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Introduzione
Il termine 'semiotica' è oggi usato per designare la disciplina che si occupa dei fenomeni di significazione e comunicazione in modo piuttosto unanime da parte delle diverse scuole di ricerca. All'origine di quella che possiamo indicare come la semiotica contemporanea si situano però due impostazioni teoriche e metodologiche differenti fra loro, una facente capo al filosofo statunitense Charles Sanders Pierce corrispondente al nome d 131g65b i semiotics (semiotica), l'altra proveniente dall'opera del linguista francese Ferdinand De Saussure e definita da egli stesso sémiologie (semiologia). Rilevanti sono poi stati i successivi contributi rispettivamente della semiotica della cultura slava e di Umberto Eco, i quali hanno indubbiamente portato a concepire la semiotica come un'unica disciplina.
1. La Semiotics.
Peirce è riconosciuto come uno dei padri fondatori della semiotica, sua è
infatti la paternità del concetto di semiosi come relazione triadica tra segno,
oggetto ed interpretante. La cosa può invero apparire singolare se si pensa che
l'attenzione per quella che possiamo definire relazione segnica è
rintracciabile in tutta la storia del pensiero filosofico occidentale, da
Aristotele alla scolastica medievale, dall'ars magna o combinatoria di Raimondo
Lullo alla 'semeiotike' o doctrine of signs di Locke il cui compito è "di
considerare la natura dei segni di cui la mente fa uso per la comprensione
delle cose, o di convogliare la sua conoscenza verso gli altri (1706)", e
via via fino ai nostri giorni. Essa è infatti una costante di quel pensiero
filosofico che ha rivolto l'attenzione a sé stesso come linguaggio scientifico,
alla logica come arte del conoscere, e parallelamente al linguaggio umano come
strumento di conoscenza universale. La concezione semiotica di Peirce nasce
come fondamento di un pensiero filosofico in grado di superare quella che egli,
in chiave antimetafisica, considera l'estrema prova di ogni teoria scientifica,
e cioè la spiegazione dei (o uniformità ai) fatti, unica prova in grado di
verificare la teoria. Tale verifica però non è assoluta, bensì un processo
continuo (che Peirce considera in senso evoluzionistico) che rende il caos
originario sempre più ordinato e razionale attraverso la formulazione e
revisione delle leggi di 'natura' e di 'uniformità'. L'intento peirciano è
esplicitamente rivolto alla fondazione della conoscenza in senso
sperimentalista, contro ogni ipotesi o teoria metafisica. E continua è la
polemica contro la tradizione filosofica metafisica (da Cartesio a Leibniz e
persino Kant) rea di aver impostato l'idea di una conoscenza a priori in grado
di sganciarsi e giustificarsi al di fuori di questa verifica con i fatti. Ad
essa egli contrappone la concezione pragmatica che consiste nel continuo
confronto del pensiero con il mondo dei fatti, della pratica, dell'azione, da
cui esso deriva, non da una corrispondenza formale interna alla conoscenza
stessa.Nel lavoro di Morris si situano l'influenza di Peirce, il programma
della Einheitswissenschaft, nonché le tesi behavioriste del suo docente
all'università di Chicago, George H.Mead. Morris infatti concepisce il
significato non soltanto come una relazione formale, bensì egli lo situa nel
contesto del comportamento sociale. E' nell'opera del 1946, Sign, Language and
Behaviour che si riscontra una forte presenza delle tesi elaborate dalla
psicologia behaviorista, riconducibile all'intenzione di Morris di eliminare
qualsiasi riferimento ad una terminologia mentalista quale è possibile
rintracciare in alcuni termini impiegati nella riflessione semiotica (quali ad
esempio 'codice', 'convenzioni mentalmente situate' ecc.). L'intento di
quest'opera è dunque quello di porre il fondamento di una scienza dei segni di
'carattere generale', secondo una impostazione comportamentista (in questo
senso essa si presenta anche come una revisione della 'Foundations' del 1938).
Tale scienza, definita semiotica, si sviluppa nell'intenzione di Morris
nell'ambito della 'comportamentistica' e racchiude in sé tre aree di ricerca:
la pragmatica quale studio dell'origine, degli usi e degli effetti dei segni in
rapporto al comportamento in cui essi hanno luogo; la semantica quale analisi
dei segni in rapporto alle diverse maniere di significare; e la sintattica
quale studio delle combinazioni fra i segni a prescindere dalle loro specifiche
significazioni e dal loro rapporto con i comportamenti che li esprimono.
