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Commentare la canzone di Guido Guinzelli "Al cor gentile rempaira sempre amor".
Nel dolce Stilnovo si riscontrano per la prima volta non più solo artigiani, ma veri e propri lirici, dotati ognuno di una personalità spiccata; primo fra tutti fu Guido Guinizzelli, considerato il fondatore e il maestro di questo nuovo gusto letterario, identificato come un giudice bolognese, nato fra il 1230-1240, esiliato per ragioni politiche nel 1274e morto già nel 1276. Sotto il suo nome va un canzoniere di poco più di una ventina di componimenti ed i temi da lui affrontati possono parere ripresi dalla tradizione provenzale e siciliana, e in un certo senso lo sono, ma egli li fonde insieme in un modo coerente e organico che appare del tutto nuovo. Nuovo è infatti l'entus 919i88j iasmo giovanile che accompagna questi contenuti culturali che si traduce in un raffinamento dell'analisi della psicologia amorosa, creando una melodia equilibrata e fresca. Da questa vena di poesia delicata e tenue sgorga la canzone di Guido "Al cor gentile rempaira sempre amore" che si può considerare il manifesto del Dolce stil novo.
Questa canzone è formata da sei stanze senza commiato, di dieci versi ciascuna secondo lo schema: ABAB (fronte) cDcEdE (sirma) La fronte è composta di due piedi eguali e presenta tutti endecasillabi; la sirma alterna endecasillabi e settenari. Le strofe sono legate l'un l' altra, tranne l' ultima, con l' artificio provenzale delle "coblas capfinidas", consistente nell' iniziare la strofe con la parola o la radice della parola ricorrente come l' ultima o una delle ultime della stanza precedente. Da rilevare inoltre la frequenza di rime che si ripetono in stanze successive, di rime identiche e la presenza della rima tipicamente siciliana "natura-'nnamora (vv 18-20).
Il suo contenuto è il seguente: l'' amore e il cor gentile sono inscindibili, connaturali, come il sole e la luce, il calore e la fiamma; un cuore eletto, puro, gentile viene ridestato all' amore della donna e questo amore è l' espressione più alta della sua intima nobiltà, la nobiltà infatti, non deriva ereditariamente da una tradizione naturale familiare, ma coincide con la virtù che è personale conquista e che l' amore potenzia; come Dio, risplendendo nell' intelligenza angelica, fa si che questa attui nell' universo la Sua volontà, così la donna, splendendo nell' animo dell'amante, lo dispone al raggiungimento della perfezione morale; un amore così concepito non è peccato, ma principio di elevazione spirituale e non contrasta quindi con le leggi divine. Infatti quando il poeta giungerà a Dio dopo la morte, e Dio gli chiederà di rendergli conto del suo amore, egli potrà rispondere che la sua donna sembrava proprio un angelo, e perciò amandola non commise alcuna colpa.
I "topoi" più importanti di questa canzone sono: primo che la nobiltà va intesa in senso morale, cioè come virtù d'animo, e quindi individuale, e non in senso di prerogativa di nascita e cioè sociale, secondo la concezione aristocratica e feudale della nobiltà ; secondo che la imprescindibile condizione per l'esistenza dell'amore è la nobiltà spirituale (teoria della gentilezza ); terzo che l'amore consiste nell'esplicazione delle nostre inclinazioni o disposizioni virtuose, è cioè elevazione e sviluppo spirituale e soltanto l'uomo che è naturalmente predisposto al bene può assumere in sé l'amore (dottrina d'amore ) ; infine che quindi la donna è un essere angelico, mezzo di elevazione morale dell'uomo. Non ignoti furono questi "topoi" alla lirica amorosa provenzale e a quella precedente a Guinzelli, ove si trovano sparsamente espressi, ma è la prima volta che sono raccolti, approfonditi, coordinati in una chiara e convinta unità ideale, ed espressi con lucida intuizione e con vivacità e calore di fede.
Si noti che in questa canzone l'esposizione non ha un procedimento ragionativo, ma un calore ed un convincimento che quasi si trasforma in ardore di sentimento. Infatti in ogni stanza il pensiero del poeta si può considerare come un centro luminoso in cui ferve il suo spirito, facendo sì che si passi dall'una all'altra non per virtù dialettica e speculativa ma per improvvisi flash intuitivi. I concetti sono espressi come verità evidenti e perciò non sono dimostrati ma solo paragonati ad alte verità dell'ordine fisico e scientifico, anch'esse evidenti ma difficilmente dimostrabili. E' questo calore che dà alla poesia, il cui valore sarebbe altrimenti unicamente storico e culturale, carattere e pregio poetico.
Dal punto di vista retorico e stilistico merita particolare attenzione l'uso ripetuto e costante della tecnica dell'analogia. Ogni affermazione che riguarda il "cor gentil" è accompagnata da un paragone con fatti e elementi del mondo naturale, quali la "vertute" della "pietra preziosa"o addirittura a riferimenti a nozioni della scienza naturale contemporanea, come l'"adamas". In questo modo concetti astratti, tipo la gentilezza e l'amore, sono verificati sul piano filosofico e resi più vivaci su quello stilistico dal ricorso a paragoni naturali. Addirittura, con la quinta stanza, si passa a fare dei riferimenti, non più terreni, ma relativi al sovrannaturale, tirando in ballo Dio, gli angeli ed i cieli e qui cambia anche la tecnica, che diventa più articolata e complessa dal punto di vista concettuale. Nella sesta, poi, si passa ad una tecnica narrativo-drammatica. L'uso di queste particolari forme retoriche, come la similitudine, la continua ripetizione di parole, quali "amor", "cor gentile" eccetera, il chiasmo dei vv 3-4, il ricorso alle "coblas capfinidas", rendono questa canzone completamente nuova, molto diversa dalla tradizione precedente.
Possiamo quindi concludere che la poesia "Al cor gentil rempaira sempre amore" rappresenta mirabilmente, sia dal punto di vista concettuale che stilistico, quelli che sono i "topoi" del Dolce stil novo.
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