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"Il treno ha fischiato"
Preliminari: Il testo "Il treno ha fischiato" è stato tratto da "Novelle per un anno", scritto da Luigi Pirandello, il quale è tra i pochi scrittori italiani che godono di una vastissima fama internazionale: non tanto per il lontano Premio Nobel (1934) 111d34b , quanto per lo straordinario numero di compagnie che ne mettono in scena i drammi, un pò in tutto il mondo.
La storia: Il ragioniere Belluca sembrava impazzito. Parlava insistentemente di un treno che fischiava. I colleghi che andavano a fargli visita all'ospizio dei matti lo descrivevano come malato grave, affetto da encefalite e da febbre cerebrale. Era accaduto tutto all'improvviso. L'impiegato modello, puntuale, irrepresnibile, preciso, sottomesso, ad un tratto era andato fuori di testa e si era permesso di ribellarsi al suo capoufficio. Nessuno l'aveva mai visto così. Ma chi ci viveva vicino e conosceva le sue abitudini, le sue condizioni di vita, non poteva meravigliarsi poi tanto, poichè ad un uomo che viveva come Belluca anche un piccolo imprevisto poteva produrre effetti straordinari.
La sua era una vita impossibile, scandita dal lavoro in ufficio e dalla assistenza a tre donne vecchie e cieche (la moglie, la suocera e la sorella della suocera), con cui, insieme a due sorelle vedove ed a i loro sette figli, era costretto a dividere l'angusta casa ed i pochi soldi.
La sera lavorava anche fino a notte fonda per arrotondare le entrate, e poi esausto si coricava su un divano sgangherato. Ed era stato lì che aveva udito una notte il fischio di un treno all'improvviso, ed aveva cominciato a pensare ad un viaggio in luoghi lontani, esotici, o in città conosciute in gioventù.
Il mondo gli era entrato nello spirito, quel mondo che lui aveva dimenticato e che ad un tratto aveva ricominciato ad esistere per lui.
Aveva compreso che oltre quella casa orrenda c'era il mondo ed il solo pensiero l'avrebbe consolato dalle angustie quotidiane. Questo gli bastava.
Naturalmente avrebbe ripreso la sua vita, avrebbe ripreso la sua vita, avrebbe continuato il suo lavoro di computisteria, si sarebbe scusato con il capoufficio, il quale gli avrebbe concesso, di tanto in tanto, una fuga immaginaria in Siberia o in Congo, su quel treno che fischiava.
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