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Lo Stoicismo - La logica dell'Antica Stoà

filosofia



Lo Stoicismo

La filosofia stoica si formò grazie all'azione di tre filosofi che diedero un proprio e importante contributo alle dottrine della scuola,detta Stoà (termine riconducibile al portico dove gli studiosi si incontravano).
Il primo di questi fu Zenone di Cizio,il secondo fu Cleante di Asso,il terzo Crisippo di Soli (a cui si deve la sistemazione definitiva della dottrina).

Gli esperti dividono la storia dello Stoicismo in tre grandi 515b16f tappe:
-L'Antica Stoà di Zenone, Cleante e Crisippo;
-La Media Stoà di Panezio e Posidonio;
-La Nuova Stoà di Seneca,Epitteto e Marco Aurelio.

La logica dell'Antica Stoà

La Stoà,accettando la tripartizione della filosofia in logica,fisica ed etica,attribuì alla logica il compito di fornire il criterio di verità su cui fondare l'etica.




Come avevano già fatto gli Epicurei,gli Stoici utilizzarono le sensazioni,intese come una impressione degli oggetti esterni sui senti dell'uomo.
La ragione (logos) poteva esprimere il suo assenso o il suo rifiuto nei confronti di ciascuna rappresentazione e questa,solo quando ha ricevuto l'assenso,diventa comprensiva o catalettica e poteva entrare nel processo della conoscenza.Se non riceveva l'assenso,veniva scartata.


Successivamente,la rappresentazione catalettica diviene intellezione e concetto,ovvero diviene universale,e sugli universali si forma il ragionamento vero e proprio,che per gli Stoici trova la sua forma perfetta nel sillogismo.
Gli Stoici affermarono anche l'esistenza di "prolessi",ossia di nozioni innate,insite nella natura dell'uomo.Quindi,dovettero affrontare il problema dell'univerale.


La Fisica dell'Antica Stoà


Gli Stoici affermano anche che l'essere si identifica con il corpo,per cui tutto ciò che esiste sono corpi.

Ogni corpo è formato dall'azione di una causa attiva su una causa passiva,cioè dall'azione della ragione (logos) sulla materia,con il risultato di produrre enti di carattere "ilemorfico",cioè fatti di materia e forma.

La forma di ciascun oggetto è quindi il risultato dell'azione di un'unica forza razionale che dà forma (definizione) ad un sostrato indefinito.

Questa forza razionale si identifica con la natura (physis),e in senso più specifico con il fuoco o soffio (neuma) infuocato che pervade tutta la realtà,la riscalda,le dà vita.

Per gli Stoici dunque il cosmo è un immenso organismo vivente,in cui tutto è vita (ilozoismo).


Sorsero due problemi alle affermazioni degli Stoici:

-Com'è possibile che il fuoco-natura-Dio che è corporeo e materiale,penetri il cosmo che è pur esso materiale?E' forse possibile che i corpi si penetrino vicendevolmente?

RISPOSTA:Gli Stoici introdussero a tal proposito il principio di indivisibilità dei corpi,e ammisero la possibilità che le parti di un corpo penetrassero un altro corpo (Principio della commistione totale dei corpi).


-Come può il logos-fuoco,che è unico,produrre una infinità di forme?


RISPOSTA:Gli Stoici rappresentarono il logos come "seme di tutte le cose" che produce l'infinità varietà delle forme presenti nel mondo.


Se tutte le forme derivano da un solo seme,esse hanno reciprocamente un rapporto organico,e cioè simpatizzano fra di loro,in modo che ciascuna parte del cosmo è in connessione con tutte le altre (Principio della Simpatia cosmica).


Gli Stoici chiamano Dio questa ragione (logos) insita nel mondo,per il fatto che essa assume veramente le funzioni di Dio.

Infatti,dà forma alle cose,le muove e le dispone secondo ragione.

In questo modo,gli Stoici formularono la prima concezione del panteismo,cioè di quella dottrina che identifica il cosmo con Dio.

La presenza del Dio-logos nella realtà implica che tutto sia da esso diretto in modo infallibile,e cioè tutto sia indirizzato al miglior fine.infatti il finalismo universale si traduce in una forma di generale provvidenza,che coincide con il destino ineluttabile,che è ciò che consegue all'ordine necessario di tutte le cose dovuto al Logos.


Se la ragione immanente implica una necessità immanente,allora l'uomo resta coinvolto in questa necessità.Gli Stoici affermano infatti che la volontà dell'uomo non è libera solamente quando si oppone al destino (logos).La libertà,starebbe nell'uniformarsi al logos:volere ciò che vuole il destino.



Nel mondo si manifestano inoltre i due aspetti del fuoco (dato che il mondo è formato dal fuoco): quello vivificante e quello distruttivo.

Secondo gli Stoici,dopo la fine del mondo dovuta all'attività distruttiva,il mondo rinascerà uguale,perché la legge che lo dirige è sempre la stessa,quella del logos:e anche gli eventi della storia si ripeteranno.

L'Etica dell'Antica Stoà

Tutti gli essere viventi sono dotati di un principio di conservazione (detto oikèiosis) che istintivamente li porta ad evitare ciò che nuoce loro e a ricercare ciò che giova.

Infatti per gli Stoici il bene è ciò che è di giovamento,il male è il suo danno.

Ogni vivente deve quindi vivere seconda la sua natura,che è razionale è la sua essenza è la ragione.

Così l'uomo attua il principio di conservazione ricercando quelle cose che incrementano la sua ragione e sfuggendo quelle che le nuocciono.

Le realtà che rispondono a questi caratteri sono la virtù (bene) e il vizio(male).

Tutte le altre condizioni dell'uomo (saluta,malattia,ricchezza,etc.) non sono né beni né mali,ma "indifferenti"

Questa soluzione era troppo rigorosa e quindi poco praticabile.

Per questo motivo,fu in un successivo momento ammorbidita.Gli Stoici giunsero infatti ad ammettere che anche per la componente fisica doveva esserci una specifica oikeiosis,che permetteva di distinguere le cose che nuocciono al corpo da quelle che giovano,attribuendo alle prime il carattere di "indifferenti che vanno respinte" e alle seconde di "indifferenti preferibili".

I beni e i mali hanno valore assoluto,i preferibili sono preferibili solo rispetto ai respinti e viceversa.


Gli Stoici formularono anche una tavola delle azioni,distinguendo "azione rette" e "azioni convenienti".

La differenza dipende non dalla natura dell'azione ma dall'intenzione di chi la compie:se chi la compie è in sintonia con il logos,e quindi è un saggio,le sue azioni saranno sempre rette:se agisce senza questa consapevolezza,le sue azioni sono doveri (convenienti).

Chi non è saggio,qualunque cosa voglia o faccia,non farà mai azioni rette e viceversa.


Gli Stoici ritenevano che l'oikeiosis non fosse un fatto solo individuale ma dovesse estendersi alla famiglia e a tutta l'umanità,tanto da definire l'uomo "animale umanitario" e non più "animale politico" (Aristotele).

Questo mutamento di prospettiva rispetto al passato favorì il diffondersi di ideali di egualitarismo e di avversione alla schiavitù (tutti gli uomini partecipano del logos e quindi sono tutti uguali).


Non si deve però pensare che il saggio provi un "sentimento" di simpatia o solidarietà con gli altri uomini:i sentimenti di misericordia,di partecipazione umana,di amore sono intesi come "passioni" e quindi come vizi dell'anima.

L'ideale del saggio è "l'impassibilità" (apatia) per la quale non si tratta solo di moderare le passioni,ma di eliminarle del tutto.








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