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L'etnometodologia si fonda sulla nozione che le attività quotidiane sono rese possibili dall'uso di una serie di assunti e convenzioni, assimilabili a dei metodi, che vengono appunto definite etnometodi. Il suo obiettivo fondamentale è lo studio del modo in cui i membri della società attribuiscono un senso a quelle che gli etnometodologi 353d31d chiamano espressioni indicali ovvero quelle espressioni il cui significato non è universale ma dipende dal contesto in cui vengono usate. Ad esempio nella conversazione quotidiana molti concetti sono sottointesi, come esistesse un tacito accordo, le parole assumono un significato differente a seconda di come sono dette e del contesto in cui sono dette.
L'etnometodologia riconosce il fatto che la gente comune cerca di fornire
spiegazioni ai fatti sociali proprio come fanno gli scienziati, ovviamente
servendosi di un apparato concettuale del tutto diverso. I tentativi compiuti
dai membri della società per attribuire un senso al mondo sociale sono uno dei
modi fondamentali in cui viene creata e perpetuata una struttura sociale, definita dagli etnometodologi 353d31d come un'entità
generata continuamente dall'incessante processo di interpretazione a cui gli
attori sociali sono sottoposti ogni giorno. L'etnometodologia si occupa quindi
dello studio degli aspetti di senso comune della vita quotidiana. L'interazione
sociale è per loro un processo costantemente in corso.
Gli studi di etnometodologia sono studi di tipo micro. La metodologia in essi utilizzata comprende:
analisi della conversazione
studio dell'interazione non verbale
osservazione partecipante e non partecipante.
L'etnometodologia si contrappone alle
inchieste: i due metodi hanno obiettivi diversi e incompatibili. I ricercatori
che si occupano di inchieste tendono a dare per scontate esattamente quelle
cose che meriterebbero indagine sociologica, per gli etnometodologi 353d31d
nell'inchiesta il processo diventa il
prodotto dell'indagine. Questo è
inevitabile perché il ricercatore condivide con i suoi oggetti di indagine le
stesse pratiche quotidiane, è anch'egli immerso nei suoi etnometodi e nelle sue
espressioni indicali. Ad esempio nelle inchieste classiche sulla devianza i
ricercatori non indagano sul processo mediante il quale un fenomeno viene
etichettato come deviante, essi considerano la devianza come un dato oggettivo
e poi ne cercano spiegazioni nelle risposte ad un questionario. Nelle ricerche
che adottano il paradigma etnometodologico, la devianza è un tema di indagine
in sé stesso (come ad esempio nella teoria
dell'etichettamento: diventa deviante colui che è stato "bollato"
come tale, come quando una giuria giudica un imputato). Per gli etnometodologi 353d31d
la realtà è quindi una costruzione sociale.
Le espressioni indicali sono espressioni che non hanno senso se non all'interno
di un contesto. Il loro significato varia a seconda di chi le pronuncia e di
chi le ascolta. La preoccupazione dei ricercatori convenzionali è di sostituire
le espressioni indicali con espressioni non indicali, il cui significato non
muta al mutare del contesto mentre gli etnometodologi 353d31d le considerano oggetti di
studio in quanto tali. Essi cercano un ordine non nel significato ma nel modo e
nei contesti in cui gli indicali sono utilizzati. Le conversazioni, anche
quelle correnti e informali, sono altamente strutturate e in modo niente
affatto casuale: le regole di interazione (es. distanza fisica tra i soggetti,
volume di voce, turni di parola, frasi standard che aprono e chiudono la
conversazione) sono numerose e le persone vi aderiscono senza accorgersene.
Gli etnometodologi osservano e classificano il comportamento esterno (cioè che può essere osservato direttamente) e inferiscono l'esistenza delle regole che causano le regolarità comportamentali, nel contesto di ciascuna situazione specifica. I metodi di ricerca stessi diventano oggetti di studio. La posizione nei confonti del concetto di misurazione è una posizione operazionista: il concetto misurato è sinonimo del corrispondente insieme di operazioni di misura (ad esempio la lunghezza non è un concetto assoluto ma il risultato di un protocollo di operazioni di misura).
I principali vantaggi dell'etnometodologia sono riassumibili in:
consente studi longitudinali, ovvero prolungati nel tempo, anziché "fotografare" la situazione in un dato istante come fa l'inchiesta;
studia anche il comportamento non verbale;
consente di sondare le ragioni per cui gli intervistati rispondono in un certo modo alle domande di un questionario o di un intervista;
consente di mettere in luce i problemi legati alla formulazione delle domande di un questionario.
Tra gli svantaggi dell'etnometodologia possiamo elencare la sua inadeguatezza per lo studio dei prodotti di particolari atteggiamenti sociali (ad esempio il voto politico) e per le indagini su larga scala.
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