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Il paradigma della devianza come costruzione sociale: la prospettiva interazionista

sociologia



Il paradigma della devianza come costruzione sociale: la prospettiva interazionista


Introduzione. Le radici della prospettiva interazionista

Nella sociologia della devianza che prende vita negli anni sessanta del novecento in America e che ha preso i nomi di teoria interazionista della devianza, teoria della reazione sociale, labelling theory, si intrecciano, in maniera non sempre lineare, i contributi di correnti teoriche diverse ancorché accomunabili sotto molti aspetti: la condivisione della prospettiva soggettivista, il comune punto di vista sulla natura della realtà sociale, le analoghe opzioni ideologiche. Parliamo di sociologia fenomenologica, interazionismo simbolico, etnometodologia, teorie per le quali il tema della devianza sembra assumere "la funzione di asse privilegiato attorno a cui verificare l'attendibilità o i limiti teorici di categoria e modelli interpretativi del sociale.


La sociologia fenomelogica

La fenomenologia studia l'universo di senso comune che sottende la vita quotidiana e dimostrare come le situazioni sociali siano 252c22c vissute e costruite dai soggetti, opera una sorta di "messa fra parentesi" della realtà, sviluppando una forte polemica nei confronti della presunta oggettività delle scienze sociali. L'interesse per la vita quotidiana è interesse per la caratteristica peculiare che la connota a differenza di altre realtà, quello di essere un mondo intersoggettivo, in cui si confrontano le prospettive, in parte diverse, in parte condivise con altri, dei diversi attori. Il senso comune è appunto la conoscenza condivisa nelle normali consuetudini della vita quotidiana. Il rapporto tra l'uomo e il mondo sociale è un rapporto dialettico. Il tema della devianza si colloca all'interno della riflessione sui meccanismi di istituzionalizzazione e sul controllo sociale. Sono i ruoli a rappresentare l'ordine istituzionale, in quanto ogni condotta istituzionalizzata implica dei ruoli e "non appena gli attori sono tipizzati", come ogni condotta è suscettibile di costrizione.




L'interazionismo simbolico

Le premesse teoriche dell'interazionismo simbolico sono state poste negli Stati Uniti nel primo trentennio del novecento ma il suo sviluppo completo è a partire dal 1950. L'interazionismo è accumunabile alla fenomenologia e all'etnometodologia per il suo interesse per la sfera soggettiva, per l'esperienza personale come fonte dei significati che, attraverso l'interazione danno origine al sistema di valori riconosciuti dei partecipanti allo stesso processo interattivo. Sono tre le premesse principali dell'interazionismo:

Gli esseri umani si comportano verso le cose sulla base che le cose hanno per loro.

Questi significati sono un prodotto dell'interazione sociale che avviene nella società umana.

Questi significati sono modificati e manipolati attraverso un processo interpretativo messo in atto da ogni individuo quando entra in rapporto con i segni che incontra.

Il carattere saliente dell'interazionismo simbolico è quello di mettere in evidenza i processi attraverso cui gli individui fabbricano gli ingredienti della vita sociale. L'interazione è simbolica in quanto l'uomo vive immerso in un universo in cui gli stimoli che lo sollecitano sono dotati di significati e di valori appresi tramite il processo di comunicazione e quindi di interazione sociale. L'enfasi sui simboli si costruisce in modo spesso innovativo, porta alla considerazione che l'individuo e la società sono unità inseparabili. Tale inseparabilità è da considerarsi in termini di rapporto di mutua interdipendenza. Gli esseri umani sono allo stesso tempo determinati e determinanti. Si può sottolineare che il comportamento viene considerato né come mera rappresentazione di forze interiori, né come qualcosa di determinato solamente da forze esterne, bensì come l'esito di una interpretazione cosciente e socialmente derivata da stimoli interni ed esterni. Il primo interazionismo è rappresentato dalla centralità del ruolo del gruppo nell'orientare il comportamento degli individui. Importante è anche l'aspetto, il modo cioè di presentarsi degli altri. Molti criticano che loro si occupano di gruppi marginali. Le critiche possono essere divise in due categorie:

