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I SENTIMENTI E LE EMOZIONI

sociologia



I SENTIMENTI E LE EMOZIONI


L'emotività è parte integrante della psi­che, ma la società ipertecnologica in cui viviamo sembra lasciare sempre meno spazio ai nostri sentimenti e alle nostre emozioni.

Tipologia D: tema di ordine generale


Che cosa sono i sentimenti e le emozio­ni? La psicologia ci dice che sono esperien­ze soggettive d'inten 131i84b sità rilevante, sovente accompagnate da modificazioni comporta­mentali ed espressive dell'organismo. Esse costituiscono una dimensione ricca, com­plessa, variegata, in cui la più profonda sog­gettività viene a congiungersi con la sfera oggettiva, originando una serie di reazioni diverse per intensità e natura: ad esempio, uno stesso individuo può, a seconda della si­tuazione e/o degli interlocutori, piangere o ridere, annoiarsi o divertirsi, commuoversi o irritarsi, provare rabbia e tensione aggres­siva oppure affetto e tenerezza. Esistono quindi delle emozioni "piacevoli" (la gioia, la soddisfazione) e "spiacevoli" (la paura, la collera), così come vi sono delle emozioni "positive", che si possono manifestare in sentimenti come l'amore, l'amicizia, la soli­darietà, i legami sociali, e "negative", che si possono esprimere mediante l'aggressività, la violenza, l'odio, l'invidia, l'egoismo.



Alla base dei sentimenti e delle emo­zioni non c'è nulla di razionale, di preordi­nato, di premeditato, poiché essi si manife­stano spontaneamente e "senza avvertire": non siamo in grado di programmare, di de­cidere quando e se emozionarci, di prevede­ re o intuire il momento in cui accadrà, né d'individuare a priori gli stimoli esterni che susciteranno tali reazioni in noi.

Insomma, ogni sentimento è unico, così come ogni emozione. Certo, esistono dei parametri che possono aiutare una per­sona a conoscersi emotivamente, a sapere quali sono i suoi punti deboli, a percepire in anticipo le cause scatenanti un'emozione. Ad esempio, se abbiamo vicino una persona nei confronti della quale proviamo senti­menti d'amore e che da tanto tempo attende­vamo, possiamo ragionevolmente aspettarci una sequenza di stati emotivi che variano dall' allegria alla tenerezza, alla commozio­ne. Ma non di rado la reazione emotiva puòessere assolutamente diversa da quella pre­vista o immaginata: è quella che gli psicolo­gi chiamano "reazione di sorpresa", indotta da una stimolazione inattesa.

Nell'attuale società c'è ancora posto per i sentimenti e per le emozioni? Forse an­cora sì, ma facendo un grande sforzo per proteggere una spontaneità dell'animo uma­no continuamente insidiata da un modello di società ipertecnologizzata e apparentemente razionale che, in questo ventunesimo seco­lo, sembra estendere il controllo su ogni aspetto della nostra vita, nella quale quasi tutto viene ormai rigorosamente program­mato e calcolato nei costi e nei vantaggi.

L'emotività oggi può manifestarsi libe­ramente? I valori, i modelli, i punti di riferi­mento che la stessa società offre, ci fanno orientare verso una riposta negativa, in rife­rimento non solo ai surrogati emotivi indotti, ad esempio, da uno spettacolo.cinematogra­fico e televisivo (tanto che ci vogliono effetti sempre più speciali, magari scene di violen­za per scuotere la nostra indolenza psichica e smuoverci dalla nostra assuefazione), ma anche e soprattutto alle reazioni che possono nascere dall'incontro con gli altri. In un mondo in cui la virtualità tende sempre più a sostituirsi alla realtà, tanto da ridurre anche le occasioni di socialità, l' emotività sembra davvero essere chiusa in una gabbia dai mass-media, che ci tolgono il piacere della scoperta, con la loro pretesa di dirci tutto e in tempo reale, e dai beni di non primaria ne­cessità, che ci circondano e che sembrano privarci di ogni fatica e quindi anche del gu­sto della riuscita in ciò che facciamo.

L'uomo contemporaneo, animato dalla smania, quasi dall' ossessione del successo, del profitto, del consumismo, è portato sem­pre più a nascondere, inibire, mascherare i propri sentimenti, sfiorando !'indifferenza emotiva. I momenti e le situazioni della vita quotidiana scorrono davanti agli occhi come le immagini di un film trasmesso in televi­sione e tutto diventa ovvio, scontato, banale, artefatto, noioso. La spettacolarizzazione della realtà, indotta dai mezzi di comunica­zione di massa, ha investito anche la sfera dell'emotività, depotenziandola con la vi­sione passiva di scene anche di violenza e di dolore. Ma così, svuotando i sentimenti e depotenziando le emozioni, si corre il ri­schio di accumulare nel fondo della psiche tensioni aggressive che possono manifestar­si all'improvviso e non sempre in modo co­struttivo: è l'allarme che lanciano da tempo gli psicologi e gli opinionisti più attenti.

I comportamenti aggressivi e violenti, di cui si rendono responsabili alcuni adole­scenti, possono essere associati ad un vuoto affettivo e ad una privazione emotiva che si manifestano fin dalla fanciullezza e che né la famiglia né la scuola riescono a colmare. Tra i compiti dei genitori c'è anche quello di far capire al bambino che non può scaricare a piacimento le sue tensioni aggressive, ad esempio rompendo oggetti e giocattoli, ma deve incanalarle in correnti emozionali che si possono, con il trascorrere degli anni, ri­conoscere e controllare.

È il primo passo verso un'educazione emotiva che deve proseguire a scuola, con maestri e professori che devono favorire ne­gli alunni la consapevolezza dei propri sen­timenti ed emozioni. Ed invece tanti bambi­ni e ragazzi non ricevono questi fondamen­tali supporti familiari e scolastici: così il ruolo di genitori ed insegnanti viene sovente surrogato dalla televisione e da Internet, con il rischio d'indurre assuefazioni emotive in tante ore trascorse davanti allo scherrnodel televisore ed al monitor del computer.

Se l'uomo vuole continuare a provare affetti e ad emozionarsi nella sfera privata e in quella sociale, in famiglia e con gli amici, così come al teatro, al cinema ed allo stadio, deve spostare la sua attenzione dall'indivi­dualismo all'altruismo, dalla razionalità alla sfera dei sentimenti, dal "corpo" materiale all' "anima", allo spirito.

Non esiste vergogna né imbarazzo nel provare emozione per un bambino che na­sce, per un anziano che sorride, per un am­malato che guarisce, per una persona cara che è lontana, per la scena di un film che commuove, per un goal della squadra di cal­cio per cui si fa il tifo. L'intelligenza e la ra­gione niente possono se non sono alimenta­te dal cuore.





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