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Anna Karenina: "DONNA CADUTA" O VITTIMA DELL'AMORE?
TESINA di approfondimento per il corso di Letteratura
russa I |
"Anna Karenina" è il titolo di uno dei romanzi che ha affascinato la letteratura mondiale a partire dalla sua pubblicazione, considerando anche il fatto che colui che ha dato vita di proprio pugno a questo personaggio "eterno" è Lev Tolstoj, uno tra i più grandi scrittori mai esistiti. Come per ogni opera e ogni scrittore si diffondono tra il pubblico interpretazioni diverse a seconda della personalità e della capacità di ricezione individuale. E questo è ciò che è avvenuto anche per Anna Karenina, è emerso in particolare un dualismo che porta i lettori a giudicare Anna come una donna colpevole o al contrario come una vittima.
Prima di addentrarci all'interno di una argomentazione delle due tesi è opportuno dare una presentazione e una collocazione al romanzo. "Anna Karenina" fu pubblicato per la prima volta nella forma di libro nel 1877, dal 1875 Tolstoj aveva iniziato però a pubblicarlo a puntate sul periodico russo Ruskii Vestnik ("Il Messaggero Russo"); in realtà il primo abbozzo del romanzo era già pronto il 18 marzo 1873. Dopo aver letto un frammento di Puskin "Gli ospiti arrivano alla dača " Tolstoj decide di dare vita a un romanzo su una donna sposata dell'alta società, un'adultera, una donna "caduta". Questo era un tema molto attuale per la letteratura della seconda metà dell'800, ci sono almeno tre esempi di donne cadute che terminano la loro vita con la morte:
1857: Madame Bovary morte violenta
1878: Anna Karenina
1895: Effi Briest morte naturale
Il romanzo si evolve da semplice romanzo psicologico a una riflessione di Tolstoj sul valore e il significato profondo del concetto di famiglia e di amore coniugale. Uno dei temi principali del romanzo è la vita famigliare; infatti la trama si distende tra diverse coppie in un gioco di simmetrie, equilibri strutturali e contrappesi:
Stiva & Dolly
Kitty & Levin
Anna & Vronskij
Anna & Karenin
Tutta la trama gira intorno a queste coppie, i co - protagonisti sono Anna da un lato e Levin dall'altro. Anna è una donna passionale ed enigmatica che non ha paura di rendere pubblico il suo amore adultero per Vronskij, un giovane e seducente ufficiale a discapito del marito Karenin, un uomo integro e serio e del figlio Serëza. La storia si sviluppa in un crescendo di passione e gelosia che consuma i suoi giovani amanti e induce Anna al suicidio. Su una seconda linea narrativa c'è Levin, alter - ego dello stesso autore, un uomo di sani principi che si rifugia nella campagna per sfuggire e superare il rifiuto di Kitty di diventare sua moglie. Ma il tempo riuscirà a ripagare il suo buon animo: sposerà la donna che ha sempre amato e avrà un figlio da lei. La coppia Stiva e Dolly svolge solo una funzione di tramite tra le altre coppie, la loro storia coniugale segue a ritroso ciò che succederà nel triangolo Anna - Vronskij - Karenin: la famiglia, la sua dissoluzione, l'amore coniugale e i suoi limiti e il tradimento.
