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LE OPERE DI METASTASIO

letteratura



LE OPERE DI METASTASIO


Nel corso del Seicento il melodramma si era snaturato, tradendo lo spirito e le direttive della Camerata de' Bardi; il testo aveva perso autonomia rispetto alla scenografia e alla musica, l'atmosfera intima e delicata era scomparsa e il tema d'amore, che costituiva il nucleo centrale dei primi melodrammi, restava ormai in ombra, sopraffatto dalle parti comiche e farsesche. Un primo passo per riportare il melodramma alle forme originarie è compiuto dal veneziano Apostolo Zeno; egli rivaluta l'importanza dei libretti per musica, nei quali pr 343d38d ivilegia gli aspetti eroici e drammatici, e propone di rispettare le unità aristoteliche come avviene nelle tragedie. La riforma più articolata e organica, che segue al tentativo dello Zeno, si deve però a Pietro Metastasio, autore di una vastissima produzione di testi poetici musicati dai maggiori compositori dell'epoca.

Le Opere del Metastasio escono in dieci volumi tra il 1780 e il 1782. Nella ricchissima produzione napoletana spiccano, oltre alla Didone abbandonata, gli idilli Il convito degli dei, in ottava rima, e Il ratto d'Europa, in endecasillabi; i capitoli in terza rima La morte di Catone e L'origine delle leggi e infine l'ode Sopra il Santissimo Natale. A Roma, tra il 1727 e il 1730, compone il Siroe, il Catone in Utica, l'Ezio, l'Alessandro nelle Indie, la Semiramide, l'Artaserse e La Passione di Gesù Cristo.

La stagione più felice del periodo viennese è segnata da alcuni capolavori, quali La clemenza di Tito, l'Olimpiade e l'Attilio Regolo; più tardi, quasi presago dell'avvicinarsi di tempi difficili e oscuri e del mutare di quel clima sociale e culturale che è alla base del suo straordinario successo, il Metastasio scriverà pochissimo: il Nitteti (1756), il Trionfo di Clelia (1762), il Romolo ed Ersilia (1765) e il Ruggero (1771).



Gli ideali artistici del Metastasio si ispirano ai princìpi della tragedia classica e sono esposti in due opere teoriche, l'Estratto sull'arte poetica di Aristotele e considerazioni sulla medesima e le Osservazioni sul teatro greco, nelle quali l'autore appare pienamente consapevole delle difficoltà connesse al genere melodrammatico.

Gli intrecci delle opere del Metastasio sono ricavati da fonti sia antiche che moderne; le vicende, in genere fondate su episodi di eroismo e di nobiltà, hanno una struttura precisa e lineare, che scandisce e permette di seguire agilmente lo sviluppo di storie di per sé varie e spesso intricate.

In ogni figura l'autore disegna in modo esemplare una virtù; i suoi personaggi sono dominati da forti passioni o posti davanti a contraddizioni insanabili, di immediata evidenza, alle quali reagiscono con eroica dignità. Nel mondo psicologico descritto dal Metastasio, a ben vedere, tutti i personaggi si assomigliano, perché rispondono ad un analogo schema di sentimenti e conflitti interiori chiari e nettamente definiti. Ad esempio, nella Didone abbandonata Enea è diviso tra l'amore per Didone e il destino che gli impone di fondare Roma, e in lui il senso del dovere prevale sugli affetti. Megacle, protagonista dell'Olimpiade, è disposto a rinunciare all'amore per mantenere fede ad un patto di amicizia. Solo Didone ha momenti di spiccata originalità, poiché è una donna vera, che vive un dramma interiore intenso e ricco di sfumature, tra passioni profondamente umane. Abbandonata da Enea, lacerata tra l'amore, la gelosia e l'orgoglio, ella vede crollare in un solo istante le speranze e finire il suo regno: il suicidio è per lei un epilogo tragico e inevitabile.

Il Metastasio ritiene che il testo debba essere il nucleo principale dell'opera e conservare la sua autonomia e dignità; il rapporto tra poesia e musica resta fondamentale, ma la musica, come la scenografia, deve limitarsi a una funzione di accompagnamento e di commento e non può sopraffare la parte scritta.

Il Metastasio è interprete di un mondo che aspira allo svago, al decoro e alla galanteria, e ritiene importante che l'opera d'arte si adegui al gusto del pubblico, rifuggendo da ogni esasperazione drammatica e da ogni oltranza stilistica; tuttavia in lui è viva, seppure confusamente, la percezione che quel mondo è in declino (e infatti la Rivoluzione francese è sul punto di spazzarlo via), e anche per questo la struttura dei suoi melodrammi lascia ben capire allo spettatore che ci si trova di fronte alla rappresentazione di un "gioco" scenico, in cui nulla è reale. I drammi e i conflitti sono volutamente fittizi e spettacolari; del resto, sostiene l'autore, il teatro ha la prerogativa di far sembrare le favole "più vere del vero" ed offre perciò una sede ideale per la rielaborazione fantastica dei sentimenti umani.

Applicando tali princìpi, questo poeta colto e raffinato riesce a creare un delicato equilibrio tra l'ispirazione eroica, che gli deriva dalla formazione classica, il sobrio moralismo razionalistico dell'epoca e i motivi galanti cari all'ambiente cortigiano in cui vive e al cui gusto è vicinissimo. I suoi strumenti sono la naturalezza di uno stile facile e flessibile e l'elegante semplicità di un lessico essenziale, sebbene curatissimo.

Il registro arcadico del Metastasio raggiunge il punto di più alta ricercatezza nelle rime, nelle quali, ancora una volta, i caratteri distintivi dello stile sono l'armonia e il decoro di versi dolci e fluidi, che traducono in toni di sentita partecipazione motivi intimi e sentimentali; tra questi ricorre l'analisi di situazioni particolari, come la lontananza, la partenza o il ricordo della donna amata. In alcuni sonetti autobiografici l'autore riflette sulla propria esperienza umana e sviluppa interessanti considerazioni sul valore delle sue scelte poetiche, che lo coinvolgono al punto da non saper più distinguere tra la finzione e la realtà.

La chiarezza della costruzione poetica, la definizione precisa dei caratteri e le limpide riflessioni morali delle opere del Metastasio sono apprezzate dai contemporanei, che vi vedono riflesso il loro gusto e l'ideale di una cultura razionalmente organizzata e contenuta nei limiti della compostezza e del decoro. La sua razionalità piace a scrittori e filosofi del pieno Illuminismo, come Voltaire o Rousseau, ma più tardi anche i romantici, tra i quali Leopardi, lo apprezzeranno per aver dato voce sincera all'universo dei sentimenti e ai moti dell'animo, in un contesto che tendeva a risolverli in convenzionali formalismi.




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