![]() | ![]() |
|
|
ALTRI DOCUMENTI
|
||||||||||
Giacomo Leopardi nacque a Recanati nel 1798 da una famiglia nobile, che però stava andando in rovina per colpa del padre; perciò prese il comando della casa la madre, una donna molto dura e severa. Leopardi nei primi anni si trovò bene con i fratelli e lesse tutti i libri della biblioteca paterna. La sua vita fu solitaria piena di speranze, delusioni e ansie. Poichè non sopportava la piccola Recanati viaggiò molto ma non trovava in nessun posto pace.
Il Leopardi nel 1816 scrive una lettera contro Madame De Steal in cui difende il classicismo e la poesia degli antichi. Mentre il Foscolo con il classicismo tentò di far ritornare la bellezza dell'Ellade, Leopardi cercò nell'antichità un rifugio dal presente. Nel Leopardi si è soliti vedere tre tipi di conversione:
1) Conversione letteraria (1816); in cui passa dalla freddaLa filosofia, per Leopardi, deve aiutarci a scoprire la verità. Il L 353j93d eopardi è classico per l'eleganza e l'armonia dei suoi scritti, ed è pure romantico per la sua ansia intima. La sua poesia nasce dalle delusioni della sua vita e dal fatto che ancora giovanissimo si era tutto chiuso in uno studio profondo, isolandosi dal mondo. Difatti nella sua poesia vi è molta autobiografia. Leopardi considera la natura, prima, come colei che dà felicità e vita e la ragione come qualcosa che dà infelicità; poi però è proprio ragionando che Leopardi si accorge che la natura è nemica e matrigna di tutti (per esempio: il dialogo della natura e di un Islandese).
A proposito di questi concetti si può parlare di tre momenti del pessimismo del Leopardi: 1° pessimismo personale, quando Leopardi crede di essere lui solo l'infelice;
2° pessimismo oggettivo storico, quando si accorge che tutti gli uomini del suo periodo storico sono infelici, perchè si sono allontanati dalla vita naturale;
3° pessimismo cosmico o universale, quando si accorge che tutte le creature viventi e non solo gli uomini sono infelici da quando sono nati. Leopardi sente ancora l'educazione dell'illuminismo che è presente accanto agli aspetti romantici, infatti l'illuminismo diede al Leopardi il bisogno della verità e di chiarire i suoi problemi.
Nella
polemica intorno al romanticismo egli partecipò con una lettera e con il discorso
di un italiano intorno alla poesia romantica, in cui diceva di essere contro il
lugubre ma nello stesso tempo molte idee sono romantiche come la libertà della
poesia. I più importanti motivi romantici di Leopardi sono la solitudine, il
dolore, la morte, la noia, il titanismo, uso delle parole poco precise,
sognanti. Un sentimento presente, importante nel Leopardi è la noia che secondo
il poeta è il più nobile dei sentimenti umani, perchè solo gli uomini grandi
che desiderano grandi cose irraggiungibili possono provare. Difatti la noia è
una specie di insoddisfazione, di ansia. Il pessimismo di Leopardi non è una
vera filosofia, perchè i vari momenti del pessimismo non hanno una divisione
precisa e a volte Leopardi segue pure le illusioni che per lui sono i dolci
inganni, che la natura dà agli uomini per vivere; le illusioni più importanti
sono: la giovinezza e l'amore. Non possiamo dire che il pessimismo del Leopardi
sia totale ed assoluto, infatti quando lui sembra odiare la vita, ne parla con
tanta forza e tanta insistenza e ci accorgiamo che dietro questo pessimismo si
nasconde un grande amore per la vita; a questo proposito ricordiamo De Sanctis
il quale dice che Leopardi non crede alla giovinezza ma la fa amare e lo chiama
"cantore della giovinezza e della vita".
