatta, lesse Schopenauer, il romanzo Una Vita è del 1892, Senilità nel 1898, nel frattempo continuava la sua vita di impiegato in banca, diventa uomo d'affari ed entra nella ditta del suocero. C'è un periodo di silenzio durato circa 25 anni anche a causa dell'insuccesso delle sue prime due opere. Fa molti viaggi di lavoro. Nel 1905 incontra James Joyce, che gli da lezioni di inglese, egli prova curiosità per i suoi romanzi e lo spinge a proseguire la sua passione letteraria. Dopo il 1908 viene a conoscenza della teorie della psicanalisi di Freud.  Nel 1923 pubblica la coscienza di Zeno e fu proprio l'amico Joyce ad aprire la strada al suo successo, prima a Parigi, poi in Italia grazie anche a Montale con il quale strinse un'importante amicizia. Salute malferma dopo il successo, morì in un incidente d'auto. La sua opera ebbe una diffusione più ampia solo a partire dagli anni 60.

  • Lontano da ogni classicismo o nozione retorica ed estetizzante della letteratura
  • Letteratura come strumento di coscienza e di conoscenza della realtà
  • Curiosità per le contraddizioni e gli aspetti irrazionali della realtà
  • No decadentismo
  • Cultura negativa: Schopenauer, Leopardi, Nietzsche nella sua carica radicale e negativa
  • Riservatezza ironica, distacco
  • Sullo sfondo una società concreta e specifica quasi sempre quella triestina



Una vita


Pubblicato a sue spese, basato anche su motivi autobiografici. Il protagonista è Alfonso Nitti, lavora come corrispondente per la banca Maller, è un inetto , incapace a vivere, viene ammesso in casa Maller e si trova a possedere la figlia del capo, Annetta, ma ci sarebbero ostacoli sociali per sposarla così Alfonso decide di scappare e tornare al paese natale dove assiste alla morte della madre e vende tutte le sue proprietà, torna al suo lavoro di impiegato, litiga con Maller, da le dimissioni ed invia una lettera ad Annetta che viene vista come un ricatto. Sfidato a duello dal fratello di Annetta, rinuncia alla sfida e si suicida. In lui c'è subalternità, passività, estraneità, immerso nella realtà quotidiana senza valori e senza colore. Svevo adotta anche punti di vista diversi da quello del protagonista a tratti, quasi contestandolo.


Senilità


Ha una densità più simbolica, anche qui una narrazione in terza persona e un personaggio inetto, caratterizzato da un senso precoce di senilità, una vecchiaia sterile e inerte, distacco che lo separa dalle cose e dalle persone, in una spirale di autoinganni (la popolana Angiolina viene chiamata Ange, donna angelo della tradizione, in realtà è una poco di buono). Non sa vivere il presente perché si guarda vivere. La sua è la condizione più generale dell'uomo moderno, perduto dietro desideri illusori, modelli astratti mentre gli sfugge il vero volto della natura. Il protagonista Emilio Brentani è legato a tre personaggi:l'amico scultore Stefano Balli, modello di salute e due opposte figure femminili, Amalia, la sorella di Emilio e Angiolina, la popolana di cui si innamora. Amalia ama Balli non corrisposta, Emilio vorrebbe proteggerla ma in realtà è tutto preso dall'amore per Angiolina, donna vitale e energica, si diletta a vederla come un angelo, ma lei è indifferente enigmatica e illusoria, in realtà volgare e menefreghista, alla fine Amalia si suicida e Emilio ha sensi di colpa, l'amico Balli si fidanza con Angiolina. Emilio resta solo, egli rappresenta l'uomo moderno per cui il senso della vita sembra potersi manifestare solo nella lontananza, nella prospettiva di qualche simbolo inafferrabile.


Nel periodo di silenzio si confronta durante i suoi viaggi con una letteratura estranea al metodo naturalistico  e conosce il flusso di coscienza e il monologo interiore, approfondisce la psicoanalisi freudiana . Scrive comunque piccoli testi teatrali e narrativi.


