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LA GLOBALIZZAZIONE - Che cos'è la globalizzazione?

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LA GLOBALIZZAZIONE


Che cos'è la globalizzazione?


"Globalizzazione" è una parola nuova. Deriva dall'aggettivo "globale", che a sua volta deriva dal sostantivo "globo". Il globo è quello terrestre. Usiamo questa parola per indicare che nel nostro tempo accadono molti fatti economici, sociali e culturali che collegano e coinvolgono tutto il globo terrestre. La globalizzazione ha due aspetti. Il primo è che molte differenze fra paesi, popoli e costumi vanno scomparendo e i modi di vita si stanno, un po' dappertutto, uniformando. Il secondo aspetto e che il mondo è diventato come un enorme meccanismo. Una rotella che si mette in moto in un punto e ne mette in moto tantissime altre, anche le più distanti. Un'azione compiuta in un luogo della terra ha ripercussioni quasi immediate in mol 434i85e tissimi altri luoghi del nostro pianeta.


Tutto (o quasi tutto) è prodotto dall'occidente


Sul planisfero osserviamo qual è l'area occupata dagli stai aderenti all'OCSE, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Notiamo che essa corrisponde a quella parte del mondo si indica con diversi nomi: paesi industrializzati (o sviluppati)- Primo mondo-nord del mondo-Occidente. Se un ipotetico turista volesse sapere quali sono le ditte che gli forniscono dappertutto quelle cose tanto simili fra loro, scoprirebbe che tutto quello che lo circonda gli è fornito da imprese che hanno sede principale e le agenzie più importanti nell'area occupa dai paesi dell'OCSE. Tutto, insomma, viene dall' occidente.




La globalizzazione della cultura occidentale


Assieme ai consumi si affermano dappertutto le idee occidentali. La globalizzazione, infatti, non riguarda solo le merci che invadono i mercati, ma anche le abitudini e i modelli culturali dell'Occidente, che penetrano tra le popolazioni più remote. Il fenomeno è particolarmente visibile anche nelle grandi città e fra i giovani i quali, in quasi tutte le grandi città del mondo oltre a bere Coca-Cola e frequentare fast food, formano gruppi rock che si chiamano spesso con nomi inglesi, vestono jeans e imitano i comportamenti degli eroi degli sceneggiati e dei film hollywoodiani.


L'occidentalizzazione suscita paure e contrasti


Oggi però in molti paesi, dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina, si va diffondendo il timore che l'affermarsi di costumi e idee occidentali porti alla graduale scomparsa di molte tradizioni culturali locali. Sta nascendo cioè, nei confronti dell'Occidente, un atteggiamento misto, di attrazione-rifiuto. Accanto alla voglia di appropriarsi e di godere della cultura occidentale, dei costumi e soprattutto delle sue tecnologie, cresce un'avversione, che è, in parte, il riconoscimento della dominazione coloniale, dell'arroganza - spesso del razzismo - dei "bianchi" e, in parte, la consapevolezza di appartenere a una grande cultura, non inferiore a quella europea o americana e tuttavia minacciata oggi dall'influenza di modelli occidentali. L'atteggiamento di rifiuto in nome del proprio patrimonio culturale, è particolarmente intenso nel mondo islamico.

Coloro che contestano il nuovo sistema economico si sono ritrovati a Seattle in occasione del vertice del WTO l'Organizzazione mondiale del commercio (1999), e hanno manifestato - la maggior parte in modo pacifico ma alcuni anche in modo violento - contro la globalizzazione e i suoi effetti peggiori. Oggi fra loro vi sono:


associazioni di consumatori allarmati dai rischi a cui i cibi transgenici espongono la salute umana;

ambientalisti che lamentavano l'eccessivo sfruttamento delle risorse minerali, l'inquinamento di acqua, aria e terra e accusano l'agricoltura transgenica di ridurre irreparabilmente la biodiversità;

attivisti dei diritti umani che denunciano il crescente impiego di lavoro minorile nel mondo e l'aumento delle disuguaglianze fra i paesi ricchi e paesi poveri;

movimenti nazionalisti, che sentono minacciata la propria identità culturale;

molti cattolici che levano la loro protesta - forte, ma non violenta -contro un sistema economico che mette in mano di poche persone ricche il controllo di scienza, tecnica, comunicazione, risorse del pianeta a danno della maggioranza della popolazione.


