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ALTRI DOCUMENTI
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Plutarco ( 50 d.C. - 120 d.C. )
La vita
Nasce a Cheronea in Beozia intorno al 50 d.C. e muore circa nel 120 d.C. vivendo quindi durante l'impero dei Flavi e degli Antonini. Sappiamo che da giovane viaggiò a Roma, in Egitto e in Asia minore salvo poi stabilirsi definitivamente a Delfi dove rivestiva un ruolo di una certa importanza sacerdotale. Visse in un epoca in cui la religione e i valori pagani andavano scemando a causa del diffondersi del cristianesimo, ma nonostante ciò fu molto fedele ai nomos patres .
Il corpus
Vite parallele ( eroi paradigmatici )
Vite parallele ( eroi antiparadigmatici )
Vite isolate
Moralia ( carattere religioso )
Moralia ( carattere isagogico-precettistico)
Moralia ( carattere letterario )
Moralia ( carattere filosofico )
Le vite parallele
Sono un insieme di biografie di eroi del passato, di solito grandi condottieri, greci e romani accoppiati a due a due con intento sia morale-edificante che politico : se da una parte voleva ispirare il comportamento degli uomini moderni offrendo degli esempi o paradigmi( Licurgo è esempio di perfetto legislatore, Numa di signore-filosofo, Aristide è il giusto fedele alla patria e Pericle è la prova dell'importanza della paideia ), dall'altra voleva avvicinare la cultura greca a quella romana sottolineando come le virtù morali si possano trovare in tutti gli uomini indipendentemente dalla nazionalità ( Lane ) . Di solito con le sue biografie Plutarco voleva anche dimostrare una particolare tesi, come la slealtà e disonestà, per esempio, conducano alla rovina nel caso della vita di Temistocle o come la paura e la timidezza procurino danni, come nel caso di Nicia. Esistono anche coppie di eroi negativi o antiparadigmatici che avrebbero dovuto suscitare orrore nel lettore e allontanarlo dal loro cattivo esempio. Oggi ci sono rimaste circa una cinquantina di biografie ma probabilmente in origine dovevano essere circa 100. Plutarco risente molto della storiografia patetico - drammatica, anche se nel primo capitolo della vita di Alessandro affermi di non voler scrivere storie ma biografie basate sull' hqos del personaggio. Le vicende infatti sono modellate sulla disposizione naturale del personaggio del quale ci vengono raccontati anche aneddoti storicamente irrilevanti come quando, nella vita di Crasso, l'attore Giasone di Tralle recita la parte di Agape tenendo la testa di Crasso. Oltre all' hqos un altro elemento fondamentale sono le praxeis che con il primo spesso si compenetrano. Di solito le vite parallele hanno una struttura fissa : iniziano con i miracoli prima della nascita, seguono la giovinezza e la maturità e infine c'è la morte con di solito a concludere una sunkriseis , ovvero un paragone. Secondo Kiersel i paragoni finali, che hanno un carattere fortemente oratorio, non sono plutarchei ma aggiunte posteriori anche se è un punto di vista molto discutibile.
Moralia
I moralia o hqika sono il secondo grande gruppo di opere plutarchee e hanno titolo latino in quanto catalogate e titolate dal medico latino Lampria. I moralia hanno scopo religioso, di diffusione filosofica ( platonismo ), isagogico ( precettistico ed etico - disciplinare ) e letterario. Fra quelli a carattere religioso c'è "de e apud Delphos'' in cui disserta sul significato della lettera scritta prima in legno, poi in ferro e poi in oro sul frontone del santuario di Delfi. Potrebbe essere la e di gnwti seauton , ovvero il celebre responso ricevuto da Socrate oppure potrebbe rappresentare il numero 5 : Apollo era il quinto fra le divinità olimpiche. C'è anche il de sera "numium vindicta'' in cui afferma che la vendetta divina sebbene tardiva arrivi sempre, c'è il " de Iside et Osiride'' in cui mette in atto un sincretismo religioso fra le divinità olimpiche e quelle egiziane; c'è anche il "de defectum oratorium'' in cui spiega le credenze sull'arte mantica. In quest'opera la concezione di provvidenza divina potrebbe far pensare a degli influssi del nascente cristianesimo ma è assolutamente improbabile che Plutarco ne fosse coinvolto. Fra i moralia a carattere letterario c'è "de legendis poetis'' in cui afferma la superiorità dei testi che abbiano un messaggio religioso, nel confronto fra Aristofane e Menandro afferma la superiorità di quest'ultimo in virtù della sua moralità. Infine nel "de malignitate Erodoti'' polemizza contro Erodoto che aveva criticato i beoti e difende i conterranei per la decisione di essersi alleati contro Serse
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