Questo approfondimento verterà sulla figura - chiave di Anna. Nei primi abbozzi Anna, il cui nome è Tat'jana, è una brillante signora dell'alta società, vestita in modo appariscente e che ostenta dei modi ai limiti della sfrontatezza. Vronskij invece è tarchiato e pelato ma buono e retto come il marito. Nelle edizioni successive Anna acquista delle caratteristiche positive e anche enigmatiche. Questo avviene perché Tolstoj inizia a voler bene ad Anna, egli la crede viva e ne parla in famiglia come se lo fosse. Il ritratto di Anna nella stesura definitiva, infatti, è mutato: "Anna non era simile a una donna di mondo o a una madre di un bimbo di 8 anni, ma somigliava a una ragazza ventenne per flessuosità dei movimenti, freschezza e vivacità del volto che ora volgeva a sorriso ora a sguardo, a espressione se non seria , triste degli occhi" (PARTE PRIMA PAG. 82). Anna era una donna sui 35 anni molto bella, la cui persona ispirava molto riserbo ed eleganza. Il viso era cosparso di un'espressione di dolcezza e bontà. Aveva gli occhi grigi, delle folte ciglia, i capelli neri, folti e ricciuti e le labbra di un rosso vermiglio; dagli occhi e dal sorriso le traboccava una pienezza di vita che lei cercava di spegnere. Si sentiva che era un donna semplice e schietta ma allo stesso tempo c'era in lei un mondo di sentimenti complessi. Camminava sempre con un'andatura rapida e dritta che la distingueva da tutte le altre donne, era una donna talmente magnetica da attrarre ogni tipo di uomo. Si sposò grazie a un matrimonio combinato da sua zia quando lei aveva 26 anni e Karenin 46 e al momento di inizio del racconto lei ha già un figlio di 8 anni.
Uno delle due posizioni assumibili dopo la lettura di questo capolavoro è quella che vede Anna come una "donna caduta" e manipolatrice fin dall'inizio. Secondo questa ipotesi, per tutta l'azione del romanzo Anna cerca sempre di esercitare un potere di controllo e manipolazione verso i suoi attori.
Il racconto si apre in casa Oblonskij dopo la scoperta di Dolly del tradimento di Stiva con la governante dei propri figli: Dolly è chiusa in camera tra la disperazione e la consapevolezza che non può andare via e Stiva è in preda al panico e costernato invita la sorella Anna con la speranza che possa risolvere la faccenda. Dalla prima apparizione Anna manipola chiunque le è vicino e dimostra una grande forza di persuasione:
alla stazione incontra Vronskij, non si sono mai visti prima eppure lei gli rivolge uno sguardo amichevole.
pochi momenti dopo la morte dell'uomo sotto il treno Anna si sente e si dimostra talmente tanto affranta da indurre, come per un dovere morale, Vronskij a dare alla povera vedova 200 rubli.
In casa di Dolly i nipoti si accerchiano attorno ad Anna come se fosse una dea.
Riesce a persuadere Dolly, che non è convinta di fare la cosa giusta, a perdonare il marito.
Dopo il pranzo in casa del fratello avviene l'incontro tra Anna e Kitty, quest'ultima subisce il suo fascino soprattutto perché Anna le dimostra di ammirare la sua fresca bellezza.
Ballo: Anna dimostra il suo successo incantando tutti con il suo vestito e con la sua finta ritrosità.
Dopo il ballo con Vronskij Anna misteriosamente va via per accrescere il suo dominio su di lui.
Durante il viaggio di ritorno Anna incontra Vronskij che le dichiara il suo amore e la sua sottomissione ma Anna lo respinge e questo accresce la sua schiavitù d'amore.
Anna e Vronskij iniziano a frequentarsi e lei lo seduce facendogli credere che è l'unico uomo per lei e dicendogli che non ha nessuno al mondo tranne lui.
Anna dichiara a Karenin della sua relazione con Vronskij ma non gli rivela di essere incinta per avere un'arma da usare in un secondo momento.
Dopo aver ricevuto la lettera da Karenin Anna si reca da lui, ma Karenin non le va incontro come sempre, allora Anna stessa lo raggiunge, accortasi di aver perso l'ascendente su di lui.
Anna mette in atto una specie di piano per far incontrare Vronskij e Karenin e far sentire Vronskij in colpa: posto il veto di Karenin di far entrare Vronskij in casa sua, Anna scrive un biglietto a Vronskij dicendogli che è ammalata ma che vuole vederlo ugualmente e quindi di andare da lei anche perché Karenin sarebbe tornato solo entro le dieci, Vronskij dopo aver letto il biglietto si addormenta fino alle otto e mezzo, ma decide di andare lo stesso da Anna, ma sul portone incontra Karenin. Anna lo accusa perché è andato troppo tardi, in realtà ha raggiunto il suo scopo.
