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IMMANUEL KANT - LA DISSERTAZIONE DEL 1770

filosofia



IMMANUEL KANT


Kant si trova al centro del dibattito tra empiristi e razionalisti. Lui, vivendo in Prussia, si forma con la filosofia razionalista di Leibniz e fin da giovane si interessa molto alla metafisica. L'obbiettivo che Kant si pone è quello di riuscire a capire la relazione tra il mondo empirista e quello razionalista, perché intuisce che possono essere messi in relazione l'uno con l'altro. La corrente che Kant decide di seguire è comunque quella della metafisica e del razionalismo.

Sua madre era di religione pietista (corrente del calvinismo che da grande importanza alla pietas, il culto religioso). Kant, però, si 828g67i stacca dal pietismo pur sentendo il bisogno di dover cercare Dio.


LA DISSERTAZIONE DEL 1770:
Kant distingue la conoscenza sensibile (che è dovuta alla ricettività del soggetto-passiva-) da quella intellettuale (che è una facoltà del soggetto). La conoscenza sensibile si occupa del fenomeno, quella intellettuale del noumeno(nus=intelletto; il noumeno è il mondo dell'intellegibile, un mondo che sai che c'è ma non sai com'è).

Kant afferma che lo spazio e il tempo devono essere definiti. La prima definizione di t e s è di Newton, secondo il quale questi sono realtà assolute. Leibniz dice che sono unità relative alle posizione e alle relazioni tra monadi (monadi interne = tempo; monadi esterne = spazio).



Kant crea una definizione originale: lo spazio e il tempo sono forme pure a priori della sensibilità umana. L'uomo spazializza e temporalizza. E' come se l'uomo avesse delle lenti colorate, e senza saperlo, con queste guarda il mondo. "Quando guardo le cose non posso fare a meno di vederle collocate nello spazio e nel tempo": lo spazio e il tempo appartengono al soggetto e ci fanno vedere il mondo in un certo modo.

Lo spazio è il senso esterno dell'uomo, il tempo è quello interno all'uomo. Tempo e spazio servono all'uomo per relazionarsi con il mondo. L'uomo non può cogliere tutto, ma può cogliere tempo e spazio (ciò che l'uomo può cogliere è il fenomeno).

L'uomo è come una colomba che si lamenta perché è faticoso volare, ma senza le sensazioni l'uomo non può vivere, quindi anche la colomba senza aria non può vivere.


LA CRITICA ALLA RAGIONE PURA:
E' allo stesso tempo analisi della ragione e polemica alla ragione che si ritiene pura ed esclude il mondo, ma che senza l'esperienza non ha valore. Kant definisce tre tipi di giudizio:

-analitico a priori: il predicato non fa che esplicitare ciò che è già contenuto nella definizione del soggetto, è quindi basato sui principi di identità e di non contraddizione.

-sintetico a posteriori: il predicato aggiunge conoscenza, ma è basato sull'esperienza, che quindi lo priva di valore universale.

-sintetico a priori: ampliativi del sapere, ma con valore universale; si parte da un'esperienza sensibile e si analizza tutto.

Secondo Kant l'unico giudizio giusto è quello sintetico a priori essendo questo fondato su una base universale. La sintesi a priori è inoltre alla base della rivoluzione copernicana del pensiero, dove l'uomo non riflette più la natura, ma ha delle sue leggi, con le quali rielabora l'esperienza.

Sono possibili la matematica, la fisica, la metafisica come scienze?

Solo la matematica e la fisica sono possibili come scienze perché si basano su sintesi a priori.

La matematica si basa sull'empirismo (quindi sull'esperienza) e sulle sintesi a priori, ed è quindi una scienza.

La metafisica non è una scienza ("dialettica trascendentale"), ma è un bisogno dell'uomo. Infatti la metafisica non ha contenuto sensibile (non possiamo vedere né Dio, né l'anima).

Kant individua i 12 modelli di pensiero che si dividono in 4 categorie (quantità, qualità, relazione, modo) e poi costruisce una tredicesima categoria, la più importante, quella "a percezione trascendentale". Se non ci fosse questa categoria, ci troveremmo davanti ad un io variopinto e alla fine perderemmo noi stessi. "Trascendentale" è qualcosa che l'uomo non deriva dalle sensazioni, ma applica alle sensazioni.

Kant divide la logica in analitica(dottrina dell'intelletto che vuole rispondere alla domanda sulla fisica) e in dialettica(l'arte del contraddittorio, dove si hanno tesi opposte ed è difficile arrivare ad una fine).

Ragione e intelletto sono due cose completamente diverse.

Kant esamina le idee della ragione e capisce che l'idea suprema dell'uomo sarebbe sapere se c'è Dio, dando vita ad una "teologia razionale".

Secondo Kant è sbagliato definire l'anima come sostanza , perché la sostanza è solo una delle categorie di modo.

La "cosmologia razionale" si è sempre basata su una serie di tesi-antitesi che hanno impedito all'uomo di arrivare ad una verità. Il dibattito era tra razionalisti (il mondo ha un inizio e una fine; è un insieme di sostanza) e empiristi (il mondo non è stato creato da Dio, ma è un insieme di atomi).In realtà, questo dibattito non ha soluzione perché tutti guardano al fenomeno (ciò che si vede) ma nessuno conosce il noumeno (ciò che non si vede).