La coscienza di Zeno


Pochi mesi dopo la fine della guerra Svevo inizia a lavorare a "La coscienza di Zeno", con questo romanzo arriva il suo successo. A differenza dei primi 2 romanzi si svolge in prima persona, si svolge come un'autobiografia aperta, Zeno Cosini il protagonista è un ricco triestino che per liberarsi della sua nevrosi, che si riconosce soprattutto nel vizio del fumo, si sottopone a una cura psicanalitica da parte del dott. S. che gli dà l'incarico di scrivere un diario che ripercorra il proprio passato come cura. Ma questa ricostruzione avviene in modo inorganico, senza un punto di vista risolutivo, Svevo finge che sia stato il dott.S per ripicca a pubblicare il romanzo e lo spiega in una prefazione scritta dal dott.S . Romanzo formato da 8 capitoli. Zeno oscilla in una situazione continua tra malattia e salute, tra coscienza e inganno, spesso è un narratore bugiardo, alla ricerca di un equilibrio che gli sfugge sempre, è un inetto però ha un distacco umoristico da sé stesso, è un io frantumato, del tutto immerso in un mondo borghese ma in quel mondo egli si sente a disagio, in uno stato di perpetua inferiorità, da una parte richiamato dai suoi desideri più carnali dall'altra devoto a smascherare gli inganni che ciascuno costruisce per i suoi desideri, mondo borghese fatto di inganni, da un'apparenza di equilibrio, egli scopre ad ogni passo l'imprevedibilità della vita, ma a differenza dei primi due romanzi Zeno non è uno sconfitto, cade sempre in piedi grazie alla sua ironia sulle cose, ha una fragilità comica (clown), si afferma proprio mostrando i suoi limiti, non vuole né può essere un eroe modello, la malattia è la sola possibilità di esistere dell'io, il personaggio moderno è malato, squilibrato, mancanza di un centro e non va curato, la guarigione è impossibile, la psicoanalisi come metodo per guarire è inutile, è utile come metodo narrativo, come strumento interpretativo. La malattia diventa strumento fondamentale di conoscenza fino ad identificarsi con la scrittura e la letteratura. Non è più possibile nessun rapporto sicuro e lineare con il tempo. I ricordi diventano sempre un'altra cosa, non è possibile nessuna salvezza della memoria( diverso da Proust). Zeno ottiene fortuna dall'orrore della guerra grazie all'industria bellica che trasforma tutto in distruzione e morte, ipotesi di distruzione dell'intero mondo grazie ad un ordigno infernale. In questo romanzo troviamo fratture giocose della sintassi e un linguaggio dotato di spontanea carica comica.


Avrebbe dovuto scrivere un quarto romanzo sul tema della vecchiaia e del tempo, ma non riesce a concluderlo. Scrive pezzi di teatro di ambientazione borghese che hanno avuto una sfortuna ancora maggiore dei testi narrativi. Centrale rimarrà sempre la marginalità dell'uomo nell'universo. I suoi non sono romanzi psicologici, non intende scandagliare la psicologia umana, non è l'elemento centrale. Il suo è monologo interiore non flusso di coscienza. La verità assoluta non esiste.


Luigi Pirandello


Nasce ad Agrigento

  • Radici siciliane
  • Patriottismo risorgimentale
  • Modernità piccolo borghese
  • Formazione a Roma e a Palermo
  • Si laurea a Bonn, in Germania in filologia, conosce profondamente la cultura tedesca
  • Passione per gli scrittori romantici
  • A Roma conosce Capuana e il verismo
  • scrive il primo romanzo pseudo verista L'esclusa
  • scrittore per riviste
  • saggi, novelle
  • 1903 subisce un grave dissesto economico, la moglie diventa pazza
  • 1920 anni del successo teatrale
  • inizia un'intensa attività
  • fugge da se stesso e dalle proprie radici viaggiando per lavoro
  • aderisce al fascismo solo formalmente apre il Teatro d'arte a Roma
  • viaggia sempre più spesso all'estero
  • 1934 premio Nobel per la letteratura
  • non gli interessa la bella pagina, l'effetto formale
  • parte dalle condizioni di vita reale della vita per scoprire il peso minaccioso che vi hanno l'artificio e la finzione. La vita lotta continuamente con una forma che la insidia

