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FOSCOLO

letteratura



FOSCOLO

Foscolo vive a cavallo di due secoli (quelli che il Manzoni nell'ode "il 5 maggio" definisce , nel senso che il '700 è permeato dalla razionalità, dal calcolo, dal materialismo, mentre già lo sbocciare dell'800 risente, a partire dalla Germania, dello spiritualismo romantico 636e46g , cioè della cultura che mette al centro lo spirito creatore dell'uomo). Foscolo è figlio dell'una e dell'altra cultura, o meglio, l'influenza più tenace in lui fu quella del materialismo ('700), ma egli avvertì anche un profondo bisogno di temperare il rigore della ragione con le aspirazioni del cuore. In una lettera scritta ad un amico egli scrive appunto "...c'è qualcosa in me che mi spinge a rifiutare la fredda ragione ...": è da questo bisogno che nascono i miti foscoliani, ovvero l'esaltazione dei valori irrazionali della cui illusorietà Foscolo è consapevole, ma di cui non riesce a fare a meno perché vivrebbe nella sofferenza.

La poetica di Foscolo.

Caretti pone in luce, di tutte le opere di Foscolo, l'intrecciarsi di due componenti: persuasione e retorica. Per persuasione si intende l'insieme delle cose che persuadono, ovvero i valori che riscaldano il cuore (amore, amicizia, ...). Per retorica egli intende l'insieme delle cose che piacciono, in particolare quelle legate alla bellezza, all'eleganza della forma. Il dualismo tra la persuasione e la retorica si manifesta già nell'età giovanile di Foscolo; si nota infatti il contrasto stridente tra i suoi primi versi e le lettere dello stesso periodo. Mentre i versi sono eleganti ma freddi e con essi Foscolo pagava il tributo all'eredità dell'Arcadia, nelle lettere di quegli anni già si fanno strada sentimenti caldi e coinvolgenti come l'amore, l'amicizia, la patria. Nei suoi versi Foscolo è legato dunque alla retorica, alla bellezza puramente formale, mentre le lettere sono piene di persuasione. Questo dualismo non poteva però continuare a lungo e già nella prima opera importante ("Le ultime lettere di Jacopo Ortis") persuasione e retorica si fondono tra loro anche se non raggiungono un perfetto equilibrio, in quanto in numerose lettere prevale l'affermazione dei valori spirituali (persuasione), affermazione espressa anche con toni enfatici.



I Sonetti e Le Odi.

Foscolo pubblica nel 1802 a Milano una raccolta di 12 sonetti più 2 odi.

Nei sonetti il poeta riflette le esperienze civili e private degli anni fra '700 e '800 e, dunque, essi sono densi di materia autobiografica, con il rischio di cadere nell'autobiografismo (vale a dire nello sfogo personale, nell'enfasi). In effetti i 12 sonetti non costituiscono un blocco di poesie compatto e vengono tradizionalmente divisi in due gruppi (8 + 4). Il primo, composto di 8 sonetti, è troppo carico di "persuasione": Foscolo non riesce ad evitare l'eloquenza, le grida, rimanendo troppo vincolato all'esperienza personale. Egli, insomma, appare come l'oggetto privilegiato di un destino ostile. Nel secondo, del quale fanno parte i 4 sonetti maggiori, l'esperienza autobiografica viene superata e Foscolo approda a veri e propri "miti poetici" in cui si riflette un'esperienza universale; la sventura non è ora suo amaro privilegio, ma legge generale del vivere. Sbocciano di nuovo in questi sonetti i miti già presenti nell'Ortis. In "Alla musa" c'è il tema degli amari ricordi e dei tristi presagi per il futuro; in "A Zacinto" il tema dell'esilio; in "In morte del fratello Giovanni" il tema degli affetti familiari (oltre al tema dell'esilio); in "Alla sera", invece, ogni ribellione e ogni spirito di rivalsa sono ormai dietro alle spalle del poeta.

Nella prima Ode "A Luigia Pallavicini caduta da cavallo" Foscolo canta il tema della bellezza minacciata dall'incidente e poi recuperata. Tuttavia questa Ode è solo parzialmente riuscita in quanto la figura di Luigia appare piuttosto fredda e simile a quella di una dea; nella seconda Ode, invece, che pure sviluppa un tema analogo (vi si canta la bellezza riconquistata da Antonietta Fagnani Arese dopo una grave malattia), ma l'Ode viene ravvivata dall'inserzione di alcuni temi assai sentiti dal poeta e che servono ad aiutare l'armatura mitologica, facendo sì che essa non risulti un puro ornamento. I due temi di fondo dell'Ode sono quelli della bellezza femminile che consola l'uomo e il tema della poesia che rende immortale tutto ciò che canta.

Le Grazie.

La dialettica persuasione-retorica che nei Sepolcri era a favore della persuasione (importanza dei valori alti), ora propende a favore della retorica, complice anche l'atmosfera mitica in cui il poeta ha calato la sua invenzione, e anche la presenza divina. Non si può, tuttavia, affermare che l'interesse di Foscolo sia rivolto esclusivamente alle eleganze neoclassiche; anche in questo caso è presente la persuasione, vuoi nella funzione dell'arte civilizzatrice, vuoi nei temi ricamati sul velo delle Grazie (che rimandano al mondo ideale di Foscolo, quindi ai valori profondamente sentiti). Le Grazie, insomma, come scrive anche Masiello, non rappresentano una fuga dalla realtà verso un'era remota, perché la storia è presente in esso (seppure in filigrana, in controluce). Proprio l'insistenza di Foscolo sui temi dell'amore e della compassione suonano come la ricerca di un antidoto indispensabile, in un'età di guerre e di violenze: solo l'amore può vincere i conflitti generati dall'odio.




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