Lo Zibaldone
E'
un insieme di appunti, pensieri sulla vita, sul mondo, sull'uomo e sulla
filosofia. Anzi a volte Leopardi viene definito filosofo, appunto per le sue
idee filosofiche, ma lui fu filosofo nel senso illuminista, cioè filosofo come
uomo di cultura, che cerca la spiegazione di ogni cosa. Appunto, nello
Zibaldone Leopardi sistemò le sue idee e quest'opera è importante per conoscere
le opere future. Infatti, nello Zibaldone si parla della noia, parola che lui
ha preso dal sensismo precedente e che significava insoddisfazione; per uscire
dalla noia, la quale non è provata solo dal Leopardi, ma da tutti gli uomini
grandi, bisogna risolvere i problemi sociali, cioè storici. Il poeta è sicuro
che il suo pessimismo non derivi dalla sua vita ma dal periodo storico. Per
Leopardi i motivi storici dell'infelicità umana nascono dal contrasto di cui ha
parlato anche Rousseau, fra natura e ragione o civiltà o anche società: la
natura ci crea felici perchè ci dà una grande forza di vivere, però il
progresso e la civiltà hanno frenato la gioia di vivere, i nostri impulsi più
buoni, hanno ucciso le illusioni. Perciò a questo punto per salvarci, secondo
il poeta, abbiamo bisogno della ragione, perchè non possiamo ritornare più come
eravamo prima, allo stato di "natura", il quale esiste solamente
nelle foreste più nascoste; quindi solo la ragione ci può salvare facendoci
capire chiaramente la nostra vera situazione, aiutandoci a risolverla. Appunto
per la sua grande fede nella ragione, Leopardi, amò molto l'illuminismo e
ammirò pure la rivoluzione francese che aveva fatto nascere tante speranze e
illusioni negli uomini ma la rivoluzione era fallita e l'uomo invidiava gli
animali, perchè non pensano o si ribellano contro il presente e sognano il passato.
Questi sono gli argomenti principali dello Zibaldone.
Operette Morali
Sono prose satiriche, fantastiche, filosofiche in cui Leopardi parla con ironia dell'infelicità e della tragedia degli uomini. Per esempio nel "Dialogo della natura e di un Islandese", parla di un uomo, islandese, che nel cuore dell'Africa incontra la Natura (sfinge) e le chiede il motivo del dolore dell'uomo ma la Natura non si preoccupa nè della felicità nè dell'infelicità dell'uomo, perchè lei non ha creato il mondo per l'uomo e dice ancora che la vita dell'universo è un ciclo di nascita e di morte; alla fine l'islandese muore, non si capisce se sbranato da un leone o coperto da una tempesta di sabbia.
Questo pessimismo nasce nel Leopardi proprio dall'ottimismo dell'illuminismo nel credere in una società futura migliore; però per il fallimento della rivoluzione francese e quindi dell'illuminismo e della sua fede nella ragione o ci si abbandonava alla fede come il Manzoni o si accusava la natura matrigna come il Leopardi; questo ci fa capire la grande differenza fra Rousseau e Leopardi, cioè fra tutti i preromantici ed i veri romantici: infatti, mentre Rousseau ebbe sempre fede nella natura benigna ed era sicuro che l'uomo avrebbe raggiunto la felicità, Leopardi e tutti gli altri romantici per il momento storico (fallimento della rivoluzione francese) considerarono la natura sempre matrigna come nel dialogo dell'Islandese; allora l'uomo deve guardare in faccia, deciso, la realtà e non vivere di illusioni, deve ancora ammettere la propria condizione infelice e vivere in modo chiaro, lucido e forte (titanismo).
Appunto per questo, dal momento che tutti soffrono, Leopardi si sente fratello con tutti (La Ginestra) ma, il poeta, con l'ironia cerca di strappare il velo dell'ignoranza dagli occhi degli uomini, i quali non avendo il coraggio di guardare in faccia la realtà vivono di illusioni e di menzogne. Tutti questi motivi sono presenti nelle Operette morali. Un'altra operetta è "Il venditore di almanacchi e di un passeggero", in cui si parla degli uomini che credono sempre alla felicità futura, sperando che il domani sia migliore di oggi, ma non riescono mai a raggiungere questa felicità. Leopardi per queste opere pensò a uno scrittore greco, Luciano, che nei suoi dialoghi servendosi di gioiose invenzioni, faceva dell'ironia, ma Leopardi pensò pure ad alcune opere del '700 francese, di Diderot e di Voltaire, i quali volevano insegnare e anche divertire. Il modo di scrivere in queste opere è diverso da quello del Manzoni, perchè la prosa di Leopardi è più letteraria, più lavorata, meno vicina al parlato, basti pensare al -Dialogo di un Islandese- in cui gli aggettivi sono scarsi, per cui la prosa è asciutta e coincisa e se ci sono servono all'ironia. Invece sono presenti i nomi e i verbi, cioè le parti principali del periodo, le sue espressioni sono curate ma scorrevoli e chiare. Anche nella prosa si vede la sua educazione illuminista, cioè razionale e sentimentale, che deve spiegare ma anche commuovere.
Soltanto
i critici di oggi come il Russo, il Binni, giudicano queste operette
"opere di poesia", mentre i critici precedenti, fra cui il De
Sanctis, dicevano che in queste opere c'era troppo freddo ragionamento.