Dopo un litigio con Karenin e le minaccia di divorzio Anna si lascia sfuggire che è incinta.
Nei giorni successivi all'abbandono di Karenin, Anna le manda un telegramma in cui lo scongiura di andare da lei perché è in punto di morte.
Dopo il parto lei si ammala davvero ma l'abuso volontario che fa di morfina influenza maggiormente la sua emotività e il suo comportamento. La morfina induce un'azione analgesica che porta alla depressione; gli altri effetti indotti sono uno stato ansioso, confusionario; nausea e vomito, sudori freddi, convulsioni e disturbi del sonno. Elementi che custodirà sempre come armi da scagliare contro i suoi attori in particolare Vronskij e Karenin.
Anna si incontra con Stiva e manipolandolo lo induce ad andare da Karenin per chiedere il divorzio, in questo modo se ci fossero stati problemi, lei avrebbe sempre potuto dire che non era stata una sua idea.
Anna nella permanenza all'estero con Vronskij cerca di tenere sempre vivo il potere che ha su di lui in ogni modo: vestiti, attività, amicizie, giochi di gelosie, ecc
Anna usa la piccola Anny per avere il potere sia su Karenin che su Vronskij. In un breve episodio Anna invia un biglietto a Vronskij che era partito in cui gli chiede di tornare al più presto perché la piccola è ammalata. In realtà Anny era stata ammalata davvero ma al momento dell'invio del biglietto era ormai guarita.
Avendo saputo che Vronskij doveva rientrare in patria senza Anna, lei inventa di voler andare con lui a tutti i costi per vedere il figlio, in realtà lei non è interessata al figlio infatti oltre a non aver mai parlato di lui durante la fuga d'amore all'estero, durante il breve rientro in patria lo ricerca solo il penultimo giorno. Era solo un piano per non perdere il potere su Vronskij.
Anna va a teatro ed è di nuovo padrona della serata.
Levin incontra Anna che con la sua bellezza, la sua sensualità e il suo mistero lo fa sentire completamente soggiogato da lei.
L'elenco sopracitato raggruppa la maggior parte delle situazioni in cui viene ostentata l'arguzia manipolatrice di Anna e se ne deduce chiaramente che vive nella menzogna fin dall'inizio, è profondamente corrotta; questa ipotesi è resa più plausibile dal fatto che in tutto il romanzo sono quasi del tutto assenti riflessionisu stessa o sul proprio operato, né ha mai dubbi o ripensamenti. Inoltre, Anna rifiuta ogni tipo di responsabilità sia per quanto riguarda le sue azioni sia per quanto riguarda i suoi figli, per tutta la durata della sua vita ha sempre cercato di scaricare le sue colpe sugli altri.Anna sa di non essere autentica, sa di mentire in continuazione e per liberarsi dai propri pesi interiori cerca in ogni modo di creare situazioni tali da far sentire in colpa o addossare la colpa su qualcun altro: questo avviene ad esempio quando Anna crea il piano per far incontrare Vronskij e Karenin e poi addossa a Vronskij la colpa di essere arrivato in ritardo; oppure nell'episodio in cui durante la malattia di Anna la principessa Tverskaja le fa visita chiedendole di accettare di salutare Vronskij che era in partenza ma Anna le dice che il marito non glielo permette, Betsy allora glielo richiede in presenza di Karenin ma Anna, che si trova in difficoltà perché il suo piano non ha avuto successo risponde confusamente che è lei a non voler incontrare Vronskij. Un altro episodio vede Anna in un breve rientro dall'estero decidere di andare a teatro contro la volontà di Vronskij, che in realtà la vuole proteggere, inizialmente è padrona della serata con tutti gli occhi su di lei, ma dopo un po' succede un inconveniente con una donna, Madame Kartasova, e con suo marito, Anna allora torna a casa con Vronskij che era giunto in suo soccorso e lei gli addossa tutte le colpe.
