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Da "Canzoniere" di Francesco Petrarca Componimento CCCXI
Quel rosignuol, che sì soave piagne
Quell'usignolo, il quale cinguettando così soavemen 929h77j te forse piange
La perdita dei suoi figli o della sua consorte,
riempie il cielo e le campagne di dolcezza (malinconia)
con note così armoniose e commoventi da suscitare pietà (compassione).
e sembra che questo usignolo mi accompagni per tutta la notte con il suo canto ,
ricordandomi in continuazione la mia triste sorte, cioè il lutto della morte di Laura:
ma non posso che rimproverare me stesso (non posso dolermi che di me stesso)
per aver creduto (o aver voluto credere) che Morte non potesse colpire un essere divino quale mi sembrava la mia amata.
Oh, come è semplice disingannare chi ha sicurezze a proposito delle quali non ha dubbi!
Chi mai potè pensare anche quei due bellissimi occhi, più luminosi del Sole (Laura),
sarebbero un giorno diventati polvere (che Laura sarebbe potuta morire, diventando polvere)?
(Solo) Ora comprendo che il mio crudele destino, cioè Dio,
vuol che continuando a vivere piangendo (per il dolore che la morte di Laura mi ha causato)
io sappia che nulla di terreno dà "vera" gioia e felicità o dura in eterno.
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