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Confronto tra Machiavelli e Guicciardini - La vita

letteratura italiana



Confronto tra Machiavelli e Guicciardini

La vita

Machiavelli fu segretario della Seconda Cancelleria presso la Repubblica fiorentina (?). Compì importanti viaggi presso personaggi come Luigi XII di Francia, Massimiliano d'Asburgo e Cesare Borgia; scrisse relazioni di queste esperienze politiche, ma non ebbe mai responsabilità diplomatiche ufficiali per conto di Firenze. Nel 1512, al ritorno de 141f52b lla famiglia medicea in Firenze, cadde in disgrazia e venne esiliato.

Guicciardini entrò nella carriera diplomatica come ambasciatore dei Medici presso Ferdinando il Cattolico; questi fu un fedele collaboratore della famiglia fiorentina. Ricoprì incarichi politici, amministrativi e militari, realizzando una notevole esperienza politica diretta. Dopo il sacco di Roma e la cacciata dei Medici da Firenze (1527), Guicciardini dovette ritirarsi a vita privata.

I valori dell'uomo politico

Machiavelli vide nella storia il ripetersi di scelte e risposte alle situazioni, già presentatesi nel passato, per questo i modelli dell'agire politico dovevano essere tratti dal mondo antico; al contrario Guicciardini sostenne che non esistessero modelli assoluti da imitare, non pensava che il passato si ripresentasse nel presente sotto le stesse forme e che bastasse la semplice imitazione delle azioni dei grandi politici di altri tempi. Il primo sostenne che importanti erano le virtù dell'uomo politico, che gli permettevano di prevenire eventi negativi (la fortuna), prendendo in anticipo i necessari provvedimenti; il secondo, al contrario, sosteneva che la virtù sola non servisse a prevenire gli imprevisti del caso. Questi sostenne l'arte della discrezione, cioè la capacità di distinguere e decidere a seconda della situazione, basandosi sull'esperienza politica individuale.



La natura dell'uomo

Machiavelli sosteneva che il "bene" fosse la dedizione assoluta all'interesse della collettività e della patria: essendo pochi coloro che operavano per il "bene", egli concluse che gli uomini fossero istintivamente portati al male (idea pessimista dell'uomo). Guicciardini, al contrario, propose un pensiero ottimista dell'uomo, sostenendo che il "bene" fosse il conseguimento della felicità personale senza danneggiare gli interessi altrui.  

Le opere

Le migliori opere di Machiavelli sono quelle di analisi politica di tipo scientifico riguardanti la vita dello stato, come Il Principe e i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, e riguardanti i problemi militari, come Dell'arte della guerra. I suoi interessi toccavano i grandi problemi legati alla formazione e al mantenimento degli stati, in particolare caso il principato nuovo come organismo politico capace di ridare solidità e sicurezza all'Italia. Guicciardini è un primis uno storico (Storia d'Italia, Storie fiorentine). Questi non tratta di teorie sullo stato, ma analizza gli avvenimenti legati alla fine della libertà italiana a causa delle invasioni straniere, parla di grandi personalità che risultano le vere protagoniste della storia e collega agli avvenimenti italiani alcuni fatti di storia europea. Egli contesta la teoria dell'imitazione di Machiavelli. Le opere storiche machiavelliane sono tutte di livello minore rispetto a quelle di ordine politico.

Machiavelli tenta di creare una sintesi, cioè di ricondurre il particolare ad una teoria generale che possa tentare di spiegare la realtà e costituire un modello; in Guicciardini questa sintesi, come constatazione che ogni evento ha caratteristiche proprie non riconducibili a leggi generali, prevale.

La frantumazione politica italiana e la questione delle milizie

La riflessione politica di Machiavelli e Guicciardini nacque dal clima di crisi e sconvolgimento di Firenze nella prima metà del 1500. Machiavelli individuò una soluzione ai problemi della propria epoca, facendo de Il Principe un manifesto per l'azione, mentre Guicciardini si limitò a constatare, nei Ricordi, una situazione di totale impotenza, che escludeva qualsiasi possibilità di riscatto. Machiavelli accusava la Chiesa di aver impedito l'unificazione italiana, che rese l'Italia debole di fronte agli stranieri. Guicciardini, diversamente, non vide in modo critico la frantumazione politica italiana. Anzi, egli sosteneva che proprio la politica di equilibrio tra le varie signorie aveva permesso il perdurare della libertà italiana; la causa delle invasioni straniere sosteneva fosse stata causata dalla rottura dell'equilibrio avvenuto dopo la morte di Lorenzo il Magnifico. Egli, al contrario di Machiavelli, considerava l'idea di una riunificazione italiana una semplice utopia.

Machiavelli sosteneva possibile la formazione di una "milizia nazionale" tramite il reclutamento popolare in vista della costituzione di uno stato italiano (questi è politicamente ottimista). Guicciardini, al contrario, sosteneva impensabile la formazione di una "milizia nazionale", non disdegnando, al contrario di Machiavelli, le milizie mercenarie, militarmente più esperte. Questi si dimostrava scettico di fronte ad un progetto di unificazione italiana (politicamente pessimista)e pare "accontentarsi" di un equilibrio fra gli Stati italiani come ai tempi del Magnifico. 




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