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SAN TOMMASO D'AQUINO: IL PROBLEMA DELL'ESISTENZA DI DIO

letteratura




SAN TOMMASO D'AQUINO:


IL PROBLEMA DELL'ESISTENZA DI DIO:

Per la dimostrazione dell'esistenza di Dio, Tommaso non accetta l'argomento a priori di Sant'Anselmo. Tale dimostrazione deve invece basarsi su argomentazioni puramente filosofiche, che non facciano in alcun modo appello alla pre-esistenza della fede (cercare cioè argomentazioni razionali e non dogmatiche).

Le argomentazioni di cui si serve sono cinque, e procedono tutte quante "a posteriori", partono cioè dall'esistenza del mondo per dimostrare l'esistenza di Dio. 131d31b Il loro carattere aristotelico è evidente. Esse sono:

la via EX MOTU (dall'esistenza del moto ricava la necessaria esistenza di un motore IMMOBILE);



la via EX CAUSA (dalla causalità vigente tra i fenomeni risale all'esistenza di una causa prima INCAUSATA);

la via EX CONTINGENTIA (dal carattere contingente del mondo ricava l'esistenza di un essere assolutamente NECESSARIO, che fa essere ciò che è generato);

la via EX GRADU (dall'esistenza di esseri dotati di potenza, intelligenza, bontà, bellezza in gradi diversi ricava l'esistenza di un essere che possieda queste perfezioni in grado SOMMO);

la via EX FINE (dalla constatazione di un ordine generale dei fenomeni ricava l'esistenza di una mente ORDINATRICE).

Come appare chiaro da queste cinque vie, ritroviamo nella sua filosofia le nozioni principali dell'aristotelismo, soprattutto quelle di ATTO e POTENZA, FORMA e MATERIA. Talune risultano però alquanto innovate, come per esempio quella di materia, che acquista in Tommaso una maggiore positività di quanto non ne avesse in Aristotele: basti pensare che egli la concepisce non come pura potenza, ma come effettiva realtà creata da Dio.


IL PROBLEMA DELL'ANIMA:

"L'anima è la forma del corpo" per San Tommaso. La distinzione tra un individuo e l'altro è distinzione tra individui costituiti di anima E corpo, cioè tra uomini completi. San Tommaso non concepisce come essere completo né la sola anima né il solo corpo umano, ma l'UNIONE SOSTANZIALE fra i due.

E per giustificare la sopravvivenza dell'uomo al di là della morte inserisce la teoria cristiana della resurrezione della carne: "Dopo la sua separazione dal corpo, l'anima si troverà in uno stato quasi innaturale, finché non si riunirà nuovamente al corpo con la resurrezione di esso".

Sulla base di questa concezione dell'uomo come unità individuale di ANIMA e CORPO o FORMA e MATERIA, entrambe create da Dio, San Tommaso costruisce una vasta e complessa filosofia dell'AZIONE, che abbraccia con ordine e sistematicità i più diversi argomenti connessi con l'agire umano: dall'etica generale all'etica speciale, alla cosiddetta filosofia della POLITICA.


IL PROBLEMA DELLA CONOSCENZA (gnoseologia):

Ogni conoscenza ha inizio dai sensi. Operando sulla conoscenza sensibile, la mente umana, a differenza di quella degli animali, può giungere ad una conoscenza superiore. Questa operazione si compie attraverso l'intelletto, che San Tommaso distingue come tutti gli Aristotelici in:

intelletto agente (attivo);

intelletto possibile (passivo).

L'intelletto possibile è come una tabula rasa nella quale nulla è scritto ma che possiede in potenza gli intellegibili. Ma poiché nulla può passare dalla potenza all'atto se non per opera di un ente già in atto occorre ammettere una virtù intellettiva capace di rendere in atto gli intellegibili, e questo è appunto l'intelletto attivo.

San Tommaso ammette che l'universale esista innanzitutto in Dio (ante rem), poi entro le stesse cose particolari (in re), e infine nella mente umana (post rem) (questi sono i tre stadi dell'universale).

