Caricare documenti e articoli online 
INFtub.com è un sito progettato per cercare i documenti in vari tipi di file e il caricamento di articoli online.


 
Non ricordi la password?  ››  Iscriviti gratis
 

"L'indagine filosofico-scientifica sulla natura del rinascimento"

filosofia



"L'indagine filosofico-scientifica sulla natura del rinascimento"



Nel corso del '500 la riflessione filosofica viene progressivamente ampliando i suoi orizzonti. Mentre i pensatori dell'età umanistica avevano posto al centro della loro indagine la natura dell'uomo, i protagonisti del rinascimento affrontano anche temi e problemi ch 535g64f e, seppur non nuovi in assoluto, sono certo diversi da quelli che avevano caratterizzato i dibattiti precedenti. Si tratta, in sintesi, di 3 grandi ambiti di ricerca: le dimensioni, le strutture e gli attributi della realtà naturale, i principi e i metodi con cui l'uomo può arrivare a conoscerla, e gli strumenti medicanti, quali essa può essere trasformata a beneficio dell'uomo.

Particolarmente significativo in questo dibattito è il pensiero di Leonardo Da Vinci 1452-1519 "homo senza lettere" formatosi cioè al di fuori dell'università, Leonardo detesta ogni forma di sapere non fondata sull'osservazione e sull'esperimento, ma nel contesto respinge anche le tesi dell'auto-sufficienza della ricerca empidisca.

In polemica con gli umanisti egli sostiene, infatti, che "le cose mentali che non sono passate per il senso, sono vane", e in polemica con gli empidischi afferma che "la natura è piena di infinite ragioni, che non furono mai in SPERIENZIA": tali "ragioni" possono essere scoperte solo mediante un'adeguata elaborazione concettuale.



Questa unione  di sperimentazione concreta e di ragionamento astratto costituisce il fondamento delle maggiori conquiste aristoteliche di Leonardo e prelude ad una seconda integrazione: quelle di scienza e tecnica.

Lo scienziato deve farsi tecnologo onde intervenire sulle cose per modificarle. A tal fine egli deve pensare anche per le "matematiche dimostrazioni". La matematica viene così posta al centro del sapere, cui pareva in grado conferire la necessaria prospettiva generale.

A queste nuove convinzioni non corrisponde per altro nel '500 una netta separazione fra il dominio della ricerca scientifico-tecnologica, e quello della riflessione filosofico-morale. Gli studiosi rinascimentali sono ancora impegnati in una ricognizione unitaria e spesso speculativa sui vari aspetti della natura. Il mondo viene pensato come un continum e il sapere come un patrimonio sì gran composto, ma fondamentalmente unitario. Garantiscono quella continuità e quest'unitarietà in particolare l'atrologia e la magia.

Favorita dalla traduzione di testi "ermetici" compiuta da Marsilio Ficino, l'astrologia, che aveva origini egizie e aldee, conosce nel '500 la sua massima fortuna. L'astrologo afferma l'intima unione di ogni parte dell'universo con ogni altra, e concepisce i fenomeni umani come il rispecchiamento di quelli celesti. Può nella sua specificità e limitatezza, ciascun individuo sembra obbedire a leggi cosmiche, che ne governano ogni attività. L'astrologia detta "giudiziaria" (perché tendente a scoprire il "giudizio" che gli atri-divinità hanno dato e danno di una persona o di un comportamento) venne applicata sia all'agricoltura e alla medicina che agli eventi sociali, politici, religiosi.

Fondata su una visione del mondo assai mobile ed elastica (al punto che i fenomeni naturali potevano, così si pretendeva, essere modificati e trasformati), la magia appare assai distante dall'astrologia, fondata invece su una tradizione rigida e deterministica della realtà. Viceversa nel '500 le due pratiche erano concepite come il prolungamento l'una dell'altra. Tra i principali maghi rinascimentali va ricordato Cornelio Agrippa (1486-1535) che distinse e praticò 3 forme di magia: quella naturale, che arriva a cogliere l'essenza nascosta di corpi naturali; quella celeste che tende a dominare gli influssi astrali; quella religiosa o cerimoniale volta a sconfiggere le potenze demoniache.

Quest'ultima forma di magia veniva detta anche "prestigiatrice", "negromantica" o "nera", mentre le prime due venivano definite magia "fisica" o "bianca" fu anche attraverso quest'ultima che un altro grande mago rinascimentale Paracelo (1493-1541) rifondò l'alchimia: questa venne ricondotta in ambito sperimentale (le preparazioni dei farmaci) e consentì di effettuare importanti esperimenti chimici. Tale processo di "naturalizzazione della magia" fu completato da Giambattista della Porta (1535-1615) il quale concepì appunto come "nient'altro che la filosofia naturale".



In sede filosofica molti aspetti della cultura cinquecentesca appaiono legati alla tradizione neo-platonica. In realtà anche la scuola aristotelica, seppur minoritaria, non aveva cessato di esercitare la propria influenza.

In Italia il neoristotelismo ebbe due importanti centri di diffusione dell'università di Padova e Bologna e poté contare sui pensatori come Jacopo Zabarella (1533-1589) e Pietro Pomponazzi (1462-1525). A quest'ultimo si deve il fondamentale principio secondo cui il mondo è nient'altro che una successione ordinata di eventi, la quale risponde a leggi fisiche immutabili ed esclude la presenza di qualsiasi folta soprannaturale. La stessa possibilità di un evento divino diretto viene negata da Pomponazzi, che giunge a contestare anche l'esistenza dei miracoli. Dio può agire sul mondo solo attraverso l'intermediazione delle sfere celesti e solo obbedendo alle leggi naturali che egli stesso ha promulgato, e facendo sì che esse siano rispettate sempre e dovunque. Dio diventa per questa via il garante dell'ordine cosmico e quindi della possibilità di comprenderlo razionalmente.

Secondo una diffusa opinione, chi avrebbe liberato la filosofia della natura tanto dalla fisica aristotelica quanto da quella neoplatonica è Bernardino Telesio (1509-1588). Egli espone idee fondamentali circa la teoria della conoscenza, la natura dei fenomeni umani e la vita morale. In campo gnoseologico Telesio raccomanda che nell'indagine fisica lo scienziato si attenga scrupolosamente alla diretta testimonianza dei sensi, considerati l'unica fonte sicura di conoscenza, ancora più affidabile della ragione. Movendo da questo sensismo Telesio interpreta in modo naturalistico tutti i fenomeni umani compresi quelli psichici (essi sarebbero solo modificazioni che le materie esterne producono-fisicamente, per contatto-sulle materie interne del corpo).

Quando poi alla vita morale Telesio sostiene che il sommo bene si riduce alla conservazione di se stessi e conseguentemente che la virtù consiste nell'adeguare le proprie passioni e i propri sentimenti a quel fine. Egli propone così un'etica di tipo naturalistica.






Privacy




Articolo informazione


Hits: 2054
Apprezzato: scheda appunto

Commentare questo articolo:

Non sei registrato
Devi essere registrato per commentare

ISCRIVITI



Copiare il codice

nella pagina web del tuo sito.


Copyright InfTub.com 2024