I Canti e Idilli
Le opere principali di Leopardi sono i Canti che sono stati pure chiamati "Grandi Idilli" che sono: "A Silvia, Il Sabato del villaggio, La quiete dopo la tempesta, Il passero solitario, Canto di un pastore errante dell'Asia, Le ricordanze". Mentre i primi Idilli (l'Infinito, alla Luna, La sera del dì di festa), sono poesie più impulsive; nei grandi Idilli vi è maggiore riflessione;
infatti i cosiddetti piccoli Idilli sono soprattutto tristi confessioni dell'animo di Leopardi. Tutti gli Idilli nascono dalla riflessione e dalla contemplazione di paesaggi naturali o della vita di Leopardi. Negli Idilli sono importanti soprattutto i concetti dell'infinito e del ricordo. Per spiegare la parola "idillio" bisogna pensare a quello che ha detto il critico Russo: Idillio, in Leopardi, vuole dire contemplazione dolorosa dell'infinito, dell'infelicità del mondo, idillio è quindi uno stato d'animo, e rappresentano un momento di pausa, di riflessione prima del "Grandi Idilli".
Mentre gli idilli degli scrittori greci Teocrito e Mosco sono poesie rusticali, nelle canzoni (canzoni; all'Italia, Ultimo canto di Saffo) di Leopardi la lingua è classica e si hanno argomenti presi dal mondo classico; negli idilli la lingua è più familiare anche se c'è sempre una certa eleganza e usa pure arcaismi per rendere più elegante la lingua.
Molti aspetti degli Idilli prendono lo spunto da Recanati, il luogo d'origine, come il Passero solitario, l'Infinito, La sera del dì di festa, Il sabato del villaggio.
A proposito di ciò, bisogna dire che nel Leopardi è molto importante il concetto della memoria o della ricordanza. Difatti il ricordo del passato (cioè dei sogni e dei luoghi dell'adolescenza è molto importante), Leopardi stesso nello Zibaldone ci parla di questo e ci dice che un oggetto qualunque, un luogo anche se bello, se non fa nascere in noi nessun ricordo non è poetico, mentre se un luogo ci ricorda qualcosa diventa dolce e poetico. Altri aspetti cari al Leopardi e anche a tutta la poesia romantica sono la luna ed il paesaggio lunare: la luna è per il Leopardi o come una confidente o come quella che guarda impassibile la vita degli uomini. (Alla luna, La sera del dì di festa).
I
vari personaggi delle opere di Leopardi, come Silvia, non sono vere e proprie
persone ma servono ad esprimere soprattutto sentimenti del poeta. Il Leopardi
non è solo poeta del sentimento ma anche della ragione, perchè in lui c'è pure
l'educazione illuministica che gli fa amare la chiarezza. La poesia del
Leopardi ha una grande forza morale perchè lui non si abbandona al lamento e
cerca sempre di reagire.
Il Passero Solitario
In
questo Idillio vi è il motivo della solitudine, perchè Leopardi anche se vede
gli altri giovani felici, non riesce a partecipare e si isola, anche se questo
uccellino è reale e simbolo, quindi nel solitario uccellino si nasconde la
solitudine del Leopardi. In questo Idillio anche se ci sono immagini familiari
c'è sempre qualcosa di impreciso che va al di là del paesaggio stesso, difatti
in Leopardi vi sono due aspetti: quello della chiarezza e semplicità dei
paesaggi e quello di mondi lontani, misteriosi.
L'Infinito
Questo
Idillio nasce dalla vista di una siepe che non facendo vedere ciò che c'è al di
là spinge il Leopardi ad immaginare un mondo lontano, infinito e le piante che
si muovono col vento gli fanno pensare al mondo passato e a come passa il
tempo. Il Leopardi si può considerare romantico per l'amore dell'infinito, dei
grandi spazi ma tutto ciò espresso senza sentimentalismi, in modo chiaro ed
equilibrato, perciò qui non abbiamo nè filosofia nè sentimentalismo. E'
presente il Titanismo quando il poeta pur riconoscendo la sua limitatezza di
uomo si stupisce di poter sentire dentro di se sentimenti così estesi e
superiori all'uomo stesso (sentimenti di grandezza).
La sera al dì di festa
I
motivi principali di questo Idillio sono: il paesaggio lunare iniziale, reale e
anche lontano, il canto solitario dell'artigiano che ricorda al poeta che tutto
nella vita finisce, come pure il ricordo della fanciullezza.