Il rapporto con i figli è altrettanto privo di amore, senso materno e responsabilità: come premessa bisogna dire che fra i due figli ama di più Serëza di Anny (ironia del destino: ama il figlio di Karenin ma non lui, ama Vronskij ma non la figlia avuta da lui), ma lo stesso "amore" per il figlio è flebile e superficiale: di ritorno a casa dopo il rappacificamento di Dolly e Stiva e dopo la conoscenza di Vronskij si sente delusa e scontenta oltre che dal marito anche per vista del figlio, inoltre, non ha esitazioni a lasciarlo per compiere una fuga amorosa con Vronskij e durante il soggiorno all'estero non gli rivolge nemmeno un pensiero; si ricorda di lui solo quando Vronskij deve tornare in patria senza di lei e Anna usa coma arma a suo vantaggio la mancanza del figlio per accompagnarlo, infatti cercherà di vedere Serëza solo il giorno prima di ripartire. In un dialogo con Dolly, Anna le dirà che i suoi unici amori sono Vronskij e Serëza, ma l'uno esclude l'altro. Il rapporto con Anny è quasi di astio: infatti il momento della sua attesa coincide con l'impossibilità di tenere celata oltre la sua relazione extraconiugale sia al marito che al mondo; rappresenta anche una perdita di potere sullo stesso Vronskij: se infatti durante il primo anno della loro storia lui era uno schiavo d'amore sottomesso alla sua amante, durante la gravidanza perde ascendente su di lui perché il suo stato la rende meno seducente e col tempo la imbruttisce. Anny nasce priva di un amore materno, la malattia che colpisce Anna subito dopo il parto ne segna la netta separazione: sarà Karenin a preoccuparsi della bimba: le da il suo cognome, va spesso in camera sua per stare con lei, si preoccupa di cambiarle nutrice. Anna non sa nemmeno quanti denti sono nati a sua figlia o qual è il suo giocattolo preferito. Dopo aver rivisto il figlio torna a casa e vedendo la bambina sente quanto non la ama. In una confessione a Dolly infatti le dice di non volere più figli ma incontrando il parere contrario della cognata si corregge affermando che non potrà più averne a causa della malattia, ma anche per non perdere l'attrazione nei confronti di Vronskij e per non mettere al mondo creature infelici. Anna manifesterà anche a Vronskij il non interessamento verso Anny: durante l'assenza di Vronskij per la partecipazione alle elezioni, Anna sentendosi sola invia un biglietto a Vronskij in cui gli dice che Anny era ammalata e che lei avrebbe voluto raggiungerlo, ma non l'aveva fatto per non disturbarlo, Vronskij si sentì molto scosso da questa indifferenza verso la figlioletta ammalata. Ci sono quindi dei momenti in cui Anna viene smascherata o si inganna da sola mostrando la sua vera essenza, alcuni di questi episodi sono già stati descritti: l'invito di Betsy, il biglietto per Vronskij, le diverse volte in cui si contraddice in materia di divorzio: prima lo vuole a tutti i costi insieme al figlio, poi parte con Vronskij rinunciando sia all'uno che all'altro, in un secondo momento scrive a Karenin per chiedergli il divorzio; durante un colloquio con Dolly prima le dice di non volere più figli poi si corregge dicendo che non può a causa della malattia.
