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IO VOGLIO DEL VER LA MIA DONNA LAUDARE - PARAFRASI

letteratura italiana



IO VOGLIO DEL VER LA MIA DONNA LAUDARE


Io voglio del ver la mia donna laudare

ed assembrarli la rosa e lo giglio:

più che stella diana splende e pare,

e ciò ch'è lassù bello a lei somiglio.


Verde river' a lei rasembro a l'are,

tutti color di fior', giano e vermiglio,

oro ed azzurro e ricche gioi pe 535g63f r dare:

medesmo Amor per lei rafina meglio.


Passa per via adorna, e sì gentile

ch'abassa orgoglio a cui dona salute,

e fa 'l de nostra fé se non la crede:


e no 'lle po' apressare om che sia vile;

ancor ve dirò c'ha maggior vertute:

null'om po' mal pensar fin che la vede


PARAFRASI




Io voglio lodare la mia donna in modo veritiero

paragonandola  ad una rosa e ad un giglio;

appare più splendente della stella Venere

e le paragono ciò che c'è nel cielo di più bello.


A lei paragono la verde pianura e l'aria,

tutti i colori dei fiori, il giallo e il rosso,

l'oro e l'azzurro e ricche gemme da donare:

perfino Amore, attraverso di lei, ingentilisce meglio il cuore.


Passa per la strada ornata e così gentile

che riduce l'orgoglio di colui che ne riceve il saluto,

e se non crede, lo converte alla nostra fede;


e non le si possono avvicinare le persone vili;

in più vi dirò che ha un potere ancora più grande:

nessuno può pensare male fino a che la guarda.


ANALISI DEL TESTO


La donna viene lodata e paragonata alla rosa in quanto ha la bocca e le gote rosate, al giglio per la sua pelle candida, e alle stelle per il colore dei suoi capelli e dei suoi occhi splendenti. Parlando di lei al poeta vengono in mente i prati verdi e l'aria. Inoltre è una donna alla quale si può alludere attraverso i colori giallo e rosso dei fiori, e oro ed azzurro dei gioielli. La donna di nobile aspetto, passeggia ben vestita della sua bellezza e di abiti eleganti. Coloro che ne ricevono il saluto abbassano l'orgoglio, e se salutasse un uomo non cristiano, lo convertirebbe. Infatti è così perfetta che può essere stata creata solo da un'entità superiore all'uomo, come Dio, e per questo chi non crede al cristianesimo, alla sua vista finirebbe col crederci. Inoltre le persone vili non le si possono avvicinare (forse perché lei le cambia e così non sono più vili) e davanti a lei ogni cattiva intenzione sparisce perché chi la incontra e ne riceve il saluto, è spinto da una forza interna a migliorarsi.

L'io-lirico prova stupore e meraviglia per la donna e lo si può capire dal verso "ciò ch'è lassù bello a lei somiglio", dove paragona a lei tutto ciò che c'è nel cielo di più bello.

Il tu-lirico è la donna amata, alla quale è dedicato il sonetto e che viene descritta come una persona bellissima e raffinata.

In questo componimento le strofe e le unità semantiche coincidono ovvero alla strofa corrisponde il periodo e al verso la frase. Questo rende alla poesia un senso di pacatezza e di leggerezza.

Il sistema delle rime presenta le quartine a rima alternata (ABAB ABAB) e le due terzine a rima ripetuta (CDE CDE).

Questo componimento riprende per ragioni tematiche la poesia "Vedut'ho la lucente stella diana", dello stesso Guinizzelli.






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