Nelle sue opere troviamo


  • antico fondo siciliano, crudeltà delle relazioni sociali, credenze
  • sottile attenzione alla vita della piccola borghesia impiegatizia della Roma Umbertina e Giolittiana, fatta di esistenze chiuse
  • perversioni , turbamenti che il mondo moderno introduce
  • la sua opera non si chiude combina e ricombina storie
  • ripetizione e negatività dell'esistenza
  • la società è un'impetuosa messa in scena del vivere, fatta di illusioni ed inganni
  • ognuno di noi si presenta allo sguardo degli altri attraverso un'apparenza esterna, una maschera che lo fissa in qualcosa che non corrisponde alla sua reale natura e da cui è quasi impossibile liberarsi, Pirandello avrebbe voluto essere un personaggio per trovare un fissità
  • perpetuo conflitto tra vita e forma, vita bloccata nella forma che ne spegne la forza originale e porta con sé la morte, dissidio insuperabile
  • le persone diventano personaggi
  • scrittura di tipo naturalista
  • lavora anche per il cinema, molti film tratti dalle sue opere teatrali
  • la guerra non si mostra esplicitamente nelle opere

Scrive

  • Novelle per un anno, in realtà non ne scrive 365, eventi e personaggi che poi rielabora nelle altre opere, Una giornata è l'ultima sezione riassume tutta la sua vita in un solo giorno, non c'è nessuna conclusione, frammentarietà dell'esperienza moderna, tema del doppio e della morte
  • Il fu Mattia Pascal, personaggio frantumato, identità e vita
  • 1908 Saggio sull'umorismo, sentimento del contrario(ragione più riflessione) da distinguere dal puro avvertimento del contrario che rende le cose comiche, l'umorismo non suscita una risata ma un sorriso
  • I vecchi e i giovani, si collega ai Viceré di De Roberto, famiglia nobile dei Laurentano, condizione immodificabile della storia
  • Si gira.sul cinema in autenticità della vita, ribadirsi della forma
  • Uno nessuno centomila, Vitangelo Moscarda è un io frantumato, è ciò che gli altri vedono di lui, è 100mila Vitangelo diversi in uno solo, rinasce come nessuno nelle cose, monologo , fatto di riflessioni, divagazioni, fratture, parla in prima persona

Per il teatro


  • Aveva una passione molto forte
  • Grande esordio a Milano nel 1915 con il dramma Se non così.
  • Fece teatro sia in lingua sia in dialetto
  • Esasperazione dei meccanismi scenici, precisione maniacale per le sceneggiature i gesti, i dialoghi
  • Impasto tra tragico e comico, umorismo
  • Elementi realistici deformati, sghembe e aggressive marionette, grottesco
  • Il giuoco delle parti è il capolavoro della prima fase
  • Seconda fase, teatro nel teatro
  • Sei personaggi in cerca d'autore, si rappresenta con una finzione la finzione del teatro che tenta di rappresentare la vera vita, ma anche quella è finzione
  • Ciascuno a suo modo
  • Stasera si recita a soggetto
  • Comincia a scrivere di personaggi tragici ad esempio Enrico IV
  • Finzione storica e follia
  • Giganti della montagna appare il mito




Nel fascismo crede di vedere all'inizio il movimento della vita che distruggesse le forme finte, le menzogne, paradossalmente si rivelerà la massima istituzione retorica costruita del 900, anni 30 si accorge e se ne distacca anche se non ufficialmente




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