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LA
NOVELLA DI GIGE E CANDAULE (IV)
Gige però non riusciva a incitarla, ma vedeva che gli era davanti la certa necessità o di uccidere il suo signore o di essere ucciso egli stesso da altri; allora sceglie di sopravvivere lui. E rispose dicendo tali parole: "Poiché mi costringi ad uccidere il mio signore contro la mia volontà., suvvia, ch'io sappia in che modo anche potremo sopprimerlo". Allora quella rispondendo disse: «L'attacco muoverà dallo stesso luogo da cui anche lui mi presentò nuda; sarà assalito nel sonno». Nel momento in cui organizzarono l'insidia, arrivata la notte (infatti Gige non era lasciato libero né egli aveva alcuna via d'uscita, ma era certo che morisse o lui o Candaule), segui la donna nel talamo. Quella quindi, datogli un pugnale, lo nasconde dietro la stessa porta. Poi, mentre Candaule dormiva, Gige entrato di nascosto lo uccise e si ebbe la donna e il regno. Di lui si richiamò alla mente anche in un trimetro giambico Archilocheo di Paro, vissuto nello stesso tempo.
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