2. La semiologie.
Secondo Saussure la lingua è soltanto uno dei sistemi di segni, sebbene il più
importante. Essa è infatti comparabile con altri sistemi di segni (fra i quali
Saussure annovera ad esempio la scrittura, l'alfabeto dei sordomuti, i riti
simbolici, i segnali militari ecc.) per cui è possibile concepire "une
science qui etudie la vie de signes au sein de la vie sociale (Saussure:1916,
cit. p.33)". In questo senso Saussure concepisce la semiologia come una
scienza generale dei segni di cui la linguistica stessa farebbe parte e le cui
leggi saranno a quest'ultima applicabili. E' importante sottolineare inoltre
l'accento posto da Saussure sulla funzione sociale che si ricollega alla sua
concezione psicologista del segno, per cui la stessa semiologia non sarebbe che
una parte della psicologia (sociale e dunque generale). Il segno, secondo
Saussure, non unisce una cosa ed un nome, bensì un concetto ed un immagine
acustica, esso è cioè un'entità a due facce, signifié-signifiant, la cui
relazione viene stabilita sulla base di un sistema di regole astratto, la
langue, che nasce dal consenso collettivo. Ciò chiaramente presuppone che tutti
i parlanti di una lingua attribuiscano un identico valore comune ai segni. In
questo senso la langue viene cocepita come 'codice', cioè sistema di
corrispondenza regolare fra significanti e significati; ed il segno viene ad
essere quindi un prodotto rigidamente convenzionale (tra l'altro gli stessi
sistemi di segni che Saussure cita sono linguaggi altamente convenzionali). La
semiologia che si sviluppa dalle indicazioni date da De Saussure prosegue
seguendo due diverse tendenze originatesi dall'opera di due studiosi francesi:
Eric Buyssens (Les langages et le discours, del 1943) e Roland Barthes
(Elements de sémiologie), 1964). Secondo Buyssens oggetto della semiologia sono
quei segni i quali vengono prodotti intenzionalmente allo scopo di comunicare e
ai quali si accompagnano dunque degli stati coscienziali. In questo senso tale
tendenza semiologica viene denominata 'semiologia della comunicazione'. Roland
Barthes ritiene invece essere oggetto di studio della semiologia ogni fatto
convenzionale che si trasforma necessariamente in segno, anche non
intenzionalmente, e che così trasmette dei significati seppur anche non
presupposti, non voluti: quindi 'semiologia dela significazione'. Com'è
evidente la differenza consiste soprattutto in una diversa concezione del segno
e del sistema segnico.
3. La semiotica slava.
Sebbene un dibattito semiotico esplicito nasca nell'area est-europea soltanto
verso la metà del XX secolo, una grossa tradizione linguistica e culturologica
gli conferisce uno sviluppo del tutto originale rispetto alla semiotica
occidentale. Questa tradizione trova una sua prima grande sintesi nel circolo
linguistico di Praga, il cui lavoro attraverserà tutta la ricerca scientifica
successiva nell'ambito della linguistica e della culturologia, ricerca che
potremmo definire proto-semiotica dato che essa sfocierà poi con paradigmi
propri, nel dibattito semiotico che si aprirà negli anni 60'.Un tratto che
accomuna la semiotica est-europea, oltre alla grande tradizione slava di
linguistica e culturologia, è soprattutto l'influenza dell'assiomatizzazione
cibernetica, la quale è però ripensata in maniera originale, soprattutto ad
opera del 'gruppo Mosca-Tartu' (che dara' avvio alla cosiddetta semiotica della
cultura) come un orizzonte scientifico generale di controllo dei sistemi ad
alta complessità quali quello dell'informazione e dei rapporti sociali. Sotto
l'etichetta convenzionale di 'gruppo Mosca-Tartu' si racchiudono a dire il vero
posizioni abbastanza differenziate fra loro, ma è certo che una matrice comune
ai diversi autori è data dalle tesi esposte al "Simposio per lo studio
strutturale dei sistemi segnici" tenutosi a Mosca nel dicembre del 1962,
nelle quali affiora una concezione unitaria di semiotica come scienza globale
che cerca di concepire il mondo come un insieme di sistemi segnici considerati
contemporaneamente nel loro aspetto linguistico (quali strumenti comunicativi),
teorico (come modelli del mondo) e pragmatico (quali regolatori del
comportamento). La semiotica in questo senso va a costituirsi come teoria
generale della cultura e dell'ambiente sociale.
4. Umberto Eco e il progetto di semiotica
generale.
Una riflessione semiotica di una certa rilevanza è quella di Umberto Eco.
Sebbene prenda l'avvio dalla semiologia e dalla teoria dell'informazione (Eco:
1968) essa sfocia poi in una prospettiva propria apportando così un deciso
contributo innovativo al dibattito semiotico internazionale.Secondo Eco la
semiotica intesa come teoria generale studia ogni processo culturale come
fenomeno di comunicazione il quale però sussiste grazie ad un sistema di
significazione. Egli divide dunque la teoria semiotica in due aree di studio:
Una Teoria dei codici che riguarda l'ambito della significazione;
ed una Teoria della produzione segnica quale ambito di ricerca specifico di una semiotica della comunicazione.
Il processo comunicativo viene definito al livello della sua struttura elementare nei termini del modello informazionale. Eco assegna ad una teoria dei codici il compito di render conto delle regole di competenza discorsiva, di formazione testuale, di disambiguazione contestuale e circostanziale, e proponendo quindi una teoria semantica che risolva nodi e problemi che tradizionalmente sono assegnati alla pragmatica
5. La Semiotica oggi
Oggi la semiotica, nonostante l'unificazione sotto lo stesso termine, appare
pero' in uno stato di grande varieta' e differenziazione teorica e
metodologica, tanto che alcuni ritengono si debba parlare di semiotica al
plurale. Altri vedono nella semiotica soprattutto una scienza applicata con
grossi limiti teorici, altri ancora la intendono come un termine che indica in
realta' un'area di ricerca multidisciplinare. E' certo comunque che la
semiotica sia una scienza di confine, una disciplina dove si incontrano quasi
tutte le scienze umane (e non solo quelle), che proprio in virtu' dell'esser
tale presenta tratti di innovazione e di fertilita' che ne fanno una disciplina
d'avanguardia. D'altronde oggi piu' che mai essa fruisce indubbiamente della
grande fortuna che sta vivendo nella societa' contemporanea il fenomeno della
comunicazione nei suoi aspetti verbali/non-verbali, multimediali, multimodali.
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