A Silvia
Questo
Idillio nasce da un ricordo personale, vero; infatti Silvia è la figlia del
cocchiere di casa Leopardi, morta giovane. Ma il canto poi si allontana da
questa realtà e Silvia oltre ad essere la figura di una giovinetta che muore
giovane, è pure simbolo delle speranze e delle delusioni di Leopardi. Questo
canto non è una poesia d'amore, perchè in Silvia Leopardi vede la sua vita di
speranze e delusioni. Il paesaggio, più che descrizione, serve ad esprimere gli
stati d'animo, i sentimenti.
La quiete dopo la tempesta
Qui
abbiamo il motivo del piacere, figlio d'affanno di cui già Leopardi aveva
parlato nello Zibaldone, cioè il piacere negli uomini non è veramente piacere,
è soprattutto una privazione, una diminuzione del dolore. In questo Idillio
abbiamo due parte: la prima è gioiosa, descrittiva; la seconda è triste e
riflessiva. Nella prima abbiamo la festa e nella seconda il piacere figlio
d'affanno. Le due parti non sono separate, perchè già nella prima, dove il
poeta sente le gioie e pensa subito che durano poco, la tempesta e la quiete
rappresentano il dolore e la gioia umana. Anche se vi è scritta la realtà
quotidiana come gli uccelli che cantano, l'artigiano che lavora, non si può
solo parlare di realismo perchè c'è sempre qualcosa che va al di là della
realtà.
Il Sabato del villaggio
Canto
delle illusioni, questo Idillio parla di come si trascorre un sabato di un
paese, Recanati, ma è anche simbolo dell'attesa della festa e della felicità
nella vita. Infatti il motivo principale è la gioiosa attesa (della festa),
anche se vi è sempre un velo di malinconia, perchè Leopardi sa che tutto nella
vita dura poco. Concludendo, Leopardi vuole dire che la vera gioia è
nell'attesa, nel sabato, perchè la festa ci lascia delusi in quanto pensiamo
già al giorno dopo in cui dobbiamo lavorare: tutto ciò è simbolo della felicità
che non esiste, ma esiste solo l'attesa della felicità, però Leopardi dice
questo in modo sereno.
Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
In
questo canto, a differenza di tutti gli altri, Leopardi, non parla lui ma si
serve della figura di un pastore; di diverso c'è pure che il paesaggio non è
quello di Recanati. Questo canto gli fu suggerito dalla lettura di un libro di
un barone, che parlava di un viaggio nell'Asia Centrale. Nel pastore si
nasconde Leopardi, ma il pastore rappresenta pure un personaggio semplice,
primitivo, che chiede il perchè della vita in modo semplice. Si parla della
vita umana che è infelice e forse anche quella di tutte le creature viventi,
non solo, ma tutta la vita appare inutile e misteriosa, però nel canto si
nasconde una lontana speranza di avere una risposta certa a tutte le domande
del pastore. Per questo canto Leopardi pensò al De Rerum Natura di Lucrezio e
all'antico testamento in cui si parla dell'inutilità delle cose terrene. Molti
versi sono uguali a quelli del Petrarca, ma mentre Petrarca parla del suo
amore, il Leopardi parla del mistero della vita. In conclusione, questo canto
parla del dolore universale.
La ginestra o fiore del deserto
E' stata giudicata un'opera povera di poesia ma anche un canto nuovo, come dice il Binni, l'ultima grande opera in cui si rivela l'eroismo ed il titanismo leopardiano. Gli aspetti principali sono: il paesaggio deserto del Vesuvio, la Ginestra, fiore gentile che col suo profumo consola il deserto, pronta a morire rassegnata senza viltà; si parla pure della stupida superbia degli uomini che hanno paura di conoscere la loro vera situazione mentre vi sono gli uomini forti che come il Leopardi accettano la triste realtà e condannano il secolo ottocento che crede nelle illusioni; la natura matrigna e l'eruzione del Vesuvio, la fratellanza degli uomini che, essendo tutti infelici, dovrebbero unirsi contro la natura. La critica moderna ha parlato soprattutto del motivo più importante, quello della fratellanza degli uomini che è un motivo sociale: questo canto è romantico perchè parla di una poesia impegnata che discute i problemi concreti. In questo canto il linguaggio è forte. L'espressione "contenta dei deserti" vuole dire che la Ginestra accetta, rassegnata, di vivere nei luoghi deserti dove nasce ed è il simbolo; come dice il Binni dell'uomo illuminato e che ha le idee chiare sulla propria triste realtà nel deserto della vita (cioè una vita priva di felicità).
Privacy |
Articolo informazione
Commentare questo articolo:Non sei registratoDevi essere registrato per commentare ISCRIVITI |
Copiare il codice nella pagina web del tuo sito. |
Copyright InfTub.com 2025