Anche Karenin, dal canto suo, è vittima di una interpretazione positiva e negativa, in questo caso in cui si dimostra la tesi della colpevolezza di Anna, Karenin rappresenta l'uomo magnanimo e buono che cerca in ogni modo di proteggerla e aiutarla. Dalla descrizione che se ne ricava dal romanzo, aveva una figura rigida e dignitosa, delle orecchie tonde e grandi che sostenevano il cappello, gli occhi grossi e stanchi, la schiena leggermente curva e un'andatura dondolante sulle gambe corte. Ogni minuto della sua giornata era occupato e tutto si doveva svolgere nel massimo della puntualità in modo che poteva adempiere a tutti gli impegni. E' la tipica descrizione di un uomo di mezza età, posato, tranquillo, serio e dignitoso che cercava almeno di mantenere le apparenze. Questo suo modo di essere irritava Anna nel profondo, lei lo odiava proprio per la sua magnanimità ma nonostante questo e nonostante tutte le successive azioni di Anna contro di lui, Karenin non ha mai smesso di svolgere su di lei il ruolo di un "padre" protettivo, considerando anche i venti anni di differenza. Sono svariati gli episodi in cui emerge questo aspetto di Karenin:
Durante uno dei salotti della principessa Tverskaja in cui Anna frequentava Vronskij causando le maldicenze del resto della società, Karenin le va vicino cercando di persuaderla a tornare a casa con lui ma lei si rifiuta.
A casa le fa un discorso per spiegarle che il suo atteggiamento era stato sconveniente per la società e che bisognava salvare le apparenze.
Durante la corsa di cavalli di Vronskij, Anna, che era in compagnia di Betsy, si dimostra vistosamente irrequieta e impaurita per la sorte del suo amante, dopo la caduta di Vronskij Anna emette un grido non riuscendo più a frenare il suo sconvolgimento; Karenin le si mette davanti per coprirla agli occhi della gente e la invita per tre volte ad andare via con lui.
Karenin anche dopo la separazione continua a dargli denaro sia per i suoi spostamenti che per i vestiti.
Karenin capendo che Anna non può vivere senza Vronskij le propone di non frequentarlo nella sua casa e davanti alla società e per evitare anche i pettegolezzi della servitù marito e moglie si sarebbero visti almeno una volta al giorno.
Durante la malattia di Anna, Karenin le offre il suo perdono, stringe anche la mano a Vronskij.
Si prende cura di Anny dandole il suo cognome e passando del tempo con lei.
Karenin non vuole accettare di concederle il divorzio per non rovinare Anna.
La lascia partire con Vronskij e si prende cura del figlio.
La situazione con Vronskij ha connotati diversi: inizialmente lui se ne innamora, è completamente attratto, sedotto e soggiogato da lei. Con l'evolversi della loro relazione e dei disguidi con Karenin, Vronskij non la abbandona, anzi la consiglia, la supporta e le da consigli su come comportarsi con il marito. Pian piano, con la gravidanza e poi la convivenza all'estero da soli Vronskij inizia a sentirsi oppresso dalla sua gelosia, dai suoi sospetti e dai suoi giochi di seduzione tanto da cercare vie di fuga in alcuni viaggi e in alcune attività di carità. Ma questo non basta, le liti, infatti, diventano troppo frequenti; dopotutto Vronskij era ricchissimo, bello, colto, intelligente e con molte relazioni e conoscenze, amava la vita mondana, faceva la corte a molte donne ma non aveva intenzione di chiedere la mano a nessuna perché era un libertino. Nell'ultimo anno della relazione con Anna era sempre più insoddisfatto, scontento e deluso ciononostante anche lui in un certo senso aveva disteso su Anna un velo di protezione dalle malignità della società.
L'attimo di ripensamento che precede la richiesta di perdono a Dio di Anna prima di abbandonarsi alla morte sotto il treno rappresenta forse il momento topico in cui affiora la consapevolezza delle sua azioni e il senso di colpa verso la propria vita, ma rappresenta anche un punto di non ritorno, capisce di essere una donna "caduta" senza possibilità di riscatto. Con la sua morte, Anna, vuole anche lasciare un rimorso indelebile a Vronskij: il suo è infatti un suicidio vendicativo.
