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CANTO DECIMO - Farinata degli Uberti, Cavalcante Cavalcanti

dante



CANTO DECIMO


Nel cerchio degli eretici, i dannati vengono puniti all'interno di tombe infuocate, dove Dante incontra, come gli era già stato predetto, Farinata degli Uberti. La pena del contrappasso è spiegata in questo modo:

o   Uno spazio limitato (la tomba) perché hanno avuto una visione limitata della realtà e non credevano all'immortalità dell'anima.



o   Fuoco con cui erano puniti gli eretici nel medioevo.

Dante fissa la sua attenzione sugli epicurei, i negatori dell'immortalità dell'anima.

Fra questi, ne sceglie due, entrambi fiorentini del suo tempo e in qualche modo legati al suo personale destino di uomo:

o   Farinata degli Uberti, grande capo ghibellino, che due volte sbaragliò e disperse, sebbene non definitivamente, la parte guelfa a cui aderivano anche gli Alighieri; chiuso nella sua fiera passione politica, vede ora come questa, quando non sia temperata da ragioni di giustizia superiore, si risolva in una tragica catena di odi, di violenze, di ingiustizie, e profetizza al poeta l'esilio; la sua personalità è magnanima e fiera. Dante non può ritenersi superiore alla famiglia di Farinata, perché gli Alighieri sono meno importanti degli Uberti; nasce un dialogo di due persone che cercano di sostenere le proprie idee politiche.

o   Cavalcante Cavalcanti, padre di Guido, poeta che era stato il primo e il piú caro amico di Dante. Rivolto ad adorare l'eccellenza di ingegno del figlio, crede di comprendere da un'oscura frase di Dante che Guido sia morto e si accascia in un dolore disperato. Al contrario di Farinata, la figura di Cavalcante è irrequieta e sensibile, creando un effetto di potente contrasto tra i due personaggi.

Pur essendo imparentati tra loro, Farinata non ha nessun interesse familiare, mentre Cavalcante è interessato al figlio e ne chiede notizie a Dante. Sorpreso (credeva che i dannati potessero prevedere il futuro), l'autore risponde ambiguamente e Cavalcante crede che suo figlio sia morto, e si chiude nella tomba. I dannati, infatti, vedono come i presbiti: riescono a vedere solo da lontano (il futuro); con il giudizio universale sarà loro preclusa anche questa possibilità, perché non ci sarà più nemmeno il futuro.





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