L'interazionismo simbolico è privo di interesse per gli aspetti economici, storici e politici della realtà

Pur rivalutando l'attore sociale trascura le componenti affettive inconsce del suo agire, gli aspetti psicologici ed emozionali


L'etnometodologia

Lo studio microsociologico minimi tramite i quali la realtà viene così costruita e ricostruita nel caso della vita quotidiana è uno dei compiti specifici dell'etnometodologia. L'etnometodologia cerca di considerare le attività pratiche, attribuendo alle attività più ordinarie della vita quotidiana l'attenzione generalmente accordata agli eventi straordinari. L'etnometodologia si occupa delle analisi delle aspettative date per scontate. Nei limiti dell'approccio metodologico si osserva che il mondo sociale studiato è un mondo a - storico, la cui connotazione particolare e le dinamiche di potere che lo caratterizzano non sono oggetto di analisi.


Le scoperte delle anomalie del paradigma funzionalista

L'analisi sulla criminalità dei colletti bianchi e analisi sulle subculture, introducono nel contesto della riflessione sulla devianza, la consapevolezza della non differenza sostanziale tra devianti e non. La rottura con il paradigma funzionalista (positivista) appare chiaro. Due erano i presupposti fondamentali della criminologia tradizionale di stampo positivista: la DIVERSITA' del criminale e, l' EZIOLOGIA del comportamento deviante.




La prospettiva interazionista della relazione sociale e dell'etichettamento

Tra il 1950 e il 1960 prende forma una nuova sociologia della devianza che si interessa in maniera preminente all'interazione tra deviante e contesto. Emerge una nuova sinistra. NEO - CHICAGOANS.


I contenuti del paradigma

I contenuti essenziali della teoria della devianza possono essere così sintetizzati:

La devianza non è una proprietà intrinseca ai comportamenti.

È la conseguenza dell'applicazione di etichette

Si deve assumere una prospettiva sequenziale

Le motivazioni dei devianti non preesistono al comportamento

Si può distinguere tra devianza primaria e secondaria

Alla secondaria si perviene attraverso un processo, in cui è importante l'interazione con gli altri

Si può parlare di carriera



Identità deviante

Le norme alla base del comportamento deviante sono espressione di conflitto politico tra i gruppi

È centrale lo studio della formazione delle norme

Per applicare le norme non ci si rifà a criteri oggettivi

Etichetta di outsider

Istituzioni totali


Limiti e critiche

Le critiche sono:

Individualità con cui è descritta l'interazione

La reificazione del potere delle istituzioni

L'enfasi sugli aspetti drammaturgici

La reductio ad personam

L'interesse per certe forme di devianza

L'assolutizzazione dell'immagine

L'assenza di attenzione alla differenza oggettiva di comportamento come fonte di diversa reazione


Il paradigma della devianza come costruzione sociale: le teorie conflittuali


Introduzione: il ritorno alla criminologia

Sono due gli aspetti su cui ci soffermeremo: a) la connessione tra riflessione specifica e modello interpretativo generale adattato, b) il riproporsi dell'interesse per la criminalità più che per la devianza.




Le teorie del conflitto non marxista

È significativo che si descriva il terreno di crescita della sociologia del conflitto parlando dell'innata posizione del sociologo nel contesto della società americana, in particolare nei rapporti con le elite decisionali. Una distanza maggiore dei sociologi da queste elite consente loro di guardare al conflitto come a una componente essenziale della dinamica sociale. Viene indicata la necessità di uscire dall'utopia di una visione della società come un insieme integrato intorno a valori e a interessi comuni a tutti i suoi componenti, per riconoscere il conflitto come elemento normale e universale di ogni società.