Questa sorprendente alleanza di gruppi diversi chiede che gli accordi sul commercio mondiale vengano compresi anche i diritti umani e quelli del lavoro. E domanda ai governi di controllare la globalizzazione, trovando il giusto equilibrio fra liberismo economico, da un lato, e giustizia sociale, tutela dell'ambiente, difesa della salute e cultura multietnica dall'altro.


























LE NOSTRE OPINIONI PERSONALI



Diana Teggi

La globalizzazione è, a mio parere, una standardizzazione, un'uniformazione ad un modello, quello dominante di un'epoca. Strettamente legata alla globalizzazione è la tolleranza della pluralità e delle diverse opinioni. Quest'ultima può essere dunque vista positivamente, in quanto è un allargamento di orizzonti, ma anche negativamente, perchè proprio questo allargamento preclude i punti di vista singoli, comunque importanti, per un possibile sviluppo futuro, uniformando tutto ad un punto di vista che sul momento va "per la maggiore", ma che non necessariamente deve essere il migliore, rischiando anzi di "chiudere" le menti che potrebbero rimanere in definitiva incapaci di ragionare in modo diverso da quello standard. La globalizzazione è, insomma, un processo attraverso il quale tutti i paesi del mondo diventano sempre più controllabili e dipendenti fra loro, un processo attraverso il quale le differenze e l'individuo spariscono completamente.



Andrea Stoppa

Per prepararci al lavoro riguardante la globalizzazione abbiamo letto molto. Da queste letture mi sono reso conto che questo fenomeno definisce il nuovo assetto mondiale dell'economia. È una sorta di mercato globale che racchiude e unisce tutte quelle nazioni e stati che sono più progredite in campo economico e da cui perciò molti continenti, stati, come l'Africa, sono stati esclusi, tale situazione determina una spaccatura che va sempre più ampliandosi fra paesi ricchi e paesi poveri. Ma, a mio parere, esistono anche degli aspetti positivi della globalizzazione. Infatti essa si configura come una grande opportunità che l'uomo si è costruito con il passare degli anni e che deve sapere sfruttare al meglio. Globalizzazione vuol dire abbatimento delle distanze, geografiche ma soprattutto comunicative e culturali per arrivare ad una crescita comune che porti ad una cultura unitaria figlia dell'integrazione delle singole identità.

Debora Bussolari

Secondo me la globalizzazione è un concetto di unificazione che comprende tutto il mondo ed includere in un unico mercato tutti gli stati. Un processo di integrazione tra economie della maggior parte del mondo che si è sviluppato soprattutto a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Con il termine globalizzazione ci si riferisce a un insieme di fenomeni, tra cui i più importanti sono: aumento del commercio internazionale; diffusione delle imprese multinazionali. E' il portare tutti i paesi del mondo ad un unico modello, quello dominante oggi, cioè quello occidentale. Quest'ultimo aspetto della globalizzazione secondo me è negativo perché si arriverebbe ad essere tutti uguali senza diversità etniche e culturali assoggettati tutti ad un unico modello.



Christian Guerra

Un processo in cui i mercati e produzioni dei paesi mondiali diventano sempre più legati e dipendenti tra loro, grazie soprattutto al processo tecnologico, che permette la comunicazione immediata (Internet), il trasporto delle merci, un grado di formazione maggiore e, non ultimo, offre i mezzi per adeguare ad un commercio globale una produzione adatta. Certamente la globalizzazione causa a livello mondiale una spietata concorrenza che provoca da un lato conseguenze positive per la qualità dei prodotti e per il livello dei prezzi che, inevitabilmente, diventano più competitivi, dall'altro minaccia l'economia di quei paesi, ad esempio africani, che non riescono a competere con gli altri più ricchi e industrializzati.



















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