Tolstoj scrive il suo capolavoro in modo tale che ad una lettura superficiale tutta questa riflessione non possa avere luogo ma rimanga latente nel progetto del romanzo per riemergere solo ad una analisi più profonda. Infatti il punto di vista di Tolstoj non si formula in un giudizio di valore esplicito ma è inscritto nel piano dell'opera e nel montaggio degli episodi che permettono unna doppia interpretazione del personaggio femminile. Ciò che emergerebbe da una lettura di primo acchito, infatti, porterebbe alla luce una donna seducente e passionale che vive costretta con un uomo crudele, arido e integro a seguito di un matrimonio combinato. Anna vive con Karenin frenando le sue emozioni, ecco perché non appena incontra Vronskij si lascia travolgere da una passione irrefrenabile rinunciando anche a tutto ciò che ha di più caro: il proprio figlio. Spesse volte Anna ricorda a Vronskij che non ha nessuno al mondo a parte lui: quando la loro storia viene allo scoperto tutti l'abbandonano. Anna dovrà vivere lontano dalla città, dovrà essere umiliata in ogni modo, dalle donne, dai nobili e dal marito che non vuole concederle il divorzio. Alcuni episodi che vedono Anna vittima delle circostanze, della società e dello stesso amore sono i seguenti:
Dopo essere stata costretta a separarsi dal figlio per molto tempo, di ritorno a casa implora a Lidja Ivanovna che nel frattempo si occupava di Karenin e della sua casa, il permesso per poter vedere Serëza, ma il permesso gli viene negato anche perché al figlio era stato detto che lei era morta.
La principessa Betsy pur sapendo della presenza in città di Anna non la va a trovare e le da un orario per incontrarla in modo tale che non ci potesse essere nessun altro.
Anna va a teatro, ma oltre ad un disguido con i coniugi Kartasov, tutte le donne della società iniziano a lasciarsi andare ad esclamazioni di indignazione, compassione e meraviglia verso la sfacciataggine avuta da Anna nel mostrarsi in società.
Quindi, la visione di insieme che emerge quindi dopo una prima lettura dell'opera è quella di una donna vittima della suo stesso amore; una donna pronta a sacrificare tutto per dar voce ai suoi sentimenti, sentimenti che l'hanno costretta fino alla morte: depredata prima del figlio, poi dalle amicizie e infine del suo più grande amore. Diventa l'immagine di una donna incompresa alle prese con la crudeltà di un marito che si preoccupa solo di salvare le apparenze per non perdere la sua dignità di fronte alla società in cui lui riveste un ruolo di prim'ordine. Secondo questa tesi, Anna viene indotta al suicidio perché deve essere "punita", non per la sua relazione adultera, molte donne, infatti, coltivavano relazioni extraconiugali, ma per il suo amore solo carnale, egoistico e quindi peccaminoso; un tipo di amore che porta all'autodistruzione.
Un lettore poco attento potrebbe essere facilmente colto in inganno dalla tesi appena dimostrata di un'Anna "schiava dell'amore"; in realtà dopo un'attenta e analitica visione del romanzo si giunge alla consapevolezza che la protagonista oltre a manipolare tutti i personaggi che le ruotano attorno, cerca di persuadere e manipolare anche i lettori stessi a credere alla sua buona fede e al suo vittimismo di circostanza. Questo mette in evidenza il genio di Tolstoj e spiega un criticismo dell'opera che si protrae fino ai nostri giorni contribuendo sempre più alla fama del romanzo stesso.
FONTI:
Appunti presi a lezione
Lev Tolstoj in Anna Karenina, Newton Compton editori s. r. l., Roma, marzo 2009
V. Nabokov, Lev Tolstoj, in Id., Lezioni di letteratura russa, Garzanti, Milano 1987, pp. 169-278;
Ripellino, Angelo Maria, Per Anna Karenina, a cura di Rita Giuliani, Roma : Voland, c1995
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