I caratteri essenziali e i contenuti del modello

Il modello conflittuale dà luogo a teorie generali della società. Conflitto di interessi, lotta per il potere sono questi gli elementi che concorrono a definire la prospettiva conflittuale. Possiamo ricordare alcuni contenuti del lavoro di COSER:

La distinzione tra conflitti realistici e non

La fissazione di alcune discriminanti in merito alla funzione positiva o negativa, dei diversi tipi di conflitto

Le considerazioni sul nemico interno



Il rapporto esistente tra conflitto e creazione o modificazione di norme del diritto

VOLD descrive la società come un complesso di gruppi tenuti insieme in mutevole ma dinamico equilibrio di interessi e sforzi in reciproca opposizione; si concentra sulla criminalità che si produce in situazione di conflitto. Il comportamento criminale è spiegabile come il genere di comportamento necessario per proteggere e difendere gli interessi di gruppi in conflitto con altri.

TURK, centrale è la nozione di autorità, perché alla base di tutti i rapporti sociali, in quanto rapporti tra ruoli dominanti e ruoli sottomessi, vi è l'esercizio del potere di creazione delle norme, della loro interpretazione e applicazione.

QUINNEY, il crimine prende forma nella mente.


I limiti e le critiche

La prospettiva dei sociologi del conflitto appare non lontana da quella della interpretazione. Anzi, per molti versi il conflitto rappresenta un elemento indispensabile per l'andamento del sistema e di conseguenza per la sua stabilità. Viene ricordata che le teorie che si collocano in questa prospettiva sono state raggruppate nella categoria della FUNCTIONAL - CONFLICT THEORIES, per distinguerle da quelle appartenenti alle categorie della POWER CONFLICT THEORIES. Siamo in presenza di una visione formale, universalistica e astratta di conflitto. Il limite di questa analisi consiste nel fatto che essa tralascia il concreto dei rapporti sociali ed economici in cui l'attribuzione di status si attua ed ha significato, ignorando la necessità dell'esclusione e dell'emarginazione in rapporto a certi processi economici e del capitalismo, con ciò rimanendo "pericolosamente ideologico".


Il crimine e il diritto in Marx, Engels e Benger

La riflessione sul crimine negli scritti di Marx ed Engels è marginale ed è intrecciata alla sua più complessiva analisi delle condizioni della classe operaia e del sottoproletariato nel contesto della società capitalista, da un lato, e del ruolo del diritto e, dello Stato dall' altra. Il primo aspetto è l'oggetto del saggio di Engels dal 1845 sulla situazione della classe operaia in Inghilterra, nel quale il delitto è considerato come un indice di "demoralizzazione", di perdita di legami societari. È nel novero dei disoccupati che si trovano i delinquenti. Il furto è in molti casi una scelta obbligata. Marx accenna al tema della delinquenza in alcuni suoi scritti, senza per altro approfondire in maniera particolare la questione. La spiegazione del crimine va ricercata nelle condizioni materiali che determinano l'esistenza degli individui. Molto articolata è la analisi sul fondamento degli ordinamenti giuridici; il diritto è la volontà delle classe borghese elevata a legge.


I limiti e le critiche

C'è rischio di una riduzione economicistica del complesso tema delle motivazioni psicologiche e culturali che spiegano il comportamento deviante. Però tale prospettiva resta comunque importantissima.


La nuova criminologia negli USA: da LIBERAL a RADICAL

Alla fine del 1960 si assiste a una più marcata politicizzazione dei fermenti presenti nella società occidentale e a una radicalizzazione delle posizioni ideologiche che si esprime nell'esplicita riconduzione sociale e istituzionale alla dinamica del potere. Questo diverso sentire cresce soprattutto nel contesto della nuova sinistra o "nuovo radicalismo".


L'esperienza inglese

Dalla metà del 1960 in Inghilterra appaiono segni di una insofferenza verso il predominio della sociologia americana funzionalista. Questi sociologi si indirizzarono verso altri correnti del pensiero europeo, la fenomenologia, lo strutturalismo, la semiotica, il marxismo, la Scuola di Francoforte e Gramsci.


Chapman e lo stereotipo del crimine

Chapman parla dello stereotipo, gran parte del lavoro dei sociologi nel campo della criminologia è utilizzabile proprio perché essi partono da definizioni che pregiudicano fin dall'inizio il corso dell'indagine.