Con la "teologia razionale" Kant afferma che tutte le prove dell'esistenza di Dio sono contestabili(come la prova ontologica etc.).


LA CRITICA ALLA RAGIONE PRATICA:

Come fa l'uomo ad elaborare una morale?

La morale dovrebbe essere costruita come una scienza. Kant non è d'accordo e critica chi creava morali basate sui consigli, sulle massime, morali che vogliono porsi solo come pratiche (che danno indicazioni pratiche e non razionali). Ci sono state delle morali di tipo assoluto -quelle religiose- ma queste sono ETERONOME, cioè non si fondano sull'uomo ma su Dio e la norma non viene trovata dentro l'uomo, ma fuori dall'uomo.  Secondo Kant l'uomo non deve affidarsi a qualcuno ma deve trovare la norma dell'agire dentro di sé, in modo autonomo: AUTONOMIA.

Molti imperativi che gli uomini seguono sono IPOTETICI, ovvero il fine diventa più importante dell'azione. L'uomo deve sentirsi realizzato da quella azione morale. L'imperativo morale per Kant è solo quello CATEGORICO, quello che ti impone il compimento del dovere per il dovere.

Il contenuto non è importante, è importante la forma (non è importante quello che fai, ma come lo fai). Quello che conta è l'AUTONOMIA morale che hai, la convinzione morale che impieghi nel fare qualcosa.

Kant crea 3 norme:

1)agisci in modo che la tua azione possa essere considerata la massima universale (si deve trasportare la propria azione a livello assoluto).

2)agisci in modo da trattare l'umanità sempre come un fine, non solo come un mezzo (non si deve strumentalizzare gli altri).

3)agisci in modo da realizzare il regno dei fini, che è quel mondo ipotetico in cui l'uomo ha un fine per un altro uomo.

Quello che fa sentire l'uomo un uomo è la morale dentro di sé.

Kant afferma che quando l'uomo agisce moralmente, si sente bene con se stesso ed è in grado di postulare realtà che aveva escluso totalmente nella ragione pura (l'uomo non sapeva nulla né sull'anima né su Dio).

Io, Dio e mondo, le tre idee che l'uomo aveva escluso nella questione sulla metafisica perché non vi era contenuto sensibile, adesso può postularle (=affermarle senza dimostrarle) e accettarle come idee fondanti.

L'anima: quando l'uomo agisce e sente di agire bene, sente un perfezionamento continuo dell'io, dentro di sé, che non arriva mai al completamento della perfezione. Se non ci perfezionassimo, dovremmo ammettere che la natura ci sta ingannando e questo non possiamo ammetterlo. La vita terrena non è sufficiente a completare il perfezionamento e quindi l'anima dell'uomo lo completerà in un'altra vita.

Il Mondo: se il mondo fosse solo una realtà meccanica di causa-effetto, l'azione morale che senso avrebbe? O il mondo ci inganna di nuovo, oppure le cose non stanno così ma il mondo agisce per fini e quindi agisce per la realizzazione del bene (a livello noumenico).

Dio: l'idea di Dio come l'idea di sommo bene. E' innegabile che l'uomo che agisce bene raggiunge la libertà, ma molto spesso questo uomo si scontra con altri uomini che non agiscono così bene. O l'azione morale è una fregatura, oppure in una vita futura Dio realizzerà su di noi il sommo bene, che è sintesi di virtù e felicità.


LA CRITICA DEL GIUDIZIO:

Kant scrive la Critica del Giudizio per trovare un legame tra necessità e libertà, tra mondo fenomenico e mondo noumenico, dopo che gli erano state mosse delle critiche perché aveva creato la ragion pura e la ragion pratica molto diverse tra loro, in cui il mondo fenomenico e quello noumenico erano troppo distanti.

Kant distingue due tipi di giudizio:

GIUDIZIO DETERMINANTE: quello che determina il predicato di una particolare realtà; è il giudizio della scienza, è formulato dalla ragione.

GIUDIZIO RIFLETTENTE: quello dove l'uomo attribuisce un predicato universale ad un oggetto, ma non attraverso la ragione, attraverso il sentimento e il sentimento "media". Il sentimento è una facoltà, un giudizio universale.

Inoltre distingue:

GIUDIZIO ESTETICO: l'uomo lo formula quando giudica qualcosa bello (quando qualcosa è in assoluta armonia e sintonia con me e ho la sensazione che quell'oggetto sia lì per me; il bello non ha fini morali, scientifici, economici; il bello è qualcosa che ti fa sentire "migliorato" quando lo contempli) o sublime (quando l'uomo sente una forte discrepanza tra la sua piccolezza e la grandezza del mondo; predomina una sorta di disarmonia che ti supera; è una disarmonia affascinante perché l'uomo è affascinato dalla grandezza del mondo).

GIUDIZIO TEOLOGICO: l'uomo avverte il mondo come finalisticamente organizzato, che cioè procede per fini.

L'uomo, con il sentimento, riesce a cogliere il finalismo e capisce che il mondo ha dei fini e che lo scopo ultimo del mondo è l'uomo.  




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