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Il giudice D'Andrea, persona ordinata e meticolosa nello svolgere il suo lavoro, aveva ancora in sospeso un caso che lo lasciava molto perplesso, al pu 626f59g nto di far chiamare il querelante per convincerlo a ritirare la querela, che alla fine lo avrebbe penalizzato ancor di più. Il caso, dunque, era il seguente: un uomo, Rosario Chiàrchiaro, sporse querela contro dei ragazzi che avrebbero fatto dei gesti osceni per fuggire dalla presunta iella che portava l'uomo vittima dell'accaduto.
Naturalmente il giudice non avrebbe mai potuto incriminare i due ragazzi querelati per un così banale fatto e alla fine la fama di iettatore di Chiàrchiaro si sarebbe ancor di più diffusa ottenendo l'effetto contrario di quello desiderato.
Quando Chiàrchiaro arrivò nell'ufficio si presento con il tipico aspetto di uno iettatore e ammise addirittura di esserlo, il giudice sbigottito dalla sua apparente incongruenza gli chiese perché inizialmente aveva querelato i ragazzi che lo ritenevano uno iettatore se poi Chiàrchiaro si riteneva tale; egli rispose che in realtà voleva che la gente lo ritenesse uno iettatore per essere pagato affinché non portasse iella ad essi, e a prova del suo potere voleva avere un riconoscimento ufficiale di iettatore: una "patente"!
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