La National Deviancy Conference

La rivalutazione della soggettività del deviante si accompagna ad una interpretazione del suo comportamento "come espressione di un'affermazione politica che in condizioni diverse avrebbe potuto trovare forme più ortodosse di manifestazione". La sociologia della devianza presenta alcuni sviluppi importanti:

Attenzione al significato che il comportamento deviante ha per il soggetto che lo pone in essere

Rifiuto dell'assolutismo

Riconoscimento dell'esistenza di realtà culturali caratterizzate da diversità di valori di riferimento

Presa di coscienza circa le problematicità della reazione sociale al comportamento deviante

Critica al correlazionismo

Critica all'ideologia positiva

Rivalutazioni delle motivazioni individuali



In questo insieme di mutamenti ci sono tre fasi: 1) Scettica, 2) Romantica, 3) Critica.


L'opera di Taylor, Walton e Young

Nel 1973 esce in Inghilterra l'opera di Taylor, Walton e Young, "THE NEW CRIMINOLOGY" che sviluppò alcune delle formulazioni in direzione marxista e trasformò infine tale indirizzo sociologico in un apparato concettuale in grado di affrontare l'incontro con quella "critica del diritto" che andava sviluppandosi nel continente. Il libro risulta più una costruzione critica delle altre teorie che non una nuova costruzione teorica. La scelta della prospettiva marxista è giustificata per il fatto che consente di:

Spiegare attraverso quali modi particolari periodi storici hanno visto l'affermarsi dei tentativi compiuti dai detentori del potere economico e politico per dare una particolare tipo di ordine alla società

Individuare i responsabili dell'attività definitoria

Evidenziare il grado di coscienza di ciascuno come fondamento sia dell'azione deviante, sia del modo in cui egli vive il suo stato di outsider

L'obiettivo del programma della "nuova criminologia" è infatti fondare quella che viene definita "una teoria compiutamente sociale" della devianza e della criminalità, i cui elementi costitutivi sono i seguenti:

I fondamenti più generali dell'atto deviante

I fondamenti immediati dell'atto deviante

L'effettivo atto deviante

Le origini immediate della reazione della società

Le conseguenze della reazione sociale per il successivo comportamento dell'atto deviante


La criminologia critica in Italia

La criminologia critica si concentra sulle "ragioni strutturali che sottendono il processo di definizione ed etichettamento". Centrale è l'approfondimento dell'analisi delle connotazioni e delle funzioni del sistema penale di controllo e della valenza classista del processo di criminalizzazione. Merita un cenno l'analogo movimento sorto in Germania, "gruppo di lavoro dei giovani criminologi", che si differenzia dalla criminologia tradizionale in virtù delle seguenti messe a punto critiche:

Rifiuto delle teorie orientate all'autore del reato

Rifiuto dell'analisi plurifattoriale

Rifiuto dalla dipendenza dal diritto penale

Rifiuto della patologizzazione del reato


Dalla nuova criminologia alla criminologia critica

In Italia si può parlare di nuova criminologia a partire dal 1950. tre sono i modelli principali di studio della questione criminale: il modello dell'emarginazione sociale, quello della reazione sociale e quello della criminologia critica. I primi due modelli fanno riferimento ad una letteratura quasi esclusivamente sociologica  e a quegli studi che hanno contribuito ad aprire un dibattito sulla ricerca di una metodologia anti - eziologica nello studio della devianza. Il terzo modello muove alla critica del diritto penale e dallo studio sul ruolo che il diritto in generale può avere nella selezione dei soggetti criminali, ed è la combinazione di un approccio sociologico e giuridico ad essere privilegiata. Al modello dell'emarginazione appartengono la ricerca sui marginali e la definizione sulla criminalità e della devianza come problemi sociali, la cui analisi va'affrontata a partire dalla conflittualità prodotta dallo sviluppo della società industriale e all'interno di una riflessione sulla disorganizzazione sociale.


I fondamenti della criminologia: il ruolo della riflessione socio - giuridica

La criminologia critica si sviluppa in Italia alla convergenza di due distinte tradizioni, una esterna rifacendosi alla sociologia americana della devianza e un'altra più indigena, di natura giuridico - filosofica.










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