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A FOOTPRINT

letteratura inglese



A FOOTPRINT


Una mattina, verso mezzogiorno, mentre mi avviavo verso la barca, con mia enorme sorpresa vidi nitidissima, impressa nella sabbia della spiaggia, l'orma di un piede umano scalzo. Rimasi immobile, fulminato come se avessi visto uno spettro. Tesi l'orecchio, mi guardai attorno, ma non sentii alcun rumore, non vidi nulla. Salii sopra un'altura per spingere lo sguardo più lontano. Percorsi la spiaggia in lungo e in largo, ma non vidi nessun'altra impronta oltre 818f59i a quella. Tornai sui miei passi per vedere se ci fossero altre orme, oltre a quella, e per assicurarmi che non si fosse trattato di un'allucinazione; ma non c'erano dubbi: si trattava proprio dell'impronta di un piede, con le dita, il calcagno e ogni altra sua parte. Come potesse trovarsi in quel modo non lo sapevo, né potevo assolutamente immaginarlo. Ma dopo aver avanzato fra me e me le più svariate e confuse ipotesi, come può accadere a un uomo letteralmente stravolto e sbigottito, feci ritorno alla mia fortezza senza nemmeno accorgermi del terreno sul quale camminavo, in preda a indescrivibile terrore, guardandomi alle spalle ogni due o tre passi, credendo di vedere chissà che in ogni albero e in ogni cespuglio, e scambiando per un uomo tutti i tronchi che mi apparivano di lontano. Né sono in grado di illustrare le mille forme diverse in cui la mia fantasia, sconvolta dalla paura, mi faceva vedere ogni cosa, quante idee assurde affioravano di continuo nella mia mente, e quali strane, inverosimili elucubrazioni mi passassero per la testa durante quel percorso.



    Quando raggiunsi il mio castello, giacché da allora in poi credo di averlo sempre chiamato in questo modo, mi rifugiai all'interno come se fossi stato inseguito da qualcuno. Non riesco nemmeno a ricordare se vi entrai usando la scala, come intendevo fare, o se invece passai attraverso l'apertura che avevo scavato nella roccia, e che ho designato come porta. Non rammento nemmeno quello che feci il giorno dopo, poiché mai una lepre o una volpe impaurite si rintanarono con maggior terrore del mio quando corsi a nascondermi nel mio rifugio.

    Quella notte non chiusi occhio. Più ero lontano dalla fonte del mio terrore, più sentivo aumentare la mia angoscia. Ciò può sembrare contraddittorio alla logica, soprattutto al comportamento degli uomini e degli animali impauriti; ma la mia angoscia era provocata dalle idee spaventose che io stesso alimentavo in me, elaborando sul fatto le più sinistre fantasie e sebbene in quel momento mi trovassi molto lontano dal luogo in cui avevo fatto quella scoperta spaventosa. A volte ero indotto a pensare che quella fosse l'orma del demonio, e la ragione sembrava confortare una siffatta ipotesi: com'era possibile, infatti, che un essere umano fosse giunto in un luogo simile? Dov'era la nave che lo aveva portato sin lì? E come mai c'era quell'unica impronta? D'altra parte l'eventualità che Satana assumesse forma umana in un luogo simile, dove non aveva altra possibilità se non quella, appunto, di lasciare la propria orma impressa sulla sabbia (e anche questa senza uno scopo apprezzabile, perché non poteva essere certo ch'io la vedessi) appariva per altro verso incongrua e ridicola. Il diavolo, pensai, avrebbe potuto escogitare mille altri sistemi per spaventarmi, oltre a quello di lasciare la singola impronta del suo piede in un punto ove le probabilità ch'io la scorgessi erano irrisorie, dal momento che abitavo sul versante opposto dell'isola. Per giunta, bastava che il vento gonfiasse le onde, sia pur di poco, e tosto quell'orma sarebbe stata completamente obliterata. Tutto ciò sembrava in netto contrasto con l'indole stessa della cosa e con la comune nozione che tutti abbiamo dell'astuzia del demonio.



    Innumerevoli argomentazioni di questo genere mi aiutarono a liberare me stesso dal timore che si trattasse realmente del diavolo. E da questa conclusione dedussi senza indugio che doveva trattarsi di una creatura di gran lunga più temibile, cioè di uno o più selvaggi, abitatori del continente che si scorgeva di fronte, i quali si erano forse perduti in mare con le loro canoe, e per effetto delle correnti o del vento contrario erano stati sbattuti sull'isola. Dovevano essere sbarcati, dopo di che avevano ripreso la via del mare, colti dalla stessa avversione all'idea di stabilirsi in quest'isola desolata, che avrei provato io a godermi sul posto la loro compagnia.






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