L'astrazione dell'universale dai dati sensibili è possibile perché gli oggetti percepiti dai sensi contengono effettivamente qualcosa di universale, perché Dio è in tutte le cose: in altri termini l'universalità che noi ricaviamo mediante l'astrazione è veramente qualcosa di nostro (è infatti compiuta dal singolo), ma è anche un concetto; un concetto non arbitrario, perché si fonda sul corrispondente universale in re e, in ultimo, su quello ante rem che sta in Dio.

Se fosse privo di questo fondamento non potrebbe costituire una verità: qualunque verità infatti è per San Tommaso adeguazione dell'intelletto all'essere, e quindi a Dio. In ogni ordine di conoscenza l'essere è la base del conoscere, non il conoscere la base dell'essere. La matematica stessa trova un fondamento nell'essere. È infatti sì frutto di astrazione, ma è un frutto cui corrisponde qualcosa di reale, ad esempio all'idea di triangolo corrisponde l'effettiva esistenza di figure triangolari.

Conoscendo l'importanza centrale attribuita da San Tommaso all'astrazione, resta da chiederci come egli cerchi di spiegare il funzionamento del processo astrattivo. A tale scopo va anzitutto osservato che San Tommaso lo considera come un processo specificatamente umano e perciò inscindibile dalla realtà individuale costituente l'uomo: realtà di corpo e anima, di senso e di intelletto, di esperienza e di pensiero. Entro la complessa operazione conoscitiva, l'intelletto agente rappresenta a parere di San Tommaso il momento attivo dell'astrarre, cioè dell'elevarsi al di sopra dei dati particolari della percezione: trattasi però di un'attività inserita nella vita concreta dell'individuo, non di qualcosa di isolato da essa.

Ogni pretesa di separare l'intelletto attivo per farne un secondo essere, superiore all'uomo concreto, un essere la cui attività si svolgerebbe in un altro mondo diverso da quello reale dell'esperienza, costituisce per San Tommaso una vera e propria assurdità.


IL PROBLEMA DELL'ETICA (ciò che è giusto, come è giusto comportarsi, dove è il bene):

Nella prima parte della Summa Theologiae, San Tommaso tratta di Dio come principio di tutte le cose, ma Dio non è solo principio, ma anche fine di tutte le cose.

Tutte le creature sono rette dall'eterna legge divina, che è tensione verso il bene, e ogni ente è partecipe di questa legge secondo la propria natura, per cui nelle creature irragionevoli la legge divina si manifesta col carattere della necessità e dell'inderogabilità, mentre nelle creature ragionevoli esiste la possibilità di potere veramente accettare o rifiutare il dettato della legge stessa.

Questa espressione del tutto speciale, e cioè la libertà di scelta, che la legge divina assume negli esseri ragionevoli, si chiama LEGGE MORALE. All'azione morale è dunque essenziale la libertà, e quindi la volontà.

La famosa libertà d'arbitrio, oggetto di tante dispute nell'ambito della filosofia scolastica, consiste nel considerare ogni cosa sotto il punto di vista del bene oppure no.

Secondo San Tommaso, una volta capito dove è il bene, necessariamente l'individuo tende verso di esso. Non spiega però come: il libero arbitrio in San Tommaso è più asserito che dimostrato, e l'argomento più valido a suo favore si riduce in ultima analisi all'invito all'introspezione quale via atta a farci constatare la presenza insopprimibile del sentimento di responsabilità. L'uomo ha un'attitudine innata a riconoscere il fondamentale diritto morale (bisogna fare il bene e fuggire il male).

In armonia con Aristotele, San Tommaso insiste sull'importanza delle abitudini, le quali possono acquistare il peso di una tendenza quasi naturale e influire poi sulle scelte volontarie. Acquistando un'abitudine, noi ci assumiamo dunque una pesante responsabilità, in quanto contribuiamo a influenzare, e quasi a determinare, le nostre scelte future. La virtù è quindi quasi una "piega" permanente che la volontà prende nel compimento del bene.





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